lunedì 16 settembre 2013

Un gran bell'esempio di Europa e sua civiltà. Lascia morire gli umani figuriamoci gli animali ai quali noi PRIMA devastiamo l'habitat poi ci lagnamo che intralciano ed ovviamente ci si inventa il loro pericolo per scaricarsi la coscienza e poterli sterminare senza tanti crismi.
Mi dispiace dirlo ma se le "buone" non bastano cosa si può fare per salvare queste creature dalla forza bruta ed impari dell'umano che lo sta uccidendo e con sommo gusto si appropria della sua vita che non gli appartiene?
Barbara

ROMANIA – La legge ammazza cani. Save The Dogs: attendiamoci la morte di centinaia di migliaia di cani
di redazione | 10 settembre 2013


GEAPRESS – Con questo voto il Governo romeno ignora la Convenzione Europea sugli Animali da Compagnia e la dichiarazione scritta 26/2011 approvata dal Parlamento Europeo. Questo il commento dell’associazione Save The Dogs, dopo che il Parlamento rumeno ha introdotto stamani, con legge dello Stato, l’eutanasia per i cani randagi (vedi articolo GeaPress).

Dopo essere rimasta bloccata per due anni presso la Commissione per gli Affari Pubblici, la nuova legge per la gestione del randagismo è stata approvata questa mattina a tempo di record, con la grande maggioranza dei voti.

Nelle strutture pubbliche i cani  verranno uccisi dopo 14 giorni, a meno che le amministrazioni non abbiano le risorse per mantenerli all’interno dei canili per un periodo maggiore. La nuova legge cancella i principi sanciti nella legge 9/2008 che proibiva l’eutanasia su animali sani e socievoli.

Le ragioni di questo inaspettato epilogo sono, per Save The Dogs, evidenti: la tragica morte di un bambino di 4 anni, ucciso la scorsa settimana da un branco di cani randagi in circostanze poco chiare, ha dato l’opportunità ai politici romeni di approvare una legge pro-uccisioni senza quasi alcuna protesta da parte della popolazione. La legge era rimasta ferma in Commissione senza una ragione plausibile per ben 20 mesi, e a nulla erano valse le pressioni degli animalisti per accelerarne la promulgazione. Per questo riteniamo che ci sia stata una precisa volontà politica nell’attendere il momento “ideale” per finalizzare il processo, giunto evidentemente in questi giorni dopo il tragico incidente.

Facendo leva sull’ondata emotiva provocata dalla terribile morte del bambino, infatti, tutti i partiti politici – anche quelli che precedentemente si erano dichiarati favorevoli ad un approccio diverso – hanno votato a favore della legge pro-uccisioni. Solo pochi sindaci (fra cui quelli di Timisoara e Sibiu) hanno preso posizione contro l’eutanasia dichiarando di non considerarla uno strumento efficace per la risoluzione del problema del randagismo.

Il comune di Bucarest ha ucciso 144.000 cani dal 2001 al 2007 – afferma Sara Turetta, presidente di Save the Dogs –e ha speso 14 milioni di euro per l’attuazione del programma. Dopo che la legge contro le uccisioni venne approvata nel 2008, l’Amministrazione Pubblica ha continuato a spendere oltre 3 milioni di euro all’anno, finiti nelle casse del dipartimento per il randagismo, effettuando non più di 6.000 sterilizzazioni all’anno, un numero assolutamente ridicolo.

Ora tutti dichiarano che la strategia della sterilizzazione ha fallito ma questa misura non è stata applicata in maniera intensiva e tutte le altre indicazioni dell’ Organizzazione Mondiale della Sanità e della UE sono state ignorate”. Né l’identificazione degli animali di proprietà, infatti, né la loro sterilizzazione obbligatoria sono mai state introdotte.

La nuova legge, di fatto,  riporta la Romania al 2001, quando un’ordinanza simile permise per ben 7 anni l’uccisione di centinaia di migliaia di cani in tutto il Paese. Anche se quella misura si è dimostrata del tutto inefficace, la Romania ha preferito ignorare la Convenzione Europea sugli Animali da Compagnia – la quale certifica chiaramente che l’eutanasia non è uno strumento efficace per risolvere il problema – nonché la Dichiarazione Scritta 26/11 promulgata proprio da due europarlamentari romeni, Daciana Sarbu e Adina Valean, rimaste paradossalmente in silenzio durante questi giorni.
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Romania – Il giorno dopo lo shock ne arriva un altro: l’Europa non può fare niente per salvare i cani
di redazione | 11 settembre 2013


GEAPRESS – Ieri mattina, come ormai noto, il Parlamento rumeno ha approvato la legge che obbliga l’uccisione dei cani randagi dopo 14 giorni dall’accalappiamento. L’unica alternativa è che il Comune incaricato trovi i fondi per sostenere gli animali oltre quella data.

Ovviamente non tutti i Comuni sono disposti ad eseguire la “sentenza”. In tal senso Save The Dogs, l’associazione diretta da Sara Turetta che da anni opera in Romania, aveva raccolto l’indisponibilità di alcuni Sindaci a sospendere l’utile opera di sterilizzazione e prevenzione del randagismo canino. Inutile nascondere, però, che il momento è tragico anche perchè in Romania non  vi sono state evidenti opposizioni alla nuova legge. Anzi, secondo gli animalisti, il provvedimento era sospeso da tempo nel suo iter parlamentare. Si aspettava il momento più opportuno e questo (vero o falso che sia il teorema della convenienza politica) sembra proprio essere coinciso con l’uccisione di un bimbo di quattro anni in un parco di Bucarest ad opera di un gruppo di cani randagi.

In molti, in queste ore, hanno richiamato gli “obblighi” che la Romania avrebbe nei confronti dell’Unione Europea. Anche la Romania, è stato detto, deve rispettare le norme sul benessere animale dei “civili” europei. Quali norme, però?

Nell’Unione Europea, a dire il vero, il concetto di benessere animale è molto sentito nelle titolazioni delle Direttive che dovrebbero regolamentare la produzione animale, o anche peggio. In realtà, così come sottolineato anche da Save The Dogs, non esiste una Direttiva Europea sugli animali da compagnia. In tal caso, forse, si potrebbe tentare di incidere più direttamente sulla realtà rumena ma, per sfortuna dei cani randagi, l’Europa ha solo una “Convenzione” risalente al 1987 e non vincolante. Per quanto incredibile possa sembrare alcuni paesi hanno adottato il provvedimento con anni di ritardo. In Italia, ad esempio,  è stato fatto solo nel 2010 e non senza problemi a causa di taluni settori legati al commercio.  Ritornando all’Europea c’è poi una Dichirazione Scritta del 2011, dove il Parlamento Europeo chiede alla Commissione di affrontare il problema randagismo.

In sostanza, però, non esiste un quadro giuridico a livello europeo, nè obblighi dei paesi membri. E’ quanto sta cercando di fare capire Save The Dogs che, a seguito della decisione presa ieri dal Parlamento rumeno, si ritrova ora ad operare in un contesto  che a grandi passi è tornato indietro nel tempo.

Si lavora da anni per arrivarci – riferisce Sara Turetta in merito ai presunti obblighi europei -  si sta facendo lobby e ci si arriverà ma non ci siamo ancora. Quindi chi chiede intervento UE non capisce che chiede l’impossibile“. In realtà, in Europa gli unici animali considerati, anche in funzione di un ipotetico “benessere”, sono quelli da reddito e da sperimentazione, perché “legati” alla salute umana.

Bene ha comunque fatto l’Intergruppo per il Benessere Animale  nel mandare una lettera alle autorità rumene. L’eutanasia come metodo per gestire il randagismo è oramai rigettato ovunque. Anzi  a volte ci si confonde tra eutanasia “selettiva”, finalizzata a contenere i costi di mantenimento in canile (come nel caso di Irlanda, Spagna o Francia) dall’eutanasia “di massa”.  In  questo caso si presuppone un fenomeno di natura endemica. In entrambi i casi, però, l’Europa di fatto quasi non esiste.

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