domenica 29 giugno 2014

vedi anche Intervento di Monia Benini sulle tasse e il fisco, a FeStella, Milano, 15 giugno 2014


Le tasse servono per dare servizi ed aiutare i meno abbienti, dicono i moralmente superiori. La realtà, noi della plebe, la constatiamo perciò non ha senso nemmeno che confuti con dati questa fandonia atta a legittimare l'esproprio coatto e continuo delle sanguisughe al potere.
Giovani che emigrano, per i giovani e meno giovani che non possono farlo devono mendicare un posto che non c'è. Cosa si cerca in un paese dove chiudono oltre 1000 aziende al mese? Prodi, vicario della finanza, colui che ha fatto truccare i conti a Goldman Sachs per consegnarci alla troika,  ha detto chiaramente che le piccole e medie imprese devono sparire. Volevi provare ad aprire una partita Iva, magari approfittando di una tua abilità? Guai, è un reato fare impresa in Italia, con la pressione fiscale che c'è. Solo con l'aiuto degli anziani di famiglia si può sperare di saltare un pasto, ma se anche molti pensionati sono ridotti in miseria e, dato che sono colpevoli di vivere a lungo secondo le logiche di mercato, si deve trovare un modo per riprendersi quel maltolto che gli sciuscià della finanza considerano come un diritto estorto, come? Tassando, anche più volte lo stesso oggetto. Possedere una casa, ad esempio, non è mai stato un diritto, ma una maledizione, in Italia. O paghi o ti scateno contro Equitalia che ha il diritto di vita e di morte. Mentre si profila una ovvia nuova "manovra", cioè un furto con destrezza.
Ogni cosa si risolve tassando, sostiene la parte sana del paese. Poi dicono sia la dottrina cattolica che inculca il senso di colpa....

Pensionati tartassati dalle tasse, perdono 118 euro al mese
sabato, 28, giugno, 2014

Il Presidente di Confesercenti, Marco Venturi, in occasione dell’annuale incontro estivo dei pensionati della Fipac-Confesercenti, tenutosi a Brindisi rende noti alcuni dati economici. “Nel 2014 un pensionato ‘medio’ perdera’ 1.419 euro di potere d’acquisto rispetto al 2008. Sono oltre 118 euro in meno al mese, sottratti ai consumi e ai bilanci delle famiglie. Che sempre piu’ spesso sono sostenuti proprio dai pensionati, diventati durante la crisi pilastri del welfare familiare”.

“Siamo l’unico Paese – spiega Venturi – dove i pensionati pagano, in proporzione, piu’ tasse di quando erano attivi. Accade cosi’ che il pensionato subisca un maggior prelievo rispetto al dipendente e che tale extra-imposta sia piu’ forte tanto piu’ la pensione e’ bassa: 72 euro per una pensione pari a tre volte il minimo e 131 rispetto alle pensioni d’importo inferiore. Nel resto d’Europa non e’ cosi’; anzi, avviene il contrario. In tutti i Paesi, a parita’ di reddito, un pensionato paga in misura inferiore del dipendente”.

“In generale – continua Venturi – i nostri pensionati sono i piu’ tartassati d’Europa. Lo possiamo verificare confrontando innanzitutto quanto paga il pensionato italiano rispetto ai suoi ‘colleghi’ europei: su una pensione corrispondente a 1,5 volte il trattamento minimo Inps, un italiano paga in tasse il 9,17% dell’assegno previdenziale, mentre i suoi colleghi di Germania, Francia e Spagna e Regno Unito nulla.

Ma non meno dirompente e’ il risultato che emerge nel caso di un trattamento pensionistico pari a tre volte il minimo: il pensionato italiano e’ soggetto ad un prelievo doppio rispetto a quello spagnolo, triplo rispetto a quello inglese, quadruplo rispetto a quello francese e, infine, incommensurabilmente superiore a quello tedesco: si va dagli oltre 4 mila euro sopportati dal pensionato italiano ai 39 a carico del pensionato tedesco”. E’ ora, conclude Venturi, “di dare una svolta definitiva a questa ingiustizia, ripensando il sistema fiscale. Soprattutto si deve tener conto dell’erosione del potere d’acquisto dei pensionati, estendendo anche a loro, come primo passo, il bonus fiscale, in modo tale da ridurre almeno la perdita su base mensile. Essere anziani non puo’ essere considerato un peso sociale: dobbiamo reagire rivendicando rispetto, dignita’ sociale ed economica per i nostri pensionati”.  agi

eh come faremmo a tirare avanti senza le risorse a lavorare al posto nostro per il nostro beneficio?

Con tutto sto lavoro...
Imprese: oltre 1.000 fallimenti al mese nel 2014 (+18,9%)

Picco in Abruzzo (+67,1%). In controtendenza Molise e Calabria. In Lombardia 1.404 chiusure, 600 a Milano


di red/ban - 20 giugno 2014 13:13
Oltre mille fallimenti al mese: è il bilancio dei primi cinque mesi del 2014, che ha visto crescere in Italia le procedure fallimentari del +18,9% rispetto allo stesso periodo del 2013. Vale a dire che da gennaio a maggio 6.342 imprese sono entrate in fallimento. È quanto rileva una indagine dell’Ufficio Studi della Camera di commercio di Monza e Brianza su dati Registro Imprese. A livello territoriale, si registra una variazione più evidente di nuovi fallimenti in Abruzzo con un aumento del 67,1% rispetto allo scorso anno, seguono la Liguria e l’Umbria (rispettivamente +46,2% e +44,4% di fallimenti). Molise e Calabria si discostano dal trend nazionale con diminuzioni del 18,2% e del 15,7% del numero di imprese entrate in fallimento rispetto allo stesso periodo del 2013. L’incidenza è più elevata in Lombardia, dove si sono iscritte tra gennaio e maggio dell’anno in corso 1.404 procedure fallimentari (+15,9% rispetto al 2013).

Dopo la Lombardia, seguono Lazio, Veneto e Campania che fanno rilevare il dato più alto per nuovi fallimenti con rispettivamente 652, 537, e 510 imprese entrate in questa procedura concorsuale dall’inizio dell’anno ad oggi. Nello specifico della Lombardia su 1.404 imprese entrate in procedura fallimentare, circa 600 sono concentrate nel capoluogo di Regione dove si registra un aumento del 13% rispetto allo stesso periodo del 2013. Monza e la Brianza in controtendenza rispetto al dato regionale, con 99 nuovi fallimenti dall’inizio dell’anno ad oggi, registra rispetto al 2013 una diminuzione dell’1% delle procedure. Diminuzioni anche a Como (-28,6% le procedure fallimentari rispetto allo scorso anno) e a Lodi (-31,0%). A Mantova si registra l’incremento maggiore di fallimenti rispetto al 2013 (61 fallimenti, +144% rispetto al 2013).

Le imprese italiane pagano ogni anno oltre 110 miliardi di tasse
sabato, 28, giugno, 2014

Le imprese italiane pagano la bellezza di 110,4 miliardi di tasse all’anno. In Europa solo le aziende tedesche pagano in termini assoluti piu’ delle nostre, anche se va ricordato che la Germania conta oltre 80 milioni di abitanti: 20 piu’ dell’Italia.
Il calcolo e’ della Cgia di Mestre, secondo cui la pressione fiscale e’ destinata ad aumentare toccando nel 2014 il record del 44%. Se calcoliamo la percentuale delle tasse pagate dalle imprese sul gettito fiscale totale, spiega la Cgia, a guidare la classifica europea e’ il Lussemburgo, con il 17 per cento. Sul secondo gradino del podio si posiziona il nostro Paese, con il 16 per cento, mentre al terzo troviamo l’Irlanda, con il 12,3 per cento. Tra i nostri principali competitor la Germania fa segnare l’11,6 per cento, il Regno Unito l’11,2 per cento, la Francia il 10,3 per cento, mentre la media dell’Ue dei 15 e’ pari all’11,3 per cento.
”Alle nostre imprese – segnala Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia – viene richiesto lo sforzo fiscale piu’ pesante. Nonostante la giustizia sia poco efficiente, il credito sia concesso con il contagocce, la burocrazia abbia raggiunto livelli ormai insopportabili, la Pubblica amministrazione sia la peggiore pagatrice d’Europa e il sistema logistico-infrastrutturale registri dei ritardi spaventosi, la fedelta’ fiscale delle nostre imprese e’ al top”.
Imola oggi

Ma quale flessibilità? La UE avverte l’Italia: pareggio di bilancio entro il 2015, non 2016
sabato, 28, giugno, 2014

C’è un negoziato parallelo  a Bruxelles in queste settimane, cui i soliti media non stanno dando alcun risalto (Fondo straordinario per l’editoria, Renzi stanzia 120 milioni di euro). In effetti non si tratta di vacue chiacchiere come quelle su vincoli e flessibilità sì o no, ma di fatti molto piu’ seri basati su precisi dettagli tecnici, piuttosto che su plateali incroci di dichiarazioni tra premier.

Ma per l’Italia e per le dimensioni della manovra finanziaria in arrivo a ottobre, fa un’enorme differenza. E per il momento non sta andando come il governo avrebbe voluto: i documenti ufficiali dicono che sul proprio specifico piano di finanza pubblica il governo non ha ottenuto la “flessibilità” che chiedeva
La verità che pochi hanno avuto il coraggio di sbattere in prima pagina è che, nel vertice appena concluso, la proposta del governo di rinviare il pareggio di bilancio per ora è stata respinta. Addirittura i leader, incluso il premier Matteo Renzi, hanno dato il loro “endorsement” (appoggio, approvazione) a un documento ufficiale che raccomanda all’Italia di fare l’opposto di ciò che aveva chiesto: il pareggio già l’anno prossimo, non nel 2016

da Repubblica

Con lo slittamento degli obiettivi, la correzione da imporre con la Legge di bilancio in arrivo a ottobre poteva essere meno pesante. 
Senza la manovra d’autunno rischi di profilarsi invece come un’operazione da 25 miliardi…

Quella raccomandazione contiene una sorpresa importante, perché è più intransigente persino di quanto suggerito dalla Commissione europea. Quest’ultima aveva chiesto all’Italia il due giugno: “Nel 2015 (bisogna, ndr) rafforzare in modo significativo la strategia di bilancio per garantire le esigenze di riduzione del debito”. Quel testo ora è stato inasprito e ieri i capi di Stato e di governo hanno dato il loro “endorsement” al più alto livello politico-legale in Europa.


Finita la sanatoria, Equitalia torna all'attacco
Venerdì 27 Giugno 2014

La sanatoria di Equitalia è finita: la notizia, riportata oggi da varie testate, ne annuncia un'altra più cupa tra le righe, ovvero la ripresa di riscossioni selvagge, pignoramenti e cartelle esattoriali che - a detta della stessa agenzia di riscossione - andranno a colpire «una rilevante platea di contribuenti».

La sanatoria era stata approvata sul finire del 2013 e prevedeva la possibilità di saldare i conti senza interessi per circa sei mesi. Una sorta di "contentino" inserito all'interno della legge di stabilità del 2014 per tentare di indorare l'amara pillola dei debiti che gravano su migliaia di persone e cercare di mettere a tacere le polemiche sullo strozzinaggio legalizzato portato avanti da Equitalia. Basterebbe infatti ripercorrere la cronaca degli ultimi anni per vedere che purtroppo sono stati tanti i casi di suicidio all'arrivo di una cartella esattoriale, presentati sempre come "tragici eventi" ma in realtà conseguenza portata all'estremo di un sistema del debito predatorio e senza scrupoli.

Ora, dal 15 giugno, l'agenzia è tornata a battere cassa e nei prossimi mesi arriveranno decine di migliaia di avvisi e solleciti, ai quali seguiranno poi pignoramenti e decurtazioni di salari e pensioni per chi non avrà la possibilità di onorare i propri debiti con Equitalia.

Che però, fa sapere, non c'è da preoccuparsi: su diversi articoli usciti oggi sulle pagine online dei maggiori quotidiani (che in alcune parti sembrano quasi un volantino informativo di Equitalia), l'agenzia informa che per venire incontro ai contribuenti intensificherà il servizio dello "sportello amico".... Segue poi l'elencazione delle modifiche introdotte con la mini-riforma dell'ente varata nel 2013, un vano tentativo di dare un volto più "umano" mettendo dei fragili argini alla possibilità di pignorare tutto il pignorabile.

Una ben misera garanzia per chi da qui ai prossimi mesi si troverà ad affrontare il ritorno alla carica di Equitalia, tenuta a freno per qualche mese, e a ritrovarsi stretto nella macchina del debito.

InfoAut

1 commenti:

  1. E non smetteranno di battere cassa cosi' facilmente.......

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