venerdì 8 giugno 2012

Sempre più american dream vero? La selezione "economica" della specie, Monti lo aveva promesso che avrebbe cambiato gli italiani, per adesso li sfoltisce in base a criteri economici, come risulta di gradimento al "mercato" che gli è caro. E' desolante constatare come a difesa dei soggetti più deboli e poveri non vi sia proprio nessuno, mentre la pletora della consorteria politica si limita a prodursi in inutili esternazioni fuori luogo che fanno il paio con il coro degli "indignati" politicamente corretti.
Anche il Napolitano che visita i terremotati dell'Emilia quasi un mese dopo, non sente le "urla di dolore" di chi muore per cure negate o malasanità, probabilmente nella sua visione d'insieme anche queste vittime rientrano nel novero dei sacrifici che tempo fa auspicava facessero i meno abbienti.
Barbara
 
Diritto alla salute: solo per ricchi
di Rosa Ana De Santis

I risultati della Ricerca Rbm-Censis sulla sanità integrativa raccontano benissimo di come la crisi e la difficile congiuntura socio-economica che strangola le famiglie italiane stia compromettendo seriamente il diritto alla salute. Sono ben 9 milioni gli italiani, poveri e impoveriti, che per ragioni economiche non hanno più accesso alle prestazioni sanitarie necessarie.

Tagli e piani di rientro hanno drasticamente ridotto la spesa pubblica nella
sanità. Si è passati dal 6% del periodo 2000- 2007 al 2,3% del biennio 2008- 2010 per arrivare all’ 1% nelle regioni con piano di rientro. E’ questo a generare liste d’attesa infinite, assenza quasi totale dei servizi intra-moenia, pessima qualità di servizi sanitari in moltissimi nosocomi. La distanza tra quello che servirebbe alla sanità pubblica per riprendersi e i tagli annunciati è pari a 17 miliardi di euro. Una cifra da capogiro che non nasconde l’iniquità che questa situazione porta con sé.

Soltanto i più ricchi possono permettersi infatti la cosiddetta sanità integrativa o privata che sia e la maggior parte di chi ci si rivolge lo fa a causa delle lunghissime liste d’attesa del pubblico. Come si può pensare di garantire il diritto alla salute dei cittadini se l’attesa per esami diagnostici di routine è di mesi e mesi? E soprattutto come si può parlare seriamente di prevenzione in queste condizioni? Chi controlla l’agenda degli ospedali, gli “imbucati” e quello scandalo senza controllo degli ospedali pubblici abbandonati da tanti medici nel pomeriggio, pronti a correre in clinica?

Interessante pensare cosa accadrebbe se tutte le donne in fascia di screening per il tumore del seno decidessero di diventare diligenti  e puntuali nei controlli, e si rivolgessero in ospedale per ecografie e mammografie con regolarità. Sarebbe pronto il servizio sanitario nazionale ad accoglierle?

Ad oggi la sanità è peggiorata per il 32% degli italiani e i Fondi  sanitari presenti (14 quelli presi in esame nella ricerca) di cui molti quelli aziendali più accessibili per le tasche di tutti, non riescono a coprire la quota di cittadini rimasti a piedi.

Inutile parlare di cosa non hanno i precari. E’ evidente che occorre trovare risorse aggiuntive per intervenire sulla sanità e per evitare che sulla crisi si ingrassi la sanità  privata, lasciando senza cure quote sempre più consistenti della popolazione.

In effetti se la sanità pubblica diventa un dogma senza diritto, senza quindi più la forza di esigibilità che dovrebbe essergli propria, si trasforma in un raggiro da politichetta per un paese che fino a ieri rivendicava la sua differenza con i sistemi a quasi totale sanità privata sul modello statunitense.

Il sistema italiano è già cambiato e il diritto alla salute nella sua pienezza (che comprende anche la prevenzione secondaria tanto osannata sui media) non è appannaggio di tutti. I più ricchi hanno la possibilità di spostarsi e di organizzare i pellegrinaggi della salute verso ospedali meglio attrezzati.  I più ricchi ancora hanno polizze personali o possono permettersi visite specialistiche  a pagamento.

Sono rimasti i più poveri a credere nel sistema sanitario nazionale che, seppure ricco di eccellenze e di servizi di altissimi qualità, spesso fondati unicamente sulla dedizione e il senso del dovere di chi lavora nella sanità pubblica, sta collassando dentro il buco degli sprechi e dei tagli fatti con il “machete”, per usare le parole del Presidente Napolitano.

L’importante è sapere che per ora a pagare per tutto questo sono loro: i più poveri e i malati. Quelli che più ne avrebbero bisogno.

Censis: ''Sanità negata a 9 mln di italiani, restano senza cure per motivi economici''

Roma - (Adnkronos Salute) - Ben 2,4 milioni sono anziani, 5 mln vivono in coppia con figli, 4 mln risiedono nel Mezzogiorno. E' il quadro tracciato da una ricerca di Rbm Salute-Censis
Roma, 5 giu. (Adnkronos Salute) - La sanità negata. Più di 9 milioni di italiani affermano di non aver potuto accedere ad alcune prestazioni sanitarie di cui avevano bisogno per ragioni economiche. Ben 2,4 milioni sono anziani, 5 mln vivono in coppia con figli, 4 mln risiedono nel Mezzogiorno. E' il quadro tracciato da una ricerca di Rbm Salute-Censis, promossa in collaborazione con Munich Re e presentata oggi al 'Welfare Day' a Roma. Un quadro che lascia poco spazio all'ottimismo.

Piani di rientro e spending review hanno determinato - secondo l'analisi - un crollo verticale del ritmo di crescita della spesa pubblica per la sanità. Si è passati da un incremento medio annuo del 6% nel periodo 2000-2007 al +2,3% degli anni 2008-2010. La flessione si registra soprattutto nelle regioni alle prese con i piano di rientro, dove si è passati dal +6,2% all'anno nel periodo 2000-2007 a meno dell'1% di crescita media annua dal 2008 al 2010.

Parallelamente la spesa sanitaria privata è lievitata più che nel periodo precrisi: +2,2% medio annuo dal 2000 al 2007 e +2,3% negli anni 2008-2010. Il 77% degli italiani che pagano di tasca propria e ricorrono al privato, lo fa a causa della lunghezza delle liste d'attesa.

Ecco cosa emerge, nel dettaglio, dalla ricerca del Censis.

- LA SANITA' CHE PEGGIORA. Parla di una sanità in peggioramento nella propria regione il 31,7% degli italiani, con un balzo di 10 punti percentuali in più nel 2012 rispetto al 2009, quando erano il 21,7%. Le persone che avvertono invece un miglioramento sono diminuite di oltre il 7%.

- IL GAP DELLE RISORSE PUBBLICHE. Nel 2015 è previsto un gap di circa 17 miliardi di euro tra le esigenze di finanziamento della sanità e le risorse disponibili nelle regioni. I tagli al Ssn abbassano la qualità delle prestazioni e generano iniquità. Per questo, si sottolinea, è "prioritario trovare nuove risorse aggiuntive per impedire che meno spesa pubblica significhi più spesa privata e meno sanità per chi non può pagare".

- LA SANITA' INTEGRATIVA. In Italia è un universo composto da centinaia di Fondi integrativi, a beneficio di oltre 11 milioni di assistiti. La ricerca di Rbm Salute-Censis ha riguardato 14 Fondi sanitari per oltre 2 milioni di assistiti e importi richiesti per prestazioni pari a oltre 1,5 miliardi di euro nel triennio 2008-2010. Il 55% degli importi ha riguardato prestazioni sostitutive (ricovero ospedaliero, day hospital, eccetera) fornite in alternativa a quelle dei Livelli essenziali di assistenza (Lea). L'altro 45% ha coperto prestazioni integrative (cure dentarie, fisioterapia, eccetera). Tra le varie tipologie sono i Fondi aziendali, rispetto a quelli istituiti dalla contrattazione collettiva nazionale, a garantire in misura maggiore la copertura anche alle famiglie degli iscritti.
Adn Kronos

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