lunedì 17 dicembre 2012

All'avvicinarsi del consueto Discorso del Re di fine anno, questo videomessaggio è decisamente appropriato e ben riassume i motivi per i quali "amare" il nostro Don del Quirinale.
Intanto, uno degli addetti al Desk Italia per la svendita di ciò che rimane di strategico e statale, tal Bersani, premettendo che non è una favola perseguire la crescita ed il suo esatto contrario contemporaneamente (cosa che non è riuscita al "tecnico competente " Monti) dichiara:

BERSANI: “Io non racconterò favole. Ora austerity ma anche crescita” 
giovedì 13 dicembre 2012 - ore 14:34 Per favorire la crescita economica l'Italia ha "urgente bisogno di investimenti" anche dall'estero, poiche' "la cultura industriale ha in Italia un'antica tradizione". Lo afferma in un'intervista alla 'Welt" il segretario del Partito Democratico, Pierluigi Bersani, sottolineando che "il mondo vuole l'Italia e noi dobbiamo dargliela. 
Daw Blog 

Hollande, evidentemente beneficiato di colloqui privati o con il Silvio o con qualcun altro,  ci rasserena esternando che il Cavaliere non tornerà in sella. Non è chiaro se sia una decisione del diretto interessato o, come sembra, di qualche "consiglio occulto" che
manovra anche Hollande. Comunque sono sollevata che il francese abbia tante certezze in merito al futuro degli italiani. Forse, incapace di rasserenare i propri di connazionali si interessa gentilmente dei cugini d'oltralpe. Ora se abbiamo altre domande sul nostro futuro chiedere al francese ed a Barroso, che ringraziando Monti per l'operato svolto, chiede ancora sangue italiano.

HOLLANDE: “Non esiste alcuna seria possibilità di un ritorno di Silvio Berlusconi a guidare il governo italiano” venerdì 14 dicembre 2012 - ore 14:17 Secondo il presidente francese Francois Hollande, non esiste alcuna "seria" possibilita' di un ritorno di Silvio Berlusconi come candidato a succedere a Mario Monti alla guida del prossimo esecutivo italiano. "Non credo vi sia una probabilita' molto seria che accada", ha tagliato corto il capo dell'Eliseo. Daw Blog 


L'avvocato Paola Musu: "chi ha la moneta ha il potere" 

Nel 1997 Craxi aveva ben compreso il diabolico progetto dell'Europa, nessun altro sospettava niente? O, capito il messaggio, si sono "adeguati"?

Il Bersani che non vede l'ora di trovarsi al posto giusto per garantirsi favori durante la prossima stagione saldi-Italia, che perseguirà crescita e rigore allo stesso tempo e che parla di "cultura industriale" si è accorto che di quella cultura rimarrà traccia solo nei tabulati Equitalia?

Confartigianato: il 58% delle imprese costretto a chiedere dei prestiti per pagare le tasse Ma quest'anno 40.000 imprenditori non potranno pagare le imposte per mancanza di liquidità Costretti a ricorrere a prestiti per pagare le tasse. Per fare il proprio dovere di contribuente, il 58% delle imprese, pari a 615.000 aziende, deve ricorrere a prestiti bancari o è costretto a chiedere al fisco dilazioni di pagamento. 

E 40.000 imprenditori non potranno pagare le imposte per mancanza di liquidità. È quanto emerge dal sondaggio Ispo-Confartigianato, che sottolinea come la percentuale del 74% di imprese che dichiarano un aumento delle tasse viene superata se si tratta di imprese con dipendenti (79%), in quelle nel Nord Ovest (83%) e nel Mezzogiorno (80%). 

COMPLESSITA'- A opprimere i piccoli imprenditori italiani non è solo la quantità di tasse ma anche la complessità per pagarle. Il sondaggio Ispo-Confartigianato rileva infatti che, in quest'ultimo anno, per il 57% degli imprenditori sono aumentati anche gli adempimenti burocratici in campo fiscale. Soltanto il 2% degli intervistati indica una diminuzione. Una zavorra che è ancora più pesante per le imprese del Nord Ovest, dove il 64% ha subito un aumento della pressione burocratica, e per le aziende del settore dell'edilizia il 65% delle quali ha avvertito la crescita della burocrazia fiscale. «Il sondaggio - sottolinea il presidente di Confartigianato Giorgio Merletti - conferma quanto denunciamo da tempo a proposito dell'impennata della pressione fiscale sul sistema produttivo. Secondo le nostre rilevazioni, nel 2012 le entrate fiscali sono cresciute di 24,8 miliardi, al ritmo di 47.238 euro al minuto, e hanno raggiunto il livello del 44,7% del Pil, con un aumento di 2,2 punti in un solo anno. Tra il 2005 e il 2013 l'incremento delle entrate fiscali "assorbe" il 97,3% dell'incremento del Pil. Sono numeri che parlano chiaro: se vogliamo ritrovare la strada per uscire dalla crisi, è indispensabile intervenire per ridurre la pressione fiscale sulle imprese». 
Redazione Online Corriere 

A proposito dell'inquisizione contro gli evasori fiscali, che i crociati identificano in coloro che sono immediatamente aggredibili, cosa pensano gli stessi del regalo di Monti agli evasori REALI?

EVASIONE FISCALE/ Salta l’accordo tra Italia e Svizzera, persi 150 miliardi di euro  

Tutti i numeri di Mr. Monti L’acclamato e acclamando “Salvatore della patria” 

R.
L’economista ed analista della Federcontribuenti, Fabrizio Zampieri, ha così analizzato i 12 mesi di Mario Monti. Aumento del 60 per cento tra sfratti per morosità e case vendute all’asta. Le richieste di esecuzione presentate all’Ufficiale giudiziario sono state 123.914, mentre gli sfratti eseguiti 28.641. Oltre 58 mila famiglie italiane non riescono a pagare in tempo affitti e mutui. 
Produzione industriale ai minimi storici tra delocalizzazione e fallimenti. Produrre in Italia costa troppo non solo per la forza lavoro, soprattutto a causa dello schiacciante carico fiscale e l’alto tasso di corruzione. 
Tasso di disoccupazione; novembre 2012 11,1% contro il 9,30% del novembre ‘11 e le stime per il 2013 sono per il raggiungimento del picco negativo del 13%. 
Disoccupazione giovanile (16-25 anni) record negativo del 35,4%. 
Pil, siamo passati da - 0,51%, al - 2,56% in un solo anno, attestandosi sui livelli del 2001 (introduzione dell’euro); praticamente la ricchezza del nostro Paese è tornata indietro di oltre 10 anni, e le previsioni per il nuovo anno sono sempre negative (-1%). 
Debito Pubblico, con Monti si è toccato il livello storico negativo di 1.975 miliardi di euro, 2000 miliardi entro fine dicembre. Rapporto Deficit/PIL 126,40% nonostante, dal 2007 (inizio della crisi) ad oggi, gli italiani abbiano subito manovre finanziarie per un ammontare complessivo di oltre 218 miliardi di euro. A quanto pare questa immensa mole di denaro non è riuscita ad equilibrare il deficit dei conti pubblici. 
Consumi delle famiglie (-3,69%) con una preoccupante contrazione di circa il 50% rispetto all’anno precedente. Mutui: 50% in meno di erogazioni rispetto all’anno precedente, per i prestiti a famiglie ed imprese la percentuale sale. Fuga dei capitali all’estero; nel solo mese di ottobre’12 si è registrata una diminuzione dei depositi bancari, rispetto al mese precedente, di circa 26,4 miliardi di euro. Ciò è dovuto essenzialmente a due motivi: in primo luogo, la paura di molti italiani di una sempre più probabile applicazione di una patrimoniale sui depositi bancari, ed in secondo luogo il timore per il risultato delle prossime elezioni politiche, con un alto rischio di ingovernabilità. Il quadro che ne emerge per il 2012 è quello di un’Italia ancor più impoverita, meno competitiva, e molto più indebitata. Per concludere la disamina il presidente di Federcontribuenti, Marco Paccagnella: “Grazie allo stragismo politico, che prima ha evocato Mario Monti e che ora lo spodesta, i contribuenti italiani si troveranno a dover pagare ulteriori 30 miliardi di euro, 150 punti base sui tassi alle imprese e 90 punti base sui tassi variabili dei mutui delle famiglie. Tre volte il gettito dell’Imu”. 
11 Dicembre 2012  Rinascita

“Monti for premier”, gridano all’unanimità gli ammazza-Italia 
Se la UE ed i partiti sostengono il governo golpista coptato da un presidente della repubblica altrettanto coptato, si palesa uno schieramento trasversale che mette in evidenza quali sono i veri nostri nemici. Ecco evidenziato quanto andiamo da sempre sostenendo e cioè che non esiste destra o sinistra, ma mondialisti servi delle banche in ammucchiata contro nazionalisti sovranisti. E’ la lotta di sempre da Cecco Beppe e Romanoff (l’imperatore Francesco Giuseppe e lo Zar delle Russie) in poi. Ovvero Impero bancario massonico-sionista contro i Capi di Stato di nazioni autonome e sovrane. E’ un gioco talmente semplice ed evidente nella sua perversa chiarezza che non permette alibi a quanti non ne conoscono l’esistenza e continuano nella stupida contrapposizione ideologica. NDR Dalle ovazioni dei partiti di regime agli applausi di governi ed eurocrati infeudati dal Fmi Folle oceaniche salutano il Monti-bis. Il Rettore delegato dalla finanza a reggere le sorti del governo dell’Italia taglieggiando i suoi cittadini, sta incassando ovunque cambiali in bianco. Dai suoi tre “storici” alleati Berlusconi, Bersani e Casini, dai neofiti di turno (i Donadi e i Montezemolo), i “fulminati sulla via della Bocconi (pezzi interi del Pdl, liberaliberisti doc, liberal(socialisti, futuristi e futuribili), etc. etc. Almeno qui, nella nostra derelitta patria. Ma anche nell’Europa, dei governi, dei tecnocrati e dei non eletti: da Schauble a Hollande, dal Ppe a Barroso, e dalla troika affamapopoli, Fmi-Bce-Ue, nel suo complesso. Tutti a spacciarlo per “moderato”, per il garante della “stabilità”, per “l’uomo che ha restituito decoro internazionale all’Italia”. Indubbiamente, Mr. Monti, un merito lo ha. Non certo quello, spacciato ma inesistente, di risolutore della crisi italiana (la crisi, con lui, si è aggravata: disoccupazione, debito, decrescita, tasse, fallimenti, sequestri, suicidi), quanto quello di fedele esecutore dei diktat usurai della troika e dunque di delegato allo spolpamento di quel che resta del nostro Stato per placare gli appetiti delle banche d’affari e delle centrali di speculazione. Un merito? (Direte Voi). Sì, un merito. Con lui, infatti, il potere vero, quello reale, non più soddisfatto della gestione dei suoi interessi affidata per delega alla politica politicante, si è fatto palese, diretto. E’ una buona cosa, in fondo, aver costretto il boia a togliersi la maschera. Adesso è tutto più chiaro: il nemico è manifesto. Peccato che non ci sia il tempo per colpirlo subito, prima che il danno sociale, economico, nazionale, sia irreversibile. Occorre tempo – e atti concreti di volontà da parte dei cittadini vessati – per organizzare la resistenza e defenestrare la cricca al potere. Tutta la cricca al potere: qual migliaio – questa è la somma delle “folle oceaniche”, in fondo – di “unti dal Mercato” che si annida nelle stanze del potere Come disse qualcuno, il popolo italiano dovrà bere nell’amaro calice fino alla feccia, prima di… “riveder le stelle”. Stampa Libera 

Uno studente del primo anno di economia potrebbe per favore prendere in mano la politica economica della UE? su  Informare per Resistere  

La "moralità" e presentabilità dei banchieri, rappresentanti del potere della finanza lo si evince anche da questo esempio di virtù:

HSBC, una banca stupefacente 
Un paio di anni fa, ad esempio, la banca americana Wachovia, inglobata da Wells Fargo fin dal 2008, aveva patteggiato il pagamento di 160 milioni di dollari ammettendo di avere riciclato più di 400 milioni provenienti dal narco-traffico dei cartelli messicani. Simili accuse sono state inoltre sollevate almeno anche nei confronti di Credit Suisse, Lloyd Banks, ABN Amro e ING, tutte puntualmente risparmiate da imbarazzati processi grazie ad accordi siglati con il Dipartimento di Giustizia americano in cambio di irrisorie sanzioni. Altre Notizie
Ovviamente, come i 17 Ministri membri del MES, sono "troppo grandi" per essere giudicati.Già, la chiamano Europa dei popoli e sublime esempio di raffinata democrazia...

Il seguente articolo è un capolavoro di chiarezza inappellabile e genuina verità. Se non è lampante quale sia l'origine di gran parte del male che esiste nel mondo, si può essere solo in malafede.

IL MOSTRO (non è l’inflazione ma il bilancio delle banche) 
Posted By Andrea Cavalleri On 14 dicembre 2012 
Immaginiamo un azienda che produce etichette. Quando fabbrica i suoi autoadesivi, il diligente amministratore annota al passivo le spese sostenute per approntarli: materie prime, ore di lavoro, competenze di eventuali subfornitori e terzisti, spese generali. Tutte le spese sostenute per la produzione vengono computate nel costo totale dell’etichetta e saranno scritte al passivo nel bilancio. Finché il rotolo nuovo di etichette resta in magazzino, il suo valore è calcolato a prezzo di costo. Quando finalmente viene venduto, il fabbricante ottiene il suo ricavo, che verrà scritto negli attivi di bilancio. La parte di ricavo che eccede le spese è l’utile, che, se si sarà mantenuto per tutto l’anno, risulterà in bilancio e verrà tassato. Avviene però che il cliente di questa azienda sia una catena di supermercati che richiede le etichette con il prezzo dei prodotti. 

Allora l’amministratore dell’etichettificio comincia a fatturare al supermercato la cifra scritta sulle etichette: 1.000 etichette con scritto il prezzo “2 euro”, costo 2.000 euro, 10.000 etichette con scritto il prezzo “10 euro”, costo 100.000 euro. Si tratta di cifre complessive favolose ed è strano che l’amministratore del supermercato le paghi senza richiedere la prova dell’etilometro al suo fornitore (alcune male lingue parlano di un co-interessamento dei vertici del supermercato con il giro di soldi). Comunque le paga e l’etichettificio si trova con degli utili astronomici. Come fare a giustificarli mentre il supermercato va in rovina e i suoi dipendenti sono inferociti? 

E come ridurre le salatissime tasse? Ecco che il padrone dell’etichettificio ha una bella idea: con qualche spicciolo finanzia dei convegni di studi coinvolgendo anche grossi nomi e università e fa elaborare gli ILS (International Labelling Standard) dei criteri standard per la contabilizzazione delle etichette. In base a queste norme compila il bilancio a fine anno, scrivendo nei passivi i prezzi a cui ha venduto le etichette, e negli attivi l’identica quantità di soldi ricevuta dal supermercato. Poi, siccome ha concesso al supermercato di pagare con dilazioni importanti (12, 24 mesi e più) aggiunge agli attivi gli interessi su queste dilazioni, interessi che verrebbero a costituire l’utile dell’etichettificio. Naturalmente, dopo la presentazione del bilancio, gli azionisti e gli amministratori della società vengono immediatamente incriminati per truffa, falso in bilancio ed evasione fiscale. La banca fa la stessa identica cosa, ma per lei, inaudita eccezione, è perfettamente legale. Perché gli IAS (Account International Standard), le regole contabili (scritte dai banchieri stessi), sono recepite nelle legislazioni nazionali. E così, il denaro nuovo, stampato di fresco, viene ceduto allo Stato, non al costo tipografico ed eventuali utili commisurati, ma al valore scritto sulle banconote e tale valore nominale viene iscritto nel bilancio della banca al passivo. Molti commentatori hanno già messo in luce l’anomalia per cui la banca compare come proprietaria del denaro che crea dal nulla. Molti hanno insistito su come questo fatto generi sfruttamento del lavoro, parassitismo, ingiustizia. Però, a mio parere, non si insiste abbastanza nel sottolineare che questo metodo non funziona e non potrà mai funzionare, anzi racchiude in sé il fallimento del sistema, ineluttabilmente sancito da poche regolette di aritmetica elementare. Se la banca è l’unico ente autorizzato ad emettere denaro (la Banca Centrale creandolo e le banche commerciali moltiplicandolo grazie alla riserva frazionaria), significa che tutto il denaro che esiste è emesso dalla banca. Non esistono altre fonti di denaro, (si badi bene che diciamo “di denaro”, non “di ricchezza”). Quindi tutto il denaro che circola è gravato di interesse. Certamente, al momento in cui il sistema si è avviato, esisteva del denaro di proprietà, ottenuto in precedenza senza interesse. Ma con la maturazione del sistema, quindi col passaggio di mano dei soldi, con l’aumento della massa monetaria, e con l’erosione continua dovuta agli interessi, questa quota di denaro “libero” è svanita o si è ridotta ad una percentuale insignificante. Dunque tutto il denaro che esiste, esiste in forma di debito su cui si paga un interesse. Ma lo stipendio che si percepisce, la vendita di un immobile, gli affari dei commercianti…come è possibile dire che sono soggetti a interesse? L’interesse si paga senza vederlo, sotto forma di tasse, oppure nascosto nei prezzi al consumo (NOTA 1) Perciò, globalmente, il sistema funziona così: la banca emette tutto il denaro, lo chiamiamo 100. 
E vuole l’interesse (supponiamo) del 5%. Se tutto il denaro che esiste è 100, come fa la società a restituire 105? Semplicemente non può. Se la banca accettasse come quota interessi un chilo di pane, un cesto di fragole, due schiavi nubiani che arieggiano l’ufficio del direttore con i loro larghi flabelli, allora si potrebbe. 
Ma la banca non li accetta, no, no, la banca vuole proprio e solo il denaro, che è l’unica cosa che, per legge, nessun membro della società civile può produrre. Se un cittadino stampasse un po’ di denaro da gettare come offa agli insaziabili trangugiatori di interessi, sarebbe un falsario, perché il denaro è l’unica cosa che può produrre la banca e può produrlo soltanto lei. Per questa ragione si crea il paradosso che persino la crescita economica aumenta il debito. 

Infatti, se aumentano i beni prodotti, per scambiarli occorre più denaro e questo sarà emesso dalla banca solo dietro emissione di cambiali (pubbliche o private) a interesse. “Ma che discorsi!” Dirà l’uomo della strada “Se un’azienda o uno stato guadagnano bene, possono pagare gli interessi e resterà ancora un utile nelle loro mani”. Questa reazione emotiva, basata sull’abitudine, descrive solo un evento locale. Guadagnare soldi significa acquisire la proprietà di soldi che aveva qualcun altro, non crearne. Se tutto il denaro esistente è 100, qualcuno guadagna e qualcuno perde, ma 100 resta. E se alla banca deve tornare 105, la società, nel suo complesso, resterà insolvente verso la banca. Se dunque non è possibile restituire alla banca il denaro dovuto, la società nel suo complesso o si dichiara insolvente, oppure prende a prestito la somma per pagare gli interessi, indebitandosi sempre di più. Prende 100 in prestito e, l’anno seguente, prenderà 105, per pagare capitale e interessi, l’anno successivo105 più il 5% e così via. E’ uno “schema Ponzi”, volgarmente detto “catena di sant’Antonio”, che cresce costantemente, finché si sta al gioco, e poi crolla. E i costumi finanziari moderni, soprattutto per l’Euro, hanno accentuato la criticità del sistema, accelerando il momento dell’insolvenza, tramite la valutazione del debito in base agli indicatori (rapporto debito/PIL e valutazioni varie), trattando il debito come se fosse reale. Per l’Euro la situazione è doppiamente grave, in quanto l’assoluta indipendenza della BCE dalle istituzioni politiche (quindi dai ministeri dell’economia e delle finanze) priva la moneta europea di un qualunque governo sensato e la abbandona alla speculazione. 

Questa impostazione della finanza basata sul debito è dunque fallimentare in se stessa e sta svelando, ogni giorno di più, la sua inadeguatezza. 
Ma il punto nevralgico del meccanismo è l’apposizione al passivo nel bilancio della Banca Centrale del denaro circolante, perciò è opportuno fare alcune attente osservazioni al riguardo. 
1) Questa pratica è ingiustificata. Non esiste nessun motivo concreto o plausibile per cui il costo di una banconota da 100 euro debba essere conteggiato 100 euro, quando la sua stampa costa circa 3 centesimi. 
2) Questa pratica è contraddittoria. Infatti, per ragioni inspiegabili, il conio delle monete metalliche è di competenza degli Stati e risulta all’attivo in bilancio. Dunque, la stessa operazione di creazione del denaro, viene contabilizzata al passivo o all’attivo a seconda di chi la compie, realizzando così un capolavoro di illogicità. 
3) Questa pratica non è rappresentativa della realtà. La realtà infatti, il mondo in cui viviamo, costituisce nel suo insieme un grande attivo che è la bontà dell’esistenza. E tale attivo presuppone dei crediti gratuiti iniziali, costituiti dalla nostra stessa vita e dalla natura, che contiene tutto ciò che ci consente di vivere. Dunque se il bilancio di un’attività vuole rispecchiare la realtà, tale bilancio deve essere in attivo. Il bilancio a somma zero appiattisce l’economia all’atto della transazione, escludendo la natura, il lavoro, il numero di persone coinvolte…in poche parole, la vita. 
4) Questa pratica riflette una mentalità nichilista. Si deve questa brillante osservazione a Giovanni Passali, economista leader del sito “moneta complementare”, che traduce in un linguaggio filosofico l’osservazione del punto precedente. In effetti la contabilità bancaria considera la vita un passivo e il numero un attivo. Perché passivo viene considerato il denaro circolante, che assolve, nell’organismo economico, la stessa funzione del sangue che circola in un organismo vivente. Ovvero trasporta il nutrimento e tutte le sostanze che occorrono alla vita materiale. Ed è adempiendo questa funzione che acquista il suo valore, un valore del tutto “spirituale”, che consiste nella fiducia di una comunità nell’accettarlo in pagamento, al fine di scambiare i frutti del proprio lavoro. Mentre attivo, per il bilancio bancario, sono i pezzi di carta che non circolano, ma ritornano all’immobilità della cassaforte. Immobilità che è la morte del denaro e la perdita del suo valore: se non è speso, si riduce a essere un pezzo di carta, neppure buono per accendere il fuoco perché, per l’appunto, è chiuso in cassaforte. Eppure i banchieri e i loro servitori in livrea (ve ne sono tra i politici, i giornalisti, gli economisti,i professori e financo fra ben noti rettori universitari) ci terrorizzano raccontando che loro sono lì, in quella smisurata e illecita posizione di potere che proviene dalla creazione e dal controllo della moneta, per proteggerci dalla catastrofe dell’inflazione, autentico spauracchio sventolato come deterrente per chi volesse obiettare qualcosa alle loro politiche di schiavizzazione delle nazioni. “L’inflazione eroderà il vostro stipendio, consumerà i vostri beni come il fuoco, vi ridurrà in miseria” (peraltro tutte cose che costoro fanno attivamente, positivamente e pertinacemente, a nostro danno e a proprio vantaggio) così ci dicono, ma si guardano bene dal lasciar trapelare che il buco nero che inghiotte il PIL di intere nazioni è lì nel loro bilancio. Non solo, ma quelle poche crisi da iperinflazione che hanno fatto storia, non sono mai state causate dal denaro di Stato, ma sempre dalla speculazione al ribasso che loro stessi, banchieri e finanzieri internazionali, hanno condotto contro tali monete sovrane. I casi della repubblica di Weimar e di alcuni Stati africani sono tutti identici: nazioni con un forte debito estero, a cui si faceva fronte con stampa di moneta per pagamenti internazionali. Furono tutti vittime di vendita allo scoperto della propria divisa, che, causando svalutazione, richiedeva nuova stampa per coprire il debito estero, calcolato in oro (Weimar) o in dollari americani (Zimbabwe e altri Stati). 
(NOTA 2) Si innescava così un circolo vizioso senza fondo, in cui l’inflazione era figlia della svalutazione e non dell’eccesso di stampa di moneta. Infine ci tocca registrare che quel passivo artificioso che la banca scrive nella propria contabilità (la Banca Centrale scrive al passivo il denaro che crea dal dal nulla, le comuni Aziende bancarie scrivono al passivo i crediti che erogano sulla base del quasi-nulla) non fa bene neppure al bilancio della banca. Infatti quell’enorme passivo, se da una parte permette di eludere le tasse, dall’altra espone gli istituti bancari all’incertezza: basta qualche insolvenza per mandare i conti in rosso. E la totale mancanza di vincoli che ha la banca nell’erogazione dei prestiti 
(NOTA 3) invita gli istituti di credito a prestare irresponsabilmente a più non posso: si sa, l’occasione fa l’uomo ladro. Il risultato finale del passivo artificiale, con cui è contabilizzato il denaro, è duplice: da una parte abbiamo gli immani debiti pubblici, che mai potranno essere ripagati, dall’altra un bilancio bancario che oscilla pericolosamente sulla linea di galleggiamento. E fin ora si è ovviato a questa disfunzione strutturale con trucchi ed escamotage. Da una parte sta apparendo chiaramente che i bilanci degli Stati sono falsati: una grossa fetta dei passivi sono occultati deviandoli nelle “casse depositi e prestiti” o loro omologhe. Anche la virtuosa Germania nasconde il 20% del suo debito nella pancia della KfW e, insieme a Francia Italia e Portogallo, si rifiuta di fornire i dati reali alla Commissione economica del Parlamento europeo (Econ), come denunciato nel giugno di quest’anno dalle istituzioni di Bruxelles. Dall’altra parte si sussurra nei corridoi che anche i bilanci delle banche sono truccati. Del resto, anche se non lo fossero, tutti i salvataggi invocati dalle banche negli ultimi anni dimostrano un malessere che non può essere occasionale o frutto di una crisi passeggera. Si tratta ovviamente di un problema sistemico, anzi, come abbiamo visto sopra, matematico. Perciò, concludendo, non è più il momento di aggiungere una pezza a una struttura tarlata, bisogna cambiare l’architrave del nostro sistema finanziario, prima che tutta la nostra casa economica ci crolli in testa. Tra le priorità di qualsivoglia governo riformatore, deve esserci la revisione dei criteri contabili (gli IAS) che porti all’eliminazione di quel passivo nichilista che inghiotte senza sosta le nostre ricchezze, la nostra libertà, la nostra vita. 
NOTA 1) Margrit Kennedy, negli anni ’80 in Germania calcolò la quota interessi presente nei prezzi al dettaglio dei più comuni beni di consumo, che la gente si compra per vivere. Tra alti e bassi risultò una media del 45%, cioè su 100 Marchi di spesa al supermercato, 45 erano destinati al pagamento di interessi. Per quanto riguarda le tasse, in Italia la quota interessi corrisponde quasi al 20% dell’intero gettito fiscale. NOTA 2) Ellen Brown ha condotto degli studi magistrali su questi temi, documentandoli adeguatamente e pubblicando degli articoli reperibili anche in lingua italiana. NOTA 3) Le norme di Basilea 3, permettendo di calcolare nella riserva della banca i crediti che vanta verso terzi, fanno dipendere la quantità totale del credito erogabile dalla capacità dei clienti di indebitarsi, quindi non esiste più formalmente nessun legame tra il vero capitale depositato e la quantità di denaro che la banca può prestare. 
Stampa Libera 

Ma la Barclay's ha un'etica...Banchiere insulta operai cinesi: licenziato – video
Italia disintegrata dagli interessi privati. I piani di Mario Draghi per la nostra penisola. “Italia: diretta da un primo ministro non eletto, devastata da una crisi economica, una disoccupazione endemica ed un aumento dei suicidi, è entrata nella spirale della morte”. Comincia cosí questo speciale di approfondimento sulla situazione politico-economica e sociale del nostro Paese, presentata da Daniel Estulin nel suo programma “Desde la sombra” 
Bueno buono good

«Sanità, ora servizi a rischio» La spending review e i tagli delle ultime manovre finanziarie stanno minando il Servizio sanitario nazionale diventato ormai «insostenibile». Senza mezzi termini, le Regioni lanciano l’allarme, e la Federazione italiana delle aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso) rincara la dose: «Per il 95% delle aziende sanitarie, la politica di rigore si tradurrà in una riduzione dei servizi e delle prestazioni rese ai cittadini». E la situazione tenderà ad aggravarsi, sottolinea sempre la Fiaso, con un buco per il Ssn che nel 2014 si stima supererà i 18 miliardi di euro. Proprio per discutere di Sanità, la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome si è riunita ieri in seduta straordinaria. Netto il giudizio delle Regioni: Continua su Avvenire

L'ennesima prova che l'Italia non e' piu' un paese sovrano 
L'Editoriale di Germano Milite 
Quando lo si diceva qualche tempo fa, si veniva accusati di essere dei “complottisti” ciarlatani con la passione per la dietrologia catastrofista. Poi, sempre più economisti ed osservatori autorevoli, hanno ammesso ciò che anche al cosiddetto “uomo della strada” appare oramai fin troppo evidente: l’Italia, e ovviamente non solo l’Italia, è un paese che non gode più di piena sovranità/autonomia politica. Non esiste più, cioè, la possibilità di scegliere i propri rappresentati senza dover considerare “i mercati” , “lo spread” ed in altri termini le volontà mondialiste. Riscontrato oggi, questo non trascurabile dettaglio, appare come la classica scoperta dell’acqua calda. Eppure, di acqua torbida da scoprire, ne resta tanta. Partiamo da una considerazione che ad una prima analisi superficiale potrebbe apparire completamente scollegata: Google. La supermegamultinazionale americana è da tempo più potente di uno stato. Fattura cifre inimmaginabili ed ha il monopolio sul bene più prezioso del web, ovvero il traffico di ricerca. Come noto, poi, Google è un gigante che da tempo ha differenziato i propri prodotti e che anzi tende a “mangiare” tante piccole e medie realtà promettenti nel settore dell’innovazione. Ma cosa c’entra Big G con Mario Monti, la sovranità popolare, lo spread, i mercati e tutto il resto? Beh la storia della “creatura” americana è metaforicamente molto efficace per indicare la storia evolutiva dell’organizzazione politica contemporanea in senso generale. L’obiettivo, proprio come per le multinazionali, è infatti quello di accentrare un potere crescente nelle mani di organismi sempre più grandi e, soprattutto, sempre più lontani e distanti dal cittadino. La tendenza palese è quella di un annientamento totale dei pesci piccoli in favore degli squali. Succede, se si ha un pizzico di spirito d’osservazione, in praticamente tutti i settori. Dai teatri all’editoria, dalla manifattura alle tecnologia: più sei grande e più il sistema ti permette di assorbire il resto. Certo non è tutto così automatico e rigido: qualche eccezione importante ancora resiste ma il discorso è riferito ad una tendenza generale quanto marcata ed evidente. Gli Italiani, come si è potuto vedere dalle reazioni registrate alla notizia delle dimissioni di Monti e dai ricatti nemmeno tanto velati arrivati dagli altri paesi “potenti”, ogni volta che sceglieranno i propri premier, dovranno dar conto prima di tutto aglla Germania, all’UE, alla BCE, all’FMI ecc. Il leader del Bel paese dovrà piacere in primis a chi si trova fuori dal Bel Paese e poi agli italiani. Senza l’approvazione dei “mercati”, non si governa più. Chiariamoci: è sempre stato così in una certa misura. Determinati capi di Stato erano caldeggiati fin quando le loro politiche piacevano alle superpotenze o comunque non creavano troppe noie. Ma ora, il meccanismo di condizionamento ed ingerenza esterna, ha raggiunto livelli incredibilmente alti ed un’arroganza sfacciata: E' l'oligarchia finanziaria che decide chi deve governare l’Italia, non gli italiani. E, come per Google, non esiste un volto con il quale poter parlare; una politica con la quale dialogare. C’è prima di tutto la finanza, ci sono prima di tutto i soldi, il debito, le tasse, le scadenze, i conti da far quadrare. Il resto è semplicemente commissariato, messo dietro; da parte. La politica non fornisce più alcun indirizzo ma subisce dimessa le indicazioni dittatoriali dell’oligarchia finanziaria. E' esecutrice pedissequa di moniti ed esigenze troppo più grandi e potenti di lei. Ma continuiamo pure a pensare che tutte queste considerazioni siano frutto di fantasiose tesi complottiste e che lo spread che sale e scende in base a semplici dichiarazioni sia accettabile come schema da osservare per la programmazione politica di un paese. Accettiamo lo status quo ritenendolo inevitabile o addirittura giusto. E' esattamente ciò che ci chiede questo nuovo, vorace, parassitario ed autodistruttivo capitalismo finanziario che ha fatto del denaro (elettronico) l'uncio valore assoluto al quale piegarsi. 
You-ng

Follia F35: il Canada rinuncia, l’Italia non si ferma 
Il Canada, ovvero il più vicino alleato degli Stati Uniti, è uscito dal programma degli aerei F35, il nuovo super caccia militare progettato dalla Lockheed Martin su commissione del Pentagono. Il ministro della Difesa canadese, Peter MacKay, ha spiegato che il governo valuterà altre opzioni per la sostituzione dei propri CF-18, aerei militari degli anni ottanta. Il Canada, retto da un esecutivo di centrodestra, era andato in difficoltà per l’elevato costo del progetto. Un report indipendente della società di consulenza KPMG aveva stimato che il paese nordamericano avrebbe dovuto spendere più di 40 miliardi di dollari in 40 anni per l’acquisto e la manutenzione della flotta degli F35, i moderni cacciabombardieri. Le opposizioni di centrosinistra, i moderati progressisti del “Liberal Party” così come i socialdemocratici del “New Democratic Party” avevano pesantemente contestato il progetto degli F35, vista l’esplosione dei costi, che sarebbero stati tripli rispetto a quelli previsti in una fase iniziale. E l’Italia? Nessuna marcia indietro. Il nostro paese, dove l’economia è a picco e la disoccupazione esplode, adotterà il piano voluto dagli Stati Uniti. Monti ha confermato le scelte del governo Berlusconi ed è improbabile che un domani Bersani decida di contraddirlo. Spenderemo, dunque, tra i 15 e i 20 miliardi di euro. Una follia, ma tecnica. 
Contro Copertina


ED I saltimbanco di regime tessono le lodi ai banchieri La volgarità della Littizzetto ed i bravi (quelli dei promessi sposi) si assicurano che i contestatori di Monti non si allarghino troppo.

La piovra massonica non lascerà scegliere gli italiani se continuare a farsi massacrare dall'euro, non resta perciò altra scelta agli italiani che abbandonare la ex nazione sovrana per sottrarsi al macello.Come auspicato dalla Fornero..

Boom di italiani in fuga verso l'estero: e molti vorrebbero farlo ma non possono... Alcuni italiani all'estero ci raccontano le proprie testimonianze 

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