martedì 23 ottobre 2012

Seguono aggiornamenti sull'aggressione colonialista Nato ai danni di Libia e Siria, con sommo sollievo dei dirittoumanisti pacifinti europeidi. Segnalo qui il coraggioso, onesto e sincero intervento del Presidente Chavez in merito alla questione siriana ricordando la Libia.
Barbara

Dossier GHEDDAFI. La morte: tante versioni pubbliche e la taciuta “pista dell’oro”

ottobre 19, 2012 di mcc43  

♣Le troppe versioni ufficiali e l’inconclusiva indagine Onu.
♣Interviste psyops:
il bodyguard di Gheddafi
♣Gheddafi rapito e riportato a Sirte?
♣ La PISTA DELL’ORO: Venezuela e Libia


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Il giorno 20 ottobre 2011 sui teleschermi e nel web si replicavano all’infinito il volto insanguinato di Muhammar Gheddafi, il branco
urlante lanciato all’inseguimento, poi la sua  immobilità nella morte. Il giorno 23 l’annuncio alla folla: Dichiariamo la Libia liberata. Alzate la testa. Siete libici liberi Mustafa Jalil si inchinava e ringraziava Dio.  “Da oggi siamo una sola carne. Archiviamo il
conflitto per il bene della Libia che avrà la legge islamica come suo fondamento”.  Obama si congratulava.  Cameron e Sarkozy l’avevano anticipato con il blitz propagandistico a Bengasi una settimana prima. **** Un anno è trascorso. Le distruzioni che hanno cancellato intere città e provocato migliaia di sfollati, la persecuzione dei libici di pelle nera, il suolo inquinato dall’uranio dei bombardamenti e dalle mine inesplose, i mutilati e l’infinita teoria di tragedie personali hanno liberato la Libia solamente dal corpo di Gheddafi, sepolto non si sa dove. Tutto ciò che si presumeva dovesse diventare nuovo è nel limbo delle speranze sempre più colorate di disillusione. Il conflitto divampante è diventato cronico. 
Sì , Gheddafi non c’è più, ma sempre più spesso, riferiscono un pò meravigliati gli stranieri, si sente lo  slogan di un tempo  “Qadafi mia mia”,  sottovoce: Gheddafi al cento per cento.


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Le troppe versioni ufficiali e l’inconclusiva indagine Onu.



– Il comunicato della Nato (pdf). Consegna alla storia la versione di un aereo che avvista un convoglio armato “nei pressi di Sirte”, lo centra, distrugge un certo numero di veicoli, i restanti proseguono verso sud, vengono nuovamente colpiti; il comunicato dichiara altresì che il pilota non era al corrente della presenza di Gheddafi nel convoglio.

- I ribelli del CNT. Sono loro a suggerire che Gheddafi è uscito da Sirte e dichiarano di averlo catturato nascosto in una conduttura [da un mese  proclamavano d'essere sul punto di scovarlo imbucato da qualche parte] già ferito alle gambe. I video mostrano che Gheddafi poteva correre, mentre è la testa ad essere abbondantemente coperta di sangue. Viene sballottato e non oppone resistenza, come persona sotto effetto di narcotici. E’ inseguito e oltraggiato da una muta urlante, “muore durante il trasporto all’ospedale”.
Il medico autore dell’autopsia riscontra, invece, due proiettili sparati da distanza ravvicinata, alla testa e allo stomaco, poco dopo essere finito nelle mani dei ribelli. In effetti alcune scene dei video mostrano  una pistola puntata alla tempia.
Video a questi link  DailyMail HRI .Mahmoud Jibril, tuttavia, dichiara che il prigioniero è morto durante una sparatoria avvenuta dopo la sua cattura tra lealisti e forze del Cnt,  ” non vi è stata nessuna  esecuzione“. 

La versione emerge confusa e
palesemente imbarazzata. L’Onu ordina un’inchiesta, i risultati saranno resi noti nel mese di marzo 2012 e definiti “inconclusivi”: catturato vivo, sì, ma  non possibile stabilire in quali circostanze sia  stato ucciso.
In prossimità dell’anniversario dei fatti, ora i media aggiungono particolari che, lungi dal chiarirli, aumentano i sospetti; Time World  rivela che i ribelli  che hanno catturato Gheddafi erano in contatto telefonico con il CNT. Quali disposizioni hanno ricevuto e da chi personalmente?  Un portavoce dichiarerà poi ai giornalisti “Avevamo bisogno di sbloccarci e Gheddafi morendo ha reso le cose più facili” .



Per convalidare la tesi “Gheddafi usciva dal nascondiglio di Sirte:


Indiscrezioni e depistaggi


Nei giorni successivi ai fatti, una fioritura di notizie presentava un unico denominatore comune “Gheddafi usciva da Sirte, i ribelli lo hanno catturato”,  ma si è detto anche della presenza di  SAS britannici e di agenti francesi. Si è detto altresì che i servizi segreti della Germania sapevano da settimane dove si trovava Gheddafi. Questo ha sapore di verità,  visti i mezzi tecnologici a disposizione (resta da capire se si trattava veramente di Sirte)  e rende ridicolo il recente scoop anti-Assad: un mestatore ex-membro del CNT ha dichiarato,  e i media hanno raccolto, che  Gheddafi sarebbe stato individuato perchè Assad avrebbe rivelato ai servizi segreti francesi il suo numero di cellulare.

Nei giorni scorsi un nuovo report di HRW, insieme ad un video , costituisce una durissima accusa contro le brigate di Misrata (evito il nome italiano per motivi di traduzione in altre lingue), che hanno torturato e giustiziato la settantina di soldati facenti parte del convoglio di Sirte. Alcuni dei colpevoli sono noti e segnalati alle autorità libiche che finora non hanno provveduto ad emettere alcun provvedimento giudiziario, sostiene HRW di solito indulgente con i nuovi politici della Libia.


Sugli eventi del 20 ottobre si sono aggrovigliate anche le notizie sull’altrettanto misteriosa fine di Mutassim Gheddafi; secondo una versione sarebbe stato ucciso perchè uscito allo scoperto per controllare personalmente i danni agli automezzi, ciò in perfetto contrasto con i video che lo mostrano vivo e progioniero prima di venire esposto insieme al padre nel macabro e rivoltante  spettacolo nel supermarket di Misrata.


Di quel giorno si  è detto soprattutto di una bandiera bianca  sventolata dal convoglio e ciò  si aggancia alle varie  precedenti voci di trattative segrete per la resa di Gheddafi. In questo blog avevo raccolto da fonte israeliana la notizia di un incontro segreto sotto gli auspici  Onu in Tunisia, con i nomi dei partecipanti e le condizioni poste da Gheddafi. (Il vento della speranza soffia(va) da Djerba). Trattative fallite per l’opposizione del CNT apparentemente. O accordo segreto che i governi Nato hanno trasformato poi nella trappola scattata a Sirte? 

Interviste PSYOP


 - Un contractor sud-africano, degente in un non meglio identificato ospedale del Nord Africa, racconta di aver fatto parte del  commando incaricato di scortare Gheddafi fuori dai confini della Libia; convinti di agire per ordine della Nato i contractors sono stati sopresi del bombardamento e si sono salvati perchè i ribelli di Misrata li hanno lasciati fuggire. Ciò  stride con la loro pratica sanguinaria,  ma potrebbe essere avvenuto per ordine degli agenti stranieri che per tutta la durata del conflitto hanno accompagnato e assistito le milizie.
Se il contractor afferma il vero, la promessa di un espatrio protetto da un commando pseudo-Nato potrebbe essere stata la mossa finale di un accordo-trappola siglato a Djerba.

- Mansour Daw, cugino e capo della guardia personale di Gheddafi ha rilasciato un’intervista che è il pezzo forte della disinformazione.
Qui il video della sua cattura, in assoluta assenza delle violenze riservate a Muhammar Gheddafi, Qui  i punti salienti  del suo racconto alla CNN (
video in inglese scomparso dalla rete) riportati dal Corriere della Sera.
Daw afferma di esser sempre rimasto con Gheddafi dalla caduta di Tripoli fino al 20 ottobre, che  l’uscita da Sirte sarebbe avvenuta per volontà dello stesso  Gheddafi e  di non sapere cosa sia avvenuto di lui, avendo aver perso  i sensi a causa del bombardamento.
Due elementi lo smentiscono.
La sua alta posizione nel regime non permette di credere che il feroce battaglione Tigre  di Misrata lo abbia risparmiato di propria iniziativa. L’esser stato messo in posizione di unica fonte per i  media è funzionale ad un piano preciso: sostenere che fino al momento del bombardamento Gheddafi non era prigioniero e aveva un nascondiglio a Sirte.
Falsa la dichiarazione  di essere 
rimasto “sempre” insieme al leader a Sirte, al contrario, vederlo comparire sul teatro degli avvenimenti  doveva sorprendere i giornalisti come ha sorpreso me.  All’inizio del mese di settembre varie fonti rilanciavano la notizia della sua uscita dalla Libia verso il Niger, dove pure venivano segnalati funzionari dei servizi di sicurezza americani.
Questo in sintesi, il dettaglio sull’ambiguità del personaggio è leggibile  nei  post alla Tag Mansour Daw
.

La pista non discussa: l’oro della Libia


Tutte le contrastanti versioni pubbliche  potrebbero nascere da un unico segreto  retroscena,  per effetto del quale Gheddafi si troverà  il 20 ottobre alle porte di Sirte-  ma non per propria volontà.
Durante le ultime settimane del conflitto le 144 tonnellate di riserva aurea della Libia  , dai media definite “l’oro di Gheddafi” , erano  argomento ricorrente, sorprendentemente archiviato dal giorno della sua morte.
(nota1)

1) Dov’era nascosto l’oro delle riserve libiche? Non è un dato che circola facilmente e non sempre si hanno disposizione gole profonde; occorrono servizi segreti. Nella pista dell’oro potrebbe comparire la rete di agenti che il Mossad sviluppa nella Tunisia post rivoluzionaria, come apertamente comunica il quotidiano israeliano on line Ynetnews   [agg. h.21 19.10 il sito nega l'accesso all'articolo! vedere nota X in calce ] Si tenga a mente che il  convegno segreto di agosto avviene proprio in quel paese, a  Djerba.

2) Gli antefatti del mese di Agosto. Dal Venezuela un annuncio clamoroso. Il 17,  Hugo Chavez chiede il rimpatrio delle 211 tonnellate di oro venezuelano allocate nelle banche estere.   Bloomberg titola:  “ Chavez svuota la Banca d’Inghilterra” e nell’articolo riporta le parole del presidente “Abbiamo 99 tonnellate di oro nella Bank of England dal 1980. Direi che è salutare riaverle a casa”. Il mercato s’impenna, gli attacchi aerei sulla Libia s’intensificano, Al-Jazeera diffonde il falso video della caduta di Tripoli, Gheddafi comprende che il destino è segnato e se ne va.  La ri-consegna dell’oro avverrà da Londra, via Parigi,  quasi a tambur battente: in novembre il primo carico, in gennaio l’ultimo.  La Bank of England possedeva materialmente quest’oro?  O era stato smobilizzato per proprie operazioni lucrative? In quest’analisi - che merita attenta lettura poiché gli astrusi meccanismi della finanza ricadono su tutti noi – viene argomentata la gravità della situazione nel caso della seconda ipotesi. Acquistare sul mercato dell’oro significava sborsare, all’epoca,  1,826.80 $ per ogni oncia, cioè per 31,10 grammi. Ce ne vuole per arrivare a una tonnellata! Quand’anche i forzieri britannici fossero stati zeppi di lingotti, la prospettiva di soddisfare Chavez  incamerando nel contempo, extra-contabilità,  200 tonnellate d’oro libico da spartire con le altre banche detentrici dell’oro venezuelano  doveva sembrare allettante.

3) Le notizie del mese di settembre Da Tripoli, ormai sotto controllo Nato, esce la notizia  che il 20% delle riserve libiche – allocate nel paese e non all’estero- sono state vendute prima  della caduta della capitale.  Da Niamey rimbalza la notizia del “convoglio fantasma”:  Giallo su 200 camion con oro e soldi titola La Stampa, aggiungendo: forse c’è anche Gheddafi, alcuni figli e dei fedelissimi. Le autorità del  Niger comunicheranno poi trattarsi  di famiglie richiedenti asilo, ma si saprà da altre fonti della presenza di  Mansour Daw, e in Niger si trova tuttora Saadi Gheddafi. Ai più sono sembrate notizie poco importanti mentre infuriavano i bombardamenti su Sirte e Bani Walid (nota2), per Gheddafi, invece,  s’inquadravano in una realtà che noi non conosciamo e potevano arrivargli come  significativi messaggi.

4) Ottobre: il colpo finale
Dalla Tunisia: i siti corsari danno una breve e dettagliata notizia -  traduco da  Alterinfo del 21 ottobre  :

Gheddafi era stato catturato giorni prima e trasferito in elicottero.

È l’arrivo di una delegazione francese in Libia il 12 ottobre, con diversi imprenditori e l’assenza per 12 ore di membri del personale diplomatico a innescare la polemica tra i giornalisti (nota: si fa riferimento alla stampa francese.)
Prima degli eventi c’è stato un  monitoraggio satellitare 24/24 ore, con un avvicendamento di più di 100 persone, per controllare Gheddafi e i suoi ministri. Era in gioco un tesoro di euro e lingotti d’oro, stimati in 300 miliardi.
Muammar Gheddafi fu arrestato e torturato per più di 10 giorni . Completamente drogato e fisicamente distrutto, sarà consegnato, con il figlio Mutassim, a una banda di assassini per mascherare la tortura e gli abusi subiti.
È altamente probabile che questa sia un’operazione effettuata dal Mossad israeliano attraverso un distaccamento venuto dalla Tunisia che aveva ricevuto informazioni incrociate da satelliti e sistemi di sorveglianza.

Mai dai media internazionali è stato messo in dubbio l’assioma dei ribelli: Gheddafi “usciva” da Sirte, invece si dovrebbe porre molta attenzione ai fatti che di  dubbi ne suscitano alquanto.

  • La presenza di Gheddafi per due mesi a Sirte,  ignorata dalla Nato, senza che un oppositore o un cittadino lo riconoscesse e, sfinito dalle bombe e dalla fame, decidesse di consegnarlo ai ribelli per  incassare la taglia.
  • Il silenzio protratto del rais, essendo stato diffuso il 6 ottobre l’ultimo suo messaggio audio.
  • L’assurdità di un’improvvisa sortita nella pianura libica sotto il tiro della Nato per desiderio “tornare al paese natale”.
  • La condizione di torpore e stordimento, non di terrore, che i video mostrano. In questa foto Gheddafi si guarda la mano insanguinata per rendersi conto di essere ferito.
  • L’esame autoptico effettuato a Misrata in assenza di periti internazionalmente riconosciuti. Solo la figlia Aisha richiederà una seconda autopsia che avrebbe potuto accertare, oltre alla  causa della morte, psicofarmaci presenti nel sangue e in quale  misura.  Lo stesso si può dire per Mutassim che parimenti, dai video della detenzione, appare trasognato, invece che terrorizzato.

Tutto questo diventa comprensibile prendendo in considerazione  l’ipotesi di un rapimento per “convincere a rivelare” cui vien fatto  seguire il trasferimento di Gheddafi alle porte della città nella notte del 19 (nota3).

5)  Saif al Islam rimasto solo, Hilary Clinton dal CNT Avvenuto il rapimento in un giorno successivo al 6 ottobre, forzatamente cessarono i contatti telefonici di Muhammar con il figlio Saif al Islam in Bani Walid. Ciò può spiegare perché il 17, due giorni prima dell’entrata dei ribelli nella città, Saif l’abbandona precipitosamente  finendo sotto il tiro degli aerei Nato. Morti decine dei suoi soldati, Saif ferito alla mano. Quest’accelerazione degli eventi avviene mentre Hilary Clinton è in visita al CNT in Libia, tre giorni prima che Muhammar Gheddafi venisse esposto al mondo intero, nei video “amatoriali” prontamente diffusi in rete, stordito e ferito nelle mani dei ribelli.

6) Perchè la pista dell’oro deve restare ignota Se la pista dell’oro fosse stata resa pubblica, non è difficile immaginare le ripercussioni sul popolo libico nel vedersi depredato dai suoi “liberatori”, nell’inerzia o nella connivenza del CNT. Si è offerto ai libici uno spettacolo. La Nato che colpisce Gheddafi ineccepibilmente perché all’oscuro della sua presenza nel convoglio. I ribelli – autodefiniti Freedom Fighters – che stanano il dittatore sordidamente “imbucato” in un condotto. Immagine perfetta per  le future autoassoluzioni dall’inefficienza: “colpa dei quarantanni di regime”.  Hollywood non avrebbe fatto di meglio.

E’ una versione probabilmente sgradita anche al fronte dei lealisti. Aggrappati all’idea del Leone del Deserto combattente fino alla morte, come tante volte lui stesso aveva declamato, hanno sempre opposto  un netto diniego alle voci  di trattative per la resa.
Dopo il 20 ottobre, il peggio della propaganda lealista negava perfino l’avvenuta morte, attribuendola a un cugino somigliante o a un sosia, assicurava che Gheddafi era vivo e stava organizzando la resistenza.  Perfino  la dichiarazione del portavoce ufficiale Mussa Ibrahim  rispondeva a logiche di propaganda: Gheddafi è morto per le ferite causate dal bombardamento e  i traditori ribelli gli hanno sparato alla testa e all’addome per simulare che l’uccisione sia avvenuta per mano loro”.

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La fine di Muhammar  Gheddafi è nella morsa dello spietato complottismo internazionale e dell’inconcludenza dei sostenitori, inabili anche nella lotta contro la disinformazione mediatica.
Un lascito oscuro che pesa sulla Libia oggi ancora in fuga dalla realtà, incapace di deporre armi, localismi, meschinità personalistiche.
Le milizie di Misrata assediano Bani Walid per vendicare un proprio combattente miticamente trasformato nell’eroe che ha “catturato” Gheddafi.  Per questo assedio vendicativo c’è l’assenso, con votazione non a maggioranza,  del Congresso Nazionale e  nei social media i  libici della diaspora,  i parenti dei politici,  gli affaristi stranieri in Libia tifano per la finale resa dei conti  con la città che, a torto o a ragione, si vuole simbolo del pro-gheddafismo.
I conti che davvero non tornano sono quelli finanziari. L’opulenza dei singoli è lontana quanto lo scongelamento dei fondi libici che governi e banche straniere restituiscono con il contagocce, mentre il Congresso Nazionale tace sull’insolito comportamento di una classe dirigente che, con il paese drammaticamente a corto di liquidità, non fa neppure menzione delle  riserve auree.  

La Libia è un paese traumatizzato imbeccato dalla propaganda occidentale,  spinto a credere che il problema pressante sia la spaccatura fra laici e islamisti, anzichè quello di una perduta sovranità da riconquistare.

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a questo  link  tutte fonti usate per la ricostruzione dei fatti


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NOTE:


-nota2 per chi li avesse dimenticati rimando a Sirte: assedio con infamia, anche nostra   poichè dal sito Nato  i bollettini quotidiani delle missioni  e degli obiettivi colpiti sono scomparsi:  “Error404, page not found”!

-nota3  Riporta Time Wolrd nell’articolo citato in apertura, che secondo le “interviste” di HRW  quella che doveva essere un’operazione notturna divenne una manovra in pieno giorno perchè Gheddafi avrebbe deciso di prendere con sè anche i suoi soldati feriti. Ciò non collima con la vulgata di dittatore spietato, ma il pubblico si è disabituato ad andare per il sottile nel recepire  le notizie.

-nota X – fino al mattino del 19.10 il link funzionava, in serata “access denied” – La notizia della rete di spie Mossad nel Nord Africa si può anche leggere  (per ora?) a questo link Da notare : si tratta di un sito israeliano che rilancia un comunicato di febbraio 2011 di Jana News, ovvero l’agenzia di notizie della Jahamairija libica. Strani incroci davvero….

La roccaforte di Gheddafi, Bani Walid, sotto attacco


ottobre 21, 2012 
Stephen Lendman Globalresearch, 20 ottobre 2012


La Guerra di Washington alla Libia infuria. La guerra non è finita dopo che la NATO ha detto che la sua “missione” del 2011 si era conclusa dopo sette mesi. Devastare un paese non belligerante non era abbastanza. La durezza dell’occupazione infligge altro dolore. La resistenza della Jamahiriya è forte. La sua lotta continua. E non si fermerà fino a quando la Libia riacquisterà la libertà. I lealisti non vogliono partecipare ai leader fantoccio controllati dalla NATO, al saccheggio e agli abusi  imperiali al popolo libico. Gli scontri per la libertà esplodono frequentemente. Le tribù vi sono coinvolte. Le milizie locali hanno una propria agenda. I ribelli si combattono tra loro e contro la Resistenza verde per il controllo.
Le forze governative servono Washington e i principali partner della NATO. Dagli inizi di ottobre, Bani Walid è assediata. Migliaia di miliziani combattono. Cibo, forniture mediche, carburante e altre cose essenziali scarseggiano. Uomini armati bloccano i veicoli con generi di prima necessità, medicine e altro all’entrata. I quartieri residenziali vengono attaccati. I villaggi nelle vicinanze sono stati saccheggiati e bruciati. Il cosiddetto Congresso Nazionale Generale (GNC) della Libia approva l’assalto. I fantocci al governo vogliono che i residenti consegnino i presunti responsabili dell’uccisione di Omran Shaaban, un ribelle coinvolto nella cattura e nell’assassinio di Gheddafi.
Lo scorso autunno, la NATO ha devastato Bani Walid. Per settimane, bombardamenti terroristici, bombardamenti indiscriminati e attacchi di terra l’hanno ridotta a una città fantasma. E’ stata una delle ultime città della Libia a cadere. E’ la casa di oltre 80.000 abitanti. Hanno pagato un prezzo enorme. Molte le vittime. Molti i morti e i feriti. Migliaia sono gli sfollati. Centinaia sono stati arrestati e imprigionati. Il loro crimine è il desiderio di vivere liberi. Oggi i residenti di Bani Walid sono di nuovo sotto attacco. Finora stanno resistendo valorosamente. Lo scorso autunno, le forze della NATO e i ribelli hanno usato chimiche e altre armi illegali. I rapporti suggeriscono che sono usate anche oggi. Le ferite non sono correlate ad armi convenzionali. Israele fa la stessa cosa agli abitanti di Gaza. Così fanno le forze statunitensi nei teatri di guerra del Pentagono.
Mathaba ha riferito che i residenti ricoverati hanno gravi ustioni, “allucinazioni, spasmi muscolari, bava alla bocca, tosse, irritazioni agli occhi, vertigini, difficoltà di respirazione e perdita di coscienza.” La NATO e le sue forze fantoccio combattono tutte le loro guerre in modo sporco. I civili soffrono di più. I media delinquenziali sopprimono ciò che dovrebbe fare titolo. Mathaba citava il Dr. Taha Muhammad: “Abbiamo cominciato a ricevere pazienti con sintomi strani che non ho mai visto prima. Le persone colpite avevano difficoltà respiratorie, vertigini e tosse. Non tutti manifestano gli stessi sintomi, ma alcuni sono anche affetti da allucinazioni, schiuma alla bocca e perdita di coscienza. Crediamo che siano stati esposti a qualche tipo di gas.” Le strutture e le attrezzature mediche disponibili non possono diagnosticare correttamente o curare le vittime. I medici fanno il meglio che possono. I pazienti soffrono. Le violazioni dei diritti umani continuano ogni giorno.
Il 19 ottobre, Reuters intitolava “Il capo dell’esercito libico a Bani Walid, dopo gli scontri“, dicendo: “Il capo dell’esercito Yussef al-Mangoush ha detto che le truppe sono “pronte ad entrare a Bani Walid, e ci aspettiamo (di entrare) pacificamente. L’esercito sta per prendere il controllo della situazione.” Il colonnello della Resistenza Salem al-Wa’er, ha detto “Bani Walid è stata bombardata da questa mattina da tre lati: sud, est e sud-est”. Gli abitanti della città dicono che i bombardamenti continuano. Il commercio è cessato. I beni essenziali si stanno esaurendo. Le tensioni sono alte”.
Il 18 ottobre, Russia Today intitolava “Undici uccisi mentre la roccaforte libica di Gheddafi viene bombardata dalle milizie“, affermando: “Le autorità libiche continuano a lottare contro i gruppi di miliziani, mentre cresce il disordine politico.” Il 19 ottobre, AFP intitolava “Gli scontri tengono il mediatore fuori da Bani Walid“, dicendo: “I miliziani pro-regime martellano la città. Fino ad ora, i combattenti della resistenza gli hanno impedito di entrare e di prendere il controllo. Il presidente del GNC Mohammed Megarief ha promesso di venire, ma i combattimenti lo hanno tenuto lontano.” In precedenza aveva fondato il Fronte Nazionale per la Salvezza della Libia (NFSL). Si trattava di un gruppo anti-Jamahiriya finanziato da CIA/Arabia Saudita, che ha diretto dall’ottobre 1981 al maggio 2012. E’ attivamente anti-Gheddafi. Più volte ha cercato di cacciarlo con un Colpo di Stato, ma non c’era riuscito. Dopo la sua morte, si è trasformato nel Partito del Fronte Nazionale. Ha vinto tre dei 59 seggi nelle elezioni del luglio 2012 per il GNC. L’Alleanza delle Forze Nazionali (NFA) di Mahmoud Jabril ha ottenuto 39 seggi.
Il 18 ottobre, il Guardian intitolava “La confusione si diffonde mentre la città libica di Bani Walid viene tempestata dall’esercito.” “Fino ad ora, le unità dell’esercito non hanno vinto come previsto. Aspri combattimenti continuano. “Abbiamo iniziato a entrare Bani Walid. Non siamo lontani dal centro”, ha detto il portavoce dell’esercito Mohammed al-Gandus. “C’è stata una grande battaglia tra gli abitanti di Bani Walid e il nostro esercito.” I sostenitori di Gheddafi vi si sono “nascosti”, ha aggiunto. “Stanno combattendo molto bene, perché sanno che presto moriranno.”
I rapporti sulla loro fine potrebbero rivelarsi esagerati. Lo scorso autunno, la NATO aveva detto che la resistenza di Bani Walid era stata sconfitta. Un anno dopo, la loro lotta continua. Milioni di libici vogliono la libertà, non l’occupazione del regime repressivo dei fantocci filo-occidentali. Non hanno smesso di combattere e non cederanno in tutto il paese. Bani Walid è uno dei tanti campi di battaglia. Scontri possono scoppiare ovunque e in qualsiasi momento. Non si fermeranno fino a quando la libertà sarà riconquistata. Allo stesso tempo, la violenza quotidiana provoca notevoli danni. La cosiddetta liberazione della NATO offre un inferno vivente. Uccisioni di massa, distruzione e miseria umana accompagnano ogni campagna della NATO, che restano, una volta finita la guerra. Bani Walid si trova a 180 km a sud ovest di Tripoli. E’ la base di origine dei Warfalla, la più grande tribù della Libia. È rimasta fedele a Gheddafi durante i combattimenti dello scorso anno. I   combattenti di Bani Walid resistono meglio che possono. Almeno 10 morti sono confermati e decine i feriti. La valle al-Mardoum è la più colpita. Ma è difesa valorosamente. I due precedenti tentativi, quest’anno, di prendere la città non sono riusciti. Da mesi è indipendente e libera dalle milizie. I residenti hanno assunto la responsabilità della sicurezza locale. Lottano per mantenere ciò che le milizie e i funzionari del GNC vogliono distruggere.
Il 19 ottobre, Mathaba intitolava “Un’assalto completo su Bani Walid è in corso“, dicendo: “La delibera n° 7 del GNC emanata il 27 settembre, chiede alle unità dell’esercito di arrestare i responsabili della morte di Omran Shaban. Le forze di terra hanno attaccato la città. Numerose sono state le vittime da entrambe le parti.” Il comandante dell’esercito al-Gandus ha sostenuto che le sue truppe hanno iniziato ad entrare Bani Walid. Si dirigono verso il centro della città, ha detto. Ha sostenuto che vincere questa battaglia libererà la Libia. I residenti la pensano diversamente da lui. I funzionari del regime sono in gran parte silenziosi. Hanno parlato poco dei loro piani di guerra. Aspettatevi l’uso illegale di armi chimiche, di nuovo, sui residenti della città. Sono circa 2000 le truppe coinvolte. I miliziani li integrano. Le perdite da entrambe le parti potrebbero essere elevate. Un residente di Bani Walid, Ibrahim Warfalli, ha smentito le notizie ufficiali. Ha detto che i combattenti della resistenza mantengono il controllo dell’aeroporto e hanno impedito a unità dell’esercito di entrare in città. La posta in gioco è la libertà o l’occupazione e il controllo imperiale. I combattimenti sono intensi.
Il portavoce dell’esercito ha detto che non sa quanto tempo ci vorrà per controllare Bani Walid. “Forse ci vorrà qualche giorno“, ha detto. “Forse qualcosa di inaspettato accadrà. Ci vorrà del tempo se coloro che sostengono Bani Walid usano i civili come scudo. Noi non vogliamo uccidere civili.” In realtà, li stanno deliberatamente prendendo di mira. Durante l’assedio dello scorso anno e di quest’anno, bombardamenti indiscriminati e gas tossici hanno causato terribili ferite e molte morti. Video e altre immagini mostrano bambini gravemente feriti. Alcuni rimangono in vita. Altri dono deceduti nei combattimenti. Mentre Bani Walid rimane assediata e aggredita, la resistenza continua altrove in tutta la Libia. Aspettatevi una lunga lotta fino fino a quando la Jamahiriya trionferà sulla tirannia. Gli eroici  combattenti per la libertà non si accontentano di meno.
Un commento finale
Il 17 ottobre, Human Rights Watch (HRW) intitolava “Libia: nuove prove di uccisioni di massa nel luogo della morte di Gheddafi. Un anno dopo, sullo stato dell’avanzamento dell’inchiesta sugli assassini.” Delle prove accusano gli insorti di Misurata. Hanno gravemente picchiato e ucciso decine di fedelissimi di Gheddafi fatti prigionieri. Le autorità libiche avevano promesso di indagare, ma non ha fatto nulla. Secondo Peter Bouchaert di HRW: “Le prove suggeriscono che le milizie dell’opposizione hanno sommariamente giustiziati almeno 66 prigionieri del convoglio di Gheddafi a Sirte. Sembra anche che abbiano portato Mutassim Gheddafi, che era stato ferito, a Misurata e lo abbiano ucciso lì. I nostri dati mettono in discussione l’affermazione delle autorità libiche secondo cui Muammar Gheddafi è stato ucciso dal fuoco incrociato, e non dopo la sua cattura.” Il diritto internazionale è chiaro. “In base alle leggi di guerra, l’uccisione di combattenti catturati è un crimine di guerra, e le autorità civili e militari libiche hanno l’obbligo di indagare sui crimini di guerra e altre violazioni del diritto internazionale umanitario“. Invece di indagare e perseguire i responsabili, le autorità libiche hanno nascosto i loro crimini. Washington, i partner della NATO e i complici regionali devono assumersene la piena responsabilità. I loro tirapiedi libici, messi al potere da loro, faranno quello che gli si dice.
Stephen Lendman vive a Chicago e può essere raggiunto a lendmanstephen@sbcglobal.net. Il suo nuovo libro si intitola “How Wall Street Fleeces America: Privatized Banking, Government Collusion and Class War.” Visitate il suo blog sjlendman.blogspot.com e ascoltate le sue discussioni con ospiti illustri sul Progressive Radio News Hour, del Progressive Radio Network, giovedì alle 10.00 ora centrale degli Stati Uniti, e sabato e domenica a mezzogiorno. Tutti i programmi vengono archiviati per facilitarne l’ascolto.
Aurora

Fulmini sulla via per Damasco 
 


In panne l'esportazione permanente di democrazia - Inceppata l'espansione low cost della Turchia - Drone Ayoub: penetrazione profonda dell'Iran nei cieli israeliani - Inutile diplomazia europea dell'invettiva - Russia ritorna in Medioriente e riempie i vuoti lasciati dagli USA e NATO
Tito Pulsinelli  Dopo un anno, la Libia senza Gheddafi è un'ex nazione, senza una capitale e priva di istituzioni; un territorio smembrato dove una trentina di milizie si scontrano tra di loro e -con uno schema a geometria variabile- contro i soldati di ventura armati dalla NATO, stipendiati dagli USA, Parigi, Londra e petromonarchie. Il trapianto operato dagli "esportatori permanenti di democrazia" sul corpo esangue di quel che era la nazione africana più prospera, con il reddito più equamente redistribuito, mostra la sua vera essenza. La popolazione è vittima di predoni autoctoni e depredatori multinazionali.  E' calato il silenzio mediatico totale -come da copione- ma non basta ad occultare che agli occidentali sarà problematico controllare pozzi, oleodotti e porti, che erano il vero oggetto dei loro desideri. I vari ed assortiti "emiri" di nuovo conio, non si accontentano delle scarse briciole. Lo prova l'attacco all'ambasciata nella roccaforte di Bengasi e al disgraziato ambasciatore, trasformato in martire suo malgrado. Oggi, dopo un anno, è in pieno sviluppo il bombardamento della città di Bani Walid, non ancora strappata alle forze leali a Gheddafi. I fondi sequestrati nelle banche occidentali non sono tornati in Libia. Bottino di guerra?
La ripetizione meccanica della stessa procedura contro la Siria ha fatto fiasco. Europa ed USA non sono riuscite a strappare la necessaria copertura "legale" dell'ONU, e sono ridotte ad una inverosimile diplomazia della menzogna, insufficiente per mascherare una clandestinità operativa: camuffarsi sotto le tuniche dei petromonarchi d'Arabia e Qatar. La credibilità occidentale è ai minimi, infognati  in contraddizioni paralizzanti, che  obbligano ad archiviare lo sceneggiato della "primavera araba". Non c'è una convincente "narrazione" che la rimpiazzi. 
L'ex presidente brasiliano Lula ha rivelato che Ajmedinajad era disposto a concedere quel che gli occidentali richiedevano sul nucleare...ma -sorpresa- costoro risposero con il varo fulmineo di sanzioni (1). La Siria resiste perchè è molto di più di quel che la dittatura mediatica racconta e/o occulta; ha alleati strategici (Russia, Cina, Iran) e una capacità di risposta globale, a ciascuno dei fattori che apertamente o sotterraneamente ne insidiano la sovranità. Ne sa qualcosa la Turchia, illusasi di ridar corpo all'atavico espansionismo, ma non è low cost come garantiva la NATO.

Ankara si ritrova tutte le frontiere terrestri in ebollizione, l'offensiva dei kurdi domestici,  e la confluenza belligerante di quelli siriani e iraqeni, oltre alla disponibilità dell'Armenia ad autorizzare lo schieramento dei missili S 400. Il governo di Bagdad si va allineando al fronte anti-aggressori della Siria. Erdogan ha fatto male i suoi calcoli: il ruolo di bulldog occidentale è insufficiente per il rilancio del neo-ottomanismo. L'acutizzarsi della crisi economica interna, le crepe nel comando militare e la molitiplicazione dei conflitti sociali, si sommano al ruolo attivo assunto dal nuovo Egitto, riavvicinato all'Iran. Non è la Siria, dunque, ma la Turchia a ritrovarsi isolata. Esposta in prima fila in una guerra regionale, dov'è impossibile il bushista Grande Medio Oriente, e con lo scenario "primaverile" già squinternato. La Russia sta riaffacciandosi nella zona come giocatore globale e perno di alleanze estese ben oltre la Siria.
L'affare Ayoub, nome del drone iraniano in dotazione ad Hezbollah, ha letteralmente sparigliato i giochi. La rivendicazione aperta di Teheran ed Hezbollah, come fabbricanti e piloti del drone, ha scnvolto la percezione del nuovo contesto. Il velivolo è entrato in profondità sul territorio israeliano, abbattuto dopo qualche ora quando già sorvolava gli impianti nucleari di Dimona. Riluce la vulnerabilità del sistema antiaereo. Al di là delle considerazioni strettamente militari, si tratta di una vittoria iraniana che da una frenata brusca alla reiterativa aggresività di Netanhiau, e semina dubbi sulla sua politica di sicurezza. Israele perde nella guerra dell'informazione, per la prima volta svanisce la capacità di associare sempre il suo nome alla superiorità tecnologica, e va in penombra il mito dell' invincibilità. Sopravvissuto persino alla rude evidenza della sconfitta subita nel 2006, non per mano di una nazione araba, ma di un'organizzazione politico-militare come Hezbollah. 
Si accresce la proiezione del potere politico-militare iraniano: finora ha dimostrato di poter contenere l'urto della guerra sul piano diplomatico, commerciale, finanziario, monetario e mediatico. Con l'affare Ayoub dimostra una capacità di penetrazione profonda nei cieli del più acerrimo contendente. Teheran non è isolabile ed esibisce tecnologia militare offensiva sorprendente, dopo solo due anni dall'atterraggio forzato del drone RQ 170 degli Stati Uniti

I sempre più irrequieti petromonarchi ed emiri del Golfo sono diventati gli interlocutori privilegiati degli occidentali, a cui vendono pacchetti azionari, merci finanziarie, consigli di amministrazione, persino club di calcio. Ne assecondano le megalomanie, li assolvono per l'invasione di Baherein e le repressioni contro gli sciiti, e benedicono le milizie mercenarie spedite in Siria. Milizie private di gran efficienza contro i civili ma di scarsa affidabilità e valore combattivo contro i soldati siriani. Do you rember Machiavelli?
I piloti invisibili che hanno in pugno l'Entità Europea (EE), hanno incatenato il suo destino a quello declinante d'oltreatlantico, di cui è cavia sperimentale in economia e protesi artificiale in campo internazionale. Nel caso siriano, siamo ormai alle invettive scomposte dei Fabius o i clichets gergali del nobiluomo della Farnesina, che evidenziano subalternità geopolitica, vassallaggio, rinuncia alla conformazione di un polo autonomo. 
Alla vigilia della ritirata dall'Afganistan e dall'Iraq, gli USA vogliono indebolire tutti i concorrenti strategici. Ci riescono agevolmente soprattutto con l'EE, a cui si è sfarinata la moneta, sistema produttivo in via di smantellamento, grazie all'imposizione del darwinismo  sociale, e la dogmatica liberista inserita nella Costituzione. L'esportazione permanente di democrazia coinvolge in guerre perdenti, che non sono guerre per l'Europa, ma per puntellare l'egemonia USA. Assad è un osso duro perchè la Siria è una nazione-crogiolo che viene da molto lontano. Ad ogni modo, l'avventura dei soldati di ventura, sta aggregando un fronte di resitenza che coinvolge due potenze che stanno nel consiglio pemanente dell'ONU, l'Iran, organizzazioni politico militari libanesi e kurde, e gli sciiti d'Arabia ed emirati. Persino paesi recentemente invasi e devastati dalla NATO. Obama dice che l'Egitto "non è un Paese amico ma nemmeno nemico".
L'unipolarismo gira a vuoto, nonostante il gran rifiuto dell'oligarchia dell'EE ad assumere la pluripolarità come configurazione emergente predominante, ed orizzonte più consono agli interessi del vecchio continente. Il mondo si dirige altrove ma  il non-governo italiano (in realtà è una Giunta Provvisoria Globalista) chiude gli occhi, preferisce rimane incatenato all'europeismo (al tracollo) e all'atlantismo. Immobile da 60 anni! Anche quando la NATO è sempre più visibilmente un apparato inservibile per la salute e la prosperità europea. La penisola guarda solo a nord (Berlino) e ad ovest (Washington), ed è stata scippata anche dello storico spazio Mediterraneo. 
La difesa è nulla senza la possibilità di coniugarla con una prospettiva geopolitica, basata su relazioni sovrane con le altre sponde mediterranee e i Balcani. Poco serve il feticismo tecnologico, pertanto potrebbe risparmiare sulla esosa fattura da versare a Washington per i costosissimi gingilli F35. Oltretutto, qualora volessero usarli per i propri interessi sovrani, Washington negherebbe ricambi e componentistica.

Selvas


Siria: scoperto arsenale ‘Esercito Libero Siriano’ a Daraa, solo armi ‘Made in Israel’

Siria: scoperto arsenale 'Esercito Libero Siriano' a Daraa, solo armi 'Made in Israel' [2]DARAA – Le forze di sicurezza siriane hanno scoperto a Daraa, nel sud del paese, un arsenale di armi appartenenti alle forze ostili del cosiddetto “Esercito Libero Siriano” e la particolarità di queste armi e che riportano tutte il marchio “Made in Israel”. Secondo l’agenzia di stampa siriana SANA, si tratta di armi leggere e razzi; è degno che Daraa, dove la calma è tornata da tempo, è stata nei mesi scorsi uno dei principali centri degli scontri in Siria.

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