venerdì 22 ottobre 2010



di Olivucci Alberto* da Civiltà contadina (associazione membra dei Seeds Sauvers)
[1]In occasione della inaugurazione di una nuova sezione del sito di Civiltà Contadina, per conoscerne i particolari cliccate sul link, pubblico i 10 principi base del movimento a favore del cibo locale. Di questo argomento Civiltà Contadina ne farà divulgazione e azione per contribuire a diffondere un sano concetto di collaborazione fra città e campagna, ora e in futuro.
Il movimento a favore del cibo locale, quello prodotto e venduto direttamente nelle aziende agricole, è in pieno sviluppo in molte parti del mondo occidentale e sta dando i suoi risultati in termini di sostegno a una agricoltura a misura umana e alla biodiversità agraria intesa come utilizzo di antiche e storiche razze e varietà, quelle che uscendo dagli schemi di prodotto da supermercato standardizzato portano più sapore e soddisfazione al palato.
Quando occasionalmente entro in un supermercato mi soffermo a guardare quelle che io definisco “facce da supermercato”, facce di persone spesso altrettanto standardizzate come i cibi che mangiano. Presto vedremo tornare in circolo altre facce, quelle sicuramente più soddisfatte dei clienti di fattoria, facce da cibo locale e anche cibi con una faccia, quella dell’agricoltore che li ha prodotti e che li vende direttamente senza il diaframma della grande distribuzione organizzata.

1. Il cibo locale ha un gusto superiore – Il cibo cresciuto il più vicino possibile alla tavola dove sarà aconsumato è stato probabilmente raccolto due o tre giorni prima raggiungendo un alto grado di maturazione. È turgido, dolce e profumato. La stessa esperienza la vive chi si coltiva un orticello per conto proprio. Molti studi confermano che mediamente la distanza percorsa dai cibi dalla fattoria al piatto sono negli Stati Uniti e in Europa 1.500 km. Spesso i tempi di trasporto ritardano di una settimana dal raccolto al consumo facendo perdere freschezza e vitalità ai cibi freschi.
2. La produzione locale è migliore per te – Recenti studi mostrano che i prodotti freschi perdono velocemente i loro nutrienti. Il cibo che è surgelato o imbarattolato subito dopo la raccolta è attualmente più nutriente di quello “fresco” ma restato in giro per una settimana fra celle refrigerate e trasporti.
3. Il cibo locale salvaguardia la biodiversità agraria – Nella moderna pratica agricola le varietà coltivate sono scelte per la loro attitudine a maturare simultaneamente così da consentire la raccolta meccanica e per la loro capacità di conservarsi al lungo, magari perchè dotate di buccia più dura o maggiore quantità di cellulosa nella fibra. Quest’ultima caratteristica unita alla uniformità di pezzatura consente il superamento senza danni del processo di lavatura e confezionamento meccanizzato. Solo un pugno di ibridi F1 di ciascuna specie vegetale alimentare hanno queste caratteristiche e così solo una ristretta genetica è messa in coltivazione nelle monocolture che riforniscono il mercato.
Le fattorie che fanno invece della vendita diretta sul mercato locale necessitano invece di piante dotate di caratteristiche diametralmente opposte che possono essere trovate proprio fra le vecchie varietà storiche. Spesso esse hanno una lunga stagione produttiva, una buccia più sottile diventa un vantaggio, colori vividi alla luce naturale e il miglior sapore per il più scarso contenuto in lignina. Queste vecchie varietà contengono una genetica ereditata per centinaia di anni e selezionata naturalmente da generazioni di contadini perchè buona, produttiva e resistente. Esse sono la base genetica che ci darà la possibilità di creare varietà resistenti ai cambiamenti climatici in arrivo.

4. Il cibo locale è esente da OGM – Le multinazionali dell’agrochimica, che stanno cercando di imporre sul mercato internazionale le sementi di cereali e di ortaggi geneticamente modificati, incontrano i favori solo delle grandi fattorie latifondiste votate alle monocolture. Dalle attuali statistiche risulta che quasi il 90% degli europei vorrebbero l’etichettatura obbligatoria. Sono quindi i cittadini a desiderare cibi seminati e cresciuti secondo natura. L’acquisto in fattoria da la possibilità di controllare la buona fede di chi coltiva e di quali sementi utilizza.
5. Il cibo locale sostiene le fattorie a conduzione familiare-  Solo meno del 4% degli occupati italiani lavorano in agricoltura e sono migliaia le aziende agricole che ogni anno chiudono i battenti perché le giovani generazioni non possono subentrare nella gestione per mancanza di reddito. Il prezzo dei cibi è formato attualmente solo dal 10% di proventi all’agricoltore che li ha prodotti. Il resto va a vantaggio degli intermediari e circa il 15% in spese di trasporto. Una parte rilevante del reddito di molti agricoltori è dato invece dai sussidi della Comunità Europea che sono sottoposti a graduali tagli per mancanza di fondi e che, una volta ridotti, metteranno molte fattorie nella condizione di chiudere. I contadini sono una sorta di specie a rischio. Gli agricoltori locali che possono vendere i loro prodotti in fattoria, e ottenere così un prezzo pieno, sono in grado di non dipendere da sussidi ne di essere strangolati dalla morsa del mercato, potendo così continuare a sostenere le loro famiglie, a fare il lavoro che amano e far vivere il territorio dove abitano.
6. Il cibo locale costruisce le comunità – Quando si acquista il cibo direttamente dal produttore agricolo ci si riconnette alla realtà delle cose e alle persone. Questo movimento ha dato origine a molte forme di collaborazione spontanea come l’agricoltura comunitariamente supportata, i gruppi di acquisto solidali (GAS) e i mercatini o fierucole di piazza. Grazie alla vendita diretta il cibo prende una “faccia”, quella del contadino e mette in moto e in collaborazione agricoltori e cittadini, li fa incontrare e li pone in simbiosi. I bambini crescono conoscendo la provenienza dei cibi e la loro stagionalità di produzione.
7. Il cibo locale salvaguardia gli spazi aperti – Nella misura in cui la vendita diretta incrementa il valore dei prodotti di fattoria altrettanto le terre coltivate avranno sviluppo e saranno difese dall’erosione e dall’inselvatichimento. È piacevole guidare attraverso campagne ben coltivate, ricche di fioriture spontanee e di verde. La realtà invece è che nelle aree dove l’agricoltura è in abbandono le frane aumentano, le coltivazioni si rarefanno e la vita nei piccoli paesini si spegne per spopolamento. Ogni volta che si acquista cibo in fattoria, soprattutto nelle aree montane, si contribuisce a conservare il paesaggio rurale.
8. Il cibo locale contribuisce a ripianare il debito pubblico – Le fattorie danno più tasse di quanto ne richiedano allo stato sotto forma di servizi. Dove nelle aree urbane lo stato incassa € 1 di tasse ne spende € 1,17 sotto forma di servizi. Nelle aree rurali per ogni € di tasse incassate ne spenderà solo € 0.34 in servizi.
9. Il cibo locale sostiene un ambiente pulito e da vantaggi alla selvaggina – Una fattoria familiare ben gestita trova le sue risorse nel terreno fertile e nell’acqua pura. Prevenire l’erosione dei suoli con colture da sovescio e arricchire il loro contenuto in humus con delle concimazioni naturali rappresenta dunque una pratica agricola vantaggiosa. Secondo alcune stime circa il 13% delle emissioni di carbonio delle lavorazioni industriali possono essere assorbite dalla biomassa delle colture da sovescio. Inoltre l’abbandono della monocoltura per far spazio a un intreccio di differenti colture che possono comprendere fieno, frutti, ortaggi, bosco e siepi creano un perfetto sistema ecologico nel quale trova habitat la fauna selvatica.
10. Cibo locale è il futuro che auspichiamo – Sostenendo gli agricoltori che fanno vendita diretta si può dare un futuro a coloro che saranno gli agricoltori della nostra società di domani e le future generazioni avranno accesso a cibo nutriente, saporito e abbondante.
Conclusioni
Ogni qual volta i seed savers di Civiltà Contadina trovano un seme antico fanno un grande favore ai contadini che possono mettere in campo partendo da quella varietà una coltivazione dedicata alla vendita diretta. Il ritorno al contatto con la campagna è essenziale per il ripristino di valori e sapori altrimenti perduti. Solo un’allenza stretta fra città e campagna può creare un futuro sostenibile.

*Presidente di Civiltà Contadina
Stampa Libera

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