venerdì 9 agosto 2013

Ai tempi della dittatura del politically correct, come previsto da Orwell si legalizza l'esistenza di eguali più eguali di altri. Questo processo non viene attuato al fine di garantire maggiore tutela ad una eventuale minoranza perseguitata. Tale fine è meramente propagandistico, volto a celare più oscuri e poco nobili fini. Di fatto, si concede facoltà ai togati, a propria discrezione, di giocare a piacimento con la censura e la discriminazione. Ad esempio, ritenere non opportuno, alla luce della disastrosa situazione economica italiana, farsi carico di disperati stranieri che potranno essere usati dalla malavita non è più esercizio di libertà di espressione e opinione come garantito dall'art 21 della Costituzione. Ma al contrario chi esterna le proprie idee diventa  penalmente perseguibile per il REATO DI OPINIONE. Certo, non sarà questo il capo d'accusa ma la più politically correct versione "istigazione all'odio razziale", "incitazione alla violenza". D'altronde la Boldrini stessa, propose la chiusura di
un sito web che raccoglie notizie di cronaca locale relative a fatti reali i cui responsabili sono stranieri.

Quindi, raccontare o raccogliere episodi criminosi i cui trasgessori non sono italiani diventa razzismo pertanto tale attività risulta CENSURABILE. 
E' una dittatura del pensiero mascherata, nemmeno troppo bene.

La stessa cosa accade per l'omofobia. La strumentalizzazione sull'argomento va ben oltre il mero interesse di garantire il rispetto delle persone che compiono scelte diverse. Leggasi questo articolo di un sociologo per averne un'idea. Essere dell'idea che la famiglia sia composta da uomo-donna implica automaticamente l'accusa di omofobia, quasi si trattasse di una provocazione contro gli omosessuali, mentre dovrebbe essere evidente che si tratta di una forzatura, volta unicamente a reprimere il libero pensiero di cui sopra. Si arriva anche al parossismo per cui rifiutare le avance da parte di un omosessuale può costare l'accusa di omofobia a carico di costui che non ha gradito il gesto. Cosa che non accadrebbe se costui che importuna fosse etero, anzi, sarebbe a sua volta colpevole di molestie.

Parimenti un'aggressione che vede vittima un omosessuale diventa più grave di quanto non lo sarebbe se, a parità di circostanze, la vittima fosse un'anziana o un bambino.
Anche qualora i motivi dell'aggressione non avessero nulla a che fare con l'omofobia, il giudice a propria discrezione potrà considerare il reato di maggiore gravità, così come potrà concedere maggiori attenuanti nel caso l'aggressore sia un omosessuale.   A sentire i media sembra  sia in atto una carneficina di omosessuali e di donne in quanto tali. Ricordo  un caso di cronaca che coinvolse una coppia gay ed un vicino di casa. I giornali titolarono "aggressione omofoba", salvo poi saltar fuori giorni dopo che i dissidi nel condominio andavano avanti da tempo, unicamente per una questione di parcheggio. Un episodio assai frequente nei condomini, ma in questo caso, dal momento che le presunte vittime erano omosessuali, l'intera vicenda fu travisata completamente. Ragionando e legiferando in questo modo non si corre forse il rischio d'introdurre una sorta di esonero dalle regole che valgono per tutti, esclusivamente per non essere tacciati di omofobia? E l'eguaglianza allora?
Stesso discorso per il presunto razzismo o femminicidio, ossia l'assassinio di una donna in quanto tale, a prescindere dal movente dell'omicidio. 
Ad esempio, oggi, in occasione dei funerali della sposina uccisa in Usa, i giornali hanno parlato di femminicidio. Eppure dai filmati si comprende bene come si trattasse di un pazzo che ha investito svariate persone e solo per un caso fortuito ha perso la vita solamente quella giovane ragazza. Non si è trattato sicuramente di una scelta premeditata, collegata al sesso della vittima, così come si potrebbe evincere  ascoltando ascoltando le parole dei media.
Ai mestieranti dei buoni sentimenti piace avvalersi dei numeri per giustificare il loro allarmismo esclusivamente strumentale.
Ora, per capire se vi sia realmente un pericolo maggiore per le donne,  dovremmo possedere anche i numeri relativi agli uomini morti per mano di altri uomini o di donne. Numeri che mai nessuno si è premurato di diffondere e che certo non sono contenuti negli articoli dei pennivendoli che descrivono uno scenario pericoloso per le donne sposate e fidanzate. Si perché il pericolo, secondo costoro, arriverebbe quasi sempre  dal marito/compagno e quasi mai dal malintenzionato per strada o sempre più spesso intruso/i sconosciuti.
Il disgustoso sapore di strumentalizzazione lo si annusa ad esempio prendendo i numeri dei morti sul lavoro nello stesso anno o peggio ancora dei suicidi per crisi.
Per quanto riguarda i primi, sono ben 790 secondo l'Inail sempre nel 2012. Ma non si parla di allarme "capitalismicidio", né si sostiene che il lavoro UCCIDA. L'Onu, di questo economicidio non dice niente. Sarà che il lavoro nobilita l'uomo per cui morire per il lavoro viene considerato un atto dovuto. Economicidio, o meglio, dal momento che in quest'era orwelliana ci si diverte tanto a coniare neologismi, potremmo definire POVERTICIDIO la schiera dei suicidati per crisi economica. A questo riguardo i pennivendoli, tanto premurosi verso le donne, si divertono a giocare con i numeri delle persone assassinate da uno stato nel quale non vige il welfare, se non per una piccolissima parte di italiani. C'è chi scrive siano 8 al mese. Il FQ, paladino della causa sul femminicidio riporta di 89 suicidi per crisi nel 2012. Ridicolo, dal momento che in realtà sono almeno 6/7 AL GIORNO le persone uccise dallo stato che le getta in miseria. Il dato più vicino alla realtà, parla di 500 assassinati dallo stato nel 2012. Sono ben 76 nei primi sei mesi del 2013 le persone condannate a morte da questa "società civile". Sul metodo usato per conteggiare questi delitti premeditati c'è molto da dire visto che spesso albergano solamente nelle pagine delle  cronache locali, non fanno rumore. Non vi sono associazioni o ONGs a richiedere una legge speciale per IMPEDIRE CHE LA POVERTA' IMPOSTA CONTINUI AD UCCIDERE. Solo che, negare l'economicidio è assolutamente esiziale per non diffondere allarmismo, negare il femminicidio sarebbe considerato oltraggioso. La solita doppia morale che vuole stilare la classifica delle vittime più meritevoli di giustizia rispetto ad altre.

Vi sono tante donne, insieme a tanti uomini che ogni giorno si suicidano a causa dello spietato sistema che ruba il futuro alle persone, togliendo loro il pane di bocca letteralmente.
E' lo stesso sistema che tanto finge di stracciarsi le vesti nel nome del razzismo, dell'omofobia o del femminicidio. Che razza di eguaglianza si verrà a creare, quella che vede un reato più o meno grave a seconda dei gusti sessuali della vittima o dell'aggressore? Un omicidio sarà considerato diversamente grave se la vittima è un uomo? Discriminare in nome di una presunta lotta alle discriminazioni, questo è il sunto dell'etica moderna che ha annullato il senso dell'eguaglianza.
Peccato che le donne suicidatesi per ragioni economiche non vengano considerate vittima di femminicidio, quando è il sistema a tranciare le vite umane ecco che allora si ritorna tutti eguali e relegati all'oblìo.
Barbara

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