venerdì 9 novembre 2012

Mentre c'è chi esulta per la rielezione di Obama alla presidenza degli Stati Uniti, vendendo ancora l'inganno del presidente buono in lotta con i poteri forti nel nome degli oppressi, in Italia si blinda ancora di più l'ingresso in Parlamento contro potenziali "nemici", costituiti dai cittadini e dai loro rappresentanti, soprattutto quelli non affiliati ad alcuna consorteria.
Vedi:

ELEZIONI 2013, IL PIANO ANTIDEMOCRATICO SVELATO DA RUTELLI

In Grecia e Spagna continua il massacro del popolo, ma guai a ribellarsi alla democratica Ue, ormai insignita del Premio Nobel per la pace. Le "rivoluzioni" sono ben accette solo se finanziate dal Dipartimento di Stato Usa, altrimenti si reprimono e censurano, come accaduto con i due giorni di
sciopero in Grecia, dove erano scese in piazza masse di persone stanche di venire derubate.

Primavere arabe e Rivoluzioni SPA di Marcello Pamio su Disinformazione

La Francia, mentre inaugura la guerra di occupazione del Mali (dopo aver contribuito a distruggere la Libia) obbedisce ai piani di austerità imposti dal FMI, alla faccia di chi, come in Obama,  ha promosso la novella che Hollande il "pacifista" avrebbe effettuato una politica in favore delle masse popolari e della pace con gli altri popoli. Insomma, un uomo la cui politica avrebbe dovuto essere in totale contrasto e dissonanza rispetto al predecessore inquilino dell'Eliseo, così come Obama lo sarebbe stato di Bush jr, secondo leggende diffuse da chi a sinistra è sempre in cerca di una verginità perduta dalla lontana notte dei tempi.

Quindi l'Hollande furioso per l'austerità, ha già smaltito la sua ira ed è scattato sull'attenti al fischio del FMI.

Quello stesso FMI che conferma gli esiti disastrosi delle sue ricette, ma nonostante ciò continua a considerarle imprescindibili e salvifiche. Nessuno che si chieda mai per chi dovrebbero risultare salvifiche le misure in oggetto. All'FMI e agli altri due organismi che compongono la troika si obbedisce e basta, senza fare domande. Niente domande dunque, anche se ostentando la orwelliana teoria del "bipensiero", la troika stessa ammette che il  riformismo del  "risanamento"  perpetuerà la recessione già in atto, fagocitando la vita di migliaia di persone in Europa.


In effetti, con un calo della produzione industriale del 10,5% su base annua mi viene da pensare che il tunnel dal quale dovremmo vedere la luce lo stiamo continuando a scavarlo sempre più in profondità....Su Repubblica cerco approfondimenti in merito, trovo il titolo ma rimanda ad un altro articolo altrettanto "interessante" (nel senso schizofrenico del termine) che cito successivamente. Ecco il dato sulla produzione industriale e link corretto:

 Nuovo calo della produzione industriale -1,5% su settembre e -10,5% anno su anno

Nella media del trimestre luglio-settembre l'indice ha registrato una flessione dello 0,1% rispetto al trimestre immediatamente precedente. La produzione industriale di autoveicoli è scesa del 13% tendenziale a settembre. Rebubblica

Devo proprio contratularmi quindi con Monti per l'ottimo esempio di salvezza che ci stava offrendo. In effetti, ci voleva un professore banchiere con poteri di sovrano assoluto per salvarci così miracolosamente, ed in fretta. Fortuna che la Camusso, se mai fosse rimasto al governo Berlusconi ipotizzava uno scenario peggiore. Certo, con un governo politico i sindacati e la società civile si sarebbero dovuti sobbarcare l'onere di fingere una qualche opposizione, grazie a Dio (Mammona) il bocconiano ha risparmiato loro la fatica. L'altro articolo, riguarda una proiezione Ocse:

Secondo uno studio dell'Organizzazione per lo sviluppo e la cooperazione economica, l'avanzamento del prodotto interno lordo del nostro Paese sarà uno dei più lenti a causa dell'invecchiamento della popolazione Fonte


Questa è la conclusione di uno studio sulla proiezione della crescita globale per i prossimi 50 anni. Avrà tenuto conto del Fiscal Compact, o meglio, del pareggio di bilancio che obbliga l'Italia a 20 anni di manovre da 45 miliardi l'anno? No, meglio dire che è colpa dei vecchi. Si alza l'età pensionabile perché così vogliono i predatori del welfare, al secolo "i risanatori". Salvo poi lagnarsi del fatto che diventano "meno produttivi" con l'avanzare dell'età. Già, si devono essere accorti che non tutti i lavori consistono nel fare da passacarte alla scrivania. Che facciamo? Li eliminiamo perché ce lo suggerisce il Mercato? Certo, se oltretutto si considera che i "giovani" di oggi la pensione non l'avranno MAI, non risulta difficile comprendere l'esito di tale proiezione. Un popolo di anziani senza soldi non aiuta certo la ripresa economica, così come mai potrebbero aiutarla la maggior parte dei giovani di oggi, precarizzati quando non disoccupati. Peccato che questo scenario sia frutto delle tante riforme volute proprio per "risanare" e modernizzare la nazione.  Il sottotitolo all'articolo su tale studio recita: "Ma il Pil farà meglio della Germania"

Il come rimane un mistero per pochi membri dell'elite.

Da notare anche il link ad altro articolo sulla precarietà. Nonostante si sia imposta la flessibilità per favorire l'occupazione, le imprese hanno "paura" di assumere. Deve essere per questa ragione che cala la produzione industriale.......... Non è che sono intimorite da un fisco espropriatore? No, 4 precari su 5 non sono abbastanza.  Un grazie ovviamente ai sindacati, spero presto porranno rimedio precarizzando quanto prima anche l'uno rimasto. 

Ricapitolando, secondo l'Ocse è a causa dell'invecchiamento che il Pil "cresce" lentamente. Ho dato un'occhiata anche agli altri articoli per capire se anche il crollo industriale ed i 4 precari su 5 fossero colpa dei miei nonni.

Comunque, niente panico. Ieri Mr Goldman Sachs Mario Draghi ci ha dato motivo di essere entusiasti ed ottimisti....manterrà i tassi della BCE invariati e ci comunica che "il clima di fiducia è migliorato" e stamperà un pò di banconote con le quali sostituire quelle usurate. Certo che è strano, se si tratta solo di questo,  perché mai esordire con una precisazione che suona tanto come una excusatio non petita?

"La Bce termina la conferenza annunciando il nuovo lancio di banconote: i dettagli delle nuove banconote attraverso una campagna di informazione ai cittadini" WSI

Che altro c'è da sapere oltre l'esaustiva presentazione della nuova serie come descritta da Il Post?

Non sò, non mi piace questa mossa, un po' perché non riesco a dare il minimo credito alle parole dei banksters, un po' perché ho la sensazione che  lor signori continuino ad adoperarsi con ferocia per togliere di mezzo il contante. A tal proposito, ripropongo il lucidissimo articolo di Italo Romano Moneta elettronica: l’era del controllo di massa è alle porte.
Barbara

 
Grecia: Atene "in fiamme", Parlamento approva tagli da 13,5 mld

(AGI) - Atene, 7 nov. - Il Parlamento greco ha approvato le nuove misure di austerita' richieste dalla troika. Conservatori e socialisti della coalizione di governo hanno votato per adottare il piano di tagli da 13,5 miliardi di euro, nonostante le proteste di piazza che hanno infiammato anche oggi Atene. Il provvedimento, che prevede un aumento delle imposte e nuovi tagli alle pensioni e ai salari, e' stato approvato per un soffio, con 153 voti a favore (maggioranza di 151), 128 contrari e 18 astenuti. Le ultime misure di austerita' sono considerate necessarie per sbloccare la tranche di aiuti da 31,5 miliardi di euro da parte dei creditori internazionali.

Senza i fondi della troika, il 16 novembre Atene rischia di rimanere senza soldi per pagare salari, pensioni e servizi.

Oggi e' tornato l'inferno nel cuore di Atene. Scontri tra manifestanti e polizia sono avvenuti nella centralissima piazza Syntagma, davanti alla sede del Parlamento, dove 70mila persone si sono radunate per protestare contro le nuove misure di austerita' in discussione. La polizia e' intervenuta in piazza Syntagma e ha usato lacrimogeni per disperdere i manifestanti che avevano lanciato bombe molotov e pietre verso la sede del Parlamento. "Se i parlamentari voteranno per le nuove misure - aveva dichiarato in mattinata Nikos Kioutsoukis, il leader della Gsee, il sindacato dei lavoratori del settore privato - commetteranno il piu' grave crimine politico e sociale di sempre contro il paese e il popolo". Per il premier, Antonis Samaras, il voto di oggi e' il test piu' difficile dal suo insediamento nel giugno scorso. La manifestazione, a cui hanno preso parte piu' di 70mila persone, era cominciata questa mattina e si stava svolgendo in modo pacifico, finche' gruppi di manifestanti hanno deciso di puntare su piazza Syntagma, tentando di sfondare il cordone di agenti per fare irruzione nel palazzo, dove si stava votando un nuovo pacchetto di misure di austerita'. La citta' da due giorni e' paralizzata: trasporti pubblici fermi, rifiuti nelle strade, scuole, banche e uffici pubblici chiusi. "La strada e' difficile e ripida - dice il ministro delle Finanze, Yannis Stournaras - e richiede sacrifici. Votare per le nuove misure e' una strada e non ci sono percorsi facili". I tagli e gli aumenti fiscali contenuti nel pacchetto anti-deficit ammontano a 13,5 miliardi di euro.
  La sinistra democratica che fa parte della maggioranza ha votato contro le nuove misure e in particolare contro le agevolazioni per le imprese nei licenziamenti. AGI

L’Eliseo pianifica le nuove misure iperliberiste

In ossequio ai voleri dell’Fmi e in linea con il rapporto Gallois, Parigi annuncia novità nel settore del lavoro
Andrea Perrone

Sono trascorsi pochi giorni da quando il Fondo monetario internazionale ha chiesto in modo chiaro e deciso nuove misure per il mercato del lavoro francese che subito Parigi ha accolto le pretese dell’organismo mondialista. L’Fmi e i suoi tecnocrati dalla sede di Washington avevano preteso dalla Francia un sensibile diminuzione dei costi pensionistici e minori diritti per i lavoratori, le imprese dovrebbero licenziare e assumere con più facilità. Solo così si sarebbe potuto favorire la ripresa della Francia rispetto anche ad altri Stati europei come Spagna e Italia che grazie alle loro ricette economiche stanno superando il Paese transalpino, secondo quanto affermato dai tecnocrati dell’organismo mondialista. Un sorpasso incomprensibile difficile da vedere. Infatti quel che appare a vista d’occhio sono le difficoltà in cui vivono i popoli dell’Eurozona, in particolare quelli ellenici, italiani e spagnoli colpiti duramente dalle misure draconiane imposte dai loro rispettivi governi.
Le pretese dell’Fmi nei confronti della politica economica e lavorativa di Parigi sono state accolte da alcune importanti figure della politica francese, tanto che in un rapporto elaborato dall’attuale supercommissario all’imprenditoria, Louis Gallois, ex numero uno di Eads-Airbus, che ha consigliato una terapia shock, ovvero misure iperliberiste contro i diritti del lavoro, per fermare il declino industriale del Paese transalpino. Le imposte sui salari delle maestranze francesi dovrebbe essere ridotte di almeno 30 milioni di euro nel corso dei prossimi due anni. Gallois ha inoltre sottolineato nella sua relazione – commissionata dallo stesso presidente dell’Eliseo François Hollande (nella foto) – su ciò che il Paese deve fare per raggiungere ed equipararsi con la principale potenze europea, la Germania. Ma il supercommissario non ha lesinato consigli, suggerendo persino un aumento dell’Iva, ulteriori tagli alla spesa pubblica e meno burocrazia per favorire la ripresa del Paese d’Oltralpe nello sviluppo economico e industriale. Hollande aveva in qualche preannunciato una sua presa di posizione rispetto al documento di Gallois e naturalmente ai “consigli” del Fondo monetario e così è stato. Il capo dell’Eliseo ha risposto nel giro di poco tempo agli ordini dell’Fmi e al rapporto del supercommissario. Hollande ha previsto venti miliardi di euro di sgravi fiscali a favore delle imprese da realizzare in tre anni per il rilancio della competitività. Con questo annuncio in sostanza Eliseo e governo francese hanno risposto alle pressanti richieste che da mesi giungevano dalle aziende dell’Esagono. Una serie di misure spiegate dal premier francese Jean-Marc Ayrault che, come annunciato ieri dal presidente Hollande, sono puntualmente giunte all’indomani della pubblicazione del rapporto del supercommissario. Ed è positiva la prima valutazione che lo stesso Gallois ha dato dei provvedimenti: “Riconoscono che la competitività rappresenta una priorità nazionale”. Prende corpo così quel piano “choc” sulla competitività per il quale a Gallois era stato commissionato il rapporto diffuso ieri l’altro. Un piano che si attaglia molto bene alle richieste del Fondo monetario e che prevede scelte di natura turboliberista e contraria agli interessi del mondo del lavoro e dei ceti meno abbienti. Quanto alle coperture per questo taglio, secondo quanto spiegato dal governo 10 miliardi deriveranno da economie supplementari sulla spesa pubblica, in due anni, e altri 10 da aumenti dell’Iva e del regime fiscale sulle questioni legate all’ambiente. Il primo ministro francese non ha mancato di sottolineare il regalo fiscale di diversi miliardi di euro offerti alle imprese per rilanciare la competitività in Francia deve permettere di creare tra 300.000 e 400.000 posti di lavori entro il 2017. “In totale, questa misura, ben orientata, interamente finanziata, dovrà permettere entro il 2017 di far crescere dello 0,5% il Pil e creare oltre 300.000 posti di lavoro”, ha osservato il premier transalpino nel corso di un’intervista al quotidiano economico Les Echos. “Tra i 300 e i 400.000” posti di lavoro, ha ribadito aumentando il numero dei possibili neo-assunti futuri, parlando ai microfoni della televisione Tf1. Uno specchietto per le allodole, perché tutto questo avverrà a scapito dei lavoratori assunti e dei senza lavoro che troveranno uno straccio di lavoro, con uno stipendio da fame e un futuro incerto. I diritti delle maestranze verranno infatti ridotti per accelerare la crescita e aumentare le entrate delle imprese e quelle dello Stato francese. Altro elemento da non sottovalutare è costituito dai dati pubblicati ieri dalla Commissione europea in un rapporto che prevede già dal prossimo anno un aumento della disoccupazione, fino alla soglia dell’11 per cento. Insomma le “magiche” previsioni di Hollande sembrano nate soltanto dalla sua più fervida fantasia o forse sono l’oscuro presagio di un mondo in cui il lavoro sarà sempre più una chimera, estremamente flessibile e privo di diritti, compresi quelli per una pensione dignitosa, a cui l’Eliseo ha deciso di adeguarsi per volere dei Signori del danaro.
08 Novembre 2012  Rinascita 

Francia: il Fondo monetario pretende nuove misure iperliberiste

I tecnocrati e i banchieri dell’Fmi chiedono al popolo transalpino di tirare ancora la cinghia con altri pesanti sacrifici
Andrea Perrone

Anche la Francia finisce nel mirino del Fondo monetario internazionale, che chiede nuovi pesanti sacrifici al popolo d’Oltralpe.
L’Fmi ha infatti messo in guardia l’Eliseo e l’esecutivo sostenendo che Parigi ha bisogno di ridurre i costi del lavoro e le tasse, oppure rischia di rimanere dietro a Italia e Spagna, che stanno attuando delle riforme profonde, tanto profonde che indigenza e disoccupazione aumentano a vista d’occhio, mentre il potere d’acquisto si riduce di giorno in giorno. “Le prospettive di crescita per la Francia resta fragile riflette le condizioni di debolezza in Europa in generale, ma la capacità dell’economia francese di rimbalzo si sta indebolendo per un problema di competitività”, ha reso noto il Fondo monetario nel suo esame annuale del Paese transalpino, pubblicato il 5 novembre scorso. In sostanza per l’organismo mondialista con sede a Washington, l’unica soluzione che ha la Francia per affrontare degnamente i contraccolpi dei suoi problemi strutturali sarà quella di ridurre i costi del lavoro e delle tasse, il tutto a danno dei lavoratori e dei meno abbienti, altrimenti il rischio affermano i tecnocrati del Fondo monetario potrebbe essere quello di rimanere indietro rispetto a Italia e Spagna, che stanno riformando tutto per abbattere quel poco che esisteva ancora dello Stato sociale, perseguendo prospettive iperliberiste per una nuova riforma del lavoro. Ma l’Fmi non si è fermato qui nelle sue lamentele dirette contro il governo di Parigi. Per i tecnocrati fautori del mondialismo infatti gli aumenti delle recenti tasse sui redditi più elevati – una promessa elettorale del presidente socialista François Hollande – non serviranno alla Francia a recuperare competitività rispetto agli altri Paesi dell’Unione europea.
La parola d’ordine che i Signori del danaro consigliano a Parigi sarà quella di “combattere”, piuttosto che di “cooperare” nelle relazioni tra sindacati e datori di lavoro, per abbattere gli elevati contributi pensionistici e per dar vita ad un sistema in cui assunzioni e licenziamenti, ancora legati a logiche fondate sul diritto del lavoro, saranno terribilmente facilitati a danno di impiegati e/o neo-assunti, poiché per il Fondo monetario è necessario un mercato del lavoro assolutamente flessibile, meno costoso e quindi una serie di riforme impopolari, in grado di mettere fine definitivamente ai diritti delle maestranze ancora vigenti. “La perdita di competitività è anteriore alla crisi, ma rischia di diventare ancora più grave se l’economia francese non si adatta con quella dei suoi principali partner commerciali in Europa, in particolare Italia e Spagna che, dopo la Germania, sono ora impegnati in riforme profonde dei loro mercati del lavoro e dei loro settori dei servizi”, ha puntualizzato l’Fmi. In sostanza i bankster vogliono assolutamente che venga approvata una direttiva come la Bolkestein e/o la Monti bis fortemente osteggiate all’Assemblea di Strasburgo dagli eurodeputati che hanno votato contro le norme turboliberiste. Ma non finisce qui.
L’Fmi ha poi precisato che con una crescita così bassa, pari allo 0,1% quest’anno e allo 0,4% nel 2013, i tagli di bilancio per la Francia dovranno essere effettuati con cautela, in modo da non ostacolare gli incentivi all’innovazione e all’occupazione. Lo stesso consiglio dell’organismo mondialista è stato inviato a tutta l’Unione europea, laddove i Soloni dell’Fmi sostengono che le istituzioni dell’Ue e i governi degli Stati membri devono “rivedere insieme la velocità del risanamento di bilancio a livello europeo, al fine di fornire maggiore sostegno alla ripresa”. Nulla di nuovo sotto il sole, quindi. Ma sacrifici indiscriminati per tutti i lavoratori, i disoccupati e i meno abbienti francesi, come avviene ormai per tutti i popoli dell’Eurozona e dell’Unione europea.
07 Novembre 2012 Rinascita

La Francia prepara una guerra ombra nel Mali

Parigi favorisce ufficialmente l'intervento da parte dell'esercito del Mali sostenuto da truppe dell'Unione Africana col supporto logistico fornito dall'ECOWAS, a cui l'Algeria ha già dato la sua tacita approvazione. In realtà, dietro le quinte il governo francese sta seriamente cercando di convincere gli Stati Uniti e altri Paesi occidentali a sostenere un intervento (in)diretto.
 
 
Il 28 giugno scorso Ansar Dine e altri gruppi collegati ad al-Qa'ida - tra i quali il Movimento unito per il jihad in Africa Occidentale, responsabile del rapimento di Rossella Urru - hanno annunciato di aver preso il pieno controllo del Nord del Mali, sconfiggendo i combattenti tuareg del Movimento nazionale per la liberazione dell'Azawad (MNLA) nella battaglia di Goa.
Oggi l'Azawad è visto come la versione africana dell'Afghanistan di metà degli anni Novanta, ossia come base di addestramento e rifugio di formazioni jihadiste. Ma anche se il governo francese si è espresso pubblicamente a favore di un intervento armato nel nord del Mali, ha negato le voci di un invio di truppe francesi nel Paese. Invece, Parigi favorisce ufficialmente l'intervento da parte dell'esercito del Mali sostenuto da truppe dell'Unione Africana col supporto logistico fornito dall'ECOWAS, a cui l'Algeria ha già dato la sua tacita approvazione. In realtà, dietro le quinte il governo francese sta seriamente cercando di convincere gli Stati Uniti e altri Paesi occidentali a sostenere un intervento (in)diretto. Parigi invierà droni di sorveglianza per la raccolta di informazioni di sicurezza, ma girano voci che i francesi stiano arruolando mercenari da utilizzare contro le milizie islamiste. CONTINUA SU AGORAVOX

L'UNIONE EUROPEA GENERA GUERRE CIVILI
L’Unione europea instaura un regime di guerra permanente. Dapprima concorrenza tra imprese non mediata dagli Stati. Poi guerra di classe necessaria per l’esigenza di ricorrere alla deflazione salariale. Poi guerra ideologica contro lo Stato, accusato ingiustamente di essere il responsabile della crisi; poi guerre civili all’interno degli stati, minati nella loro unitarietà dal venir meno della coesione sociale e territoriale generato dal mercatismo unionista. E non è impossibile che alla resa dei conti, una volta implosa l’Unione europea, restino gravi conflitti politici tra nazioni, in ragione dei debiti esteri, privati e pubblici.
In Spagna, in settembre, le vendite al dettaglio sono crollate del 10,9% annuale destagionalizzato. Un crollo enorme. Tra le cause c’è certamente la recessione che dura da oltre due anni ma c’è anche la “cura” suggerita dall’Unione europea. In particolare l’aumento dell’IVA      Continua su Capoterra Rac

Ed infine, celebriamo insieme l'Imperatore di Occidente Barack Obama:

Obama o Romney, la politica non cambia su Agenzia Stampa Italia


Anche se non si può leggere l'articolo interamente, Blondet ha evidenziato davvero un'interessante aspetto delle elezioni americane. Ricordate quante volte gli Usa hanno alzato la voce in favore delle ispezioni da parte di osservatori internazionali per garantire la trasparenza del processo democratico? Ad esempio la Russia, non si oppose ad un controllo esterno ma poiché tali osservatori non riscontrarono niente di sospetto nella tornata elettorale che ha premiato Putin, ecco che forse, come ritorsione, i signori della tolleranza planetaria ripudiano ogni supervisione? 
 
Ecco come vota la «democrazia» americana

Maurizio Blondet 07 Novembre 2012
L’attorney general del Texas, Greg Abbott, ha avvisato l’OSCE per lettera ufficiale: se un suo osservatore straniero si avvicinerà a meno di 30 metri (100 piedi) da un seggio elettorale durante le elezioni presidenziali, sarà immediatamente arrestato e portato in tribunale. È una mossa voluta dal governatore del Texas in persona. «No a controllori e ispettori dell’ONU in nessuna votazione in Texas» ha sancito in un «tweet» diffuso fra i suoi elettori. Anche il governatore dell’Ohio ha annunciato che «non permetterà ad osservatori dell’ONU» di controllare la regolarità delle operazioni di voto nel suo Stato. (Texas A.G. Threatens to Arrest European Election Observers)

(L’articolo è disponibile solo per gli abbonamenti attivi)
Effedieffe

0 commenti:

Posta un commento