domenica 16 dicembre 2012


di Michele Paris 

Dopo settimane di accurate indagini e ricerche, il Dipartimento di Polizia della città di New York qualche giorno fa ha arrestato l’artista locale Essam Attia, al quale sono stati contestati ben 56 capi d’accusa. Lo sforzo messo in atto dalla polizia newyorchese sembrerebbe dover essere giustificato, ad esempio, dalle azioni di un pericoloso terrorista. L’unico crimine compiuto dal 29enne originario del Maine è stato invece quello di avere affisso nelle strade della metropoli una serie di manifesti satirici che descrivono il possibile uso di droni da parte del Dipartimento di Polizia per monitorare il comportamento dei cittadini. Tra il 14 e il 16 settembre scorso, Essam Attia si è finto un dipendente del municipio di New York e ha sostituito decine
di manifesti pubblicitari situati nelle apposite teche cittadine con altri di sua creazione che raffiguravano, tra l’altro, una famiglia in fuga presa di mira da un missile lanciato da un velivolo senza pilota con la dicitura “Droni del Dipartimento di Polizia di New York: protezione quando meno te lo aspetti”. Le forze di polizia hanno alla fine fermato Attia, infliggendogli un’autentica lezione che ha tutte le caratteristiche di una vera e propria vendetta per avere mosso loro delle critiche in maniera così clamorosa. Tra le numerose accuse a suo carico ci sono quelle di furto e possesso di arma da fuoco dopo che al momento dell’arresto è stata rinvenuta nel suo appartamento di Manhattan una vecchia pistola calibro 22 scarica. Dopo il fermo, Attia ha potuto lasciare il carcere su cauzione. Fotografo, artista di strada e, secondo quanto riportato dall’Huffington Post, “ex analista geo-spaziale” per l’esercito americano in Iraq, Essam Attia aveva spiegato le ragioni del suo gesto in una video-intervista al sito animalnewyork.com il 24 settembre scorso, mascherando il proprio aspetto e la propria voce per evitare di essere riconosciuto dalla polizia. I manifesti esposti per le strade di New York, affermava Attia, sarebbero serviti per “stimolare un dibattito sull’uso dei droni nello spazio aereo americano”. A suo dire, “alcuni dipartimenti di polizia in Texas già ne hanno a disposizione ed è solo questione di tempo prima che arrivino anche a New York”. Attia ha poi ricordato che “in questo momento i droni vengono utilizzati per uccidere delle persone. Sono armati e lanciano missili. Stiamo combattendo una guerra illegale in Pakistan ma nessuno sembra volerne parlare”. La provocazione di Essam Attia prefigura uno scenario che potrebbe diventare reale negli Stati Uniti in un futuro non molto lontano. Lo scorso mese di febbraio, infatti, il Congresso di Washington ha approvato una legge che dà il via libera all’impiego fino a 30 mila droni nello spazio aereo domestico entro il 2020, principalmente con funzioni di sorveglianza. I velivoli che la CIA e i reparti speciali dell’esercito operano regolarmente in paesi come Pakistan, Yemen o Somalia, prendendo di mira presunti accusati di terrorismo, sono invece già in funzione da qualche tempo lungo il confine con il Messico per tenere sotto controllo l’immigrazione illegale. Autorità locali e federali hanno infine già in dotazione svariati droni, come ad esempio negli stati di California, North Dakota, Maryland, Florida e Nebraska. Proprio a New York, poi, sono recentemente emerse le prove di discussioni tra il Dipartimento di Polizia e l’agenzia federale che sovrintende all’aviazione civile (FAA) nelle quali il primo ha affermato appunto di stare valutando il possibile uso di aerei senza pilota come strumenti di prevenzione del crimine. La polizia dei New York ha peraltro già istituito un reparto speciale di intelligence al proprio interno dopo l’11 settembre 2001, deputato al monitoraggio e alla raccolta di informazioni su individui considerati potenziali minacce per la sicurezza nazionale, in particolare quelli di fede musulmana o appartenenti a gruppi di protesta come Occupy Wall Street. La diffusione dei droni anche in territorio americano comporta inoltre la creazione di un mercato che può valere svariati miliardi di dollari e le aziende produttrici svolgono perciò da tempo un’intensa attività di lobby per ottenere nuove commesse da parte del governo federale e delle autorità statali e di polizia. Alla Camera dei Rappresentanti è addirittura già stato creato un gruppo parlamentare (House Unmanned Systems Caucus) formato da una sessantina di deputati che si adoperano per la promozione dei droni sul suolo nazionale. L’evoluzione dei droni e l’utilizzo capillare che ne verrà fatto anche internamente confermano dunque ancora una volta come le tecniche sviluppate per fronteggiare la cosiddetta guerra al terrore contro minacce esterne saranno sempre più utilizzate per controllare e reprimere il dissenso domestico negli Stati Uniti. Un’arma quella dei droni che, assieme ad altre già consolidate, risulterà dunque fondamentale per la classe dirigente d’oltreoceano in un contesto storico caratterizzato dalla crisi strutturale del capitalismo e dall’aumento delle tensioni sociali in conseguenza delle politiche sempre più reazionarie messe in atto per salvare l’attuale sistema e i rapporti di classe esistenti. 

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