mercoledì 27 ottobre 2010

di Alessio Nannini

Gli ecosistemi di fiumi e laghi sono a rischio. Due studi evidenziano la mutazione dei microrganismi causata dal surriscaldamento globale e dalle sostanze attive dei medicinali che, attraverso le fogne, si disperdono negli ambienti acquatici.
L'ecosistema delle acque dolci potrebbe subire dei cambiamenti pericolosi e indotti direttamente e indirettamente dalle attività dell’uomo. Lo affermano due diversi studi, il primo dell’università Queen Mary di Londra e pubblicato sulla rivista Global Change Biology, il secondo realizzato dall’università di Goteborg, in Svezia, che hanno analizzato lo stato dell’ambiente idrografico da due punti di vista.

La ricerca inglese ha preso in considerazione la reazione dei microrganismi presenti nei fiumi e nei laghi al surriscaldamento delle acque, e constatato che le dimensioni del plancton, cioè quei piccoli organismi alla base della catena alimentare nei sistemi acquatici, cambiano con la temperatura: «Abbiamo osservato che con l’aumentare del calore, nelle comunità di plancton si passava da un sistema dominato da grandi autotrofi (organismi in grado di produrre fotosintesi, ndr) a quello dominato da piccoli autotrofi con una biomassa inferiore», spiega il direttore dello studio, il professor Gabriele Yvon-Durocher; aggiungendo che in larga scala tale tendenza potrebbe avere importanti implicazioni per la stabilità del plancton nella catena alimentare: se confermata negli anni, si passerebbe infatti da una grande quantità di organismi destinati al consumo e da una quantità minore di consumatori, al suo contrario: «Comprendere le dinamiche di queste comunità sarà fondamentale per capire come gli ecosistemi marini e d’acqua dolce risponderanno ai cambiamenti di temperatura», dice Yvon-Durocher.

Se per l’attività del plancton saranno necessarie ulteriori analisi e verifiche, diverso è il discorso per i residui medicinali riversati nei fiumi attraverso le fognature. Di questo si è interessato lo studio dell’università di Goteborg, evidenziando come non solo medicine ma anche prodotti per l’igiene personale abbiano pesanti conseguenze sulle comunità microbiche e sui sistemi acquatici. «Bisogna cominciare a studiare gli effetti non solo delle singole sostanze, ma anche delle loro combinazioni», scrive Sara Brosché, autrice dello studio e ricercatrice presso il Dipartimento di Scienza ambientale e delle piante. Le sostanze attive di cui si fa uso, e in particolare gli agenti antimicrobici come gli antibiotici e gli antifungini, espulse attraverso urine e feci, si ritrovano disperse nei fiumi e nei laghi e influenzandoli in modo sorprendente.

Lo studio, che ha preso in considerazione l’effetto dei farmaci su alcune popolazioni di microalghe, ha mostrato che, sebbene i livelli di farmaci normalmente osservati nell’ambiente siano bassi, le sostanze tossiche risultano avere un effetto maggiore della somma delle singole parti. «Quando abbiamo mescolato cinque medicinali e prodotti per l’igiene personale a concentrazioni che non avrebbero avuto alcun effetto significativo individualmente - conclude la professoressa Brisché -, la miscela ha avuto effetto su quasi il 30 per cento delle microalghe». Un effetto peraltro impossibile da stimare e dunque difficilmente arginabile attraverso adeguate strategie.

Terra News

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