mercoledì 25 dicembre 2013


L'omertà che circonda la notizia costituisce un mezzo indizio di quanto ormai la scienza è più una questione di mafia che di progresso umano. Basti pensare ai fondi per le non meglio precisate ricerche, il business che rappresentano ed i risultati o meglio, i non risultati delle stesse.
Barbara

La scienza è in mano ad una casta… La notizia più ignorata del momento
21 dic 2013 - Le principali riviste scientifiche distorcono il processo scientifico e rappresentano una «tirannia» che va spezzata.
Questo il giudizio del premio Nobel per la medicina 2013.
La denuncia è grave, a maggior ragione perché è la cosa che ha pensato di dire Randy Schekman al Guardian il giorno stesso in cui ha ricevuto il premio Nobel e quindi non solo nel momento più importante per la carriera di un ricercatore, ma anche nel momento di massima visibilità. Ma non basta, la dichiarazione di Schekman era stata preceduta di un paio di giorni da quella di un altro autorevolissimo scienziato, Peter Higgs, notissimo teorizzatore del bosone di Higgs, che sempre al Gurdian aveva denunciato il sistema delle pubblicazioni scientifiche.

Ma se la dichiarazione di Schekman è clamorosa, altrettanto clamoroso è il silenzio con il quale è stata inghiottita dalle testate che si occupano di divulgazione scientifica, alcuni quotidiani le hanno almeno dedicato il “minimo
sindacale” come Il Corriere della Sera “Schekman: «Le principali riviste scientifiche danneggiano la scienza»” (poco più che un trafiletto) e l’Unità “Il Nobel Shekman: “Boicottiamo Science e Nature”“, altri hanno però vistosamente dimenticato di pubblicarla. Ma ancor più vistosa è la “dimenticanza” da parte di soggetti che fanno della divulgazione scientifica il loro argomento centrale, non una parola sull’autorevole denuncia da parte delle solite testate come Le ScienzeOggiscienza, Query, Pikaia e perfino Focus e Ocasapiens, in genere così attente a difendere la buona scienza scegliendosi però bersagli comodi e banali come i creazionisti della Terra giovane o qualche stravagante di turno.

E allora per vedere commentato in modo decente quanto detto da Schekman dobbiamo andare su Wired, un periodico che si occupa in genere di scienza tenendo conto delle sue implicazioni più ampie, per leggere un articolo intitolato “Il Nobel che vuole boicottare le riviste scientifiche“, che inizia con le seguenti parole:

La scienza è a rischio: non è più affidabile perché in mano a una casta chiusa e tutt’altro che indipendente…

Le principali riviste scientifiche internazionali – Nature, Cell e Science – sono paragonate a tiranni: pubblicano in base all’appeal mediatico di uno studio, piuttosto che alla sua reale rilevanza scientifica. Da parte loro, visto il prestigio, i ricercatori sono disposti a tutto, anche a modificare i risultati dei loro lavori, pur di ottenere una pubblicazione.

L’accusa di “tirannia” lanciata da un neo premio Nobel dovrebbe in ogni caso meritare la massima attenzione, ma così come si usa fare per i critici di minore visibilità la tecnica è la stessa: ignorare per non dare visibilità alle idee. Ma Schekman aggiunge dell’altro, qualcosa che da sempre andiamo sostenendo:

Queste riviste, dice lo studioso, sono capaci di cambiare il destino di un ricercatore e di una ricerca, influenzando le scelte di governi e istituzioni.

Ma il suo laboratorio (all’università di Berkeley in California) le boicotterà – ha detto al Guardian –, evitando di inviare alcun genere di ricerca.

Sfruttano il loro prestigio, distorcono i processi scientifici e rappresentano una tirannia che deve essere spezzata, per il bene della scienza. Almeno così la pensa il Nobel.

La scienza con le sue dichiarazioni è un’autorità tale da influenzare le scelte di governi e istituzioni, e se è manipolabile da parte di chi detiene il comando delle principali testate scientifiche è automaticamente vero che le affermazioni su temi sensibili possono essere orientate in base alle convenienze dei governi stessi o delle istituzioni. Le dichiarazioni di Schekman supportano dunque indirettamente che su temi come il Global warming, la pandemia H1N1, l’eugenetica e tutte le implicazioni della visione malthusiana dell’evoluzione, la possibilità di orientare gli studi in un senso “conveniente” è reale.

 L’episodio della dichiarazione di Schekman mostra che però neanche per un Nobel per la medicina è facile denunciare i problemi della scienza, figurarsi per soggetti enormemente meno visibili.

La denuncia di Schekman rappresenta però un incentivo ad andare avanti per tutti coloro che ritengono la scienza una realtà preziosa che deve essere difesa dalle strumentalizzazioni e da qualsiasi tentativo di piegarne i risultati a vantaggio di interessi particolari.

1 commenti:

  1. Per battere la "casta" occorre individualmente smettere di credere che scientifico di sinonimo inconfutabile di progresso.
    Quando una critica arriva nei media è già viziata in partenza dall'ambiguità. Sottolinei che Wired è il periodico che ha dato maggiore attenzione alla dichiarazione di Schekman, ma se guardiamo alla proprietà di Wired troviamo Condé Nast, il maggior editore al mondo. Nel suo sito, la società newyorkese, che ha sede in Time Square, si presenta così "Condé Nast crea i migliori contenuti al mondo per il pubblico più influente del mondo. La società attira più di 164 milioni di consumatori con le sue 20 testate leader dei media, stampa e digitali: Vogue, Vanity Fair, Glamour, Spose, Appartamenti, GQ, The New Yorker, Traveler, Allure, Architectural Digest, Bon Appétit , Epicurious, Wired, ecc. ecc. "

    Non dubito di Schekman, dal momento che noi tutti ci arriviamo da soli: la ricerca ha bisogno di capitali , quindi ha bisogno di stati, istituzioni e media. Il controllo è nell'incrocio dei loro interessi, però avrei trovato più limpida la denuncia se invece che al Guardian, così mi sembra di capire dal tuo articolo, l'avesse fatta nel discorso di accettazione del premio. E diciamolo... quando mai il premio è andato a qualcuno che non abbia fatto scoperte profittevoli per le industrie? Aspetto un Nobel per la fitoterapia e l'omeopatia, o conferito a quell'italiano - di cui non rammento il nome in questo momento - che ha inventato una tanica con ruote che libera milioni di donne africane da una fatica immane durante i km percorsi per procurarsi l'acqua. o a chi si accollerà i costi di una distribuzione gratuita a tappeto - poi crederò all'indipendenza dei saggi di Stoccolma.
    Grazie dell'articolo.

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