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giovedì 24 febbraio 2011

Liberiamoci dal despota

Liberiamoci del despota senza eliminare le autocrazie neoliberiste imperanti, liberiamocene con la solita politica demenziale e inconsistente, che devia dalla paura di una crisi galoppante , da un’istruzione sbrindellata  dal’insicurezza generale , dalla flessibilizzazione del lavoro e dalla perdita del posto fisso, liberiamocene nascondendo le notizie , quelle vere, che si incentrano nell’insidia finanziaria  , sulle società segrete, sulle proprietà delle banche, liberiamocene con una sorta di  golpismo moralista  creando disgusto tra le persone che devono  perdere la voglia di politica . Così sarà facile e incruenta la ristrutturazione sociale su cui impiantare la ridistribuzione delle ricchezze  dove finalmente il passato sistema di sicurezze garantite ai lavoratori non potrà più avere effettività alcuna e lo strapotere dell’economia  determinerà il destino della gente, ormai lobotomizzata e portata ad accettare anche una definitiva dittatura , pur di uscire dalla angoscia della precarizzazione di massa  e dalla nausea  esistenziale  prodotta dallo squallore delle notizie divulgate dai media .
E la variopinta protesta virtuale, patrocinata da una squilibrata sinistra  ossessivamente antiberlusconiana , che ruolo ha avuto se non quello di  consentire un processo di velocizzazione  di quella duplice  perversione che annulla ogni residuo di democrazia mentre,  sulle nostre ignare teste, si svolge lo scontro tra gruppi di potere occidentali e gruppi di potere emergenti . Anni di lotte reali  si polverizzano , e il ruolo dei lavoratori diventa marginale e vuoto , i sindacati e i partiti, semplicemente  cortigiani, sono i cani da guardia dei  poteri eccelsi  mentre tutto il circo mediatico ha il compito di indebolire la politica tenuta perennemente  sotto ricatto .
 Adele Dentice
Per il Bene Comune Puglia

mercoledì 23 febbraio 2011

Mercenari Arabi-USA fanno strage nel Bahrain

Le immagini ed i filmati sono visibili direttamente ai links delle relative fonti.

Ho voluto riportare i massacri ne Bahrain e nel Kosovo, prima di tutto perché la stampa non se ne occupa, e quando la stampa non si interessa di massacri ed eccidi in alcuni luoghi ma "illustra" i misfatti solo su altri, ovvero in questo momento nella Libia, ha già deciso di applicare due pesi e due misure, immaginando chi ordina sia così.

E' importante non solo perché tutte le morti sono uguali, ma anche per ribadire come la stampa (ed i vari organi dell'Occidente, "quello giusto e buono") che ha la pretesa di riportare le rivolte nel Maghreb possa essere "viziata".

A breve posterò una raccolta degli articoli che svelano o quantomeno sottolineano strani intrecci dietro le quinte di queste rivolte.

Barbara

Succedeva ieri sulle piazze del Bahrain

di Antonio Caracciolo

Ho appena cercato di dire, o meglio di scrivere, alla mia Lettrice che le sue corrispondenze, a mio avviso, e per la natura e le finalità di questo blog, vanno benissimo nella loro immediatezza e spontaneità. Lei è una attenta telespettatrice di Presstv e di altre emittenti straniere che danno un’informazione accurata e continua su quanto sta succedendo nelle piazze arabe. Non vi nessun paragone con la nessuna informazione che ci offre la nostra tv di stato, di cui dobbiamo pagare anche il canone (io lo pagherò con la multa, giacché non ho ancora rinnovato l’abbonamento tv). La corrispondenza che segue non ha carattere personale e può essere resa pubblica. Fino a una mezz’ora fa, io sono stato impegnato con la premessa di un lungo articolo, che non vorrei scrivere e dove devo occuparmi di
un’assai fastidiosa incombenza. In fondo, i miei detrattori sono gli stessi apologeti di “Piombo Fuso” e della strage del Mavi Marmara, come si evince facilmente dal loro testo. Ma confido che quello che sta succedendo sulle piazze arabe, dove le gente che non ne può più di decenni e di secoli di angherie, li faccia riflettere. Le angherie di queste Signori sono assai simili a quelle di Mubarak e Ben Ali. E di questo passo ci costringeranno a ribellarci pure noi: ne abbiamo fin sopra i capelli della loro arroganza del potere. Non possono toglierci anche la libertà di pensare dopo averci tolto quella di parlare e di poter scrivere sui media di regime. Ringrazio dunque la Lettrice della sua corrispondenza, giunta mentre io ero impegnato con questi agenti nostrani del sionismo israeliano. L’editing e le illustrazioni è da me curato. Per le illustrazioni tiro fuori dalla rete quelle che trovo ed avverto che sono possibile errori di carattere iconografico. Per il Bahrein rinvio ad una scheda del mio blog di Geopolitica, che aggiorno quando posso, CDEC e Parlamento italiano permettendo.
AC

SUCCEDEVA IERI

Non so se ha visto cosa succede attualmente nelle piazze arabe. Il mio televisore è perennemente sintonizzato su PressTv, si trova accanto al mio computer e vedo e ascolto tutto.

Appena acceso, stamattina, ecco le immagini delle ore recenti dal centro di Manama, Bahrain, dove è in atto una carneficina.

La mafia del Kosovo, complicità delle istituzioni "democratiche" negli eccidi

L’insabbiamento della mafia del Kosovo: la cultura dell’impunità in stile NATO

Il 25 gennaio, il Consiglio d’Europa ha approvato a larghissima maggioranza la relazione che da tempo aveva commissionato dal senatore svizzero Dick Marty, ma ha ufficialmente ignorato le indicazioni secondo cui i combattenti separatisti albanesi del Kosovo hanno espiantato e venduto organi vitali da dei prigionieri, verso la fine della guerra di bombardamenti NATO del 1999, per staccare il Kosovo dalla Serbia. In particolare è coinvolta la sezione Drenica del Kosovo Liberation Army (KLA), guidato dal primo e attuale Presidente del Kosovo post-bombardamento, Hashim Thaci. Il Consiglio d’Europa, la cui principale funzione è quella di difendere i diritti umani, ha chiesto un indagine giudiziaria adeguata, in particolare da parte dell’Unione europea sullo Stato del diritto in Kosovo (EULEX).
(Per un’analisi approfondita del rapporto Marty, vedasi “Kosovo Criminale: il regalo degli USA all’Europa” Diana Johnstone, CounterPunch newsletter, Vol. 18, no.1, gennaio 1-15, 2011.)
Il problema creato dal rapporto Marty è lo stesso di quello che ne ha dato origine. Non vi è una chiara autorità giudiziaria disposta e in grado di, intraprendere una indagine penale sulle accuse di traffico di organi. Le accuse sono emerse per prime nel libro di memorie del 2006 dell’ex Procuratore Capo dell’ICTY, Carla del Ponte, che si lamentava che non le era stato permesso di proseguire indagini sulle prove in Albania. E’ stato a causa di questo vuoto giuridico, che il Consiglio d’Europa ha incaricato il senatore Marty di stendere la sua relazione, nella speranza di stimolare una sorta di procedura legale. Ma il problema rimane. La maggior parte dei presunti reati, ha avuto luogo sul territorio dell’Albania, dove operavano le basi e le prigioni dell’UCK, ma le autorità albanesi hanno finora rifiutato di collaborare con gli investigatori.  EULEX è stato inviato in Kosovo per cercare di riempire il vuoto giudiziario lasciato dalla secessione. Tuttavia, come tutte le strutture del protettorato internazionale istituite per costruire un Kosovo “indipendente“, EULEX ha paura di suscitare l’ira degli albanesi del Kosovo, e ha grande difficoltà nell’ottenere la loro cooperazione nell’indagine penale.
La copertura mediatica delle accuse del traffico di organi che coinvolge Hashim Thaci, è stata fin troppo tenue per poter creare una pressione dell’opinione pubblica sui governi occidentali, riluttanti a portare la questione in tribunale. Human Rights Watch ha chiesto a un procuratore europeo indipendente di perseguire il caso, ma non vi è stata alcuna risposta udibile dai governi interessati. Marty ha espresso il timore che la sua relazione rimarrà una “lettera morta”, cosa che sembra abbastanza plausibile.

Il sistema finanziario americano è lo stesso di quello operante alla vigilia della crisi

 Notizia interessante anche se non condivido lo spirito di ammirazione per il sistema americano che riesce a giudicare duramente sé stesso, peccato lo faccia troppo tardi..
Barbara

La «Financial Crisis Inquiry Commission» americana ha pubblicato il suo rapporto sulle cause della crisi finanziaria americana e globale che ha sconvolto il mondo della finanza e dell'economia.

La Commissione guidata dall'ex ministro del Tesoro dello stato di California, il democratico Phil Angelides, era composta da 10 esperti economici indipendenti, dei quali 4 indicati dal partito repubblicano. Ha lavorato per 18 mesi con 19 giorni di audizioni pubbliche. Ha sentito ben 700 testimoni. Ha analizzato i comportamenti di tutti gli attori dell'economia, dalle banche agli speculatori, dal governo alle agenzie di rating.

Il verdetto finale è un'accusa pesante per tutti, a partire dalla Federal Reserve per le sue inadempienze e le sue complicità . Non salva nessuno, nemmeno gli uomini delle amministrazioni democratiche. Evidentemente non ci sono state solidarietà di appartenenza. Questa è la forza della democrazia americana che dovrebbe insegnare qualcosa anche a noi italiani.

La Fcic ha svolto un compito simile a quello della Commissione Pecora che nel 1932 fu incaricata dal Senato americano di indagare e spiegare alla nazione le cause della Grande Depressione del '29.

«È stata una distruzione fino alle fondamenta del sistema finanziario», dice il rapporto. Ha lasciato macerie e vittime ancora da quantificare: più di 26 milioni di americani sono senza lavoro, 4 milioni di famiglie hanno perso la loro casa e altre 4,5 milioni rischiano di perderla, 11 trilioni di dollari di valori e ricchezze sono stati cancellati, minando anche i risparmi e le pensioni di milioni di cittadini.

L'interrogativo della Commissione è stato anzitutto: «Come sia stato possibile che nel 2008 gli Stati Uniti siano stati posti forzatamente di fronte a due alternative dure e dolorose: il collasso totale della finanza e dell'economia oppure immettere trilioni di dollari dei contribuenti per salvare il sistema».

domenica 20 febbraio 2011

Documentario sui contractors, mercenari e loro ruolo nei golpe.Ospite Fabio Mini

se avete 47 minuti consiglio vivamente la visione di questa puntata di Atlantide
sui contractors e del loro ruolo nel rovesciare i governi, loro ruolo attuale nelle rivolte del maghreb
Ospite in studio Fabio Mini

http://www.la7.it/atlantide/pvideo-stream?id=i389970

giovedì 17 febbraio 2011

Pizzarotti Tav Tel Aviv-Gerusalemme nei territori occupati

Appello  perché la società Pizzarotti si ritiri dalla costruzione  illegale della ferrovia ad alta velocità Gerusalemme - Tel Aviv che attraversa i territori Palestinesi occupati


Il progetto per la realizzazione del treno ad alta velocità Gerusalemme – Tel Aviv, detto anche A1, è  stato messo in cantiere fin dal  1995, ma ha subito interruzioni e cambiamenti in seguito alla opposizione della società israeliana a causa dei danni, che tale linea avrebbe comportato all’abitato e all’ambiente, tanto che varie società costruttrici si sono ritirate.
Per questo il  tragitto è stato cambiato ed ora, nonostante l’allungamento che la tratta subirà, correrà   attraverso le aree vicine alla linea dell’armistizio del 1949 (la “Linea Verde”) e nell’Enclave di Latrun, e passerà attraverso una vasta area situata all’interno dei territori palestinesi occupati nel 1967, dove vivono   comunità palestinesi, tra cui molti rifugiati del ’48 e del ’67.

Ciò comporterà, non solo  un danno per l’ambiente (che non  tollerato dalla popolazione israeliana viene  imposto alla popolazione palestinese) ma rappresenta una palese violazione della Legalità Internazionale, in quanto, percorre 6,5 chilometri attraverso la Cisgiordania occupata, contravvenendo alla normativa internazionale sui Diritti Umani, tra cui la IV Convenzione di Ginevra, che vietano lo sfruttamento delle terre da parte della potenza occupante. Israele invece, ha espropriato le terre palestinesi, con lo scopo di costruire infrastrutture permanenti, e per soddisfare i bisogni esclusivamente della sua popolazione civile. Una volta completata infatti, la ferrovia ad alta velocità A1 fornirà servizi solo ai pendolari israeliani tra Gerusalemme e Tel Aviv.

Il progetto dell’A1 si inscrive inoltre nella politica israeliana di lungo periodo,

mercoledì 16 febbraio 2011

SPOT Ruby e l’avatar di Draghi




a seguito "L'anello" di Ugo Gaudenzi da Rinascita, su alcune rivelazioni di Gelli  


Spot Ruby e l'avatar di Draghi
di Lorenzo Moore

E’ mai possibile che per ottenere un po’ di attenzione sulla metastasi economica che infuria in Italia sia necessario ricorrere ai nudi della “nipotina di Mubarak”, la Ruby indicata come “vittima” del lenone-cavaliere chiamato alla sbarra per il prossimo 6 aprile?
Così è. Così va il mondo in cui viviamo.
L’idea - non male, visti i risultati... - di pubblicizzare un saggio sul signoraggio e cioè su quella rapina di denaro di cui sono inconsapevoli vittime tutti i cittadini, è stata dell’autore del libro “Il Labirinto Femminile”, Alfonso Luigi Marra. Nello spot, messo su “youtube” dallo stesso scrittore, la “Rubacuori” viene spogliata da un mago e resta in reggiseno e mutandine. Quindi recita così: “Il Regime cerca il capro espiatorio perché, colpevole o no che sia, cerca di fermare il vero cambiamento” e cioè di svelare la Grande Rapina dei tassi primario e secondario che le banche rubano ai contribuenti impedendo allo Stato di sanare d’un colpo il proprio debito pubblico.


Le “cliccate” sul video sono state milioni. E ogni foglio stampa - come è purtroppo prassi e costume, deviando dal messaggio sostanziale... - ha ripreso a suo modo la “notizia” della Ruby-pubblicitaria.
Ecco. Visto che così va il mondo in cui viviamo, ci appelliamo a quei nostri lettori un po’ hacker e un po’ informatici perché replichino a josa il messaggio della Ruby. Quelli di maggiore qualità potrebbero anche cambiare modella parlante.
Un “avatar” di Mario Draghi, ad esempio, potrebbe, senza veli o al massimo in mutande, far capire meglio agli Italiani come sono stati ridotti dall’usura. Noi sappiamo che voi sapete che i Signori del denaro sanno, infatti, che la truffa monetaria deve essere ben coperta, ben segreta

martedì 15 febbraio 2011

Lettera aperta a Marina Bortolani, la sedicente inchiestista Valeria Rossi...Berlusconi....e ..Montanari

Volentieri pubblico questa lettera aperta (già sottoscritta) alla Marina Bortolani, presidente dell'omonima Onlus che detiene la proprietà del microscopio Esem. 

La Dott.ssa Antonietta Gatti, il Dott. Stefano Montanari della Nanodiagnostics, prestigioso istituto all'avanguardia per la ricerca sulle nanopatologie, conducono ricerca in un campo che purtroppo disturba molti affari. Non è una novità che nel nostro paese la tutela della salute pubblica non conti assolutamente nulla, tantomeno se ostacola l'impresa, pertanto hanno usato il più classico dei mezzi per far togliere il disturbo ai due eminenti scienziati: la diffamazione.

Ironia della sorte, fonte di tali calunnie, una sedicente giornalista (che non risulta iscritta all'albo) Valeria Rossi, finirà per diventare la nuova Giovanna D'Arco de' noantri per un post con il quale esterna un profondo proposito di uccidere Berlusconi che le è costato il sequestro del blog. Manco a farlo apposta, questo gesto ha suscitato un'ondata di solidarietà per la "bruta" censura, solidarietà incondizionata di altri giornalisti che, appunto non verificando nemmeno la non appartenenza all'albo della stessa Rossi Valeria, viene consacrata come stimabile inchiestista.
Tutta questa confusionaria premessa per introdurre la vicenda del sequestro del blog della Valeria Rossi ed i due articoli di Marco Cedolin che illustrano le capacità di questa sedicente inchiestista:

La Rossi imbavagliata in cui il Dott. Stefano Montanari comunica la notizia e ripercorre "i lieti" trascorsi con la sedicente "inchiestista"

domenica 13 febbraio 2011

Una “piazza” diversa per il 13 febbraio


COMUNICATO STAMPA

Mentre parte degli Italiani si sta dando “spintaneamente” appuntamento in piazza “per la dignità delle donne” rispetto a Berlusconi, Per il Bene Comune ha organizzato un’altra piazza virtuale, rispetto alla quale, chissà perché non ci sono mai stati partiti e sindacati o gruppi sedicenti “dal basso” che abbiano spinto alla mobilitazione. Il 13 febbraio dalle ore 14 alle 20,30 su http://www.perilbenecomune.net/ sarà possibile seguire una maratona web nella quale interverranno medici, esperti, giornalisti per denunciare la situazione ambientale e i connessi problemi alla salute che affliggono centinaia di migliaia di donne, uomini e bambini: tumori, malformazioni fetali, malattie autoimmuni. In collegamento da 14 diverse città italiane, sparse in tutto il Paese, questa sorta di maratona dei beni comuni costituirà realmente una “piazza” diversa dove dare appuntamento a coloro che sfuggono al teatrino della politica, ribaltando così lo slogan: “Difesa della salute, dell’ambiente, dell’ocpazione e del territorio: se non ora, quando?”

Tutte le informazioni e l’elenco degli interventi qui:
http://www.perilbenecomune.net/index.php?p=24:6:2:119:362

Per seguire l’evento, basterà collegarsi su http://www.perilbenecomune.net/

domenica 6 febbraio 2011

Sparite il 75% delle varietà ortofrutticole, ne salvano i contadini per la vendita diretta

Ecco gli effetti della  globalizzazione impostaci. Il titolo è otimistico, in realtà sono andate perdute definitivamente più della metà delle varietà orticole e fruttifere. Lo posso affermare per esperienza  diretta in quanto me ne sono occupato attivamente. Da ricordare inoltre la perdità di più della metà delle varietà di cereali conservate nella banca dei semi  dell’università di Bari a causa di un sabotaggio agli impianti di refrigerazione. Abbiamo postato un articolo in merito esattamente  2 anni fa a firma di Nicoletta Forcheri.
Da Sa pompia sarda al carrubo siciliano fino alla patata blu trentina 

[2]In Italia sono scomparse dalla tavola tre varietà di frutta su quattro e su una larga percentuale di quelle rimaste grava il rischio estinzione, mentre manca all’appello una trentina di razze tra mucche, maiali e pecore e il 95 per cento delle antiche varietà di grano è andato perduto. E’ quanto emerge dal primo dossier sul fenomeno dei “F armers Market in Italia” presentato alla prima assemblea nazionale degli Agrimercato di Campagna Amica della Coldiretti. In Italia nel secolo scorso si contavano 8.000 varietà di frutta, mentre oggi si arriva a poco meno di 2.000 e di queste ben 1.500 sono considerate a rischio di scomparsa anche per effetto dei moderni sistemi della distribuzione commerciale che privilegiano le grandi quantità e la standardizzazione dell’offerta. Ma negli ultimi cinquant’anni – evidenzia Coldiretti – si è persa anche [3]una trentina di razze di animali domestici, tra cui cinque tipologie di bovini, dieci tra pecore e maiali e tre caprini. E altre settantuno sono a rischio estinzione, secondo i dati Eurostat.
In questo modo non solo si rischia di impoverire la scelta a tavola con la rinuncia a determinati sapori e prodotti di un territorio, ma – sostiene la Coldiretti – si perde un patrimonio importante di biodiversità e con esse parte dell’identità ambientale e culturale di un territorio. Un’azione di recupero importante si deve ai nuovi sbocchi commerciali creati dai mercati degli agricoltori di Campagna Amica attivi in tutte le Regioni e che hanno offerto opportunità economiche agli allevatori e ai coltivatori di varietà e razze a rischio di estinzione che altrimenti non sarebbero [4]mai sopravvissute alle regole delle moderne forme di distribuzione. Ad esempio – spiega la Coldiretti – prodotti ortofrutticoli venduti nei mercati degli agricoltori si conservano in media una settimana in piu’ perché non devono subire i lunghi trasporti e questo consente di mettere in vendita anche varietà piu’ deperibili che non troverebbero spazio sugli scaffali degli ipermercati.
Si stima che – sostiene la Coldiretti – almeno 100 varietà vegetali definite minori, tra frutta, verdura, legumi, erbe selvatiche e prodotti ottenuti da almeno 30 diverse razze di bovini, maiali, pecore e capre allevati su scala ridotta trovino sbocco nell’attuale rete di mercati degli agricoltori di Campagna Amica.

sabato 5 febbraio 2011

Governo bicipite per un’Europa da lacrime e sangue

Berlino e Parigi si incoronano “Guide dell’Ue” e impongono agli altri governi tagli sociali più severi

Ugo Gaudenzi

Mentre il nostro esimio presidente del Consiglio si arrabatta nella ricerca di sponde parlamentari per non far affondare una “riforma” chiamata federalismo (e con essa il governo e il suo personale potere), l’euro, la moneta unica imposta senza tutele ai cittadini di 17 dei 27 attuali membri dell’Unione europea, sta giocando la sua più delicata carta per sopravvivere.
Quale sia il nostro comune sentire al riguardo è noto.
L’euro è stata e resta - con gli istitutivi Trattati di Maastricht che hanno tolto ad ogni Stato nazionale la concreta sovranità economica e monetaria - la più grande truffa del dopoguerra ai danni delle nostre nazioni. Una truffa negoziata con la finanza internazionale e condita dalle “liberalizzazioni” (quelle che vuole di nuovo accelerare il nostro esimio premier, rapina dell’acqua pubblica inclusa), dalle “privatizzazioni” delle più importanti e strategiche industrie europee, tesori pubblici rapinati a tutti noi, e dalla cancellazione di quei patti sociali che avevano assicurato lavoro e benessere diffuso. Oltre a queste spoliazioni della ricchezza europea, il clan dei banchieri al timone dei governicchi coloniali della cosiddetta Ue, hanno anche dovuto imporre ai loro cittadini le terapie d’urto liberiste della competitività, della precarietà, della flessibilità, della disoccupazione, delle lacrime e sangue e della perpetua sudditanza al pagamento di interessi su interessi per i prestiti che gli Stati europei sono stati forzati a contrarre con le maggiori banche d’affari mondiali e con il Fmi per far sopravvivere i bilanci nazionali.
Nel sottolineare questo, sfondiamo porte già spalancate.
Il problema gravissimo è però quello che incombe in vista di ulteriori crack nazionali, dopo quello della Grecia.
I fatti sono conosciuti. La Germania della Merkel e la Francia di Sarkozy, autoelettisi

giovedì 3 febbraio 2011

SBARCARE NEL DOMANI

Quali possibilità di azione e di profitto ci possono offrire le tendenze in atto e i possibili scenari in cui sfoceranno? Che servizi potremo dare, a chi, e in cambio di che, nel contesto che si sta formando, per quanto tormentato e impoverito esso possa essere? La situazione italiana, e occidentale in generale, è carica di tensioni e squilibri che per ora vengono tamponati, ma che, per il loro sottostante strutturale, non possono scaricarsi in cambiamenti modesti, bensì solo in cambiamenti sostanziali. E i cambiamenti sostanziali, anche se in peggio, cioè nel senso del degrado e del disastro economico, schiudono opportunità di guadagni sostanziali a chi è mentalmente aperto e pronto ad intervenire per occupare le giuste posizioni in tali rivolgimenti danno la possibilità di emergere. Immaginiamo di essere una compagnia d’assalto che si prepara a sbarcare su un’isola sconosciuta, e che la scruta attraverso le foschie del tempo, cercando di indovinarne il profilo e le caratteristiche, le insidie e i tesori nascosti.

L’Italia ha conti pubblici insostenibili. Il debito pubblico cresce, mentre cala la ricchezza prodotta e l’occupazione reale. I partner dominanti nell’UE – Germania e Francia – esigono riduzione del debito. Si profilano nuove tasse e nuove privatizzazioni, eufemisticamente dette “liberalizzazioni”. Le prime saranno una patrimoniale che colpirà i patrimoni non abbastanza grandi da sottrarsi al fisco. Quindi colpirà il mattone e il risparmio. L’effetto sarà depressivo per i consumi e l’economia. Invoglierà all’esportazione dei capitali e all’emigrazione. Le privatizzazioni si sono sempre tradotte in svendite in favore degli amici e in creazione di nuovi monopoli e cartelli politico-affaristici, perlopiù inefficienti (servizi pubblici), più costosi, quindi in un aumento dei costi e dell’inefficienza del sistema-paese. 

L’ideale sarebbe quindi delocalizzarsi adesso. Chi ritarda, sarà doppiamente svantaggiato, perché subirà la patrimoniale e perché si troverà a muoversi assieme a molti altri, probabilmente.

13 Febbraio sul web: Taranto chiama Italia Maratona dei beni comuni

Perché una maratona dei beni comuni? Perché Taranto chiama Italia?
Buonanotte all'Italia, se continua a dormire...Ma la realtà può essere peggiore di un incubo.
Poco tempo fa, recandoci a Taranto, abbiamo avuto modo di vedere come in una stessa città si assommano una serie enorme di problematiche, alcune delle quali ci erano già note perché affliggono varie parti del paese. Da questa esperienza è nata l'idea di una sorta di Taranto chiama Italia, una maratona in diretta web da tutto lo stivale, che può essere seguita comodamente in tutta Italia, con un semplice click su www.perilbenecomune.net.

Lo scopo di questa iniziativa, che si svolgerà domenica 13 febbraio dalle 14 alle 20,30, è quello di presentare agli Italiani le condizioni dei vari territori (ci collegheremo con 13 diverse città italiane, sparse in tutto lo Stivale), facendo un po' di "sana informazione" - grazie al contributo di medici, fisici, giornalisti, esperti e testimonianze locali.
Sarà appunto un'informazione indipendente che sfugge ai soliti meccanismi del sistema, non filtrata o censurata dai media, ma drammaticamente reale.
Oltre alla maratona web in diretta, a Genova e a Macerata si organizzeranno incontri pubblici e dalle ore 17,30 circa le iniziative assumeranno un carattere regionale, dedicando discussione e dibattito alle rilevanze territoriali. Nel frattempo, chi è collegato da casa, potrà continuare a seguire la diretta nazionale, senza alcuna interruzione oppure scegliere di seguire, in base al proprio interesse, i lavori degli incontri pubblici liguri o marchigiani.
Per la prima volta, da tutta Italia e per tutti gli Italiani una lunga trasmissione in diretta, completamente gratuita e senza spot pubblicitari, per conoscere, per essere consapevoli, per essere più uniti e partecipi contro le ingiustizie e le scelte sbagliate che colpiscono la nostra salute, il nostro ambiente, il nostro futuro.

Domenica 13 febbraio, correte davanti al vostro computer: 
vi aspetta la maratona dei beni comuni!
Taranto chiama Italia: in diretta web su www.perilbenecomune.net dalle ore 14 alle 20,30.

Lista Civica Nazionale Per il Bene Comune

mercoledì 2 febbraio 2011

Olimpiadi Vancouver massacrati 100 cani Husky perché inutili

Il dio Mercato decide della vita e della morte, come la vita gli appartenesse, saremmo noi la razza evoluta?
Barbara

Il massacro di Vancouver, 100 Husky uccisi

Il cane il miglior amico dell’uomo. Sempre fedele al padrone fino alla morte.
Purtroppo spesso, come già si sapeva, non si può affermare la stessa citazione all’inverso.
L’essere umano rimane sempre un pericolo sia per i propri simili ma soprattutto per gli animali.
Ancora una volta una vicenda lascia molte persone sconvolte.
Come sappiamo nel 2010 si tennero i Giochi invernali di Vancouver, dove durante questo periodo furono messi a disposizione parecchi cani per “slitte turistiche“.
Lo scenario innevato, da bianco si tinge di rosso.
Dopo l’evento, le società di trasporto “Howling Dogs” e “Outdoor Adventures” non avevano più richieste del genere e, dunque, si trovavano con un numero “inutile” di Husky. Per porre rimedio alla problematica, i cani sono stati abbattuti.
Circa 100 esemplari sono stati massacrati da un individuo che ha usato un fucile e un coltello, per poi essere gettati in fosse comuni.  Addirittura, alcuni affermano di aver assistito a scene agghiaccianti dove alcuni superstiti si trascinavano fuori da questo “buco“, a fatica per colpa delle molteplici ferite.
Scenari che lasciano perplessi su quanto l’uomo possa vantarsi di avere un animo.
A raccontare la vicenda, proprio lui, l’assassino che dichiara di essere stato costretto, per questo motivo ha ottenuto un ingente risarcimento dalla banca locale per lo stress subito.
Il suo avvocato afferma:
non poteva essere un’esecuzione fatta bene, con un solo proiettile a disposizione e inevitabilmente ha dovuto vedere scene orribili e, per dovere, porvi fine“.
Non può finire qui, non si può addirittura risarcire una persona che ha sventrato, anche se forzatamente, dei poveri innocenti.
La legge canadese, inoltre, parla chiaro: chi uccide o ferisce un animale viene punito con 5 anni di prigione. Il che sarebbe comunque poco per una persona del genere.
La polizia ha aperto un’inchiesta sulla vicenda.
Si dovrebbe riflettere. La forza di infliggere ripetuti colpi del genere indica una, a mio parere, insanità mentale che meriterebbe un’analisi più approfondita.