venerdì 6 luglio 2012

Giovedì 28 giugno è comparso in rete un post molto significativo.
Il titolo del post è La costituzione esce dalle fabbriche e l’autore è il ben noto intrallazzatore sindacale Giorgio Cremaschi.
In questo post, pubblicato da MicroMega (per me, MicroMenga), organo raffinato e un po’ snob della sinistra serva del neoliberalismo e della globalizzazione neoliberista, l’intrallazzatore sindacale in questione, oggi “pensionato” e con il culo al sicuro, chiede (umilmente?) perdono per la drammatica sconfitta subita dai lavoratori a causa della manomissione dell’art. 18 e dell’estensione della libertà di licenziamento in Italia.
Sì io sento il bisogno di scusarmi per questa sconfitta e per come e' maturata, scrive  il burocrate sindacalese quando è ormai troppo tardi.
Questo farabutto, dopo aver mentito ai lavoratori per anni, dopo aver contribuito a deviare sui binari morti degli scioperi inutili, “politicamente corretti” e “democratici” (meglio liberaldemocratici) la protesta del lavoro, adesso che è in quiescenza, che non
rischia la carriera ed è fuori dei giochi sindacalesi di sottopotere, ci rivela che la CGIL della Camusso ha lavorato contro i suoi stessi iscritti, fingendo, ma soltanto fingendo, di opporsi ai massacratori controriformisti Monti e Fornero.
Ma la Fiom fa parte da moltissimi anni della CGIL e quindi anche Giorgio Cremaschi, come capo del comitato centrale Fiom.
In questo lacrimevole post (lacrime di coccodrillo, naturalmente) il vile imbroglione, l’abile parolaio che si è speso con gli altri farabutti suoi pari per uccidere sul nascere la protesta dei lavoratori, ci rivela che la colpa della sconfitta non è (come sospettavamo) dei lavoratori impauriti e ricattati dalla disoccupazione e dalla precarietà, ma – udite, udite! – dei dirigenti di quello che una volta definivamo movimento operaio ed in particolare di quelli della Cgil. Non e' vero infatti che su questo tema non ci fossero spinte alla mobilitazione. E' vero anzi il contrario.
Quindi il compito assegnato dai padroni di Monti ai sotto-servi sindacalesi di CGIL e Fiom era quello di bloccare la protesta sul nascere, per far passare la controriforma del diritto del lavoro, e Cremaschi, che era anche lui della partita, non lo nasconde, tanto il suddetto è "pensionato" e non rischia poltrone!
I sotto-servi sindacalesi, leccapiedi delle Aristocrazie finanziarie, hanno svolto bene il loro compito di kapò, impedendo la rivolta dei lavoratori-internati in quel grande campo di concentramento europoide che è diventata l’Italia.
Uno di questi miserabili kapò è stato lo stesso Giorgio Cremaschi, che oggi piange il morto e chiede scusa alle innumerevoli vittime delle manovre montiane euroglobaliste, appoggiate dal Pd, dalla sinistra  neoliberista e, seppur più subdolamente e nascostamente, dalla CGIL con la Fiom al suo interno.
Cremaschi poteva scegliere.
Poteva scegliere la lotta e, come ammette lui stesso nel suo post, avrebbe avuto un gran seguito fra i lavoratori.
Leggete questo, per comprendere meglio ciò che ci rivela questo farabutto: Uno sciopero generale della portata delle lotte del 2002 era alla portata ed avrebbe aperto un fronte complessivo con il governo, mettendo in gravi difficoltà Cisl e Uil e ancor di più il partito democratico. Ed e' per questo che non si e' fatto. La squallida mediazione definita tra i partiti di governo si e' trasferita sul progetto di legge, Cisl e Uil hanno accettato e la Cgil ha finito di opporsi. E, fatto ancor più grave, ha accettato la mediazione che cancellava l'articolo 18 facendo finta di aver vinto. A quel punto la prospettiva di una unificazione delle lotte e' saltata e anche la Fiom ha drasticamente ridimensionato la propria iniziativa.
Ma le lotte del 2002 erano politiche, ed erano contro il secondo governo Berlusconi, che pur cercava di manomettere lo Statuto dei Lavoratori del 1970 per dare agli imprenditori la possibilità di licenziare (e avere, così, il loro pieno appoggio), mentre in tal caso, nel nostro caso, si sarebbe trattato di lotte contro un governo appoggiato servilmente dalla sinistra politica e sindacalese.
Quindi, non solo non si potevano fare lotte contro il governo amico di Monti-Napolitano, euroglobalista e ultraliberista, imposto dalla classe globale dominante, ma si doveva fingere di opporsi, per impedire che la protesta si manifestasse al di fuori dei recinti sindacali e per imbrogliare i lavoratori fino ad approvazione della controriforma.
Inoltre, perché mettere in difficoltà il Pd, sostenitore di Monti, sguattero del grande capitale finanziario, europeista-europoide e filoglobalista?
“Cane non mangia cane”, come recita un noto proverbio.
Questo ci rivela il contrito Cremaschi, e questo lui lo sapeva fin dall’inizio, ma l’ha tenuto nascosto ai lavoratori, imbrogliandoli.
La parte che in questo gioco sporco ha avuto Giorgio Cremaschi, insieme a una gran parte dei dirigenti Fiom e al segretario nazionale Landini, ci è ormai chiara: quella del poliziotto buono, che finge di contrastare il poliziotto cattivo (Camusso) e di strappargli qualche inutile ora di sciopero generale “politicamente corretto” e perciò non incisivo.
Ma ora non c’è più necessità di giocare al poliziotto buono – che vuole lo sciopero generale e la mobilitazione, naturalmente “democratica” e pacifica – e al poliziotto cattivo, impersonato dalla Camusso e dalla sua segreteria che fanno resistenza e tendono a posporre le date.
Non c’è più questa necessità perché i lavoratori sono stati bene imbrogliati e neutralizzati, e la controriforma di Monti e Fornero è passata (con il voto entusiasta del liquame pidiino parlamentare).
Tornando al recente passato, il gioco sporco di CGIL e Fiom, collegati al Pd, e quindi, indirettamente al direttorio Monti-Napolitano, ha permesso, per ammissione dello stesso Cremaschi, di frammentare le lotte in fabbrica e nella società: Il movimento si é quindi ridotto a singole azioni di lotta, da ammirare ringraziare, ma insufficienti a pesare sul quadro politico. Tante fabbriche metalmeccaniche, prime la Same e la Piaggio han continuato eroicamente a scioperare. I sindacati di base hanno generosamente scioperato il 22 scorso. Ma non poteva bastare, tenendo conto anche del terribile regime informativo che censura ogni dissenso mentre ossessivamente grida: viva Monti, viva l'euro, viva il rigore.
Oggi Giorgio Cremaschi sente il bisogno di “scusarsi” per ciò che ha permesso di fare contro quegli stessi lavoratori che lui, Camusso, Landini e gli altri soci della gran camarilla confederale avrebbero dovuto rappresentare e difendere a spada tratta.
Ma perché queste ammissioni, queste dichiarazioni, queste rivelazioni, dobbiamo chiederci, noi che non crediamo nel suo pentimento tardivo, fuori tempo massimo, esattamente come il ladro che si pente soltanto quando rischia di essere scoperto, o quando addirittura lo prendono con le mani nel sacco?
Non certo per rimorso, per crisi di coscienza, per sopraggiunto e sincero pentimento per ciò che ha lasciato che si faccia e per ciò che vigliaccamente non ha fatto.
Cremaschi lo fa per poter accreditarsi ancora, in futuro, come capetto di qualche associazione, o di qualche “movimento”, naturalmente pacifista e (liberal)democratico, che potrà tornar utile, in futuro, ai padroni di Monti, del Pd, della CGIL e della Fiom.
Lo fa per ricostruirsi una (improbabile) verginità e non sparire definitivamente dalla scena.
Lo fa per poter imbrogliare ancora e per poter imbrigliare ancora la protesta, contribuendo a narcotizzarla, a deragliarla su un binario morto.
Leggete ciò che scrive il furbastro alla fine del suo post: Ora abbiamo il modello Marchionne esteso a tutto il mondo del lavoro e dobbiamo ricostruire potere e forza. Non sarà facile ma ci dobbiamo provare, ancor di più noi che siamo consapevoli della portata di questa sconfitta. Senza fare sconti a chi ne e' più responsabile nel sindacato, e senza dimenticare mai più la colpa di Monti e del Pd che lo sostiene. Dei quali dovremo essere solo intransigenti avversari.
Posto che il modello Marchionne poteva contrastarlo con determinazione quando ancora non era esteso  a tutto il mondo del lavoro (ma evidentemente non aveva né la forza, né la determinazione né la volontà per farlo), rileviamo che chi ha tradito una volta può tradire ancora e contribuire a metterlo nel culo, una volta di più, a milioni di lavoratori sempre più poveri, sempre più ricattati e sempre più disperati.
Se la costituzione è uscita dalle fabbriche il “merito” è un po’ anche di Cremaschi.
Grazie Cremaschi, a te e ai tuoi complici bastardi!
Grazie di tutto, astutissimo servo del sistema, ma forse questa volta non ce la farai a riciclarti per continuare a truffare!

Qui, dal Water Closed, vi saluta il vostro

Anatolio Anatoli

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