domenica 3 ottobre 2010

Dell’"imminente" ripubblicizzazione della società per azioni Acquedotto Pugliese si parla da febbraio. Il 4 febbraio viene approvato dalla giunta regionale (ormai allo scadere del mandato) il disegno di legge n. 7 per la costituzione dell'azienda pubblica regionale “Acquedotto pugliese - AQP” (ancora scaricabile sul sito del Consiglio regionale della Puglia) caratterizzato da molti punti significativi. 

L'art. 2 stabilisce che il servizio idrico integrato pugliese "è da considerarsi servizio pubblico locale di interesse generale, ai sensi dell’art. 1, comma 3 della presente legge, perciò privo di rilevanza economica e sottratto alla regola della concorrenza" e si precisa che la sua gestione viene affidata "esclusivamente a un’azienda pubblica regionale in grado di garantire la gestione dell’intero ciclo con criteri di efficacia, efficienza, trasparenza, equità sociale, solidarietà, senza finalità lucrativa e nel rispetto dei diritti delle generazioni future e degli equilibri ecologici".

L'art. 5 del DDL prevede invece la costituzione dell’azienda pubblica regionale AQP, non avente finalità di lucro e subentrante nelle attività e in tutti i rapporti attivi e passivi alla società Acquedotto Pugliese Spa (che dunque sarebbe diventata un ricordo).

Eppure questo DDL è una seconda versione di un'altra bozza, risalente a un anno prima, in origine contenente anch’essa la dicitura "azienda pubblica regionale, soggetto di diritto pubblico". Questa bozza, frutto del lavoro di un tavolo tecnico paritario tra governo Vendola e vari movimenti e gruppi, andava approvata da parte della giunta entro il 31 dicembre 2009 e poi passata in Consiglio regionale, per diventare definitivamente legge. Ma la giunta in quel caso aveva modificato il disegno eliminando l’espressione "soggetto di diritto pubblico” e lasciando solo “azienda pubblica regionale", sollevando già proteste da parte di membri del Comitato Acqua Bene Comune, movimento impegnato per antonomasia sul fronte dell’acqua pubblica.

Solo in tempo di campagna elettorale (e siamo tornati al 4 febbraio) la Giunta approva il DDL n. 7 reintroducendo la definizione “soggetto di diritto pubblico” (fondamentale, perché una società per azioni non è una vera persona giuridica pubblica, anche se partecipata interamente dalle regioni Puglia e Basilicata come nel caso in esame, ma può diventarlo solo se sottratta alle leggi del diritto privato). Ormai però la legislatura è agli sgoccioli e manca il tempo per presentarlo in Consiglio, ove la maggioranza possa votarne la conversione in legge regionale. Ma appunto siamo in campagna elettorale: e così già il 5 febbraio si diffonde la news (tratta dall’archivio stampa del sito web della Regione Puglia) dell'approvazione del DDL da parte della giunta, riportata anche su alcuni siti di Sinistra Ecologia e Libertà. Il principio dell’acquedotto pubblico, oltre a quello dell’acqua bene comune, non è ancora diventato legge; tuttavia l’ok della giunta (esecutivo), monco del voto in Consiglio (legislativo), viene quasi fatto passare per approvazione definitiva.

Ma è una dichiarazione dello stesso Vendola la riprova che “è tutto da rifare”: a marzo il governatore uscente prende l'impegno di ripubblicizzare l'acquedotto nei primi cento giorni di legislatura in caso di rielezione. Peccato che non sia questa (ennesima) promessa a campeggiare sui manifesti per le strade, ma la filastrocca ambigua “Giù le mani dalla brocca, l’acqua è nostra non si tocca!” dei creativi delle “fabbriche”. 
 
Certo, il sottotitolo parla di tutt’altro (“ridotte del 20% le perdite dell’Acquedotto”), ma tutto fa brodo e per tanti vendoliani icono-videodipendenti, che ingaggiano quotidianamente le battaglie di commenti online, “con Nichi l’acqua è diventata pubblica”. Del resto in quel periodo riscuote successi il Comitato per l’acqua, che sta per approntare una raccolta firme per un referendum (contro alcune norme del governo sulla privatizzazione dell’acqua); allora si mette in moto la giostra della propaganda di SeL e del centrosinistra, volta a conquistare voti col pretesto di aiutare il comitato; in alcuni servizi del Tg3 nazionale si è persino parlato dell’iniziativa referendaria associandola al placet di Vendola stesso e alle immagini dei dirigenti SeL ai banchetti delle firme, oscurando al massimo il comitato (in quanto tale un organismo plurale).

Dopo la rielezione di Vendola a fine marzo, una nuova tempesta di dichiarazioni e proclami. E’ del 25 aprile una dichiarazione dell’Assessore regionale alle Opere Pubbliche Fabiano Amati, firmatario fra l’altro per il referendum del Comitato: "la Giunta regionale ha già approvato il disegno di legge sulla ripubblicizzazione dell’Acquedotto Pugliese elaborato dal tavolo tecnico congiunto” e “non appena il Consiglio s’insedierà, lotteremo con tutte le forze per approvarlo immediatamente”.
Altro mese, altra "approvazione". L’11 maggio la giunta riapprova “un disegno di legge finalizzato a regolare governo e gestione del servizio idrico integrato attraverso la costituzione dell’azienda pubblica regionale" come si legge nell’ennesima news del giorno dopo. Viene fatto anche riferimento esplicito al futuro nuovo volto dell'Aqp (da Spa partecipata dal pubblico ad azienda del tutto pubblica, con tanto di acquisto di quote dalla Basilicata).
Ma la storia, secondo un recente articolo da “Liberazione” (quotidiano del Prc, partito membro della maggioranza in regione), finisce il 21 luglio quando il DDL “viene spedito alle commissioni competenti. […]. Il tempo passa e non sono ancora state calendarizzate le audizioni. L'obiettivo dei 100 giorni pare sfumato. Nella migliore delle ipotesi la questione slitterà a dicembre”. Intanto, l'azienda ridimensiona le unità territoriali di Brindisi e Trani, con a rischio 170 lavoratori.

Insomma, siamo stati bombardati da una serie di trionfalistici annunci di “approvazioni” doppie e triple a mezzo stampa, che dopo mesi fanno la loro porca figura su internet confondendo...le acque. Ma se si volessero trovare disposizioni vere e proprie nella normativa regionale, scandagliando l'archivio dei bollettini postati dall'inizio del 2010 ad oggi sul sito internet del BURP Puglia (e il sottoscritto lo ha fatto) si rimarrà delusi. Neanche l'ombra della tanto agognata legge; e compare ancora la dicitura "Acquedotto Pugliese Spa" o "AQP Spa" nei testi di altri atti che si riferiscono all'Aqp. Da chi fece il gran gesto di cacciare nel 2006 Petrella dai vertici aziendali, non ci si aspetta altro.
Per giunta (e citiamo ancora “Liberazione”) i comitati acqua osano scocciare il poeta scrivendogli di difendere i lavoratori e le unità locali dalle scelte dell’azienda di Monteforte. Queste le parole testuali di Vendola: “non rispondo alla lettera del comitato Acqua bene comune. Posso soltanto affermare che non siamo in Unione Sovietica”. Una prova scandalosa dell’adesione totale e incondizionata ai desideri ultraliberisti imposti dai grandi poteri economici a danno della collettività, dello spregio derisorio e spavaldo verso ogni coerenza ideologica e verso i “poveri fessi” che credono ancora ai colori delle bandiere. Il capitalismo (al di là delle chiacchiere “filoprecarie” à-la “Ballarò” o “Parla con me”) ringrazia Nichi, l’americano, che anche sull’acqua ha potuto conservare il suo scranno e cominciare la scalata alla leadership della sinistra ammucchiata antiberlusconiana.

Riferimenti:

- Il DDL n° 7 (4 febbraio 2010): www.consiglio.puglia.it/applicazioni/cadan/aula/public/VIII/legislativi.asp (cliccare sul numero 390 per scaricare)

- I primi “annunci” (5 febbraio 2010): www.sinistraelibertacapitanata.it/2010/02/05/governo-vendola-giunta-approva-legge-su-acqua-bene-comune (con in calce link alla press-regione)


- Dichiarazione di Amati (25 aprile 2010): www.barilive.it/news/news.aspx?idnews=17077

- Altra “approvazione” (12 maggio 2010): www.barilive.it/news/news.aspx?idnews=17260

Andrea Russo
Per il Bene Comune Puglia

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