venerdì 5 luglio 2013

seguono sotto Morales-Snowden, l’America apre la caccia al dissidente
La Patria Grande a difesa di Morales
 e la RISPOSTA DELL'UNASUR AI SERVI DELL'IMPERO

NATO chiude spazio aereo europeo a Evo Morales


 EVO MORALES VITTIMA della GUERRA FREDDA del SUB-IMPERIALISMO EUROPEO 

Latinoamericani scandalizzati dalla complicitá tra Europa e USA, tra spiati e chi li spia
La Francia, Portogolallo e Italia hanno proibito il transito nei rispettivi spazi aerei al velivolo del Presidente boliviano Evo Morales, nonostante avessero giá concesso l'autorizzazione al piano di volo preventivamente presentato. L'areo presidenziale boliviano proveniente da Mosca, dove si era svolto un vertice dei maggiori Paesi esportatori di gas, é stato costretto a un atterraggio d'emergenza in  Austria.

vea Bolivia denuncia 'secuestro' de su Presidente y violación de Convención de Viena AQUI

Il vicepresidente Linares ha denunciato che Evo Morales "..rimane sequestrato in Europa, vittima del decadente sub-imperialismo europeo"



Si tratta di un deliberato gesto ostile, provocatorio e ingiustificato contro la massima autoritá di un Paese pacifico e amico, senza una apparente giustificazione. I tre Paesi europei, membri della NATO, hanno ignorato l'autorizzazione da loro stessi concessa al transito del Presidente Evo Morales, che fa a pezzi le leggi internazionali che regolano il trasporto civile aereo civile e i viaggi istituzionali e diplomatici.



Che cosa ha indotto Lisbona, Parigi e Roma a un passo di tale gravitá, che richiama alla memoria gli anni piú bui della guerra fredda, non é dato sapere. In mancanza di informazioni ufficiali, sono possibili e lecite le supposizioni, e queste portano a credere che apparentemente nella comitiva che acompagnava Evo Morales, ci fosse un nuovo passeggero. Salito a bordo nell'areoporto di Mosca e che rispondesse addirittura al nome di E. Snowden. 



Pretesto suggestivo, peró privo di ogni credibilitá. La sorprendente decisione unisona dei tre governi, sopravviene dopo una settimana di critiche aspre alla Casa Bianca, in cui questa si era scagliata come un pugile dapprima contro la Cina, poi la Russia, infine l'Ecuador e Venezuela disponibili a dare asilo all'ex agente segreto Snowden. La mossa-risposta di chiudere gli spazi aerei non fará che amplificare lo scandalo, rendendo lo scandalo piú scandaloso. L'arroganza ha ormai fatto di una spinosa vicenda di spionaggio una crisi polidimensionale -non solo diplomatica- tra USA, Europa e America latina. 



E' guerra fredda tra gli USA-NATO e blocco sudamericano. Pretendere di violare l'immunitá diplomatica e l'extraterritorialitá di un aereo ufficiale é un velleitario atto di ostilitá, a cui la Bolivia non si piegherá. E si abbina al rinvenimento di un microfono-spia nella sede dell'ambasciata dell'Ecuador di Londra.




Morales-Snowden, l’America apre la caccia al dissidente

Il sequestro del presidente della Bolivia, Evo Morales, costretto ad atterrare a Vienna durante il suo volo di ritorno da Mosca e poi costretto a subire una perquisizione dell’aereo, rappresenta una novità eccezionale e gravissima, che manifesta un salto di qualità dell’imperialismo americano. Molti paesi, tra cui Francia, Spagna, Italia, Portogallo, in perfetta coordinazione, hanno negato il sorvolo all’aereo del presidente di una repubblica democratica con cui intrattengono normali rapporti diplomatici, in base al semplice sospetto che potesse trasportare il massimo dissidente della nostra epoca, Edward Snowden. Mentre scrivo, i principali organi di stampa mantengono la notizia con un taglio basso. Invece, attenzione, è una di quelle notizie che segnano un passaggio d’epoca. La patina democratica del potere occidentale è stata totalmente smascherata dallo scandalo dello spionaggio senza limiti, il Datagate. Quel che prima era osceno, cioè “fuori scena”, è ora visibile a tutti, ed è il volto pieno e terribile del potere imperiale. Quel potere è in ballo e balla. E ballerà ancora, al ritmo che vorrà l’imperatore. Agli altri un unico compito: obbedire.L’Italia e gli altri avrebbero avuto tantissimi motivi per aprire mille fascicoli contro le conclamate violazioni spionistiche di Washington, ma non hanno fatto nulla. Viceversa, una presunta presenza del dissidente su un aereo protetto da tutte le immunità è stata sanzionata con una velocità di esecuzione impressionante, che – semplicemente – denuda la vera catena di comando: una catena militare da guerra mondiale, che si fa beffe di qualsiasi ragione storica e giuridica che fin qui ha sempre impedito simili atti. In occasione dei casi di Assange, di Manning e di Snowden, abbiamo a lungo cercato di volgere nella nostra lingua l’intraducibile termine “whistleblower”. Letteralmente sarebbero coloro che lanciano un allarme per via di una condotta illegale o minacciosa di un’organizzazione di cui fanno parte. Si tratta di funzionari che si trovano fra le mani informazioni sensibili e decidono di farle conoscere. Nel farlo rivestono un ruolo misto fra “confidenti”, “obiettori di coscienza” e “attivisti politici”. Ma dicendo così non arriviamo al centro del significato. Il termine dissidente, applicato a Snowden, appare improvvisamente, invece, come l’unica misura per capire la portata di quel che sta accadendo in Occidente. La parola ha un sapore da Cecoslovacchia anni settanta, ma è da rispolverare qui ed ora, dove i porti sicuri per chi contesta il potere dall’interno sono in via di totale dissoluzione.La scala su cui misuriamo il ruolo di Edward Snowden per l’America deve essere la stessa su cui si misurava la figura di Andrej Sakharov per l’Unione Sovietica. Sakharov fu il più importante dissidente del Paese al quale contribuì a donare la potenza soverchiante e terribile della bomba all’idrogeno. La sua Bomba Zar, esplosa nell’ottobre 1961, rivelava all’umanità un potere in grado di distruggere il mondo. Snowden ha rivelato la potenza di un altro tipo di bomba, in grado di distruggere il mondo che conosciamo in un altra maniera ancora. La vera arma-fine-di-mondo non usa più, o non soltanto, una deflagrazione termonucleare. È un sistema che coordina tutte le possibili interferenze nelle trasmissioni verso un unico scopo: il dominio planetario che non ammette contrasto. Chi non lo comprende, o lo sottovaluta, sarà il complice della fine della democrazia, e della corsa verso la guerra. Chi lo comprende dall’interno, cioè chi è un dissidente, è già ora trattato con la massima determinazione.Le sovranità di ogni paese, anche quelle meno limitate, sono e saranno soggette a una pressione crescente. Fa impressione leggere la lista sempre più lunga degli Stati che non concederanno asilo a Snowden. Il diktat di Washington vuole piegare tutti. Forse era questo il vero senso di “Yes We Can”. Deve essere chiaro che non ci sarà consentito di stare in mezzo. Il caso Snowden non sa che farsene di intellettuali liberi che sono soltanto liberi di non rischiare. La libertà è a rischio, e dovremo capirlo ora, partendo anche da un piccolo passo, cominciando a chiedere a Emma Bonino – o ad altri decisori che non possono starsene nell’ombra – in base a quale autorità e con quali misteriosi accordi hanno negato il transito nello spazio aereo italiano al velivolo di Morales. Gli amici della libertà e della sovranità devono farsi sentire subito, e dire da che parte stanno.(Pino Cabras, “La Superpotenza apre la caccia grossa ai dissidenti”, da “Megachip” del 3 luglio 2013).
Il sequestro del presidente della Bolivia, Evo Morales, costretto ad atterrare a Vienna durante il suo volo di ritorno da Mosca e poi costretto a subire una perquisizione dell’aereo, rappresenta una novità eccezionale e gravissima, che manifesta un salto di qualità dell’imperialismo americano. Molti paesi, tra cui Francia, Spagna, Italia, Portogallo, in perfetta coordinazione, hanno negato il sorvolo all’aereo del presidente di una repubblica democratica con cui intrattengono normali rapporti diplomatici, in base al semplice sospetto che potesse trasportare il massimo dissidente della nostra epoca, Edward Snowden. Mentre scrivo, i principali organi di stampa mantengono la notizia con un taglio basso. Invece, attenzione, è una di quelle notizie che segnano un passaggio d’epoca. La patina democratica del potere occidentale è stata totalmente smascherata dallo scandalo dello spionaggio senza limiti, il Datagate. Quel che prima era osceno, cioè “fuori scena”, è ora visibile a tutti, ed è il volto pieno e terribile del potere imperiale. Quel potere è in ballo e balla. E ballerà ancora, al ritmo che vorrà l’imperatore. Agli altri un unico compito: obbedire.

L’Italia e gli altri avrebbero avuto tantissimi motivi per aprire mille fascicoli contro le conclamate violazioni spionistiche di Washington, ma non hanno fatto nulla. Viceversa, una presunta presenza del dissidente su un aereo protetto da tutte le immunità è stata sanzionata con una velocità di esecuzione impressionante, che – semplicemente – denuda la vera catena di comando: una catena militare da guerra mondiale, che si fa beffe di qualsiasi ragione storica e giuridica che fin qui ha sempre impedito simili atti. In occasione dei casi di Assange, di Manning e di Snowden, abbiamo a lungo cercato di volgere nella nostra lingua l’intraducibile termine “whistleblower”. Letteralmente sarebbero coloro che lanciano un allarme per via di una condotta illegale o minacciosa di un’organizzazione di cui fanno parte. Si tratta di funzionari che si trovano fra le mani informazioni sensibili e decidono di farle conoscere. Nel farlo rivestono un ruolo misto fra “confidenti”, “obiettori di coscienza” e “attivisti politici”. Ma dicendo così non arriviamo al centro del significato. Il termine dissidente, applicato a Snowden, appare improvvisamente, invece, come l’unica misura per capire la portata di quel che sta accadendo in Occidente. La parola ha un sapore da Cecoslovacchia anni settanta, ma è da rispolverare qui ed ora, dove i porti sicuri per chi contesta il potere dall’interno sono in via di totale dissoluzione.

La scala su cui misuriamo il ruolo di Edward Snowden per l’America deve essere la stessa su cui si misurava la figura di Andrej Sakharov per l’Unione Sovietica. Sakharov fu il più importante dissidente del Paese al quale contribuì a donare la potenza soverchiante e terribile della bomba all’idrogeno. La sua Bomba Zar, esplosa nell’ottobre 1961, rivelava all’umanità un potere in grado di distruggere il mondo. Snowden ha rivelato la potenza di un altro tipo di bomba, in grado di distruggere il mondo che conosciamo in un altra maniera ancora. La vera arma-fine-di-mondo non usa più, o non soltanto, una deflagrazione termonucleare. È un sistema che coordina tutte le possibili interferenze nelle trasmissioni verso un unico scopo: il dominio planetario che non ammette contrasto. Chi non lo comprende, o lo sottovaluta, sarà il complice della fine della democrazia, e della corsa verso la guerra. Chi lo comprende dall’interno, cioè chi è un dissidente, è già ora trattato con la massima determinazione.

Le sovranità di ogni paese, anche quelle meno limitate, sono e saranno soggette a una pressione crescente. Fa impressione leggere la lista sempre più lunga degli Stati che non concederanno asilo a Snowden. Il diktat di Washington vuole piegare tutti. Forse era questo il vero senso di “Yes We Can”. Deve essere chiaro che non ci sarà consentito di stare in mezzo. Il caso Snowden non sa che farsene di intellettuali liberi che sono soltanto liberi di non rischiare. La libertà è a rischio, e dovremo capirlo ora, partendo anche da un piccolo passo, cominciando a chiedere a Emma Bonino – o ad altri decisori che non possono starsene nell’ombra – in base a quale autorità e con quali misteriosi accordi hanno negato il transito nello spazio aereo italiano al velivolo di Morales. Gli amici della libertà e della sovranità devono farsi sentire subito, e dire da che parte stanno.

(Pino Cabras, “La Superpotenza apre la caccia grossa ai dissidenti”, da “Megachip” del 3 luglio 2013) - FONTE

La Patria Grande a difesa di Morales

Il governo ecuadoriano ha convocato una riunione di emergenza dell’Unasur per discutere dell’aggressione contro il presidente boliviano 

A.L.

La Patria Grande si erge a difesa della sovranità boliviana. Il presidente ecuadoriano, Rafael Correa, ha espresso la sua solidarietà al popolo boliviano e al mandatario Evo Morales dopo il divieto di sorvolo imposto da alcuni Paesi europei al suo aereo e il “sequestro” viennese. “La Nostra America non può tollerare tale abuso! Chi si comporta così con la Bolivia si comporta così con tutti noi!” ha detto Correa su Twitter invitando la Patria Grande a reagire. Il ministro degli Esteri dell’Ecuador, Ricardo Patiño, ha affermato che è stata sollecitata una convocazione d’emergenza dell’Unasur per discutere di quella che viene definita una vera e propria aggressione alla delegazione presidenziale boliviana. Il cancelliere ha reso noto che la riunione straordinaria sarà incentrata su una risposta comune alla “tremenda offesa” fatta da in particolare Francia e Portogallo a Evo Morales. Venezuela, Ecuador e Nicaragua hanno definito il divieto di sorvolo opposto dai governi francese e portoghese come un attentato alla sicurezza del presidente boliviano. Il ministro degli Esteri di Caracas, Elías Jaua, ha esortato la comunità latinoamericana a unirsi contro queste minacce degli Stati imperialisti definendo l’accaduto un attentato alla vita di Evo Morales. “Consideriamo responsabili della vita del presidente Evo Morales il governo degli Stati Uniti e tutti i governi che hanno impedito il transito del velivolo presidenziale”, ha affermato esortando l’Unasur, l’Alba, il Petrocaribe e le altre organizzazioni regionali a condannare fortemente quanto accaduto. Il cancelliere venezuelano ha poi ironicamente definito “insolito quel che è accaduto. Interrompere il volo di una nazione sovrana per l’ossessione di catturare un giovane la cui unica colpa è stata quella di dire la verità su un impero che pretende di controllare” il mondo. “I governi dell’America Latina devono esigere rispetto e le scuse per quel che è accaduto”, ha aggiunto. Lo faranno congiuntamente con la riunione straordinaria dell’Unasur sollecitata dal mandatario ecuadoriano Correa. Lo ha affermato il segretario generale dell’Unión de Naciones Suramericanas, Alí Rodríguez Araque, il quale ha confermato di avere ricevuto la richiesta del presidente dell’Ecuador, Rafael Correa, perché la vicenda venga valutata in una riunione d’emergenza dell’organismo di integrazione, “perché quanto accaduto non può essere considerato un fatto normale”. La risposta dell’organizzazione, ha affermato Araque, deve essere di rifiuto unanime e di condanna dei fatti, con conseguenti misure di risposta che verranno concordate nella riunione. Riguardo alla data del vertice straordinario ha affermato di non avere informazioni precise e che starà ai presidenti accordarsi. Araque ha quindi sottolineato che Paesi come Francia, Portogallo, Italia e Spagna sono le prime vittime dello spionaggio denunciato da Edward Snowden, per questa ragione ha definito “assurdo” il loro atteggiamento contro il governo boliviano per il solo sospetto che intendesse portare l’ex agente Cia a La Paz. “Invece di prendere provvedimenti contro gli Stati Uniti, hanno agito contro lo Stato sovrano della Bolivia, è un caso veramente assurdo e che fa indignare”, perché “le navi e gli aerei sono sovrani e ancor di più se a bordo c’è un presidente della Repubblica”. Rodríguez Araque ha poi insistito sul fatto che questa azione da parte dei Paesi europei mette in difficoltà le relazioni finora intrattenute con gli Stati del Vecchio Continente.


04 Luglio 2013  Rinascita

UNASUR:Aggressione a Evo Morales, "pericoloso precedente" contro legalità internazionale

L'Unione delle Nazioni Sudamericane (UNASUR), riunita d'urgenza a Cochabamba (Bolivia) fa quadrato, e condanna l'ingiustificabile aggressione inflitta al Presidente Evo Morales da vari Paesi europei. Esige spiegazioni convincenti a questo grave episodio, che costituisce un
pericoloso precedente nella rottura del diritto internazionale. Il blocco regionale sudamericano, nella dichiarazione finale, chiede all'ONU che si pronunci su questa violazione di diversi trattati internazionali e sull'immunità negata al capo di Stato della Bolivia. In una lettera a Ban Ki-moon, viene sollecitato a intervenire per impedire che questo affaire diventi un "nefasto precedente che potrebbe applicarsi ad altri capi di Stato e mettere in pericolo la coabitazione pacifica tra le nazioni".

Nel punto 4, l'UNASUR "esige ai governi della Francia, Portogallo, Italia e Spagna di scusarsi pubblicamente per i gravi fatti accaduti". La risoluzione riflette l'indignazione e la rabbia suscitata in America latina, dopo il ritiro dell'autorizzazione a transitare nello spazio aereo sudeuropeo. Autorizzazione concessa anteriormente e ritirata solo quando l'aereo presidenziale boliviano -proveniente da Mosca- stava sorvolando la Francia. Obbligando a un atterraggio di emergenza in Austria. Viene detto esplicitamente che "manca la trasparenza sulle motivazioni delle decisioni politiche adottate" e fa riferimento a "pratiche coloniali che ancora sopravvivono nel nostro pianeta in pieno secolo XXI"

Si ha l'impressione questa seria turbativa non avrà una soluzione rapida, ci saranno strascichi non ricomponibili con la sola diplomazia. Dal Brasile segnalano che ci sono ostacoli alla continuazione del dialogo per un gran trattato commerciale tra la UE e blocco sudamericano. il primo round si era celebrato recentemente in Brasile. Evo Morales ha detto che "viviamo meglio senza ambasciata degli Stati Uniti" e il presidente venezuelano Maduro ha avvertito Madrid che "...sono da rivedere alcuni accordi con l'infame governo Rajoi". C'è rabbia e determinazione a impedire le "ingerenze dei centri egemonici mondiali ancorati a vecchie pratiche, che pretendono imporre Paesi di prima e seconda classe".
Selvas

2 commenti:

  1. Ciao barbara, aggiungo l'articolo tratto da
    http://www.frontediliberazionedaibanchieri.it/

    E ADESSO DOBBIAMO CHIEDERE LE DIMISSIONI DELLA BONINO
    ....
    Come sottolineato da alcuni studiosi, negare lo spazio aereo a un aereo presidenziale in precedenza debitamente autorizzato, cozza contro varie norme del diritto internazionale. Innanzitutto contro quelle volte a proteggere le immunità personali e funzionali dei Capi di Stato.

    Che sono norme fondamentali cui si può derogare solo in caso di crimini internazionali che qui ovviamente non sussistono se non, eventualmente, da parte degli Stati Uniti. Infatti Snowden, che peraltro non si trovava sull’aereo presidenziale boliviano, è accusato solo di violazione delle leggi statunitensi. E tale presunta violazione è stata compiuta in omaggio a un superiore principio giuridico per denunciare le gravi illegalità commesse dal governo degli Stati Uniti.

    L’onore della comunità internazionale e la salvaguardia dei principi fondamentali del suo diritto sono nelle mani del governo boliviano e degli altri Stati, latinoamericani e non, che hanno giustamente e fortemente protestato contro questa grave violazione del diritto internazionale.
    .....I motivi per mettere sotto accusa il comportamento del Ministro degli esteri sono forti ed evidenti e sono sia di natura legale che politica, una politica incerta, pasticciata e piena di punti poco chiari, in poche parole incompetente, ma Emma Bonino è una di quelle figure delle quali è vietato fare anche la più leggera critica, e infatti nessun riferimento al suo ruolo ministeriale è presente anche negli articoli critici verso la condotta italiana nella vicenda Snowden.

    Bonino una specie di santa laica, Bonino l’intoccabile, tanto da non essere neanche nominata dalla stampa più contestatrice. Chi si schiera per la verità sugli abusi delle autorità USA sia coerente fino in fondo e ne chieda le dimissioni.

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  2. grazie Eleonora, hai fatto benissimo!! Condivido pienamente la richiesta di far dimettere la Bonino!!

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