martedì 1 aprile 2014


Il sonno della sovranità genera mostri
La visita dell’emiro del Qatar nel nostro Paese
Massimiliano Greco

-La visita dell’emiro Tamin Al Thani, con l’inevitabile codazzo di salamelecchi e smancerie da parte dei governatori (governanti sarebbe troppo) italiani, e dei loro lacchè nelle redazioni, ripropone, in maniera drammatica, la questione della sovranità nazionale nel nostro Paese.
Già la visita di Obama – la cui accoglienza da parte di Renzi è stata talmente servile, da imbarazzare perfino certi commentatori non esattamente antiamericani – aveva mostrato, ammesso che ve ne fosse stato bisogno, quanto il nostro Paese fosse una mera appendice pittoresca del vasto impero americano. Il governo, che pure aveva annunciato l’intenzione di ridurre il numero di F-35 da acquistare, richiamato dai moniti di Obama, si è affrettato a fare marcia indietro.
«Gli F-35 non si toccano» è diventato il motto del governo.
Inutile ritornare su quanto sia umiliante tutto ciò. Del resto, a distanza di quasi settanta anni dalla fine della seconda guerra mondiale, abbiamo un centinaio di basi Usa sul nostro territorio.
Ancora più imbarazzante è la totale mancanza di nerbo, di dignità, di spina dorsale, nell’affrontare “l’alleato.” Gli Usa sono additati come faro di civiltà nel mondo, nonostante la distruzione di interi Paesi (Iraq, Jugoslavia prima e Serbia poi, Afghanistan, e le violenze scatenate in Sud e Centro America, Siria, Libia, Libano, Egitto, Vietnam, Cambogia, Laos, Korea) il supporto dato a Israele contro i palestinesi e i popoli limitrofi, e l’impiego di armi proibite (il fosforo bianco a Falluja, e l’agente “orange” in Vietnam per esempio).
Nessuna meraviglia che anche l’accoglienza riservata all’emiro causerà un’intensa salivazione nelle mascelle di politici e opinionisti vari. Eppure qualcosina sull’emiro la si potrebbe dire. Sopratutto in considerazione del fatto che l’Italia è in prima fila nel protestare contro la Russia per le presunte leggi antigay (che in realtà proibiscono solo la propaganda sessuale in presenza di bambini) e, in generale, contro la violazione dei diritti umani e i governi dittatoriali (stranamente in questo elenco rientrano solo i Paesi non graditi dagli Usa).
Vediamo allora com’è la situazione, sotto l’aspetto dei “diritti”, nel Qatar, Paese di cui non si parla mai, se non per lodarne i progressi (verso la radiosa civiltà occidentale) gli splendori (appartenenti a pochissimi privilegiati) e la produzione petrolifera (ma tanto l’Occidente non è interessato a queste cose).
Politicamente parlando, il Qatar è una monarchia assoluta (1), stile Luigi XIV, quello de “Lo Stato sono io!”, ma senza la sua magnificenza. Da notare, en passant, come in Siria, Russia, Iran e Venezuela, Paesi additati dai media occidentali come dittatoriali, si svolgano regolari elezioni. Assad, Putin, Chavez prima, Maduro poi, e il Male Assoluto Ahmadinejad, sono stati tutti eletti dal proprio popolo.
In Qatar no. In Qatar il trono lo si eredita… o lo si ruba, come fece il padre dell’attuale emiro al proprio. Vediamo adesso la questione dei diritti umani, soprattutto in relazione a uno dei feticci occidentali, cioè l’immigrazione.
«Il Qatar è un paradiso artificiale per sceicchi e ricchi finanzieri occidentali. Per molti la situazione è ben diversa e sono sempre di più le persone costrette a sopportare condizioni che si allontanano drasticamente dal concetto di libertà e cancellano, o annullano, ignominiosamente i diritti umani. Se si è immigrati in Qatar, ci si può anche dimenticare di essere uomini nel senso più semplice del termine: la vita sociale non è contemplata, nozioni come libertà e indipendenza sono al di fuori della logica.
Un immigrato in Qatar, non è un uomo, è un ostaggio, un prigioniero, un innocente imbevuto di speranze che entra inconsapevole in una gabbia dalla quale è difficile uscire, una cella d’isolamento in cui viene costretto ai lavori forzati, 55 ore di lavoro settimanali per un massimo di 550 riyal mensili, poco più di un centinaio di euro, due porzioni di riso al giorno. L’immigrato è lo schiavo del suo datore di lavoro: senza il suo permesso, non può fare nulla, non può godere di alcun diritto civile, non può provare a licenziarsi, figuriamoci scappare dal paese. Non può nemmeno guidare un’auto, né essere fornito di un paio di scarpe per lavorare dal suo “principale”, deve procurarsele da solo, o reperirle all’ambasciata di appartenenza. Il Qatar, impero globale degli idrocarburi che incassa cifre record (70 miliardi di dollari) da gas e petrolio, conta “solo” 250mila cittadini. (2)»
Ancora:
«Il  progetto maggiore riguarda i mondiali di calcio del 2022, tema che conduce a quello dei lavoratori migranti. I nepalesi morti nei cantieri di Qatar 2022 sono già più di 400. Se si pensa che costoro sono solo il 20% degli operai stranieri, le stime spaventano ancor di più, attirando su Doha le denunce delle organizzazioni per i diritti umani. Quella che da più parti è definita strage silenziosa di migranti è correlata alla cosiddetta “qatarizzazione”: con una popolazione di 2 milioni di abitanti di cui solo il 10% cittadini, è evidente quanto il Qatar dipenda dai lavoratori stranieri. Per ridurre le potenziali vulnerabilità di tale sistema è stato avviato da alcuni anni un processo di qatarizzazione del lavoro, con l’obbligo per i privati di assumere quote fisse di cittadini. (3)»
Veniamo ora alla questione dei diritti omosessuali.
«Le leggi anti-gay del Qatar sono balzate all’attenzione della comunità internazionale da quando l’emirato ha ottenuto l’assegnazione dei Mondiali di calcio del 2022. Gli atti omosessuali sono puniti con sette anni di prigione, o con l’ergastolo se una delle parti ha meno di 16 anni di età.
Ma accanto al codice penale, in Qatar è in vigore anche la Sharia (la legge islamica), che si applica soltanto ai musulmani. In questo caso una persona sposata che si rende “colpevole” di omosessualità può essere punita anche con la morte, mentre i single rischiano “soltanto” frustate. (4)»
Ancora:
«In Qatar gli atti omosessuali tra maschi adulti sono illegali, mentre formalmente quelli tra donne non vengono proibiti; non vi è alcun riconoscimento giuridico per le coppie gay.
Prima del 2004, l’art. 201 del codice penale puniva la sodomia fra adulti consenzienti con pene che potevano giungere anche fino a 5 anni di detenzione. Dal 1990 in poi vi sono state diverse segnalazioni di applicazione di tale legge contro lavoratori stranieri. A partire dal 2004, l’art 296 stabilisce la reclusione da uno a tre anni.
Nel 1990 vi sono stati diversi arresti di lavoratori provenienti dalle Filippine per condotta omosessuale. Nel 1995 un cittadino statunitense in visita nel paese è stato condannato a sei mesi di prigione e 90 frustate per attività omosessuale.
I gruppi che si battono per i diritti dei gay hanno infine criticato la FIFA per aver scelto di far ospitare il campionato mondiale di calcio 2022 proprio in Qatar, un paese che perseguita gli omosessuali. Un parlamentare olandese ha proposto che la squadra nazionale giocasse con una casacca rosa, in segno di protesta contro la grave situazione vigente.»
Tuttavia, il Qatar è buon amico di Usa e Israele, e quindi nessuna seria campagna è stata intrapresa contro l’emiro e la famiglia reale.
Da ciò appare evidente come:
1) L’intera questione relativa a: diritti umani, diritti civili e grado di democrazia, sia strumentale alle mire occidentali.
2) L’Italia sia totalmente priva di sovranità nazionale, al punto da ripetere a pappagallo le accuse che gli Usa lanciano ai Paesi ostili, tacendo quando il presidente degli Usa tace e parlando quando lui apre bocca.
3) Che il Qatar è una vera e propria dittatura, a differenza della gran parte dei Paesi che gli Usa osteggiano.
Che dire di più? Nulla, eccetto ribadire come il sonno della sovranità (e della ragione) generi mostri. In questo caso, si tratta di un mostro a due teste: l’assurdità del reclamare libertà, diritti umani e civili in certi Paesi, e tacere riguardo alle loro più crasse violazioni in altri Stati. Non ci resta che ridere di quei buffi personaggi che dicono che gli americani ci hanno liberati. Sì, dalla nostra sovranità nazionale.

2 commenti:

  1. Barbara, la grafica del blog mi piace tantissimo complimenti.
    Questo articolo è illuminante, come tanti che riusciamo a fare girare noi antagonisti. Finché ci siamo noi il mondo ha una speranza, grazie!

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  2. Ciao Simone,

    ti ringrazio tantissimo per il rincuoramento, non ero certa perché questi templates già predisposti non sono tanto malleabili, se devi modificare qualcosa devi andare nel codice....

    però l'importante che si vedano più articoli appena uno apre l'home perché sennò si rimane vincolati ad uno al giorno ....scusa il ritardo, son due giorni che non leggo....
    Senza peccare di superbia, ho paura tu abbia ragione,almeno i posteri sapranno che qualcuno cercava di analizzare e diffondere critiche al sistema..

    Un salutone e grazie mille!
    Barbara

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