mercoledì 9 ottobre 2013

Adesso con una donna alla guida di una importante istituzione apprezzeremo tutte queste doti di infinita bontà verso i deboli e bisognosi che il sesso femminile non lesina ogni volta che ne ha occasione...come la Clinton o la Lagarde.
Barbara

Federal Reserve, filiale di Wall Street

Con Janet Yellen continuerà la politica di intervento pubblico per sostenere le banche e i gruppi finanziari
Giuliano Augusto    

Sarà Janet Yellen a succedere a Ben Shlomo Bernanke alla guida della Federal Reserve. Dal 1 febbraio sarà quindi una donna a guidare la banca centrale Usa. Una nomina annunciata da tempo quella della Yellen (67 anni) che, essendo attualmente la numero due di Bernanke, non potrà che comportare una gestione all'insegna della continuità. Ora dovrà esserci il voto del Senato (a maggioranza democratica) ma si tratta di una pura formalità. Chi potrebbe infatti ostacolare una nomina che mette d'accordo i due partiti? Chi rischierebbe, in nome del politicamente corretto, di vedersi piovere addosso l'accusa di maschilismo? La decisione di Obama assume poi un preciso significato politico. Un precedente del genere, una donna che si vede assegnata la seconda carica più importante del Paese, servirà egregiamente a rafforzare le ambizioni presidenziali di Hilary Clinton alla Casa Bianca per le elezioni del 2016. L'ex first lady ed ex senatrice di New York sta tessendo la sua tela per intascare, ictus permettendo, la nomination dei democratici. Avversari di peso non ce ne sono, peraltro pure i repubblicani arrancano, e la babbiona dell'Arkansas (nel 2016 avrà infatti 69 anni) viene data in testa da tutti i sondaggi. Wall Street ha comunque assai apprezzato la nomina di Janet Yellen che si è trovata la strada spianata dopo che Lawrence Summers, l'ex segretario al Tesoro di Clinton, aveva manifestato la sua indisponibilità ad assumere la carica. La Yellen continuerà e probabilmente accentuerà gli interventi di Bernanke che sta continuando a comprare titoli pubblici del Tesoro Usa e altri titoli privati (tipo quelli delle banche) ad un ritmo di 85 miliardi di dollari al mese. Mesi fa, Bernanke aveva preannunciato che ci sarebbe stato un taglio mensile di 10 miliardi ma poi il peggioramento dell'economia lo ha spinto a rinviare tale svolta e continuare a fornire quelli che con un eufemismo vengono indicati come “stimoli straordinari”. La ripresa tarda a venire, nonostante la droga che da anni la Federal Reserve sta immettendo nel sistema. La disoccupazione resta troppo alta. Il 6,5% è considerato un fallimento per una economia caratterizzata da una alta mobilità. Ed anche l'inflazione non sta ferma tanto da essersi collocata sul 2,5% annuo. L'immissione di denaro nel sistema economico contribuirà in tal modo a tenere bassi i tassi di interesse e di conseguenza a calmierare l'inflazione. Curiosamente, ma nemmeno poi tanto a pensarci bene, è la stessa strategia che per statuto deve perseguire la Banca Centrale Europea e che Mario Draghi è stato ben felice di portare avanti prestando 1.000 miliardi di euro per tre anni alle banche europee al modico tasso di interesse dell'1%. Dall'una e dall'altra parte dell'Atlantico è insomma sempre l'Alta Finanza a farla da padrona. La Yellen, in tale ottica, condivide la visione di Bernanke e Draghi che le Banche Centrali debbano essere al servizio delle banche private che, non per niente, sono loro azioniste. Il suo passato è per Wall Street una garanzia. Anzi, ancora più di Bernanke, è fautrice di una politica monetaria espansiva. Come spesso succede quando una faccia relativamente nuova si affaccia sul palcoscenico del potere reale, anche sulla Yellen sono prese a fiorire leggende e luoghi comuni. Come quella che la dipinge come una “liberal” che è favorevole agli interventi dello Stato per riequilibrare le imperfezioni del mercato e, tramite una maggiore concorrenza, tutelare i cittadini impoveriti dalla crisi. Gli stessi cittadini che, in odio ai repubblicani, considerati corresponsabili della crisi finanziaria del 2007 unitamente agli squali di Wall Street, votarono in massa per i democratici, portando Obama alla Casa Bianca. Poi Obama confermò quanto questa dicotomia tra cattivi e buoni fosse inesistente e si mise a fare il maggiordomo di Wall Street. Il ruolo per il quale era stato assunto. In realtà la “democratica” Yellen alla Federal Reserve farà in modo che tutto continui come prima. Come durante il regno del “repubblicano” Bernanke. A conferma che negli Usa, come altrove, i partiti sono intercambiabili e la politica è soltanto una “sovrastruttura”, in senso marxiano, dell'economia o meglio della Finanza.

09 Ottobre 2013  - Rinascita

2 commenti:

  1. Ciao Barbara, sai perché è perfetta per guidare la Fed ?

    Questa è la sua dichiarazione nel 2010 alla Commissione Usa d’inchiesta sulla crisi finanziaria: “For my own part,” Ms. Yellen said, “I did not see and did not appreciate what the risks were with securitization, the credit ratings agencies, the shadow banking system, the S.I.V.’s — I didn’t see any of that coming until it happened.” Tradotto: non ho capito un emerito … fino a quando gli eventi non sono accaduti.
    E quindi vai con la politica assecondante stile Berny

    RispondiElimina
  2. a parte il genere non vedo alcun cambiamento...

    sei d'accordo Barbara?

    lelamedispadaccinonero.blogspot.it

    RispondiElimina