mercoledì 27 marzo 2013



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Beppe Grillo e l’accusa di “antisemitismo” : non ci starebbe un bel “vaffa”?
di Enrico Galoppini
Su Grillo e i “grillini” ne sono state già dette e scritte di tutti i colori. Critiche, illazioni, stroncature senz’appello sono giunte sia dai suoi detrattori (“ex” compresi) che dai suoi sostenitori, questi ultimi annoverando diversi individui impazienti e massimalisti: c’è chi
vorrebbe “la rivoluzione in due giorni”, e chi denuncia “tradimenti” ad ogni passo del capo del Movimento Cinque Stelle.
Ma sulle numerose perplessità (eufemismo) espresse su quest’inedito esperimento politico
non mi soffermerò in quest’articolo. Variamente argomentate e pertinenti, alcune sono del tutto fuori luogo considerata la “situazione concreta” (cioè, che alternative decenti ci sono ‘sul tavolo’?), altre sono più fondate ed aprono talvolta scenari inquietanti, ed altre ancora non vengono espresse se non da sparute minoranze, tanto alcune fondamentali prerogative dello Stato riconducibili alla “sovranità” sono ormai fuori dalla sensibilità della maggioranza degli italiani, “grillini” o meno.
Sia come sia, sulla testa di Beppe Grillo è comunque piovuta la tegola peggiore, quella che rappresenta l’anticamera della scomunica urbi et orbi e l’esclusione dal novero delle “persone rispettabili”: l’accusa di “antisemitismo”.
Essa, seguendo un metodo collaudato, parte come una “preoccupazione” di qualche “rappresentante della comunità ebraica”, incaricato di sondare il terreno: “come replicherà l’accusato?”. Son tutti lì che l’aspettano al varco. La sua risposta viene soppesata col bilancino da orafo, ed ogni sua mossa viene a quel punto attentamente valutata, per decidere se è il caso di alzare il tiro o meno. E ad ogni buon conto l’importante è aver insinuato l’“atroce dubbio”.
Vi sono parecchie cose da dire al riguardo, e procediamo con ordine.
Intanto, cominciamo col dire che questo tipo di accusa non arriva mai a caso. Nessun “rappresentante della comunità ebraica” ha additato come “antisemita”, autentico o potenziale, gente come BerlusconiD’AlemaNapolitanoMontiFini: l’ultimo, al pari del suo “camerata” Al  emanno, s’è addirittura prodotto in pirotecniche manifestazioni di “amicizia per Israele” che hanno oltrepassato il limite del buon gusto e della decenza; mentre Bersani, non ancora esibitosi nell’obbligatorio “pellegrinaggio” in “Israele”, lo dovrà fare molto presto se riuscirà a formare un governo.
Dunque è al vaglio anche la “fedeltà” di Grillo e la sua attitudine a genuflettersi.
Sempre che ci si ricordi che siamo in Italia, e non in “Israele”, ché a casa sua (lasciando perdere per una volta le atrocità inflitte ai palestinesi) ciascuno è libero di fare come gli pare.

Ma questo non dev’essere l’intendimento di certi “rappresentanti delle comunità ebraiche”, che a volte parlano come “minoranza italiana”, altre come “portavoce dello Stato ebraico”.
Non si capisce in effetti quale motivazione logica e plausibile vi sia perché il primo sasso venga lanciato dalla “comunità ebraica francese”. Siamo in Italia o in Francia? Queste “comunità” godono di un diritto extraterritoriale di ficcare il naso dappertutto? Sarebbe stata tollerata un’analoga ingerenza da parte di una “comunità islamica francese” al riguardo di un governo italiano con la Lega Nord, notoriamente avversa all’Islam e ai musulmani?
Certamente chi azzarda simili uscite sfrutta l’andazzo e la mentalità instillata ad arte in settant’anni di propaganda martellante, che non accenna minimamente a placarsi, anzi. Il motivo è presto detto: l’Europa – e l’Italia in particolare - è una colonia americana, e l’America si appoggia preferibilmente ad alcuni soggetti “istituzionalizzati” e forniti della dispensa da ogni critica per sferrare i suoi ricatti ed operare le sue pressioni, mascherandosi dietro di loro ed usandoli come eventuale “parafulmine” qualora i dominati non ne potessero più. In questo senso, le “comunità ebraiche”, quelle più strettamente legate al Sionismo (perché ve ne sono anche di più indipendenti, ma non hanno voce), si prestano al gioco, sfogando così anche un istintivo amore per la ribalta e la polemica.
Ecco che le dichiarazioni sperticate di “amicizia per Israele” e di “amore per gli ebrei”, con l’ovvio corollario dell’“antifascismo”, rappresentano la necessaria ‘assicurazione sulla vita’ di ogni politico che intenda deambulare ancora sulle proprie gambe.
Per quanto riguarda il successo di queste pressioni, vi è però da dire che sarebbero destinate ad un inesorabile fallimento se i seguaci ed i simpatizzanti dell’accusato di turno fossero di ben altra pasta. Purtroppo anche loro sono cresciuti in un determinato ambiente e ne hanno subito i condizionamenti, politici e culturali.
In altre parole, Lorsignori conoscono bene i loro polli e sanno che becchime mangiano da una vita. Così, appena si sparge una bella manciata di “antisemitismo” sono sicuri di gettare scompiglio nel pollaio.
A questo punto, però, è fondamentale la tenuta del capo, che non deve assolutamente cadere nell’errore di giustificarsi per i “processi alle intenzioni” né barcamenarsi ostentando a quel punto tutto il suo “amore per gli ebrei”. È un vicolo cieco, quello, che conduce dritti alla prostrazione in stile Fini, col finale già scritto: la pattumiera dopo essere servito da lustrascarpe.
Al contrario, da uno senza peli sulla lingua come Grillo ci si potrebbe attendere un bel “vaffa” destinato ad entrare nei libri di storia patria. Un eroico secondo “risorgimento” sulle ali di un meraviglioso “vaffa” che riporterebbe d’un colpo sul pianeta Terra chi si credeva onnipotente.
Invece fa un po’ pena constatare che anche lui s’è messo sulla difensiva riproponendo il trito cliché della vulgata “resistenziale ed antifascista”, alla quale, per inciso, non crede almeno una buona metà degli italiani (al di là di chi votano, se votano).
In cosa, a questo punto, si differenzi sostanzialmente il Movimento Cinque Stelle da tutto il resto, “dal PdL e dal Pd meno elle”, che di quella ‘professione di fede’ s’è fatto scudo per gozzovigliare alla greppia del Badrone, non è dato saperlo.
Intendiamoci, questi consigli li rivolgiamo a Grillo e ai suoi collaboratori postulando che essi siano in perfetta buona fede, forti solo delle “loro idee”, con le quali si può essere a volte in sintonia ed altre no. Se invece si trattasse di una burla, di un tergiversare su questioni di secondaria importanza come il colore della stalla quando i buoi sono scappati e dell’ennesima presa per i fondelli, ogni considerazione su quest’argomento sarebbe tempo sprecato.
Ma quando viene mandata avanti la “comunità ebraica” (cioè: alcuni maggiorenti, legati ad “Israele”, che si arrogano il diritto di “rappresentare tutti gli ebrei”), il segnale di avvertimento è chiaro. Tanto più chiaro quando si vaneggia di “pericoli per gli ebrei”, sollecitati ad andarsene in “Israele”, perché quello sarebbe l’unico “luogo sicuro” per loro (non direi proprio, visto che lì c’è un conflitto armato coi palestinesi, infatti lo sanno i miliardari sionisti che si guardano bene dal risiedervi). È la “macchina del fango” di cui han già parlato gli stessi esponenti del Cinque Stelle, attivata alla massima potenza con l’obiettivo di sporcarne indelebilmente la “reputazione”.
Ma cosa avranno mai combinato Grillo e i suoi per meritarsi queste solerti attenzioni?
Ora, se c’è una cosa che dà immensamente fastidio a chi ci domina da troppo tempo, è l’abbandono, teorico e pratico, della dicotomia destra-sinistra. Il movimento capeggiato da Beppe Grillo, che non a caso viene paragonato all’Hitler degli esordi (cosa ci può essere di peggio a questo mondo?), si muove tra le piazze e internet, scavalcando di netto giornali e tv, cioè gli squalificatissimi “media” ufficiali, tutti in mano ad editori sionistiPadre Jean-Marie Benjamin, della Fondazione Beato Angelico di Assisi, una volta affermò che non è vero che tutti i media sono controllati dal Sionismo, perché… “i media sono il Sionismo”. Che verità in queste parole!
Dunque, rifiuto dell’informazione del regime d’occupazione e superamento dell’illusione ideologica da quello imposta ed alimentata a più non posso, in particolare tra le giovani generazioni. Questi due aspetti dell’azione del Movimento Cinque Stelle sono molto importanti per comprendere i motivi della preoccupazione di chi ha mandato avanti, in perlustrazione diffamatoria, i soliti artisti della ribalta e della polemica pretestuosa.
Ecco che i professionisti della caccia all’untore, utilizzando le medesime modalità in auge su “Indymedia” (dove si stilano chilometrici “dossier” su onnipresenti “fascisti” in grado di “infiltrarsi” dappertutto), incaricano dei “commissari telematici” di spulciare tutti i commenti presenti sul sito Beppegrillo.it, per poi brandirne alcuni come la classica “pistola fumante”, il “corpo del reato” (di “antisemitismo”). Si dipinge un Beppe Grillo culo e camicia con “odiatori di ebrei” a tre teste (come a voler stabilire per lui a chi può anche solo rivolgere il saluto), si ricama a non finire sulla moglie ed il suocero iraniani (la stessa cosa, fatta a chi ha una moglie ebrea, avrebbe destato solo scandalizzati ed isterici commenti), si conta (che voglia!) quante volte compaiono le parole “ebrei” ed “Israele” sui siti del neonato movimento politico.
Si monta anche una ridicola polemica, con apposite paginone sui “media” (sionisti), per imporre un “pentimento” alla portavoce alla Camera del M5S che aveva affermato una cosa di cui è persuasa la maggioranza degli italiani, ma che non può, perdurando la nostra servitù, diventare oggetto di discussione politica: che il Fascismo ha fatto anche molte buone cose.
Ma se uno vuole davvero rendersi conto di come l’occhiuta “lobby” stia radiografando Beppe Grillo per metterlo alle corde e fargli pronunciare una preventiva “abiura” deve consultare “L’Unità”, un giornale che dopo la fine dell’Unione Sovietica, senza più una funzione precisa, s’è trasformato in una macchietta, in una controfigura estremista di “Repubblica”, il che è tutto dire: “Non è un mistero che Grillo si sia rifiutato di dichiararsi anti-fascista” (si noti anche la foto a corredo, che, proprio come lo stesso Grillo ha fatto notare, ritrae il capo del Movimento nella posa preferita dai “media”, quella di un “ghigno” stravolto e maligno).

Eppure buon sangue non mente, così da quello che per i comunisti vecchia maniera era “l’oracolo” è uscita proprio “la verità”: che da Grillo il Badrone si aspetta la rituale e plateale “dichiarazione” di fedeltà, quella di “antifascismo”, senza la quale uno, nella Repubblica delle Banane, non può nemmeno sperare in un posto pubblico da bidello, figuriamoci quello di Presidente del Consiglio!
Grillo, che non è affatto scemo, e sicuramente più informato di molti “grillini”, non può non aver capito il senso di tutto questo, e su quale terreno non congeniale a nessuna forza politica nell’Italia-colonia lo si vuole portare, ma deve fare i conti sia con la “base”, sia coi suoi simpatizzanti ed elettori, provenienti anche (ma non solo) dalla sinistra più radicata nella credenza nell’“antifascismo”, e deve comunque soppesare i rapporti di forza in Italia, i quali certo non pendono dalla parte del “partito nazionale”, cioè di quelle sensibilità che hanno a cuore il benessere, la libertà, l’indipendenza e la sovranità della nostra Nazione.
Di un’Italia finalmente affrancata anche da questi ricatti, da quest’insolente ed inaccettabile abitudine a fare le pulci a tutto e a tutti sotto la lente dell’esame di “antisemitismo”.
Per questo, sempre con la dovuta dose d’ironia che ha contraddistinto sin qui l’azione di Beppe Grillo, non possiamo che auspicare che anche questa volta il capo del Movimento Cinque Stelle si produca in uno dei suoi famosi e godibilissimi “vaffa”.

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