sabato 21 settembre 2013


Forse Draghi è convinto che gli stipendi degli italiani siano del livello di quelli tedeschi o danesi o scandinavi. Non gli viene in mente che IL FISCO sia il vero problema delle imprese italiane? La pressione ufficiale viene dichiarata al 53% mentre è al 75%.
Esattamente Draghi quanto si deve essere competitivi? Dobbiamo competere con i cinesi? Ottimo, porti anche il costo della vita a quello cinese allora. 
O piuttosto il comportamento delle sue protette banche nei confronti delle aziende, di tipo usuraio, crede che non sia una causa del dissolvimento del tessuto produttivo italiano?
Lo può chiedere ai 190 imprenditori che in 15 mesi hanno chiamato il numero anti suicidi quasi solo dal Veneto. Non hanno certo chiamato quel numero per lamentarsi degli stipendi dei dipendenti, che fino a pochi anni fa erogavano con serenità. Cosa impedisce loro di continuare a farlo lo sa benissimo, stretti come li avete messi tra STATO USURAIO per salvare le sue protette quando quest'ultime non siano in grado di parassitare le imprese da sole.
Barbara

DRAGHI: “TAGLIARE I SALARI NELL’EUROZONA”

 Come al solito,occorre cercare con pazienza in rete e scovare notizie che non trovi da nessuna altra parte,opportunamente occultate dai media di regime.

Il Presidente della Bce Mario Draghi ha preso parola in una conferenza dall’oscuro titolo “l’Europa e l’euro – un affare di famiglia”, organizzata dall’impronunciabile Bundesverband der Deutschen Industrie and Bundesvereinigung der Deutschen Arbeitgeberverbände. (16 September 2013)


E che dice Draghi?
Molto semplice: le nazioni europee, soprattutto quelle in difficoltà, devono procedere attraverso un taglio dei salari dei lavoratori, col fine di aumentare la loro competitività (delle nazioni, s’intende).
Parole che pesano come un macigno nello scenario europeo: dopo la proposta del FMI di tagliare i salari del 10% in Spagna (e “moderarli” Francia - http://eurocrazya.wordpress.com/2013/08/06/fmi-alla-francia-moderare-salari-e-tagliare-welfare/) e il conseguente endorsement del vice-presidente della Commissione Europea, nonché commissario europeo per gli Affari economici e monetari, Olli Rehn (http://eurocrazya.wordpress.com/2013/08/03/fmi-tagliare-i-salari-in-spagna/), ora anche il terzo membro della Troika si schiera.

Ecco la traduzione del passaggio fondamentale del discorso di Draghi:

"La competitività può essere misurata in più modi, ma fondamentalmente è il confronto tra costi relativi e produttività relativa. All’interno dell’eurozona, dal momento che ogni stato condivide lo stesso tasso di cambio, una misura chiave di competitività è il costo relativo del lavoro in relazione alla produttività relativa – in altre parole, il costo unitario del lavoro.
Nella prima decade dell’unione monetaria, non si è prestata attenzione al costo del lavoro e alle sue implicazioni sulla competitività. Questo perché c’era la falsa presunzione chei conti delle partite correnti non fossero importanti in un’area con una moneta unica. Il risultato è stato che sono emersi squilibri di competitività.Abbiamo visto salari e produttività procedere su trend divergenti in molti paesi dell’eurozona. Per qualcuno di essi è venuto a crearsi un significativo gap di competitività che ha prodotto grandi deficit delle partite correnti.

Perché tutto ciò è importante?

Non solo perché persistenti deficit delle partite correnti creano delle vulnerabilità, come la dipendenza da finanziamenti esterni e un settore bancario super-indebitato, ma anche perché, a partire dal 2008, quei paesi che erano più competitivi hanno in media goduto di margini maggiori, minori livelli di debito pubblico, più crescita e più occupazione.

Chiudere il gap di competitività

Un modo per riacquistare competitività velocemente è quello di focalizzarsi sul numeratore del costo unitario del lavoro  i salari nominali. Un ulteriore approccio a lungo termine è quello di aumentare il denominatore – e cioè di raggiungere livelli più alti di produttività.
A mio parere, oggi nell’eurozona abbiamo bisogno di entrambi.

Sul primo numero (salari nominali, ndr), nell’eurozona ci sono già incoraggianti segnali di riequilibrio in termini di competitività di costi.  In parte grazie alle riforme strutturali introdotte da diversi paesi, sta avvenendo un aggiustamento dei costi relativi, dopo che questi sono stati disallineati in passato......Ecco perché la sfida di lungo periodo di aumentare il livello di produttività è altresì fondamentale. Mentre l’aggiustamento dei costi aumenta la competitività solo in maniera relativa, gli aumenti di produttività, incrementando la crescita, possono beneficiare tutte le nazioni."

Ricapitoliamo: in un primo momento, Draghi ammette implicitamente chela causa della crisi non è l’eccessivo indebitamento pubblico dei PIIGS, cosa peraltro ormai ampiamente risaputa. No, la crisi è stata innescata da un eccessivo indebitamento del settore privato delle nazioni periferiche, in particolare del loro settore bancario,che ha aperto le porte a enormi (e incontrollati) afflussi di capitale che, ovviamente, hanno fatto nascere, usando le parole di Draghi, “grandi deficit delle partite correnti”.

Questa è quindi la diagnosi ormai accettata anche dai più alti membri del PUDE. Passiamo alla cura: come uscire dalla crisi? Per non dare troppo nell’occhio, Draghi propone due vie: quella del taglio salariale e quella dell’aumento della produttività.La seconda, però, viene bollata come “misura di lungo periodo”: in poche parole, dato che siamo con l’acqua alla gola, lasciamola perdere e concentriamoci sulla prima.

Qual è l’esempio portato dal Presidente della Bce? La Spagna, ovviamente, la quale, come già precisato sopra, è stata oggetto di una precisa richiesta da parte del FMI appoggiata dalla Commissione Europea: tagliare i salari del 10%.

Conclusione - Le parole di Draghi non sono affatto sorprendenti per chi ha aperto gli occhi già da un pezzo: in assenza di un tasso di cambio flessibileshock esterni devono essere assorbiti dalla forza lavoro attraverso disoccupazione di massa e tagli salariali: la cosiddetta svalutazione interna.

Cari lettori, a questo punto sarete portati a pensare che tutte le maggiori testate giornalistiche italiane riportino le parole di Draghi con titoli funesti, del tipo: “Draghi, taglio dei salari unica soluzione”, o “La Bce ai governi europei: tagliate gli stipendi dei lavoratori”.
Invece no: tutti i maggiori quotidiani nazionali hanno ovviamente scritto che Draghi ha tenuto un discorso, senza però scrivere nemmeno una parola sulla proposta fondamentale fatta dal Presidente della Bce.

Il Corriere, laRepubblica, laStampa, ilMessaggero, il Secolo XIX,il Giornalee persinoil Fatto Quotidiano.Tutti che blaterano di riforme, competitività, eccetera, facendo acrobazie per non menzionare quello che è il vero messaggio di Draghi.
Insomma, la solita mala informazione infarcita di leccaculismo e sottomissione al dogma unico del PUDE. (Partito Unico Dell'Europa)


da

Aggiornamento del 17 settembre, ore 21.09
Segue anche questo brutto ceffo....Olli Rehn

"L'Italia, come la Francia e la Finlandia, è tra i paesi dell'Unione europea che non sono ancora riusciti a bilanciare la dinamica dei salari e della produttività.Bisogna rimettere equilibrio con un mix di misure su retribuzioni e produttività, perché "paesi come Francia, Italia e Finlandia gradualmente perdono la loro fetta di mercato sull'economia mondiale",...


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Vale la pena riportare tutti gli articoli di squallidi pennivendoli e confrontarli col testo inglese (forse credono che nessuno sappia questa lingua...) da pag.2 a pag.5....è vergognoso constatare che tutti saltano sistematicamente la stessa è più importante parte del discorso.
Ennesima occasione per rilevare la costante disinformazione nei confronti dei cittadini.

Ora veniamo al "salvatore della patria" Mr. Draghi che non fa che ribadire la volontà di questi usurai di distruggere popoli e nazioni.
E il bello è che l'analisi di Draghi sui motivi della crisi sono quelli che da sempre sosteniamo e che il prof.Bagnai ha dettagliatamente e chiaramente descritto nel suo libro "Il Tramonto dell'Euro".Tutte le parti in grassetto blù sono le tesi di Bagnai.E' incredibile !!!
E viene pure spazzato via il mantra del debito pubblico!
Solo che Draghi scambia l'effetto con la causa.

Non sono il costo del lavoro e la produttività scarsa la causa del deficit della partite correnti,ma proprio lo squilibrio economico,fiscale,di inflazione..... esistente fin dall'inizio tra i paesi dell'Eurozona,l'ingente afflusso incontrollato di capitali dai paesi del  Nord a quelli del Sud,il cambio fisso,l'impossibilità di svalutazioni difensive....tutte cose che lui scambia per effetti (direi artatamente,dopo l'analisi bagnaiana che ha fatto....non può non sapere queste cose il presidente della BCE...!)

Purtroppo la cura proposta  non farà che aggravare il male.

In primis perché c'è un problema di mancanza della domanda,e non di offerta.Quindi questa famosa produttività (il cui recupero lo stesso Draghi colloca avanti nel tempo) serve a poco ora,quando le aziende manco riescono a vendere quello che hanno in stock.Non è questo il problema arruale delle aziende,ma la scarsa domanda,i crediti statali non onorati (100 miliardii) e la difficoltà del credito per investimenti,il peso eccessivo della tassazione....

La domanda non c'è perchè é stata erosa una consistente fetta del potere d'acquisto di impiegati e salariati e del reddito nazionale (disoccupazione,precari....),insomma non ci sono soldi da spendere per le famiglie,senza cui la domanda interna non può ripartire.
E la cura Draghi che sarebbe? Tagliare i salari.....quindi abbassare ancora i redditi ,e naturalmente sempre quelli dei più deboli...!! Come se non fossero già a livelli di sopravvivenza...considerata anche la gragnuola di tasse che tre anni di sciagurata  austerity di governi filo-usurai ci hanno regalato... e continuano ancora oggi a regalarci...!

Produrre di più e guadagnare di meno.....la cura Draghi....non c'è male come piano di sterminio...
Se non usciamo alla svelta da questa gabbia di usurai e malfattori europei,posiamo cominciare a scavarci la fossa.

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