giovedì 1 novembre 2012

Una enorme lezione di ribellione e coraggio arriva dalla Sicilia. I siciliani hanno ripudiato il malaffare, alla faccia di tutti coloro che, proprio di recente in occasione dei blocchi da parte del Movimento dei Forconi li hanno tacciati di essere mafiosi. Hanno staccato la spina alla farsa della democrazia, domostrando di non avere più intenzione di collaborare con questo sistema marcio che presenta solo il clientelismo come metodo per sbarcare il lunario. La bella lezione, ovviamente non consiste nella consacrazione dell'uomo "giusto" in qualità di successore a Lombardo, presidente dimissionario della Giunta regionale. Si tratta sempre del solito "prestanome" dal volto pulito. Trucco vecchio come il mondo, ma ora i siciliani si sono stufati ed in massa hanno deciso di disertare le urne o di votare M5S, che, potrà piacere o meno ma sicuramente finora non si è reso colpevole di complicità nella disintegrazione della nazione. Sono estremamente contenta che i siciliani abbiano anche mandato al diavolo i
soliti partitini che si professano radicali e alternativi. Ad ogni tornata elettorale cambiano simboli e nomi, appoggiano personaggi all'interno del più grande partito fingendo di offrire un "elemento di discontinuità", vedasi l'esempio del Pisapia o del De Magistris, presentati come "robespierre" della situazione. I risultati della finta alternativa sono sotto gli occhi di tutti. Ma l'aspetto peggiore è che a questi pseudo radicali autoelettisi a rappresentare l'unica voce dissonante si nutrono esclusivamente del veleno derivante dalla falsa dicotomia destra/sinistra. Sono contenta che i siciliani abbiano staccato la spina anche a costoro che, per ribellione al massimo intendono fare passeggiate allegoriche a Roma nel mese di ottobre.
Ho visto qualche spezzone di commentantori vari ai tg, discettare intorno ai dati emersi dalle urne. Viene riconosciuto dai pennivendoli che l"offerta politica" non è stata gradita agli elettori dell'isola e di questo incolpano i partiti per non aver elaborato programmi accattivanti. Ecco, se c'è una volta nella quale i partiti sono stati coerenti in vita loro è proprio questa. Monti e Re Giorgio hanno emesso la loro fatwa, chiunque vinca le elezioni deve proseguire nel solco tracciato dalla Ue. E allora, che programma dovrebbero elaborare? Il solito fatto di lacrime e sangue? Almeno se lo hanno taciuto ai siciliani, lo avranno fatto per non perdere quel residuo sostegno che hanno ancora raccolto.
A seguire, propongo gli articoli che secondo me hanno meglio di altri interpretato correttamente i dati emersi dalle elezioni.
Barbara


Il Gran Suggeritore suggerisce: “Fate presto”...

L’uragano astenuti-5 Stelle impressiona il Palazzo e dal Quirinale si chiede un impasto magico

Matteo Mascia

Giorgio Napolitano si è sentito in dovere di richiamare nuovamente Camera e Senato.
Chissà, forse un tantino preoccupato dalla doppia vittoria - quella dell’astensione e quella del Grillo Antipartito - del popolo italiano, il capo di questo Stato ha chiesto al Parlamento in ambasce l’approvazione di una riforma della legge elettorale.
La solita invasione di campo, naturalmente, ma da tutti accolta come un’esortazione teologica.
Il messaggio di ieri è stato preceduto da un’altra esternazione, per la bisogna indirizzata a Palazzo Chigi.
Il Quirinale ha, toh, suggerito a Mario Monti di essere l’arbitro della partita.
Il Suggeritore Quirinalizio ha fatto capire che un intoppo sulla legge di stabilità non renderebbe necessario lo scioglimento anticipato delle Camere. Esistono infatti, per il successore-ospite del Palazzo del Papa-Re, tutti gli ingredienti per arrivare alla formazione di una nuova maggioranza di governo.
I piani del presidente sono più che chiari.
Nessuna fuga in avanti (il cavaliere dica quello che vuole...): si deve andare alle urne in primavera. E “sulla base di nuove regole”: ben blindate, cioè, in modo da evitare scherzi comici e meno comici.
Naturalmente Napolitano, rispolverando il politichese più arrogantemente improvvido, ha dichiarato che la scadenza naturale della legislatura “è sufficientemente vicina per consentire alle forze politiche di prepararsi a riassumere pienamente il loro ruolo nella vita istituzionale, sottoponendo al corpo elettorale liberamente, sulla base di nuove regole, le loro diversificate analisi e piattaforme programmatiche”.
Insomma: l’inquilino del Quirinale non considera anomalo cambiare le regole poco prima dell’inizio della partita.
L’ex migliorista-comunista si è anche lasciato andare a commenti sui risultati del voto siciliano, parole sicuramente di parte, come di parte è stato il suo giudizio di “gran” merito sulle leggi che impongono il pareggio di bilancio (a colpi di tasse).
Tornando alle legge elettorale, è evidente che l’intervento, è stato un richiamo (come da prerogative presidenziali “irresponsabile”?...) a sfornare una legge che eviti la disfatta dei partiti rappresentanti in questa legislatura.
Molto, ma molto, malcelato l’intento di neutralizzare sia il dissenso “extraparlamentare” che quello del pericoloso “antipartito” (e antiregime) M5 Stelle...
30 Ottobre 2012 Rinascita

Elogio della disaffezione elettorale
di Francesco Mario Agnoli - 31/10/2012


Che botta!  Quasi il  70% dei siciliani (al 52,6% di astenuti vanno aggiunti i  consensi ottenuti dal  Movimento 5 Stelle) ha mostrato di non  volerne più sapere dell'attuale sistema partitocratico. Un giudizio che coinvolge tutti: politici e politicanti, tecnici e burocrati, inclusi i due presunti salvatori della patria, Monti e Napolitano.

 Su questo scenario di desolazione (per loro) continuano a muoversi i vecchi capi-partito, locali e nazionali. Tutti ancora fermi, come guitti rintronati, agli schemi delle vecchia commedia all'italiana e alle logore battute di sempre,  incapaci di  comprendere che il pubblico gli ha definitivamente voltato le  spalle e non vuole più nemmeno perdere il tempo a fischiarli,  Che pena!. In particolare i vincitori. Bersani, che con toni trionfalistici definisce  “risultato storico” l'elezione a governatore di un suo uomo, e Casini, che blatera  degli insegnamenti da trarre a livello nazionale dal successo dell'alleanza fra progressisti e moderati, cioè fra Pd e Udc, per battere l'antipolitica.

    Storico il risultato lo è davvero, ma, al contrario di quanto crede Bersani,  non perché  dopo Totò Cuffaro (attualmente detenuto) e  Raffaele Lombardo (sotto processo) il governatore della Sicilia  sarà Rosario Crocetta, Del resto anche quest'ultimo fa parte del carrozzone di  Tespi di quella vecchia politica che proprio in Sicilia potrebbe aver dato uno degli ultimi rantoli. E' anche lui  uomo di partito e, a dispetto  della carica che può dargli  il successo della  poltrona conseguita,   esattamente come tutti gli altri un relitto del sistema. Ciò non toglie che, dopo tutto, lo si possa anche capire. Lui almeno un risultato  personale, sul quale forse nemmeno troppo contava, lo  ha ottenuto. Tuttavia  qualche amico dovrebbe avvertirlo  che non è il caso, continuando a ragionare in termini di percentuali, di  menare  troppo vanto del 30% di voti conseguiti, e fargli capire che proprio le percentuali lo avvertono che a votarlo è stato meno del 15% degli elettori siciliani.  Sufficienti a garantirgli una legittimazione formale, ma la sostanza è altra.

     Ancora più rintronati  gli attori dello sconfitto schieramento di centro-destra, che per  consolarsi non hanno nemmeno la poltrona di governatore. Non gli rimane che barbugliare  che se non si fossero  divisi fra   Musumeci e Micciché  avrebbero avuto il 40% dei voti (cioè del 20%  dei siciliani)  e indirizzare, senza dirlo ad alta voce, qualche imprecazione a Berlusconi, che, decotto e stracotto com'è, con le sue ultime esternazioni qualche voto già del centro-destra ai grillini lo avrà  pure regalato.

    Per il futuro non resta che sperare che almeno   i mass-media, i politologi, e i maitres à penser della politica la lezione l'abbiano imparata. Sarebbe grave se, dopo le considerazioni   sull'astensionismo e la  disaffezione dei cittadini alla politica cui la forza delle cose li costringerà nel primo momento, tornassero come se nulla fosse accaduto  alle vecchie pratiche,  mettendo al centro della loro attenzione, come se ne dipendesse la salvezza dell'isola e magari dell'Italia intera,   le manovre  nelle quali si dovrà impegnare e gli accordi che dovrà tentare il neo-governatore per garantirsi  nell'assemblea regionale siciliana quella maggioranza che non gli è assicurata dagli eletti della sua salvifica (secondo il duo Bersani-Casini) coalizione moderato-progressista.

     Prima di chiudere un cenno a  un'ultima nota positiva di questa tornata elettorale nella regione tradizionalmente definita  laboratorio di nuove esperienze nazionali:  il tracollo dei falsi moralisti e dei finti  rivoluzionari. L'Italia dei valori (immobiliari) e la Sinistra ecologica e libertaria non avranno rappresentanti a Palazzo dei Normanni.
Arianna Editrice

Sicilia: i partiti ci "scassarono la minchia"


Il risultato delle elezioni siciliane appare inequivocabile: la cosiddetta democrazia rappresentativa è rifiutata da metà della popolazione. Nel caso della Sicilia, dal 52% degli aventi diritto al voto.

I cittadini non si sentono più tali, se per cittadino s’intende recarsi alle urne. È il segnale di uno smottamento che vedeva già poco tempo fa i partiti al loro minimo storico di consenso, nei sondaggi: appena il 4%. Ciò non significa automaticamente che alle politiche 2013 si avrà una replica tale e quale, se non maggiore, di un astensionismo che ha assunto nell’isola proporzioni bibliche. La competizione a livello nazionale funge da richiamo pavloviano per le masse, in larga parte convinte irrazionalmente di partecipare ad un game show in cui si decide la loro sovranità come popolo.

Nella foto: Il candidato del Movimento 5 stelle alla presidenza della Regione siciliana, Giancarlo Cancelleri

Niente di tutto questo, come sappiamo: il voto generale serve come rito di legittimazione e anestetizzazione popolare per ratificare i disegni dei mercati padroni che decretano le nostre sorti tramite il braccio armato delle istituzioni sovranazionali (Ue, Bce, Fmi).  I siciliani, in ogni caso, hanno inviato un messaggio chiaro. Evidentemente, neppure la mafia, grande collettrice di preferenze, ha le idee chiare su quale cavallo puntare.

Ma se guardiamo all’interno del 47% dei votanti, i due dati che riguardano il MoVimento 5 Stelle (18% per il candidato governatore Cancelleri, quasi il 15 per la lista) dicono che l’appello di Beppe Grillo, combattivissimo e conscio dell’importanza di questa tornata regionale come trampolino per l’anno prossimo, ha fatto breccia. Se considerato, come in effetti è, quale voto di protesta trasversale, sommandolo a quello degli astenuti si arriva ad uno stratosferico 65-70% di elettori che dice basta al sistema dei partiti. E infatti, il Pd di Crocetta, analizzato sotto la lente dell’intero corpo elettorale, cioè di tutti i potenziali votanti, governerà con appena il 6 per cento. Il trionfalismo di Bersani, dunque, è semplicemente grottesco. Si può essere o non essere d’accordo sul valore anti-sistema del movimento di Grillo, ma, a meno che non marcisca subito lasciandosi corrompere dalle lusinghe e dalle logiche del Palazzo, la sua funzione è oggettivamente quella di rappresentare al suo interno quel cinquanta per cento e passa di senza voce per scelta.

Secondo me, le due rivolte, l’astensione e il grillismo, sono le facce di una stessa medaglia. E il secondo ha la responsabilità storica di dover utilizzare la maggioranza no-voto come il proprio potenziale esercito, da non cedere ai truffatori di destra-sinistra-centro. In questo modo, e solo se alzeranno la posta in gioco, i 5 Stelle potranno volgere a buon fine, cioè in senso sovvertitore, la natura mistificante della scheda elettorale.

Un’altra considerazione interessante, infine, si ricava dallo spoglio siculo. A vincere (si fa per dire) è la stessa identica alleanza che reggeva la Regione fino a ieri: Partito Democratico più Udc. L’Udc che era di Lombardo e di Cuffaro, l’Udc erede della Democrazia Cristiana, che sappiamo bene cos’era in Sicilia. E il vincitore (per modo di dire) Crocetta, ha il coraggio di parlare di “rivoluzione”. Qui non c’è neppure un millesimo di scarto, neanche una parvenza di novità.

Il Pdl con il fascistone Musumeci sotto il profilo politico non esce con le ossa più rotte dell’avversario di centrosinistra, perché entrambi bastonati dall’onda del rifiuto. Numericamente, e clientelarmente, invece, sì, perché il centrodestra aveva fatto cappotto in Sicilia ai tempi d’oro di Berlusconi. Oggi, il gracile Alfano perde rovinosamente pure nella sua Agrigento.

Morale. Crocetta dovrà venire a patti o con gli pseudo-indipendentisti di Miccichè (ma per piacere, il separatismo siciliano ridotto a burletta) o addirittura con Musumeci (la candidata Fiom dell’estrema sinistra è praticamente nulla). La Sicilia è avviata all’ingovernabilità, al mercanteggiamento in Assemblea, all’inveterato costume del tirare a campare – e nel frattempo lucrare. Tutti ottimi presupposti per un rafforzamento dell’astensione da una parte e dei grillini dall’altra.

Alessio Mannino
Arianna Editrice

I PARTITI HANNO PERSO E DANNO I NUMERI. MA GIÀ PENSANO DI ADERIRE A QUALUNQUE COSA, PUR DI RESTARE IN SELLA. di Antonio de Martini

Se si sommano i numeri dei cittadini che non sono andati a votare e quelli che hanno votato per la lista di Beppe Grillo, arriviamo al 70% degli aventi diritto al voto che rifiutano l’offerta politica della democrazia italiana.
Tutte le prefiche dei media continuano a dire che il simpatico e ilare vincitore della riffa presidenziale ha ottenuto il 31% dei voti.
Falso: ha ottenuto il 31% del 47% ( il 13% quindi della base elettorale) .

Il PD – che i sondaggi a livello nazionale danno ancora attorno al 28% – sono arrivati al 13% del 47% ( facciamo il 7%?). forse prenderanno di più – per fare media – nella zona di Penati da Milano.

Sommando i due tronconi del centro destra ( 25+15%) e tenendo sempre a mente che si tratta del 40 del 47 ( facciamo il17%?) avremo i numeri reali.
Si rifaranno certo nel frusinate di Tajani e Fiorito.
Il partito di maggioranza assoluta è quindi quello di chi non va a votare: il 53% del 100% .
Inquadrati i numeri nel giusto contesto, passiamo in breve a esaminare le accuse e le “parate” che verranno.

Credo sia ovvio che le bande criminali siano andate a votare: è a loro che serve l’assessore per ottenere gli appalti con cui lucrano su tutto il ciclo economico.
Chi si astiene dal voto – lo dicono tutti- non partecipa all’attività amministrativa, erroneamente scambiata per politica. Un vecchio motto argentino diceva ” gubernar no es asfaltar” .
E i mafiosi vogliono asfaltare. Sono gli italiani esasperati dalla disonesta inefficienza che sono rimasti a casa soffocati dalla rabbia.

Governare non consiste nemmeno nello spremere quattrini ai cittadini appartenenti al ceto popolare, bensì oggi vuol dire DOMARE la finanza e le banche. I reati che compiono non li vede solo chi non vuole vederli.
Governare vuol dire accelerare la velocità di circolazione del denaro, non rallentarla pr aiutare poliziotti incapaci, quando non collusi.

Qualunquismo: falso anche questo. Se c’è un ragionamento politico e istituzionale dietro le scelte legate al momento elettorale, è proprio la difficile scelta di togliere legittimità democratica ad attività amministrative che ormai fanno concorrenza alla criminalità invece di contrastarla.

Il fatto che la Sicilia serva da esempio, ci aiuterà invece a vedere come reagiranno i boiardi di regime.
Stanno intanto pompando il fenomeno Grillo nella speranza che gli arrabbiati, vedendosi rappresentati in TV, intervistati, si plachino , si calmino.
Ricorderete il motto spiritoso di Andreotti dei ” voti in libera uscita” restate sordi al suono della ritirata. Non possono fare nulla se non spargere panico indeterminato.

Da domani poi cominceranno a dichiararsi favorevoli al cambiamento ( non specificato) e vittime di una situazione di stallo che individualmente non potevano contrastare, ma “ADESSO, che c’è la congiura del cambiamento” ( parole autentiche del Presidente della CNA – Confederazione Nazionale Artigianato – a Venezia, oggi, in un pubblico discorso) sono pronti a gestire anche questa fase, da bravi membri di un ceto politico inamovibile.
Di andar via e passare la mano, neanche a parlarne.

Come i DC mischiandosi alle nuove formazioni nate dalla protesta hanno sistematicamente corrotto il tentativo di rinnovamento del 1992/3, spargendo la corruzione e trasmettendo i canali illegali di finanziamento a chiunque dei nuovi arrivati mostrasse interesse ( e tutti l’hanno mostrato!) adesso toccherà alla sinistra siciliana mandar tutto a carte quarantotto.
Si dichiareranno favorevoli al cambiamento a patto che siano loro a gestirlo.
Sarà faticoso mimare le riforme, ma sempre meglio che andare a lavorare.

Ricordo una storiella di origine FAO ( Food and Agriculture Organization) . In occasione del cinquantenario si crearono due borse di studio per ricerche sulla conservazione di una specie minacciata: gli elefanti.
Vinsero due importanti ricerche: ” cento ricette per cucinare la carne di elefante” e ” l’elefante nella Resistenza” .
Aveva ragione Longanesi, sulla bandiera degli italiani sta scritto ” tengo famiglia” e i siciliani, italianissimi sono!

Corriere della collera

Sicilia, mare in tempesta

Casini e Bersani si sentono vincitori e pensano di trasferire anche nella Penisola il modello Crocetta

michele mendolicchio

La risposta dei siciliani stanchi di essere presi in giro, stanchi di vedere certe facce di bronzo, stanchi di stare nell’euro della miseria è stata quella giusta. Con oltre il 52% di astenuti, cui vanno aggiunti il 5% di schede bianche e anche il 15% del M5S visto che si tratta di voti contrari alla partitocrazia del magna magna ecco che arriviamo a dei numeri stratosferici.
Oltre il 72% dei siciliani ha detto basta a questo banchetto di centrodestra e di centrosinistra che dura da quasi 20 anni. Sicuramente Crocetta è una brava persona ma da qui a parlare di vittoria e di programmi ce ne vuole. Già il fatto che debba allearsi con gli uomini di Lombardo non può essere considerato come un segnale di rinnovamento. E’ da escludere categoricamente che Grillo appoggi le politiche programmatiche del nuovo presidente. Crocetta non potrà quindi governare se non ripercorrendo le stesse strade del clientelismo lombardiano. Per cui non resterà che tornare alle urne. Quello che davvero fa arrabbiare i cittadini sono le facce di bronzo, alludiamo a Casini e Bersani, che fino all’altro giorno hanno appoggiato Lombardo. “Voto siciliano anticipa le tendenze nazionali, il rapporto tra moderati e progressisti si conferma l’unico antidoto contro populismi ed estremismi”, questa l’imbarazzante dichiarazione di Casini. Anche il trionfalismo di Bersani non è da meno. Ma si rendono conto che hanno tenuto in piedi i peggiori governi della Sicilia? Forse no, altrimenti non farebbero queste figuracce. Cuffaro sta in galera per mafia e il suo successore Lombardo è inquisito per lo stesso motivo. E Bersani e Casini hanno ancora la faccia tosta di parlare di successo della loro alleanza. Cose da pazzi! Dietro la faccia pulita di Crocetta, c’è solo il solito marciume. Un presidente con poco più del 10% del consenso dei siciliani non potrà assolutamente governare, a meno che non si allei con le truppe di Lombardo o con quelle di Miccichè. Casini parla di laboratorio siciliano da esportare anche sulla terraferma ma non si rende conto che i tempi sono scaduti. Gli italiani si sono svegliati con oltre il 52% di pernacchi ai centrodestri e ai centrosinistri. Quello che avverrà anche a livello nazionale non sarà certamente un voto per Casini e Bersani, come pensano questi signori ma un vaffa definitivo di tutti gli italiani a questi politici che hanno portato il Paese alle dipendenze della Merkel, dei banchieri e dei pescecani internazionali. E’ ora di liberarsi di questa politici che stanno svendendo il nostro Paese, riducendolo ad un grande mercato di braccia e di affari. Come si fa ancora a dare credito a certa gente? Per fortuna dalla Sicilia è arrivato un chiaro messaggio di rottamazione per questo maggioritario del magna magna, altro che di alleanza da esportare a livello nazionale.  
Prima ci hanno fatto il regalo dell’euro della miseria e adesso quello dei camerieri a vita. Non c’è nessun dato positivo: disoccupazione in crescita, salari ridotti ad elemosina, debito pubblico in salita, imprese che chiudono e povertà alle stelle.
In Sicilia come nella Penisola si potrà governare solo con le ammucchiate, tanto gradite all’Udc. E pensare che Bersani fino all’altro giorno aveva parlato di ritorno alla normalità ovvero ad un governo con Vendola. E’ chiaro che sarà un’ammucchiata come l’attuale, con Monti ai comandi o un suo vice e Bersani, Casini e Alfano a fare da paggetti. E Vendola continuerà con la sua narrazione infinita di partito di lotta e di governo. In Sicilia quindi ci sarà ancora l'ombra di Lombardo a pesare nelle decisioni del neo governatore, altro che cambiamento. Non per niente già dagli ambienti della City e di Wall Street arriva l’avviso ai naviganti: proseguire con Monti altrimenti sono guai. E così alla faccia del nuovo che avanza ci toccherà sorbirci l’ammucchiata siciliana e quella romana. Se non ci liberiamo di questo abbraccio soffocante il Paese è destinato a diventare solo un grande bacino di schiavi. Tornare alla nostra sovranità a livello isolano come a livello nazionale, uscendo dall’euro e da questo banchetto centrosinistro e centrodestro del magna magna. Dalla Sicilia comunque è arrivato un segnale estremamente positivo, come la vittoria dell’astensione e il vaffa a Di Pietro, Vendola e Fini. 

31 Ottobre 2012 Rinascita   

Dalla Sicilia uno schiaffo alle politiche della miseria

Vince Crocetta con appena il 31% mentre il M5S diventa il primo partito con il 15%. Ma il vero vincitore è l’astensinismo

michele mendolicchio

Il vero vincitore del voto siciliano è l’astensionismo. Quasi il 53% degli elettori ha deciso di disertare le urne. E ha fatto benissimo, considerata la vergognosa pagina scritta dagli uni e dagli altri negli ultimi 20 anni. Crocetta, candidato del Pd e dell’Udc, si potrà pure considerare vincitore ma c’è poco da festeggiare. Nessuno ha il diritto di esultare, perché non è che con un pugno di voti in più ci si possa sentire vincitori.
Quando vota meno del 50% degli aventi diritto questo vuol dire che la gente è stufa di questa offerta politica fatta di malaffare, voto di scambio, clientelismo e interesse privato. L’affluenza è stata del 47,42% corrispondente  a 2.203.885 elettori. Se pensiamo che nel precedente del 2008 aveva votato quasi il 67% degli aventi diritto, c’è da riflettere molto sul vero vincitore di queste elezioni.
Poi se consideriamo la questione del voto disgiunto ci sarebbe ancora meno motivo per festeggiare, soprattutto per Crocetta e i suo paggetti Bersani e Casini. E’ bene sempre ricordare che sono stati al governo siciliano con un certo Lombardo, finito sotto inchiesta per mafia. E che in fatto di nomine si è ben disimpegnato. Oltretutto c’è il precedente di Cuffaro, quindi Casini farebbe bene a ritirarsi in qualche convento. Dal voto siciliano escono quindi due soli vincitori: l’astensionismo e Grillo. Gli altri sono vincitori del nulla. Il M5Si infatti è il primo partito, seppur il suo candidato Cancelleri si è posizionato al 3 posto della classifica. Miracoli del voto disgiunto. Al primo posto ovviamente si è posizionato Crocetta con il 31% dei voti e Musumeci del Pdl e de La Destra con il 25%. E’ chiaro che con questi risultati il segretario del Pdl Alfano non potrà rimanere al suo posto. E’ sceso nella sua terra per portare alla vittoria Musumeci e invece si è dovuto accontentare del secondo posto dietro un Crocetta, ex vendoliano, che ha preso il posto di Cuffaro e di Lombardo. Poi c’è da considerare il crollo del Pdl che è passato dal 33,3% delle regionali del 2008 al 12,3%; anche i vincitori del Pd hanno poco da festeggiare visto che sono calati di 5 punti; mentre l’Udc di 2 punti. Il M5S è dunque il primo partito con il 15,3%. Sicuramente la crisi dei partiti tradizionali ormai in caduta libera a livello nazionale gli ha aperto le porte del successo. Sicuramente è un voto di protesta più che di speranza. Quando i partiti tradizionali sanno offrirti solo l’euro della miseria, la flessibilità, il degrado sociale anche per politiche migratorie sbagliate, è chiaro che la gente si ribella. Tra le vittime illustri della soglia di sbarramento ci sono il Fli di Fini e le liste che fanno capo a Sel-Fds e quella dell’Idv di Di Pietro a sostegno della Marano. L’Mpa di Lombardo perde il 50% dei voti, passando dal 18 al 9%.  Dispiace per il movimento dei Forconi, rappresentato da Ferro, che non riesce a superare l’asticella del 5%. Eppure il movimento ha posto questioni importanti, in primis quella del lavoro. La disoccupazione e il lavoro nero sono un grande problema non solo a livello isolano ma anche per tutto il Paese. E le risposte date in questi ultimi anni sono state del tutto evanescenti. Nel contempo anche dal governo dei Professori è arrivato ben poco, anzi solo sacrifici e lacrime. E’ chiaro che con questi numeri è ridicolo proclamarsi vincitori, come stanno facendo Pd e Udc. In queste condizioni nessuno ha la maggioranza in tasca. Crocetta forse farebbe bene a non esultare affatto in quanto dalla Sicilia è arrivato uno schiaffo a tutti i partiti tradizionali. E Bersani e lo stesso Casini farebbero bene a disertare i festeggiamenti, perché c’è poco da festeggiare. Altro segnale indiscutibile è la sconfitta di Alfano. E farebbe bene a rassegnare subito le dimissioni da segretario del partito. La Sicilia come l’intera Nazione non ha bisogno di sobrietà ma di risposte forti a questo mesto pellegrinaggio verso l’Ue. I centrosinistri e centrodestri stanno svendendo la nostra sovranità in cambio della miseria spalmata su scala europea. Tanti nostri concittadini privati del lavoro e ridotti ad elemosinare un pasto caldo alla Caritas. Se questo è il progetto europeo nessuno di noi vuole restarci un minuto di più. Ed è questa la lettura del voto siciliano, dove l’ingresso nella moneta unica ha finito per aggravare i problemi. Poi se pensiamo che ha votato appena il 47% degli aventi diritto al voto è chiaro che diventa incomprensibile la gioia di Crocetta e dei partiti che lo hanno appoggiato, Pd e Udc. Come si fa a sorridere con appena il 14% dei consensi? Comunque sia dall’Isola è arrivata una sberla definitiva al sistema dei partiti e al progetto dell’Europa della miseria.


30 Ottobre 2012 Rinascita

Silenzio poi rimozione: ...come se fosse Antani

Gazzettieri e “politologi” alquanto strabici. Li informiamo noi: in Sicilia è Grillo che ha vinto

Ugo Gaudenzi

I Nostri Autorevoli Commentatori hanno dedicato la loro piena solerte attenzione, per la prima metà delle ultime 48 ore, alle “minacce populiste” del Cavaliere (ri)sceso in campo contro il governo, contro l’Europa, contro tutti. Con Polito e Scalfari, Forte e Sechi citati e ricitati.
Intanto andava avanti lo spoglio delle elezioni siciliane.
Con un po’ di fastidio, ma con il dovuto sussiego, gli Opinionisti hanno dovuto cedere infine spazio ai più meschini cronisti della politica.
Che hanno inanellato in un elegante modo “allineato e coperto” i risultati delle elezioni in Sicilia.
Così:
1) Crocetta (Pd) ha vinto.
2) Sconfitto il Pdl.
3) Grillini primo partito.
4) Un astenuto su due.
A noi il conto aritmetico appare alquanto diverso.
1) Ha vinto l’astensione. A votare si sono recati solo 47 siciliani su 100.
2) La più votata delle liste è quella del Movimento 5 Stelle: 8,6 siciliani su 100 l’hanno scelta. (Il resto: 6,5 il Pd; 5,7 il Pdl, 4,7 l’Udc; 4 l’Mpa, 2,9 Miccicché; 2,8 la civica Pdl. Gli altri o di contorno o esclusi (come Fli, Idv, Sel, populisti, destre e sinistre varie).
3) Per il truffaldino sistema elettorale che consente le politiche post-diccì dei “due forni”, diventerà governatore Crocetta (Pd). Costui si è abbondantemente congratulato con se stesso. Ma non riuscirà a governare.
Insomma: Grillo ha vintoinnescando una scia sismica fino al prossimo turno nazionale.


29 Ottobre 2012 Rinascita

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