lunedì 21 giugno 2010


18 giugno 2010

IL FMI HA IMPOSTO LA SUA POLITICA NEOLIBERALE


UN URAGANO DI AUSTERITA' INCOMBE SULL'EUROPA

Di Jérôme Duval, Damien Millet e Sophie Perchellet

Gli autori, membri del Comitato per l'Annullamento del Debito del Terzo Mondo (CADTM) spiegano come il Fondo Monetario Internazionale, dopo aver imposto misure di adeguamento nei paesi del Sud, ora impone le sue ricette neoliberiste in Europa tagliando i diritti dei lavoratori in favore di politiche liberali che perpetuano il sistema capitalista.


La crisi attuale è il mezzo ideale affinchè il FMI applichi in Europa le sue sofisticate ricette ultra-liberali  imponendo ai paesi in via di sviluppo a partire dai primi anni '80. Screditato nel corso di tre decenni di piani di aggiustamento strutturale imposti brutalmente ai popoli del Sud, il FMI diventa il centro del gioco politico a partire dal momento in cui il G20 ha assunto la gestione della crisi nel 2008.

Il Sud è stato il primo campo di battaglia, l'Europa è ora la sua estensione.
Il FMI moltiplica i prestiti ad alcuni paesi europei che hanno trovato difficoltà a pagare il debito pubblico, cresciuto improvvisamente a causa del rallentamento economico e dei
piani di salvataggio per le banche, la cui sfrenata ricerca del profitto ha portato appunto a questa crisi. Nel 2007 la Turchia era l'unico grande paese che ancora bussava alle porte del FMI. Molti altri paesi come Brasile, Argentina, Uruguay, Filippine, ecc, avevano cancellato in anticipo il loro debito con il FMI per sbarazzarsi della sua molesta tutela. Il tempo delle vacche magre è stato superato e l'FMI aveva già aperto una linea di credito per una dozzina di paesi europei in meno di un anno e da allora interviene su più fronti.

Ora, l'istituzione vede che i suoi profitti, senza considerare la vendita di parte delle sue riserve d'oro, sono quadruplicati durante il periodo 2009-2010 (chiuso a fine aprile) e sono di 534 milioni dollari, rispetto ai 126 miliardi dello scorso anno. Affidare la gestione della crisi ad un' organismo che sfrutta fino a questo punto non dovrebbe lasciare tranquilla la cittadinanza ... Inoltre, mentre il Fondo impone un congelamento, e persino un ribasso, dei salari un po' ovunque, il corrispondente del suo direttore generale, il socialista francese Dominique Strauss-Kahn ha "sofferto" un incremento superiore al 7% dal suo arrivo, per stabilizzarsi in mezzo milione di dollari l'anno.

Il primo paese toccato è stata l' Ungheria, prima dell'Ucraina, Islanda e Lettonia. Poi, nel 2009, sono stati Bielorussia, Romania, Serbia, Bosnia e, più recentemente, Moldavia e Grecia. L'elenco dei paesi che chiedono un prestito all'istituzione continua ad allungarsi e
tutti sono obbligati ad applicare i piani di austerità dettata dai mercati finanziari, l'FMI e l'Unione europea.

Il disastroso impatto sociale sulle popolazioni ci ricorda i piani di
aggiustamento strutturale, di triste memoria, impiantati nel Sud dopo la crisi del debito del 1982. Questi piani di austerità hanno come obiettivo la riduzione della spesa pubblica, senza toccare i garndi capitali, al fine di trovare i fondi necessari per rimborsare prioritariamente i creditori.
L'Ungheria apre la danza degli adeguamenti

Nell'ottobre 2008 è stato deciso un piano per l'Ungheria 20.000 milioni di euro: 12,300 milioni di euro forniti dal FMI, 6.500 milioni dall'Unione europea e 1.000 milioni di euro dalla Banca Mondiale. Oltre alla crescita automatica del debito e la perdita netta per il pagamento di interessi, ha introdotto una serie di condizioni rigorose per la popolazione: aumento di 5 punti dell'IVA, attualmente pari al 25%, età obbligatoria di pensionamento a 65 anni, il congelamento degli stipendi dei funzionari per due anni, l'abolizione del bonus per i pensionati.

L' Ungheria, governata dai socialdemocratici era riuscita a mantenere un sistema sociale molto protettivo. Del malcontento della popolazione per l'attuazione, sotto la minaccia del FMI, di tali misure di austerità ha beneficiato la destra conservatrice che ha accusato i socialdemocratici al potere di aver reso il paese "una colonia del FMI" (pubblicato dal quotidiano conservatore
Magyar Nemzet). Tuttavia, la vittoria del nuovo primo ministro conservatore Viktor Orban è stato benedetto dall'agenzia di qualificazione del credito Fitch Ratings, che stima che il partito di Orban, il Fidesz, ha ottenuto la maggioranza necessaria per modificare la costituzione e, pertanto, "rappresenta un'opportunità di introdurre riforme strutturali".

I socialdemocratici hanno subito una sconfitta storica nelle elezioni legislative di marzo 2010 ed hanno aperto la porta d'ingresso all'estrema destra, che è entrata al parlamento per la prima volta con il 16'6% dei voti.
Ucrania sanzionata dal FMI

Il FMI ha approvato in novembre 2008 un programma selvaggio di due anni per l'Ucraina che raggiungeva i 16.400 milioni di dollari. Fino al maggio 2010, il paese aveva ricevuto solo 10.600 milioni di dollari da parte dell'istituzione Perché? Perchè dopo l'aumento del 20% del salario minimo alla fine di ottobre 2009 concesso dal precedente governo di Viktor Yushchenko, il FMI ha sospeso il trasferimento di fondi. La visita di una delegazione ucraina a Washington nel dicembre 2009 non ha cambiato nulla e il pagamento di una nuova frazione del credito rimane bloccata.

L'ultimo pagamento risale al luglio 2009, in mancanza di accordo sulle condizioni che dovrebbe rispettare Kiev. Il FMI ha previsto un deficit di bilancio per il 2010 del 6% del PIL, mentre il governo propone un deficit del 10% per evitare di dover stringere tanto la cinghia. Duramente colpita dalla crisi, l'Ucraina ha subito un calo del 15,1% del PIL nel 2009 e un disavanzo del 6% nel 2010, ciò che chiede il FMI, è una missione impossibile.

Nel frattempo, l'Ucraina doveva approvare il ritardo dell'età pensionabile e l'aumento del 20% della tariffa del gas per i privati dal 1 settembre 2009. Si prevede una privatizzazione e la ricapitalizzazione delle banche. La privatizzazione di una fabbrica di fertilizzanti chimici a Odessa è tornata sul tavolo, nonostante l'importanza strategica che rappresenta per la regione e lo Stato, e nonostante le critiche che si possono fare sulle loro pratiche ambientali. Il nuovo governo stabilito nel marzo 2010 per le elezioni presidenziali di Viktor Yanukovich, ha proposto tra le sue priorità,
continuare la richiesta di aiuto al FMI. In questo modo spera di ottenere un piano di sostegno di 19.000 milioni di dollari dal FMI, dopo che il Parlamento avrà approvato un bilancio per il 2010 che mira a ridurre il disavanzo al 5,3% del PIL, al di là delle esigenze del Fondo. La missione del FMI a fine marzo 2010, è stata l'occasione per avvicinarsi al nuovo Governo in vista del rilancio del credito accompagnato da un futuro trattamento di austerità.

Grecia: la culla della democrazia

Mentre la Grecia, sopraffatta da un debito record, bussava alle porte dell 'Unione Europea e del FMI (in origine un prestito d'emergenza di 45.000 milioni di euro, di cui 15.000 milioni di euro corrispondeva il FMI), l'agenzia di rating
Standard&Poor's ha abbassato (di tre gradi) la nota del suo debito il 27 Aprile 2010. I mercati caddero e gli investitori hanno speculato al ribasso, accentuando la tendenza.

Il primo ministro Papandreu ha dichiarato l' 11 dicembre 2009 che:
"I dipendenti non pagheranno per questa situazione: non ci sarà un congelamento o una riduzione dei salari. Non siamo venuti al potere per smantellare lo stato sociale". Tuttavia, dal 18 MARZO 2010, è stato accuratamente messo a punto un piano comune dell'UE - BCE - FMI [http://www.cadtm.org/Apoyemos-al-pueblo-griego-en-su], con l'accordo del PASOK, il partito di Papandreu al potere, la cui contropartita saranno misure di austerità senza precedenti, allo scopo di risparmiare, a spese del popolo greco, 4.800 milioni di euro in marzo 2010 e poi 30 000 milioni di euro in maggio, secondo un nuovo piano, con l'obiettivo di pagare i creditori.

Nel menu, il congelamento delle assunzioni e riduzione degli stipendi del personale (una forte riduzione della retribuzione del lavoro straordinario, riduzione dei premi, nonostante una precedente riduzione dei salari decisa, a gennaio 2010); congelamento delle pensioni; aumento dell'IVA dal 19% al 23% -sebbene si tratti di una tassa ingiusta che colpisce in maggior misura i più poveri- "aumento delle imposte su alcool e tabacco, drastica riduzione della spesa sociale come ad esempio la Sicurezza Sociale, ecc.
I diritti sociali si sacrificano sull'altare degli interessi dell' "élite tradizionali locali" e della spesa militare, il più grande budget della UE rispetto al suo PIL.
La popolazione ha risposto con forza ed ha  organizzato scioperi generali (il 10 febbraio, 11 marzo, 5 maggio e 20 maggio 2010) che hanno paralizzato il paese molte volte.
Anche i rumeni sono sulla strada...

Insieme alla Bulgaria, la Romania è uno dei paesi più poveri dell'Unione.
Nel marzo del 2009, la Romania ha ricevuto un prestito di circa 20.000 milioni di euro: 12 900 corrisposti dal FMI, 5.000 milioni dall'UE, da 1.000 a 1.500 milioni di euro dalla Banca Mondiale e il resto da varie istituzioni, tra cui la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS). In cambio, Bucharest si è impegnata a ridurre il suo deficit pubblico del 7,9% del PIL nel 2009 al 5,9%, ma nel considerare questo obiettivo non realistico, infine è stato fissato al 6,8% nel 2010.
Nel menu, sempre il solito: congelamento delle pensioni e dei salari con il mantenimento del salario minimo mensile lordo di 600 lei (145 euro), cancellazione di 100.000 posti di funzionari nel 2010, cioè, il 7,5% degli effettivi del servizio pubblico. Anche qui la popolazione si mobilita contro le misure di austerità. Il 19 maggio, più di 60.000 manifestanti si sono riuniti fuori della sede del governo nel momento in cui ha rafforzato il suo programma di adeguamento, annunciando una riduzione del 25% nella retribuzione del personale e del 15% nell'indennità di disoccupazione e nelle pensioni, il cui minimo è già di 85 euro.

Inoltre, il governo prevede la riduzione per decreto dei sussidi alla famiglia nonché degli aiuti ai disabili, a partire dal 1 giugno 2010. Anche in questo caso
a spese dei poveri a cui si chiede di pagare la crisi, mentre si evita accuratamente di gravare il capitale: l'aliquota dell'imposta sulle società è scesa di 9 punti, dal 25% nel 2000 al 16% nel 2009.
Gli Islandesi si rifiutano di pagare

Prima della famosa nube di cenere vulcanica che ha paralizzato i cieli europei per diversi giorni nel 2010, l'Islanda aveva già fatto notizia per una grave crisi nel 2008. La disoccupazione era salita dal 2% in ottobre 2008 al 8,2% nel dicembre 2009. Lo Stato salvò dalla bancarotta le tre principali banche del paese indebitandosi enormemente e poi non ha potuto assicurare il rimborso ai possessori britannici e olandesi dei suoi titoli. I
l popolo islandese era tenuto a pagare il debito per la legge Icesave, adottata in segreto e con furbizia l'ultimo giorno del 2009 e sostenuta dal FMI, un debito che era servito a rilanciare i banchieri colpevoli.

Dopo una grande mobilitazione popolare,
il disegno di legge è stato respinto da oltre il 73% della popolazione nel referendum di marzo 2010. Un rapporto del SIC (Special Investigative Commission) presentato ad aprile al Parlamento ha messo in discussione la responsabilità di alcuni dirigenti di grandi banche e dei membri del precedente governo, e in particolare quella dell'ex Primo Ministro nella crisi bancaria del 2008. David Oddsson, che ha guidato la Banca Centrale nel 2008, è fuggito poco prima della pubblicazione di tale relazione, e sfuggì alla giustizia del suo paese.

Quattro ex dirigenti della banca
Kaupthing, tra cui l'ex presidente e amministratore delegato Hreider Mar Sigurdsson, sono stati arrestati al loro arrivo in Lussemburgo, dove risiedevano. Sigurdur Einarsson, presidente del Consiglio di Amministrazione rifugiato a Londra, ha anche un mandato di cattura dell'Interpol. In accordo con il FMI, l'Unione Europea detta la sua volontà ai governi ed imporre misure molto impopolari. Nel novembre 2009 il Parlamento ha concesso alla Serbia (200 milioni di euro), alla Bosnia-Erzegovina (100 milioni) all'Armenia (65 milioni di euro di prestito e 35 milioni di sovvenzione) e alla Georgia (concessione di 46 milioni di euro).

Sopraffatti dalla speculazione sul debito, anche prima dell'intervento del FMI, gli Stati prendono l'iniziativa e si prevedono riforme anti-sociali in Spagna, Portogallo, Irlanda, Italia ... Ovunque questi trattamenti di austerità comprimono i salari e preservano il grande capitale responsabile di questa strada senza uscita del capitalismo.
Ovunque i popoli si mobilitano e l'unica speranza è proprio lì, in quella mobilitazione. E' urgente per tutti e tutti coloro che vogliono resistere efficacemente alla logica capitalista, lavorare per l'unificazione di queste lotte.

Fonte:
http://www.diagonalperiodico.net/Un-huracan-de-austeridad-se-cierne.html

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