mercoledì 12 settembre 2012

Ti regalano un abbonamento in palestra? Sei ricco e potresti essere un'evasore.
Ti prendi cura di un animale? Chiedi il permesso a Befera.
Fai una donazione ad una Onlus? Manda la giustificazione e tante scuse ad Attilio.

Ecco il delirio di onnipotenza di quest'uomo che si permette di NEGARE che la lotta all'evasione si ripercuota unicamente sugli onesti. 

Avvisate quei pensionati che solo ieri dichiaravano che smetteranno di mangiare per pagare le gabelle. Sono potenziali evasori se osano fare la spesa ed il pignoramento della pensione altro non è se non un giusto atto di ritorsione. Dobbiamo ancora credere alla leggenda che si debbano pagare le tasse per mantenere il welfare? Nel paese far west delle banche dove la legge la detta il più violento arrogante mangiare è considerato un oltraggio, un atto di lesa maestà.  Non ne bastava uno di redditometro, la cui efficacia nonché logicità è da anni sotto
gli occhi di tutti, il vampiro Befera ne studia un secondo che "scansiona" (come un body scanner) ogni singola spesa del cittadino, dichiarato colpevole di evasione in anticipo. Non sarà assolutamente difficile dato che i c/c saranno a disposizione dell'Agenzia delle Entrate da ottobre. Apprendo quindi come sia completamente impossibile che l'Italia si emancipi verso la civiltà, propongo perciò al rapinatore per conto di Bankenstein Befera il sequestro di tutti i conti correnti, di tutti gli averi degli italiani. Fatto ciò, a sua discrezione, redistribuisca due piatti di lenticchie a chi il Re dell'esproprio vorrà, se vorrà, magari a chi compie azioni disperate. Personalmente mi sentirei presa meno per  i fondelli. In una nazione dove il diritto ad un piatto di spaghetti viene considerato un insulto dalla Ministra del welfare ce lo vogliamo chiedere PERCHE' SI PAGANO LE TASSE? Capisco bene come sia stato nominato come possibile candidato del partito difensore degli ultimi e degli oppressi, alias Pd e suoi fidi alleati cortigiani de sinistra.

Barbara

«Guerra» all'evasione, il nuovo redditometro
Nel mirino colf, asili, palestre e automobili

Pronto entro fine ottobre. I commercialisti: «Rischio che studi di settore diventino strumento di repressione»

Quella contro l'evasione fiscale «è una guerra» e «mi devo convincere che non siamo soli». Il direttore dell'Agenzia delle entrate, Attilio Befera, parla davanti alla commissione Finanze della Camera. I deputati lo incalzano sulla solita questione, Equitalia, la severità dei controlli. E lui, in Parlamento, è costretto quasi a difendersi: «Da quando sono direttore abbiamo recuperato oltre 40 miliardi di euro di evasione. Sentendo i vostri interventi ho la sensazione che questi soldi li abbiamo presi a cittadini onesti, vessati. Credo non sia questa la realtà». Una guerra, appunto. E il nuovo redditometro è una delle battaglie. «Ci stiamo lavorando, spero a breve» di averlo a disposizione, ha detto ieri Befera. «Preferisco ritardare un po' ma avere uno strumento efficace. Stiamo facendo due forme di redditometro, uno per la selezione preventiva e uno per le attività di controllo ». Un meccanismo in due tempi che darà la possibilità al contribuente di dimostrare la compatibilità delle proprie spese con il reddito dichiarato prima di far scattare gli eventuali controlli.
Ma a quasi un anno dalla presentazione siamo ancora alla sperimentazione. Il redditometro servirà a scovare gli evasori confrontando il reddito dichiarato dal contribuente con il suo tenore di vita, letto attraverso una serie di voci «spia»: non solo la barca o la macchina di lusso, ma anche le spese per la colf, per il cellulare, per l'asilo o l'università dei figli, fino all'abbonamento in palestra, alla parcella del veterinario, alle donazioni alle onlus. In tutto cento indicatori, divisi in sette grandi categorie, che disegnano la capacità di spesa del contribuente e quindi stimano il suo reddito «presunto». Se quel reddito presunto dovesse essere troppo al di sopra di quello dichiarato, il Fisco potrà far scattare i controlli.
Il sistema è stato presentato la prima volta il 25 ottobre scorso. La sperimentazione doveva durare pochi mesi, per essere pronti a giugno. Ma restano ancora alcuni nodi da sciogliere, come il peso da assegnare a ciascuna di quelle cento voci spia e la definizione di quanto il tenore di vita debba essere più basso del reddito dichiarato per far scattare i controlli. Non ci sono soltanto problemi tecnici, però. La questione è anche politica. E c'è anche chi pensa che questo strumento possa essere considerato troppo invasivo. Il timore vero, infatti, è che il redditometro si trasformi in uno studio di settore applicato a 22 milioni di famiglie e 50 milioni di contribuenti. Le spese rilevate nelle categorie- campione avranno un peso nel calcolo del reddito ma a questo verrà aggiunto anche un coefficiente di moltiplicazione in base all'area geografica e al nucleo familiare. In poche parole, il reddito di chi acquista un'auto in una regione dal reddito medio- basso sarà conteggiato con un "peso specifico" superiore rispetto a chi compra la stessa auto in una regione a reddito più alto. E poi ancora bisognerà calcolare il numero dei familiari per un totale di 55 gruppi omogenei che genereranno il calcolo finale.
«Si tratta di un meccanismo concettualmente giusto — afferma Claudio Siciliotti, presidente dei commercialisti — ma c'è un rischio concreto: potenzialmente il redditometro può diventare strumento automatico e assumere valore legale comportando l'inversione dell'onere della prova a carico del contribuente. È vero che Befera, meritoriamente, ha più volte ribadito che questo sarà solo uno strumento che servirà a segnalare i casi più a rischio per far scattare accertamenti più approfonditi. Ma il timore è che in futuro ci possa essere un inasprimento del suo utilizzo. Si tratta di una preoccupazione prospettica legata soprattutto alla presenza dei coefficienti, gli stessi che tanti problemi hanno creato negli studi di settore. Stavolta però non saremmo più in presenza di 5 milioni di partite Iva ma di 50 milioni di contribuenti». Il nuovo redditometro consentirà anche una verifica «fai da te» a posteriori: grazie a un software messo a disposizione dei singoli contribuenti e dei commercialisti, chi vorrà potrà inserire i propri dati (e spese) e verificare se quanto ha intenzione di dichiarare rientrerebbe nei parametri stimati o farebbe accendere un campanello d'allarme al fisco. E magari ritoccare la dichiarazione.
Lorenzo Salvia
Isidoro Trovato

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