martedì 24 agosto 2010

"A cura di The Iraq Peace Action Coalition
Global Research, August 20, 2010
The Iraq Peace Action Coalition - 2010-08-19

La coalizione per la pace in Iraq (The Iraq Peace Action Coalition) dichiara che il parziale ritiro delle truppe statiunitensi e la rietichettatura dei rimanenti 50.000 soldati come “istruttori” non è la fine dell’occupazione e della guerra in Iraq.Tutto ciò ricorda I primi anni della guerra del Vietnam quando I soldati americani erano chiamati “consiglieri” senza escludere il coinvolgimento degli U.S.A. nelle prime fasi della guerra.
La dichiarazione nazionale dei “Veterani per la Pace” e di altri gruppi (vedi sotto), espone chiaramente i fatti.
Nella sua visita in Iraq l’artista e scrittore Ghalib Al-Mansoori, recentemente ha dichiarato, "Gli Iraqueni hanno vissuto e stanno ancora vivendo un inferno in terra. A Baghdad abbiamo meno di 3 ore di elettricità al giorno e la nostra acqua non è sicura da bere se non viene filtrata. Il “ritiro parziale” che gli Stati Uniti hanno promesso per la fine di Agosto 2010 non ha nessun significato per gli Iraqueni dato che le intenzioni degli Stati Uniti non sono cambiate."
La Iraq Peace Action Coalition chiede l’immediato ritiro delle truppe statiunitensi dall’Iraq in patria e non una loro ridispiegamento in Kuwait o in Afghanistan.
Domenica 22 agosto alle 13.00 ci sarà un Pic-Nic di pace per il rientro delle truppe in patria al Minnehaha Park, Picnic Area 2, across from Sea Salt Eatery, 4801 South Minnehaha Drive, Minneapolis, sponsorizzato dal Minnesota chapter of Military Families Speak Out. Attivisti per la pace locali saranno a disposizione per domande riguardo questa falsa ridenominazione e la rilocalizzazione delle truppe americane.
Per maggiori informazioni: Coleen Rowley, 952-456-0186 or Joe Callahan, 612-810-6625
Per maggiori informazioni sul picnic: 952-238-8309

La debacle iraquena: l’eredità di sette anni di guerra

Noi sottoscritti, organizzazioni e privati cittadini, cogliamo il ritiro parziale delle truppe americane dall’Iraq del 31 agosto per fare le seguenti raccomandazioni e valutazioni:
L’occupazione da parte degli U.S.A. dell’Iraq continua e la riduzione delle truppe statiunitensi in Iraq può essere chiamata nel migliore solo un cambio di denominazione dell’occupazione (rebranding in originale). Anche se il numero di soldati U.S.A. verrà ridotto rispetto agli attuali 165.000, verranno comunque lasciati indietro 50.000 soldati, circa 75.000 contractors, cinque enormi “basi durevoli” (“enduring bases” in orig.) e un’ambasciata delle dimensioni della Città del Vaticano.
La deposizione manu militari da parte degli U.S.A. della brutale dittatura di Saddam Hussein non ha portato a una vita migliore per gli Iraqueni – proprio all’opposto essa è sfociata nell’ulteriore distruzione delle infrastrutture fondamentali—elettricità, acqua, fognature—che continua ancora oggi. Le truppe americane hanno sganciato più tonnellate di bombe in Iraq che in tutta la seconda guerra mondiale, distruggendo la rete elettrica, dell’acqua potabile e fognaria del Paese. Il sistema sanitario ed il sistema di educazione superiore dell’Iraq, una volta I migliori nella regione, sono stati decimati. La guerra degli Stati Uniti all’Iraq ha scatenato un’ondata di violenza che ha lasciato morti sul campo oltre un milione di Iraqueni e quattro milioni di profughi insieme alle rivalità etniche che continuano a piagare la nazione. Abbiamo milioni di Iraqueni seriamente feriti, abbiamo creato una prospettiva di vita di sofferenza e di difficoltà economiche per loro, le loro comunità e per l’intera nazione che si dibatte nel processo di ricostruzione. L’aspettativa di vita degli Iraqeni è scesa dai 71 anni del 1996 ai 67 nel 2007 a causa della guerra e della distruzione del sistema sanitario-assistenziale. L’uso da parte degli U.S.A. di armi come l’uranio impoverito e del fosforo bianco ha causato moltissime vittime, con l’incidenza di cancro a Falluja, per esempio, che oggi è peggiore di quella di Hiroshima.
La maggioranza dei profughi e degli sfollati interni, creati dall’intervento U.S.A. sono stati abbandonati. Dei quasi 4 milioni di rifugiati, molti sopravvivono in condizioni crescentemente disperate in Syria, Giordania, Libano e in giro per il mondo. Dato che molti non hanno lo status di rifugiati e sono senza documenti, non è loro permesso lavorare e sono costretti ad accettare lavori illegali a salari estremamente bassi, oppure contare sulla carità delle Nazioni Unite per sopravvivere. L’UNHCR, Agenzia delle N.U. per i rifugiati ha documentato un picco nel traffico di donne iraquene per fini sessuali.
L’Iraq ancora non dispone di un governo funzionante. Molti mesi dopo le elezioni del 7 marzo, c’è ancora un vuoto di potere politico ed un livello di violenza che sta uccidendo circa 300 civili al mese. Non c’è in essere alcuna democrazia funzionante e ci sono pochi segnali che lascino supporre che ce ne sarà una nel prossimo futuro.
La guerra in Iraq ha lasciato un terribile conto da pagare alle truppe americane. Più di un milione di soldati sono stati complessivamente rischierati nello sforzo militare iraqueno. Più di 4.400 U.S. soldati sono stati uccisi e decine di migliaia gravemente feriti. Più di un soldato americano su quattro è tornato dall’Iraq con problemi di salute che richiedono trattamento medico o di salute mentale. L’incidenza di sindromi da stress post-traumatico è schizzata alle stelle. Nel 2009 un numero record di 245 soldati ha commesso suicidio.
La guerra ha prosciugato il nostro Tesoro. Fino ad agosto 2010 i cittadini americani hanno speso più di 750 miliardi di dollari nella guerra in Iraq. Contando il costo dell’assitenza medica a vita dei reduci feriti e mutilati e la spesa per interessi sui soldi presi in prestito per pagare questa guerra, il costo sarebbe nelle migliaia di miliardi. Questa distrazione di fondi ha contribuito alla crisi economica che stiamo sperimentando, incluso la mancanza di fondi per le nostre scuole, l’assistenza sanitaria e sociale, infrastrutture e investimenti in lavori puliti e verdi.
I responsabili che ci hanno portato in questa disastrosa guerra sulla base di menzogne non sono stati chiamati a renderne conto: nè George Bush, né Dick Cheney, Condoleezza Rice, Colin Powell, Karl Rove, Donald Rumsfeld. Nessuno. Così come non sono stati chiamati a rispondere I legali dell’amministrazione Bush che hanno autorizzato torture, inclusi Jay Bybee e John Yoo. I giornalisti e gli esperti dei “think tanks,” che hanno sparso menzogne non sono stati cacciati—la maggior parte sta facendo la cheerleader per la guerra in Afghanistan.
La guerra ha portato al saccheggio delle risorse dell’Iraq. Il Dipartimento della Difesa U.S.A. non è stato capace di rendere conto di $8.7 miliardi per petrolio e gas iraqueni che sarebbero dovuti andare a coprire bisogni umanitari e spese per al ricostruzione dopo l’invasione del 2003. L’invasione ha anche portato allo smantellamento del controllo del governo iraqueno sul petrolio nazionale. Nel 2001, la task force per l’energia del vicepresidente Dick Cheney’s, che includeva manager delle più grandi compagnie americane del settore energia, raccomandarono di aprire certe aree del settore energetico [dell’Iraq] agli investimenti stranieri. La legge sul petrolio iraquena che ne risultò ha portato alla completa spoliazione delle risorse iraquene.
La guerra non ci ha resi più sicuri. La politica americana della tortura, delle extraordinary rendition, della detenzione a tempo indefinito, perquisizioni violente e mortali nelle abitazioni dei civili, di abbattere a fucilate civili innocenti nelle strade e l’assenza dello “habeas corpus” ha gettato benzina sul fuoco dell’odio e dell’estremismo antiamericano. La sola presenza delle nostre truppe in Iraq ed in altre nazioni musulmane è diventata uno strumento di reclutamento [per gli estremisti].
Visto quanto sopra, noi sotoscritti, individui ed organizzazioni, cogliamo l’occasione di questo parziale ritiro delle truppe per esortare l’Amministrazione ed il Congresso a prendere le seguenti decisioni:
Ritiro di tutte le truppe americane e dei contractors dall’Iraq e chiusura di tutte le basi americane;
Riparazioni di guerra per aiutare gli Iraqueni a ricostruire le loro infrastrutture e maggiori fondi per i milioni di rifugiati iraqueni interni ed esterni;
Pieno supporto per i soldati americani che soffrono sia psicologicamente che fisicamente per le ferite inferte dalla guerra;
Messa in stato di accusa di tutte le personalità pubbliche responsabili di aver trascinato la nostra Patria in questo disastro;
Trasferimento di fondi dalla guerra in risorse per ricostruire l’america, con focus sui “lavori verdi”.
Le lezioni di questo intervento disastroso dovrebbero fungere da stimolo per l’Amministrazione ed il Congresso a terminare la guerra in Afghanistan. E’ tempo di concentrarci nel creare vera sicurezza qui a casa e ricostruire l’America.

Veterans For Peace
Bay Area Labor Committee for Peace & Justice
CODEPINK: Women for Peace
Community Organizing Center "
Blog della Coalizione per la pace in Iraq

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