venerdì 21 gennaio 2011

Wikileaks: Agli Usa non interessa il Ponte sullo Stretto di Messina ma le antenne militari a Niscemi (parte prima)

Wikileaks si sta rivelando, con la diffusione dei cablogrammi riservati, una fonte di conoscenza di vizi privati e pubbliche virtù, politiche e economiche. Questa volta viene diffusa la corrispondenza di Patrick Truhn ex console generale degli Usa di stanza a Napoli che scrive a proposito della faraonica idea di costruire un Ponte sullo Stretto di Messina e del progetto Muos della Us Navy a Niscemi. partiamo dal Cablogramma nr.11

Berlusconi ha annunciato la sua intenzione di riprendere il progetto, di cui si è a lungo parlato, di un ponte sullo Stretto di Messina come opera pubblica maggiore, al fine di creare lavoro e migliorare le infrastrutture in Sicilia. Sebbene vi siano sondaggi che indicano ampio sostegno al progetto, sia in Calabria sia in Sicilia, la preoccupazione è che tra appalti e sub-appalti si finirà per arricchire le mafie su entrambi i lati dello Stretto.

Dunque, non sono affatto contemplati per il Console i danni ambientali che ne deriverebbero e neanche sono prese in considerazione le voci del dissenso popolare espresse attraverso i comitati No Ponte.

Altra storia ambientale: nel Cablogramma nr.7 si riferisce a proposito del Muos (Mobile User Objective System) ossia le
antenne militari che dovranno essere installate a Niscemi (oggetto delle proteste del comitato No Muos Niscemi a causa del devastante impatto ambientale delle onde elettromagnetiche) : 

Un gruppo di sindaci della zona, hanno utilizzato con successo i media locali per diffondere congetture - non supportate anche dagli scienziati portati dai sindaci in qualità di esperti - che l’installazione comporta gravi rischi ambientali per la salute della popolazione locale. 

Annota, poi, che il fatto che le antenne siano sicure è dato da uno studio della setta Us Navy che assicura che le emissioni di onde elettromagnetiche sono al di sotto dei parametri indicati nelle leggi italiane e europee.
Diversamente, la preoccupazione per il Ponte sullo Stretto di Messina e le infiltrazioni mafiose è consistente e supportata anche dalle impressioni espresse dai Prefetti di Reggio Calabria e Messina che temono, che a causa del Ponte, vi possa essere il travaso di criminalità mafiosa da una parte e dall’altra. I magistrati fanno presente che loro possono attuare tutta la sorveglianza necessaria affinché gli appalti siano blindati. Ma il Console nota che:
Considerati i ritardi interminabili che hanno afflitto la costruzione dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria, ancora incompiuta dopo diversi decenni, il ponte sullo Stretto che non sarà di certo costruito a breve servirà a ben poco senza massicci investimenti in infrastrutture stradali e ferroviarie sia in Sicilia sia in Calabria, regioni entrambe declassate. 



 Wikileaks: Agli Usa non interessa il Ponte sullo Stretto di Messina ma le trivellazioni (parte seconda)
 
Dal cablogramma numero 7 del 15 giugno 2009, inviato dal Console statunitense al suo governo e pubblicato da Wikileaks, non emergono solo le pressioni fatte dagli americani per il Muos di Niscemi e lo scarso interesse per il ponte di Messina. C’è anche un’altra storia in quel file.

E’ quella del pozzo di gas naturale di Sciannacaporale, in territorio di Ragusa, di proprietà della Panther Oil. Il sindaco della vicina Vittoria, però, si accorse che le trivellazioni dovevano avvenire proprio sopra la falda acquifera che alimenta il suo comune e, per bloccare i lavori, ricorse al Tar.

La giustizia amministrativa gli diede ragione, affermando che anche il comune di Vittoria doveva entrare nella procedura di Via, perché era tra i soggetti interessati anche se il pozzo era, fisicamente, in territorio di Ragusa.
La cosa divertente è che, leggendo il cablogramma pubblicato da Wikileaks, tutto questo non c’è: il Console Patrick Truhn, infatti, al suo governo racconta tutt’altro. Il sindaco di Vittoria, Giuseppe Nicosia, avrebbe fatto ricorso al Tar per difendere il patrimonio culturale della provincia di Ragusa.

Considerato che mezza provincia iblea è tutelata dall’Unesco la motivazione sarebbe anche valida, ma sostanzialmente ideologica. Nicosia,però, temeva di restare con la città a secco, ancor prima che di veder deturpato il paesaggio tutelato dall’Unesco. Ma questo, al suo governo, il Console Truhn non lo ha mai raccontato.


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