venerdì 6 luglio 2012

Festeggiamo il grande avvento della democrazia in Libia con le elezioni (vedi a seguito articolo decisamente esauriente e ben fatto a questo riguardo) sotto stretta vigilanza degli osservatori internazionali (riconducibili "casualmente" ad una sola nazione però).
 Gradirei tanto un loro commento sulla presenza di Ben Hadj tra i candidati (tale soggetto prima di essere un "combattente della libertà " era un terrorista di AlQaida). Poco importa se i "martiri" di Ghedaffi con l'aiuto della Nato hanno dovuto "assassinare" i propri fratelli, ben 60.000 vittime civili. Intitoleranno le strade alle vittime magari imputandole al "regime" del Rais, contro il quale risultano tutti rigorosamente "combattenti"? Questo copione ormai rischia di essere davvero stantìo. Siamo anche noi occupati dagli Usa da ben 67 anni, anni durante i quali su molti fatti storici, dallo sbarco in Sicilia alle stragi e terrorismo di più recente avvento, è stato imposto il divieto "de facto" (per esempio su Ustica - A tal proposito leggersi l'art di Lannes che elenca la lunghissima serie di tanti testimoni  "suicidati") di poter liberamente investigare.  I mercenari desiderosi di consegnare la Libia ai gendarmi del mondo si sono subito premurati (chissà da chi sarà stato suggerito il gentil consiglio) di procurarsi uno "strumento legale" per continuare a perseguire, torturare ed assassinare chi "rimpiange"  l'ex Rais. Ottimo, sono davvero dei discepoli eccellenti nel comprendere i meccanismi della "democrazia" appena importata.
In Italia, a proposito di democrazia, si processano due libici perché pro-Ghedafi,
sorge il dubbio che la magistratura si sia prestata al solito gioco di mettere a tacere delle voci scomode (notare le accuse ridicole). Magari i togati, impedendo ai due ragazzi di parlare intendevano preservare immacolata la coscienza dei tanti anti-razzisti della "società civile" che ignoravano e tutt'ora fingono di ignorare le pulizie etniche perpetuate dai loro "beniamini".

Fin dalla genesi questi strani "ribelli" descritti come pacifici ma ripresi dalle tv  strapieni di armi riconosco il loro "quartier generale" nel fantomatico Comitato Nazionale di Transizione sulla cui democraticità, rappresentatività, trasparenza e composizione sorgono molti ma molti dubbi (ma l'Occidente vive di "governi ombra"). Il supporto sempre costante ed abbondante del "mondo libero" non conosce proprio l'avarizia, dalle armi ai "boots on the ground", dalle bombe dal cielo a quelle mediatiche, include anche l'"addestramento" al rito del voto, l'istituzione di un quotidiano che svolga il ruolo di "think tank" del pensiero dei giusti ed ovviamente la stesura della Costituzione di cui è già leggibile una bozza in inglese.

Un bel viaggio all-inclusive al girone dell'inferno dei colonizzati. Con tante congratulazioni da parte dei "custodi" della democrazia italioti che non si stancano mai di ripetere i torti che la Libia subì da quando fu invasa nel 1911 dal governo Giolitti.

Barbara


LIBIA,vigilia di elezioni generali: partiti e personaggi

7 luglio, data delle elezioni  generali per l’Assemblea Costituente, dopo le varie consultazioni amministrative locali.  Lo svolgimento sarà monitorato dagli osservatori internazionali del Carter Insitute di Atlanta, che ha già messo le mani avanti: “le misure di sicurezza impediranno agli osservatori di svolgere il loro compito in alcune aree.”  Link
Partiti iscritti: 130. Complessivamente presentano non meno di 1207 candidati  per assicurarsi 80 seggi in quella che si chiamerà  “General National Conference”.
GNC una sigla che impareremo a sostituire al CNT che ha retto finora la politica del paese.

Dei 200 seggi totali, i restanti 120 saranno disputati da 2501 cittadini che concorreranno individualmente.
2.800.000 sono gli iscritti negli elenchi elettorali, circa l’80% degli aventi diritto. Non sappiamo come siano state risolte le concrete difficoltà nel formare le circoscrizioni cui andranno i seggi; dopo i risultati si saprà se la soluzione sarà stata soddisfacente o qualche realtà locale si sentirà danneggiata per scarsa rappresentanza.
A 30 giorni dalla prima seduta della  Conferenza  sarà scelto e confermato un Primo Ministro. Nominerà i membri del suo Governo che dovrà ricevere l’approvazione di due terzi dell’assemblea.
Entro lo stesso termine di 30 giorni saranno nominati i 60 membri ai quali sarà devoluto il compito di scrivere la nuova Costituzione,  probabilmente partendo dalla bozza per il periodo di transizione  già preparata dal governo attuale. Link
Si lamenta la mancanza di dibattito pubblico preelettorale  e parecchi candidati non hanno ancora  formalizzato il programma sul quale chiedono fiducia agli elettori. Altre proteste vengono dalla diaspora. I libici residenti all’estero, perlomeno quelli degli Stati Uniti, lamentano carenze nella facilitazione all’esercizio del voto . Link 
Tutto questo in realtà è comprensibile: si tratta di una esperienza nuova, la cui data era già stata rimandata una volta. Non era concepibile che il Governo  si prendesse altro tempo per perfezionare la preparazione. Un altro aspetto, a mio parere,  dovrebbe realmente preoccupare l’elettorato libico: la storia personale dei canditati.
Dovrebbe essere considerato, sulla via della formazione di Istituzioni legittime, inaccettabile che  un jihadista di carriera come Abdel Hakim BelHadj entri  in lizza e sia a capo di un partito; proprio nei giorni scorsi si è tenuta la convention alla presenza di circa 150 persone in una circoscrizione di Tripoli. Link
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I partiti che si presentano con un maggior numero di candidati possono per sommi capi  essere descritti come segue, secondo le informazioni  ricavabili da un articolo della nuova testa LibyaHerald – Link  
**** I filoislamisti del Justice & Construction Party,
braccio politico dei Fratelli musulmani,
guidato da Mohammed Sawan, di Misurata, prigioniero sotto il regime che, come l’Egitto, ha sempre emarginato l’organizzazione.
**** I filoislamisti armati  del Nation Party ,
capitanati da  Bel Hadj che chiede voti soprattutto da e per i  combattenti della “rivoluzione”, ed è accusato di essere il rappresentante degli interessi del Qatar.
**** I filo-occidentali del National Forces Alliance,
che fanno riferimento a Mahmoud Jibril , ex primo Ministro dimissionario per contrasti nel CNT l’anno scorso. Posti d’onore alla convention del partito a uno sceicco dell’ormai famosa città/tribù Zentan e a una signora descritta in ‘hijab-chic’ and a skintight black catsuit, vale a dire con foularino e attilata tuta nera.
**** Gli anti-Gheddafi storici del National Front Party, che fino a poche settimane fa era  noto come National Front for the Salvation of Libya,
o
vvero il movimento  NFSL, in odore di creazione CIA e Mossad. Dall’estero portava avanti dal 1981 la diffamazione del regime. Particolarmente riuscita quella su Abu Salim, la prigione dove sarebbero stati uccisi in una sola notte migliaia di detenuti – il cui numero varia a seconda delle dichiarazioni-  e i cui resti non sono mai stati ritrovati, così come non vi sono testimoni oculari. Link
L’articolo del Libya Herald però non fa menzione di un partito che si è sorprendentemente ritirato dalla corsa elettorale pochi giorni fa.
Si tratta del Democratic Party (Link ) fondato il 14 luglio 2011, di orientamento laico,  accreditato di vasti consensi e di un certo feeling con Israele – Link
Per motivare la rinuncia il fondatore Ahmed Shebani  dichiara
“Arriva denaro dall’estero e dai paesi arabi dentro le elezioni per sovvertire la transizione alla democrazia. Lo scopo è fare della Libia o un fallimentare stato Wahabita o una finta democrazia, per impedire il contagio democratico ai paesi petroliferi del Golfo.”

Un pessimismo che anticipa ciò che il popolo libico dovrà scoprire e che da molto in Occidente constatiamo.
” I partiti si possono comprare o corrompere, sia dall’interno che dall’esterno”
[Libro Verde di Muhammar Gheddafi, Parte Prima] .
Link testo in italiano, non verificato con quello ufficiale,
§§§
Il clima nel paese?  E’ inquieta la Cirenaica.
Vi sono stati assalti alle caserme dell’esercito nazionale ed è stato integralmente distrutto l’ufficio elettorale di Bengasi (foto vicino al titolo) da 300 persone che inneggiavano all’autonomia della Cirenaica. Link
La regione possiede i due terzi del petrolio in territorio libico, non è difficile suscitare voglie localiste alle quali certamente fanno eco gli interessi delle bande armate; finora hanno resistito allo scioglimento ma non potranno andare oltre per molto tempo quando sarà impossibile rivolgersi a muso duro ai governanti accusandoli “non siete stati eletti”.
Inoltre già c’è sentore di malumore per la formazione delle circoscrizioni: Link-video  La prospettiva di avere nell’assemblea  soli 38 rappresentanti contro i 102 della popolosa Tripoli  non giova certamente a placare gli animi.
Altra fonte Link dà altre cifre: 26 seggi Bengasi, contro 30 di Tripoli, sottolienando che è una sproporzione che favorisce Bengasi, avendo questa metà della popolazione di Tripoli.
E’ probabile che la differenza nel riportare i numeri dipenda dalla mancata indicazione di “città” o “circoscrizione” elettorale. In ogni caso ciò che chiedono i bengasini pro-federalismo che cercanod i boicottare le elezioni è che i seggi vengano divisi equamente per tre: Tripolitania, Cirenaica, Fezzan indipendentemente da ogni altra considerazione.
Poichè il blitz ha distrutto come si vede dalla foto gli elenchi elettorali, sarà possibile che le elezioni in Bengasi possano svolgersi con regolarità? Senza brogli?

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