lunedì 26 novembre 2012

«È più criminale fondare una banca o rapinare una banca?» (B. Brecht)


La piovra del sistema bancario ombra di Mario Lettieri e Paolo Raimondi 
Il Financial Stability Board (Fsb), l’istituto internazionale di coordinamento dei governi, delle banche centrali e degli organi di controllo per la stabilità finanziaria a livello globale, ha appena pubblicato un importante studio sul sistema bancario ombra, lo “shadow banking” mondiale. I risultati ci sembrano decisamente sconvolgenti.


Lo studio fatto sull’eurozona e su altri 25 paesi evidenzia che a fine 2011 ben 67.000 miliardi di dollari erano gestiti da una “finanza parallela”, al di fuori, quindi, dei controlli e delle regole bancarie
vigenti.

La cifra complessiva è pari al 111% del Pil mondiale. E’ la metà delle attività bancarie globali ed è  circa un quarto dell’intero sistema finanziario.

In dieci anni è cresciuta di ben 41mila miliardi di dollari. Oggi supera il picco di 62mila miliardi raggiunto nel 2007 prima della crisi.

E’ più che mai allarmante il fatto che sia aumentata di oltre 7mila miliardi solo nel 2011! In barba a tutti i summit internazionali dedicati alla riforma della finanza speculativa! Ciò ovviamente conferma il sostanziale fallimento dei vari G8 e G20.

Il sistema bancario ombra è composto da tutte le transazioni finanziarie fatte fuori dalle regolari operazioni bancarie che, come noto, operano attraverso i conto correnti e con i risparmi dei cittadini e delle imprese.  Esse sono operazioni fatte da differenti intermediari finanziari, come certi hedge fund, fondi monetari e obbligazionari, certi fondi equity, broker dealer e soprattutto operatori collocatori di derivati finanziari. Sono tutte attività rigorosamente “over the counter” (otc), cioè stipulate fuori dai mercati borsistici e spesso tenute anche fuori dai bilanci.

Ma al di la degli aspetti tecnici e dei differenti settori economici di applicazione, si tratta di strumenti finanziari che creano forme di credito a lungo termine sulla base però di fondi a breve e brevissimo termine, che operano con una leva finanziaria pazzesca, spesso di parecchie centinaia di volte superiore al sottostante iniziale.

Lo studio indica anche come il cosiddetto “maturity/liquidity transformation”, cioè il difficile rapporto tra le scadenze di lungo termine di certe operazioni finanziarie e la necessità di trovare la liquidità a breve in caso di necessità, sia sempre stato e sia la fonte principale dell’attuale crisi sistemica.

Dei 67.000 miliardi, gli Usa ne gestiscono 23.000 mentre la zonaeuro 22.000. Ma è la Gran Bretagna che, non in termini assoluti ma in rapporto al suo effettivo e limitato potere economico, gioca la parte del leone con ben 9.000 miliardi. Si ricordi che il suo Pil è quasi un settimo di quello americano, ma manovra un volume più di un terzo delle operazioni ombra americane. Dopo la crisi lo “shadow banking” di Londra è cresciuto annualmente del 10%.

Un caso particolare tutto da studiare è quello dei Paesi Bassi che hanno visto un tasso di crescita del 45%. In verità la storia ci ha fatto conoscere un sistema bancario e finanziario “anglo-dutch” che ha sempre determinato gli assetti geopolitici e coloniali. Quindi non è un caso se oggi mette i bastoni tra le ruote dell’Unione europea, dell’euro e dei lavori della grande riforma finanziaria contro la speculazione.

Oltre alle sue gigantesche e documentate dimensioni, l’altro aspetto di grande preoccupazione del sistema bancario ombra è il suo rapporto con il sistema bancario ufficiale.

Noi possiamo affermare che il “sistema ombra” spesso è un’emanazione delle grandi banche internazionali che hanno interesse ad aggirare le regole e i controlli cui sono sottoposte.

Secondo noi lo “shadow banking” non è fatto da pirati completamente fuorilegge e contro ogni autorità preposta. I banchieri ombra sono forse più simili ai bucanieri “indipendenti”, come il noto Francis Drake che imperversava nei mari terrorizzando navi e mercantili, ma era al servizio della corona britannica.

Davvero disarmante è poi la parte dello studio del Fsb dedicata alle misure di riforma da intraprendere. Si è ancora in alto mare. Si parla di raccolta dati, di catalogare i vari intermediatori finanziari e le varie operazioni secondo i settori di intervento, ecc.

Questa situazione di incertezza evidentemente rivela la forte influenza della lobby dello “shadow banking” e delle grandi banche finanziarie. Non è tollerabile che a 4 anni dal fallimento della Lehman Brothers e dall’inizio della crisi sistemica non si sia fatto nulla per riformare la grande finanza.

Naturalmente non è colpa del Fsb e dei suoi analisti. E’ tutta colpa dei governi e della loro subalternità ai veri poteri forti della finanza mondiale.

Le “risorse” che ingrassano la speculazione

Breve quadro delle banche d’affari internazionali che affondano le Nazioni con l’usura 

Elena Colombari

Dopo l’invenzione della stampa, la più grande rivoluzione sociale è stata l’informazione. Libri, giornali, radiotelevisioni e oggi internet. Grazie all’informazione oggi possiamo sapere chi e cosa è per esempio, la Goldman & Sachs. Aggrega “assets” (e cioè “risorse” – sic - materiali e immateriali) nel suo portafoglio per circa 920 miliardi di dollari Usa (prendendo i dati di bilancio di fine 2011), poco meno di quanto detenuto dalla “italiana” (sic) Unicredit. Alla vetta della classifica del potere bancario privato internazionale vi è la Hsbc (Hong Kong Shanghai Banking Corporation) con 2550 miliardi, seguita dalla Royal Bank of Scotland con 2400, da JP Morgan 2200, da Bank of America con 2100, da BNP Paribas con 1960 miliardi, da Deutsche Bank con 2164, da Barclays con 1560 e da Citigroup con 1870.
La G. & S. è tuttavia la banca d’affari punta di lancia più palese della speculazione internazionale. Ha sviluppato una serie di servizi rivolti a clienti istituzionali, soprattutto governi, legati al market making, private equity e public debt dealing. Nei fatti che ci interessano “investe” – sborsando minimi anticipi con “scommesse derivate” – sui debiti pubblici nazionali: da quelli delle comunità montane a quelli dello Stato. E cioè presta danaro a usura per ripianare le esposizioni e batte così’ perpetua cassa a breve e lungo termine.
La G. & S. è stata più volte oggetto di indagine e anche sanzionata dall’Autorità di Controllo e Vigilanza Statunitense (Sec) per aver posto in essere operazioni finanziarie in conflitto di interesse con la propria clientela.
Il controllo di questa banca è riconducibile ad un azionariato frammentato, quindi non ad un unico soggetto: i principali azionisti sono fondi di investimento e operatori istituzionali come Capital World Investors (4,7%), Vanguard (4,2%), Citigroup (3,25%), Massachussets Financial Service (3,2%), BlackRock (2,6%) e tanti altri ancora con quote minoritarie inferiori al 1%, per un totale, tra operatori istituzionali (20%) e fondi comuni (21%), di circa il 48 per cento delle azioni.
Tutte “agenzie” di usura a cui si aggiunge la massa dei titoli restanti (52%), come si dice: “in mano al mercato”. Il pacchetto azionario è così frastagliato che il management della banca, dai consiglieri di amministrazione agli alti dirigenti, tutti provenienti da vertici economico-finanziari, possono agevolmente controllare con il loro circa 7% le politiche speculative della banca d’affari.
Il più grande operatore istituzionale nel mondo finanziario non è comunque una banca, ma una società di gestione di “risorse” che trenta anni fa nemmeno esisteva, la BlackRock con oltre 3500 miliardi di AUM (assets under management).
Al fianco di questo gigante trovate altri due soggetti finanziari, Pimco (1800 miliardi) e Fidelity (1500 miliardi), che gestiscono i risparmi investendo in tutto il mondo (banche comprese) e soprattutto nel debito dei paesi emergenti e sviluppati.
Con le conseguenze evidenti come nel crack della Grecia, con il debito pubblico comprato dal 2001 in poi dalla G. & S. allora “diretta” in Europa dal signor Mario Draghi e più che quadruplicato, a colpi di interessi e nuovi prestiti in un decennio.


24 Novembre 2012 Rinascita

Draghi si rivende come il salvatore dell’Europa

L’ex Goldman Sachs esalta l’acquisto di titoli pubblici triennali da parte della Bce e i prestiti fatti alle banche 

Filippo Ghira

L’uomo della Goldman Sachs si considera il salvatore dell’Euro e quindi dell’Unione Europea.
Continua ad insistere con questa lagna Mario Draghi, arrivato alla presidenza della Banca centrale europea, soltanto perché si era ritirato il presidente annunciato, il tedesco Axel Weber, allora capo della Bundesbank. La Bce ha evitato il disastro, ha insistito l’ex direttore generale del Tesoro ed ex governatore della Banca d’Italia.
A suo dire, è bastato annunciare che la Bce avrebbe acquistato titoli di Stato triennali dei Paesi a rischio a causa dell’entità dei loro debiti pubblici perché le pressioni (le speculazioni) sugli stessi si fermassero e riportassero a livelli accettabili lo spread con i Bund tedeschi.
Un intervento, diciamo noi, che calmiererà i rendimenti dei nostri Btp e degli spagnoli Btp ma semplicemente perché la speculazione troverà subito i soggetti (appunto la Bce) pronti a comprare i titoli sui quali avranno speculato.
Così, invece di spingere unitamente ai governi europei e alla Commissione di Bruxelles per un accordo internazionale che imponga un definitivo stop alle speculazioni e alle operazioni allo scoperto che ne sono la premessa, Draghi e compagnia sanno soltanto ad arrivare a cose fatte, quando la malattia ha già fatto sentire i suoi effetti e con gli speculatori pronti a guadagnarci sopra.
Del resto questa è la filosofia che gente come Draghi ha fatto passare in Europa e nel mondo. La finanza, specie se anglofona, rappresenta la misura della salute dell’economia. Essa deve quindi dettare la linea sulla quale l’economia reale deve incamminarsi. Gli stessi 1.000 miliardi di euro in prestiti triennali al tasso dell’1% che la Bce ha versato alle banche europee sono lì a dimostrare come la finanza sia la padrona del mondo. Quei soldi infatti, versati in due tranches tra novembre 2011 e marzo 2012 sarebbero infatti dovuti servire per sostenere l’economia reale, quindi le imprese e le famiglie. Ma purtroppo per queste categorie che sostengono la domanda interna di beni e servizi, quei soldi sono stati utilizzati dalle banche soprattutto per ricapitalizzarsi. Per rifarsi delle perdite conseguenza di investimenti andati a male e di speculazioni vere e proprie nel periodo 2007-2008 quando scoppiò la crisi finanziaria in America.
Sono state le stesse imprese europee a denunciare questo comportamento anomalo delle banche che hanno utilizzato quei soldi anche per comprare titoli di Stato da mettere in portafoglio e andare sul sicuro per i prossimi mesi. Nel primo e nel secondo caso la Bce a guida Draghi ha confermato di essere il cane da guardia dell’Alta Finanza internazionale e di avere più a cuore le progressive sorti delle banche che dei cittadini e delle imprese. Del resto, cosa ci si può aspettare da un banchiere di scuola anglofona come Mario Draghi che, nonostante questa sua impostazione che avrebbe dovuto costituire un handicap, è arrivato al vertice dell’istituto di Francoforte pensato invece per essere messo al servizio dell’economia continentale? La Bce, infatti, era stata creata frenare le pressioni della finanza americana e di quella britannica e creare in Europa un’oasi di tranquillità. Draghi ha più volte ricordato che il primo compito della Bce è quello di garantire la stabilità dei prezzi nel’area dell’euro. Un’area nella quale non è compresa la Gran Bretagna che non ha mai mostrato la minima intenzione di rinunciare alla sterlina. Come si possa quindi nominare capo della Bce l’ex vicepresidente per l’Europa della Goldman Sachs, uno che ragiona secondo le logiche di Wall Street e della City, rappresenta uno di quelli assurdi che soltanto politici imbecilli e criminali, o autolesionisti, possono aver compiuto.
Eravamo di fronte ad uno scenario disastroso, ha affermato Draghi, al convegno dell'European Banking Congress a Francoforte. Abbiamo calmato le tensioni immediate sullo spread ed evitato la stretta creditizia che altrimenti avrebbe avuto gravi conseguenze per l'economia della zona euro, l'occupazione e la stabilità dei prezzi. La stretta creditizia è invece una realtà con la quale imprese e cittadini devono fare giornalmente i conti. Quindi, cosa millanta Draghi?
Il capo della Bce, dopo aver sostenuto che la fiducia (ma quale, ma dove?) sta tornando nell’Eurozona, ha lamentato che i programmi dei governi per risanare i conti pubblici sono sempre più penalizzati dai mercati finanziari a causa del perso aggiuntivo che devono sopportare per sostenere le banche. Si deve rompere quindi il “circolo vizioso” tra banche e debito pubblico che ha effetti negativi anche sugli sforzi per riportare la sostenibilità delle finanze pubbliche. Pare di capire che, secondo Draghi, si dovrebbero obbligare i cittadini a comprare Btp e Bonos e lasciare che le banche trovino altri campi sui quali speculare grazie ai soldi della Bce.

24 Novembre 2012 Rinascita

Banche e governi crolleranno insieme di Giovanni Lollo


La commistione inestricabile di interessi che negli ultimi decenni ha legato sempre più indissolubilmente i governi occidentali e il sistema bancario globale, sta evidenziando a cosa stiamo andando incontro: un disastro di proporzioni inimmaginabili, mai accaduto nella storia documentata degli ultimi 10.000 anni (non è un errore di stampa, ripeto: "storia documentata degli ultimi diecimila anni").

Perché?
Semplice, l'umanità ha superato da poco i 7 miliardi di persone ed ha raggiunto livelli di capacità lavorativa e creativa unici nella storia. Con le attuali conoscenze scientifiche, umanistiche, mediche, siamo in grado OGGI di fornire una vita dignitosa a decine di miliardi di persone, senza aumentare di un solo minuto il nostro attuale ritmo di lavoro, ma questo non sembra che stia accadendo...Perchè?
Perché lo strumento di scambio economico (moneta) dei beni e servizi che renderebbero la terra un Paradiso lo abbiamo affidato in gestione esclusiva ad un ristretto gruppo di persone che sono proprietarie delle più grandi banche del mondo, che a loro volta sono azioniste di tutte le multinazionali, che a loro volta sono leader dei mercati della distribuzione dei beni e dei servizi e che tutte assieme pagano lautissimi benefit ai nostri "politici" per fare le leggi "ad Hoc" al fine di rafforzare ogni aspetto del loro controllo sull'umanità. Sono stato abbastanza chiaro? Se vuoi approfondire leggi i post di questo sito e avrai tutte le conferme che desideri...
Ma i tempi stanno cambiando. Nessuno vuole più saperne di andare in guerra(anche se sono oltre 10 anni che fanno di tutto per farla scoppiare), internet sta diventando uno strumento di informazione potentissimo e la moneta ormai non vale più niente. Quest'ultimo punto te lo spiego subito.
I grafici della quotazione dell'oro e dell'argento degli ultimi 10 anni sono già auto-esplicativi, l'argento è passato da 3 $ a 33 $ in 10 anni toccando anche i 50$ l'oncia, mentre l'oro è passato dai 300 $ ai 1.700 $, con punte di 1.900 $. Questo NON significa che per estrarre l'oro e l'argento e per fare qualunque altro bene, "costa sempre di più", assolutamente no! Significa che LA MONETA VALE SEMPRE MENO, in 10 anni vale il 90% in meno!!!
E questo è solo la punta dell'iceberg!
Il sistema bancario mondiale vive sullo scambio di moneta (che in 10 anni ha perso il 90% del suo valore) e per questo deve aumentare di 10 volte il suo volume di scambi monetari per continuare a fare guadagni "veri".
Adesso hai capito in cosa consiste la bolla che sta per scoppiare:
L'umanità sta per scoprire che LA MONETA NON POSSIENE NESSUN VALORE INTRINSECO, e che la montagna di debiti, titoli, azioni, derivati, etc, etc, sono soltanto una montagna di carta da macero o bit su alcuni computer che potrebbero essere CANCELLATI, ma i signori politici ed i signori banchieri affermano che per cancellare questi debiti (che hanno creato truffandoci) è necessario che gli cediamo la proprietà dei beni FISICI che possediamo...


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