domenica 22 maggio 2011

Nel 2009 sono stati 2.986 i suicidi in Italia, 158 in più rispetto all'anno precedente, con un aumento del 5,6%. A dirlo è l'Istituto di ricerca Eures - Ricerche Economiche e Sociali, che ha pubblicato un rapporto dal titolo "Il suicidio in Italia ai tempi della crisi. Caratteristiche, evoluzioni e tendenze". Come si spiega un simile dato, che dietro la freddezza della statistica nasconde storie, volti, tragedie private?

Il rapporto mette in evidenza la connessione tra l'aumento dei suicidi e la crisi economica, con particolare riferimento alla crisi del lavoro. Nel 2009 le persone disoccupate che hanno scelto di togliersi la vita sono state 357, quasi una al giorno e il 37,3% in più rispetto al 2008. Si tratta, perlopiù, di persone "espulse" dal mercato del lavoro, cioè che prima lavoravano e in seguito hanno perso la propria occupazione. Persone per le quali la crisi economica si è trasformata in una gravissima crisi umana, fino alla scelta estrema del suicidio. Nella maggior parte dei casi parliamo di lavoratori rimasti a casa dopo i 40 anni, poco "appetibili" per un mercato che già fatica ad assorbire i giovani. Le persone in questa situazione in Italia sono circa un milione e mezzo. Mentre i cosiddetti "incollocabili" (i disoccupati over 50) sono 200.000, e per loro è ancora più difficile pensare di trovare una nuova occupazione.


A fornire questi dati è Atdal Over 40, un'associazione che si occupa a livello nazionale della tutela dei diritti dei lavoratori sopra i 40 anni. La stessa associazione che ha indirizzato una "video-lettera aperta" al ministro Tremonti, dal titolo "Non siamo scarti". Il filmato, che dura 4 minuti, narra attraverso le parole e i volti di alcuni disoccupati cinquantenni le paure e le aspirazioni di migliaia di persone che lottano contro le difficoltà economiche dovute alla perdita del lavoro, ma anche contro l'umiliazione e lo scoraggiamento di sentirsi "inutili", seppure ancora giovani, dopo una vita di impegno e dedizione alla professione. Massimo Gramellini, nel suo editoriale del 19 maggio su La Stampa, li ha definiti "esseri umani azzoppati al culmine della loro maturità esistenziale, quando l'esperienza si aggiunge all'energia e produce una miscela irripetibile di forza e affidabibilità". Per sottolineare come - ed è anche il senso del video - sia necessario un ripensamento dell'intero mercato del lavoro, per evitare da un lato lo sfruttamento del lavoro giovanile, in molti casi sottopagato e precario, dall'altro la perdita di competenze, serietà e passione di lavoratori maturi ma che certo possono ancora dare molto allo sviluppo del Paese.


2 commenti:

  1. Potrò sembrare osceno, ma perdere il lavoro e ritrovarsi con 24 ore a propria disposizione dovrebbe rendere le persone estremamente felici!
    Accidenti sono talmente assuefatti al "bisogna lavorare", che nemmeno si rendono conto di quanto sia bello avere passioni e tempo per esse. Se tutti smettessero domani di lavorare invece di disperarsi quando vengono privati del dio denaro...immagina che mondo sarebbe.

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  2. Dionisio son d'accordo con te, ma se pensi che anche nella Costituzione c'è scritto che si esiste e siamo in virtù del lavoro, ovvero abbiamo diritto alla dignità se si lavora, non in quanto umani. Pensa quanto è funzionale e servile al capitalismo!
    Ciao

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