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mercoledì 24 agosto 2011

Ma che risanamento l'austerity è il colpo di grazia della global élite

 Voilà, l'offensiva liberista
Da un lato è un paradosso: proprio nel momento in cui il sistema economico globale mostra tutti i suoi limiti, conseguenza di difetti intrinseci che in quanto tali non si possono correggere e di vizi operativi talmente radicati e diffusi da essere ormai pressoché ingovernabili, l’establishment liberista lancia un’offensiva teorica e pratica che mira ad accentuare ancora di più i caratteri tipici di quel modello, sacrificando il welfare sull’altare del debito pubblico e del Pil.

Il messaggio che viene lanciato, speculando cinicamente sulla situazione di estrema difficoltà che accomuna gli Usa e la Ue e agitando lo spauracchio del default, è che la responsabilità di quanto sta accadendo è degli Stati, ovverosia delle rispettive popolazioni. Governi inefficienti, se non proprio corrotti, hanno male amministrato le finanze nazionali e accumulato un indebitamento non più sostenibile, che va ridotto al più presto e senza andare per il sottile; pertanto, nel capzioso presupposto che di quegli abusi abbia beneficiato la generalità dei cittadini, è necessario che il lassismo precedente venga controbilanciato da misure durissime, che vengono adottate in nome dell’emergenza ma che sono destinate a essere definitive.

Dall’altro lato, invece, si tratta di una strategia largamente prevedibile. E infatti prevista, e anticipata con dovizia di particolari, da chi come noi aveva compreso fin dall’inizio che la crisi esplosa nel 2008 non era affatto un fenomeno passeggero, cui sarebbe seguita una “inevitabile” ripresa, ma lo spartiacque permanente tra un prima e un dopo. Un prima all’insegna delle illusioni (ovverosia della manipolazione e dell’inganno) riguardo alla possibilità di accrescere indefinitamente i livelli di benessere materiale, sul doppio binario dei redditi personali e delle previdenze collettive: illusioni alimentate creando enormi flussi di capitali fittizi, attraverso una serie di bolle speculative, e facendo aumentare a dismisura il disavanzo pubblico, allo scopo di diffondere una visione consumistica dell’esistenza e di assicurare alle classi dirigenti un sostegno vastissimo e, col tempo, assimilabile a un riflesso condizionato che non c’è più verso di rimuovere. Un dopo, che è quello in cui siamo sprofondati adesso, in cui si scopre che quelle mirabolanti promesse vanno drasticamente ridimensionate, dal momento che “qualcosa” non ha funzionato come avrebbe dovuto e che i guasti sopravvenuti hanno reso impossibile proseguire nella medesima direzione. O piuttosto: proseguire nella medesima direzione per tutti, dal momento che invece, ed eccoci al cuore del paradosso, le oligarchie che detengono il potere si guardano bene dal mettere in discussione i presupposti su cui poggia l’intero edificio economico e politico.

Quello cui stiamo assistendo, perciò, è un immane tentativo di rovesciamento della realtà. Invece di risalire alle effettive cause di quanto accade, ossia alle tare genetiche del liberismo imperniato sullo sviluppo illimitato, sul massimo profitto e sulla speculazione finanziaria, ci si ferma ai dati contabili dei singoli Stati, trattandoli alla stregua di aziende in dissesto che si sono indebitate per loro colpa esclusiva e che ora, innanzitutto a doverosatutela dei creditori e in subordine al fine di evitare la catastrofe del proprio fallimento, devono accettare qualunque imposizione e soggiacere a qualsiasi diktat.

La pretesa, insomma, è di addebitare il disastro alla mancanza di una piena libertà economica, anziché ai suoi deliranti obiettivi e alle sue pratiche spietate. Le parole d’ordine, a loro volta, riecheggiano quelle lanciate trent’anni fa da Ronald Reagan e da Margaret Thatcher e condensate nella famigerata “deregulation” che lasciava mano libera agli imprenditori e alle banche: ridimensionare al massimo il sistema di welfare e i diritti dei lavoratori, privatizzare i servizi pubblici, (s)vendere i beni collettivi. Linee guida che si traducono in una miriade di provvedimenti concreti, e fatali, su cui ci soffermeremo ampiamente nei prossimi giorni.

Detto in sintesi, l’obiettivo è ridurre lo Stato al garante dello statu quo. Con interi popoli che chinano la testa e avallano l’iniquità generale come un dato di fatto necessario e a suo modo utile, lieti di poter ottenere, in cambio del proprio assenso, i cascami del consumismo e una vaga, indeterminata, seducente possibilità di uscire dalla miseria e di ascendere più o meno rapidamente lungo la scala sociale.

La ricompensa di pochi. La schiavitù di tutti.

Federico Zamboni
Il Ribelle

martedì 23 agosto 2011

22 agosto 2011 Cosa succede veramente a Tripoli


Tripoli 2011, in tempo reale: 1. Cosa succede veramente in Tripoli secondo Stephen Lendman, Franklin Lamb e altri


Prego leggere alla fine di questo post L’IMPORTANTE AGGIORNAMENTO su TRIPOLI - dopo l’articolo di Stephen Lendman

Da ieri, domenica 21 agosto, si susseguono freneticamente le immagini e le notizie dalla Libia e in particolare da Tripoli. Secondo il racconto dei media, la situazione in Tripoli - roccaforte di Geddafi - starebbe precipitando e la sorte del leader libico sarebbe segnata. Secondo la versione dei media di massa, i cosiddetti ‘ribelli’ sarebbero entrati in Tripoli e avrebbero preso controllo dell’aeroporto internazionale e del centro di telecomunicazioni di stato. Le immagini violente e i commenti dei mezzi busti che venivano trasmessi fin dalla mattina lasciavano intendere che le ‘forze rivoluzionarie’ appoggiate dalla NATO avrebbero preso il controllo della capitale e che la popolazione fosse nelle strade per acclamare i ‘liberatori’.

In parallelo, tuttavia, i media alternativi fornivano un resoconto in forte contrasto con la versione mainstream.

Da qualche tempo si è formata una cooperazione tra i canali di news alternativi e alcuni inviati speciali in Tripoli, che da mesi stanno collaborando sia con
Press-Tv che con RT (Russia Today), e anche con l’emittente radiofonica PRN di Chicago, di cui il giornalista americano Stephen Lendman è uno dei conduttori. I tre inviati speciali sono: il Dr. Franklin Lamb, americano, esperto giurista internazionale con base in Libano, noto ai lettori di questo blog e da sempre uno degli esperti che collaborano con Press-Tv. Franklin Lamb si è trasferito da qualche mese in Tripoli, ed è amico di lunga data di Stephen Lendman da cui viene spesso interpellato per le trasmissioni radio con indirizzo politico internazionale. Il secondo inviato è Mahdi Nazemroaya, ricercatore universitario canadese, anche lui da mesi in Tripoli, da dove relaziona regolarmente per le tre emittenti menzionate. E Lizzie Phelan, giornalista freelance di Londra, corrispondente ufficiale di PressTv in Tripoli.

I tre inviati alloggiano nell’albergo di Tripoli che ospita la stampa internazionale e si alternano nei commenti sulle tre emittenti alternative.
Nelle ultime 24 ore stanno facendo la spola tra un canale e l’altro. Infatti non si possono muovere dall’albergo perché i bombardamenti NATO si sono intensificati a ritmo vertiginoso e le strade sono invase da gang non meglio identificate, che tuttavia i media di massa definiscono ‘combattenti ribelli’.

Tra tutti funge da
trait d’union proprio il giornalista e blogger Stephen Lendman di Chicago, che nelle ultime 24 ore è rimasto collegato con Press-Tv, RT e i tre inviati di Tripoli. Lendman è anche in contatto costante con chi vi scrive, per aggiornamenti, commenti e riflessioni.

Questa premessa ha per scopo di introdurre il resoconto delle vicende di Tripoli degli ultimi tre giorni fornito da Stephen Lendman nel suo blog, che riassume

lunedì 22 agosto 2011

Massacro Nato a Tripoli

 Agg. Carneficina della NATO A TRIPOLI


Saranno contenti tutti "gli umanitari", compresa tutta la stampa ASSERVITA (soprattutto la paficinta) che TUTT'ORA non si vergognano di cantare VITTORIA contro il cattivo Ghedafi, SONO COMPLICI ED HANNO LE MANI SPORCHE DI SANGUE, SIETE MOSTRI SENZA RITEGNO e OSANO TRINCERARSI DIETRO LA SCUSA CHE LO FANNO PER I LIBICI.
ASSASSINI SCHIFOSI PORCI SERVI VIGLIACCHI!!! E L'ONU CHE HA DATO LA LICENZA DI UCCIDERE HA QUALCOSA DA DIRE????
e Pensare che c'è gente che invoca l'Onu come gestore planetario delle risorse...
Intanto ha acconsentito all'appropriazione del petrolio libico ed alla svendita del sangue libico...ONU MOSTRO SANGUINARIO QUANTO IL BRACCIO ARMATO NATO
Voglio sentire questi corrotti giornalisti e ong per i diritti umani che strillavano e inventavano fosse comuni URLARE PER QUESTA ENNESIMA STRAGE NATO!!!!
Dove sono eh i signori dei diritti umani A CORRENTE ALTERNATA????
Parassiti!! 
Ma questo non è razzismo vero? Quando l'Unione Africana , fermamente contraria alla risoluzione Onu viene completamente ignorata?
Onu che autorizza la Nato ad uccidere bambini libici come strategia non è razzismo?
Dove sono quei bastardi che accusavano Ghedafi di essere razzista OCCULTANDO CHE in Libia i migranti integrati erano 3 MILIONI E MEZZO????
Occultando che sono i mercenari del CNT a sgozzare i "negri"?? Non hanno niente da dire questi viscidi tirapiedi?
 

barbara

Rinchiuso in un albergo di Tripoli, Thierry Meyssan ha mandato questo messaggio alle 0.35 di oggi (notte fra domenica e lunedì).

Massacro NATO a Tripoli - di Thierry Meyssan

Sabato 20 agosto 2011 alle ore 20, e cioè subito dopo l’Iftar, la fine del digiuno di Ramadan, la NATO ha lanciato l’”Operazione Sirenetta”.

Le “sirenette” sono gli altoparlanti delle moschee che AlQuaeda ha usato per mandare il segnale della rivolta. Immediatamente “cellule dormienti” dei ribelli sono entrate in azione. Piccoli gruppi, altamente mobili, hanno continuato a moltiplicare gli attacchi. Gli scontri della notte hanno lasciato 350 morti e 3.500 feriti.

La situazione si è stabilizzata durante la giornata di domenica.

Una nave della NATO è approdata a Tripoli, ha scaricato armi pesanti e jihadisti di Al Quaeda, sotto la supervisione di ufficiali dell’Alleanza.

Gli scontri hanno ripreso ad infuriare domenica sera, raggiungendo un livello di violenza altissimo. Aerei e droni della NATO bombardano in ogni direzione. Gli elicotteri colpiscono le persone in strada per aprire la via ai jihadisti.

In serata un convoglio di auto ufficiali che trasportava personaggi importanti ...

... è stato attaccato. Si sono rifugiati nell’Hotel Rixos, dove è alloggiata anche la stampa straniera. La NATO non ha osato bombardarlo, per non colpire i propri giornalisti. L’hotel in cui mi trovo è stato pesantemente colpito dal fuoco.

Alle 23.30 il Ministro della Sanità non ha potuto fare altro che constatare che gli ospedali sono saturi. Entro le prime ore della sera si erano registrati altri 1.300 morti e 5.000 feriti.

La NATO ha ricevuto dal Consiglio di Sicurezza l’incarico di proteggere i civili. In realtà, la Francia e l’Inghilterra sono tornate per riprendere i loro massacri coloniali.

Thierry Meyssan

Fonte: Réseau Voltaire 
via Luogo Comune

 
22.08.2011



ma in fondo li capisco i tirapiedi MICA VOGLIONO FINIRE NEL MIRINO PER RACCONTARE LA VERITA'?

I giornalisti Thierry Meyssan e Mahdi Darius Nazemroaya minacciati di morte a Tripoli


A Tripoli, i bombardamenti sono ripresi verso le ore 10:20 di questa mattina (22 agosto 2011). Essi sono condotti su alcuni obiettivi specifici in cui la NATO persiste.

Gli scontri sono ripresi intorno al Rixos Hotel dove si trovano alcuni dirigenti libici e e la stampa straniera.

Al Rixos , alcuni sedicenti “giornalisti” statunitensi hanno dato l’ordine di uccidere i giornalisti Mahdi Darius Nazemroaya e Thierry Meyssan di Global Research e del Réseau Voltaire.

Tre Stati hanno offerto la loro protezione diplomatica ai collaboratori del Réseau Voltaire. Tuttavia, intrappolati nella città, i giornalisti non hanno modo di raggiungere le loro ambasciate.
 
Eurasia
22.08.2011

Liberalizzare Gli Orari Dei Negozi? Sarebbe Il Colpo Di Grazia Per L’Economia

Liberalizzare Gli Orari Dei Negozi? Sarebbe Il Colpo Di Grazia Per L’Economia

Periodicamente salta fuori qualcuno che propone, come formula miracolosa, la liberazione delle aperture domenicali dei negozi… Siccome la ritengo un’ipotesi DEVASTANTE (e ne sospetto la matrice lobbistica) vorrei far notare alcune cose, le dico in sintesi, poi, se qualcuno obietta qualcosa rispondo:
Premetto, a tutti fa comodo fare la spesa la domenica. Anche a me. Ma….

Per prima cosa: non capisco perché il discorso valga per il commercio e non, ad esempio, per la possibilità di fare un esame medico la domenica mattina, di ritirare la pensione o una raccomandata la domenica mattina, di poter andare in banca, di poter fare un documento in un ufficio pubblico o un’udienza in tribunale, fare uno stato di famiglia, andare all’imps o a parlare con l’ufficio delle dogane o della finanza che mi abbiano contestato qualcosa… la domenica mattina……ma debba poter comprare un paio di mutande, la domenica mattina.
Le prime cose, oltretutto, sarebbero oltretutto possibili spostando personale da enti francamente inutili o con troppo personale, come dire che, da un lato salverebbe posti di lavoro che ormai sappiamo destinati a sparire (nel pubblico e nel privato), dall’altro renderebbe molto meno oneroso il peso della burocrazia per cittadini ed imprenditori. Le mutande, invece, sono mutande. Prima le cose serie, poi le cazzate.
Poi, gli effetti che avrebbe la “liberalizzazione” sarebbero questi.

Siccome la gente non potrà mangiare di più i consumi resteranno sempre gli stessi, solo aumenteranno i costi variabili dei negozi (corrente elettrica, pulizia ecc) e questi faranno aumentare i prezzi.
Il personale potrebbe anche aumentare, ma siccome si vende già poco e si venderà lo stesso ma in un tempo maggiore, si cercheranno di organizzare i turni dei già assunti per coprire il giorno in più. Come dire che l’occupazione aumenterà “pochino”.
Per esperienza posso dire che nei giorni festivi i piccoli negozi dei centri storici,

lunedì 15 agosto 2011

Letture che fanno sognare....

Per la saga Corruzione e Austerità=Sommossa Globale:



Per la saga Chi ruba e saccheggia:

Per quanto riguarda il FORZIERE DEL MONDO, ALIAS FEDERAL RESERVE finalmente si è riusciti a ficcarci il naso



Ecco un estratto per "gradire":

"Le cifre dunque ci dicono che, tra il dicembre 2007 e il giugno 2010, senza che nessuno sapesse niente, cioè segretamente, la Federal Reserve ha tolto dal brago banche, corporations, governi sotto diverse latitudini e longitudini, dalla Francia alla Scozia, e chissà fin dove è arrivata la sua “beneficenza”, con la non modica cifra di 16 mila miliardi di dollari, cioè sedici trilioni di dollari. Tutto questo ben di Dio sarebbe stato collocato sotto la vocina di bilancio di un “programma onnicomprensivo di prestiti”. Ma nessuno, nemmeno il Congresso americano ne è stato informato."


Per quanto riguarda l'austerità italiana....

DECIDIAMO DI DECIDERE DI Adele Dentice Per il Bene Comune Puglia 

Adoro la conclusione di Adele, tocca a noi, NON DELEGHIAMO AI CORROTTI SINDACATI, TOCCA A NOI!!

domenica 14 agosto 2011

Tira una brutta aria

Fra primavere arabe, estati europee e ferragosti italiani, si sta rischiando di andare in confusione, nell’incertezza fra spendere tempo e fatica nell’affannosa di ricerca di qualche coordinata attraverso la quale orientarsi, o rassegnarsi a tentare di rilassarsi lasciandosi cullare dal saliscendi ritmico delle onde sul bagnasciuga.
La tentazione di abbandonare lo sguardo sulla linea blu dell’orizzonte, lasciando che la mente si perda in qualche volo pindarico dove la fantasia tutto può, è forte, anche per la maggior parte degli italiani che in ferie non ci possono andare, o sono ormai schiavi della vacanza mordi e fuggi, vissuta in larga parte a bordo di auto canicolate in fila sull’autostrada.
Ma Londra brucia, di un fuoco che somiglia molto più a quello indotto dalla fame, piuttosto che non dai conflitti etnici, la Libia brucia sotto le bombe della Nato, la Siria brucia di fiamme che arrivano dall’estero, le borse bruciano miliardi, i mercati bruciano le sovranità nazionali, il governo (o meglio la pletora d’impiegati di banca che si fregiano di questa qualifica) si appresta a bruciare salari, pensioni e quel poco che resta del patrimonio nazionale, e in mezzo a tutto questo tramestio pure il sole inizia a bruciare sulla pelle. Per cui non resta che andare un attimo a sedersi all’ombra e calarsi nella realtà, dove gli orizzonti sono assai vicini e di tonalità molto differenti dal blu…..

Londra e Bengasi sono la cartina di tornasole attraverso la quale leggere il livello dello stato di decomposizione al quale è ormai giunto il sistema delle “democrazie” occidentali.

venerdì 12 agosto 2011

Riconoscimento Palestina: Israele attiva i suoi sayanim e minaccia la Siria

Oltre che in tanti altri versanti pare che anche in materia di etica e diritto internazionale tra i politici italiani ci sia chi ha toccato il fondo. secondo alternativenews, 150 parlamentari italiani, deputati e senatori, hanno sottoscritto la petizione lanciata dall’associazione parlamentare di amicizia italia-israele contro il riconoscimento dello stato di palestina il prossimo settembre alle nazioni unite. la petizione sostiene che lo stato palestinese sarebbe un ‘pericolo per la pace’.
il documento mette d’accordo personaggi di tutti gli schieramenti: dal pdl alla lega, dal partito democratico ai radicali. nella lettera, promossa dal direttivo dell’associazione (i deputati enrico pianetta – pdl, fiamma nirenstein – pdl, gianni verdetti – api e la senatrice rossana boldi – lega nord) i politici italiani chiedono a onu e paesi europei di non procedere alla dichiarazione unilaterale dell’indipendenza dello stato palestinese.
secondo l’associazione, una dichiarazione unilaterale metterebbe a rischio l’impegno internazionale per la pace e in particolare le risoluzioni 242, 338 e 1850 del consiglio di sicurezza dell’onu e cancellerebbe con un colpo di spugna gli attuali accordi di pace tra israele e palestina.
appare poco chiaro come un riconoscimento d’indipendenza possa mettere a repentaglio risoluzioni onu mai applicate e costantemente violate dal regime sionista: il ritiro militare dalla cisgiordania e da gaza non si è mai verificato, la colonizzazione prosegue selvaggia, la costruzione del muro va avanti nonostante le stesse nazioni unite e la corte suprema israeliana abbiano dichiarato la barriera illegale sia secondo il diritto internazionale che secondo la legge interna di tel aviv, gaza vive bombardamenti quotidiani.
il ministero della guerra israeliano ha annunciato di essersi preparato a operazioni militari contro la siria qualora lo stato della palestina venisse riconosciuto a settembre in seno all’onu. lo ha riferito haaretz che spiega che le autorità sioniste prevedono che ci potrebbero essere “tensioni” con la siria nel caso del riconoscimento dello stato palestinese all’onu. intanto l’alto comandante israeliano il generale benny gantz ha ordinato alle forze israeliane di essere pronte ad ogni evenienza in cisgiordania. telaviv ha annunciato che dispiegherà forze in cisgiordania, ai confini con gaza, con la siria e con il libano nei prossimi giorni. la palestina ha bisogno del sì di 128 nazioni dell’assemblea generale più una conferma del consiglio di sicurezza per divenire uno stato membro delle nazioni unite.
Irib

Usa: prossimo obiettivo Somalia


GLI STATI UNITI PREPARANO UN INTERVENTO MILITARE IN SOMALIA

DI SUSAN GARTH
Global Research



L'amministrazione Obama sta preparando un nuovo intervento militare in Somalia, con il pretesto della preoccupazione umanitaria per le vittime della siccità che stanno morendo di fame. I mezzi di comunicazione si sono allineati con una campagna che mescola lacrime di coccodrillo e strette di mano con denunce al movimento islamista al-Shabaab, che è accusato per l'aggravarsi della crisi.

Proprio come la campagna di bombardamenti in Libia è stata lanciata con appelli per salvare dal macello la popolazione civile di Bengasi, ora si sta preparando un nuovo intervento in Africa, presumibilmente per salvare i bambini affamati della Somalia. Questo è un cinico esercizio di inganno del pubblico.

Al-Shabaab ha una forza di 10.000 al massimo, secondo un rapporto redatto per il Consiglio per le Relazioni Estere degli Stati Uniti. Le sue forze più fedeli probabilmente ammontano a poche centinaia di combattenti. Non ha connessioni organizzate con Al Qaeda, secondo il Centro nazionale antiterrorismo.

Ma i funzionari americani incolpano questa organizzazione per la carestia presente. "Il terrorismo implacabile di al-Shabaab contro il suo popolo ha trasformato una situazione già grave in una situazione terribile che ci attendiamo possa solo peggiorare," ha dichiarato la scorsa settimana il Segretario di Stato americano Hillary Clinton.

In realtà, Washington ha negato aiuto a tutte le aree della Somalia che non sono sotto il controllo del governo federale di transizione sostenuto dagli Usa(TFG), il che significa che l'aiuto è limitato a poche miglia quadrate. "Siamo impegnati a salvare vite umane in Somalia e stiamo già lavorando in qualsiasi zona non controllata da al-Shabaab," Donald Steinberg, vice-amministratore dell'USAID ha detto in una conferenza stampa a Londra. "Purtroppo, circa il 60 per cento delle persone colpite sono nei territori di al-Shabaab".

Cagliari - Partite Iva infuriate: occupata Equitalia

 poi quando scoppiano "le rivolte" si interrogano sul come mai, quanto è tardi.

Barbara

Cagliari - Partite Iva infuriate: occupata Equitalia

Cagliari, un centinaio di manifestanti in via Vesalio: «Stop alle cartelle, siamo alla fame»

La furia del popolo delle partite Iva si abbatte sulla Cittadella finanziaria di via Vesalio. Un blitz in piena regola di oltre un centinaio di manifestanti che ieri mattina (8 agosto 2011, ndr) ha occupato gli uffici dell'Agenzia delle Entrate. Artigiani e commercianti provenienti da tutta la Sardegna uniti ancora una volta contro la dispensatrice di cartelle esattoriali da oltre cinque zeri, Equitalia, la società per azioni gestita dall'Agenzia delle entrate e dall'Inps.

Cifre esorbitanti che ricadono come una scure sulle tasche e sui beni di un'intera categoria che non ce la fa più e che chiede il dialogo. Subito. «Siamo super vessati e stanchi di essere trattati come animali dall'Agenzia delle entrate - spiega uno dei soci fondatori del movimento, Andrea Impera - stavolta siamo noi che consegneremo un avviso bonario all'Agenzia». Un documento di cinque pagine sulle quali sono trascritte anomalie e irregolarità commesse da Equitalia. E dove vengono presentate una serie di richieste da sottoporre ai vertici. «Vogliamo sapere dove sono finiti i 10 miliardi di euro di vertenza entrate e perché dobbiamo continuare a pagare se lo Stato non ce li restituisce - sottolinea Impera -, chiediamo inoltre che per quanti sono stati male e non hanno potuto pagare venga rispettato l'articolo 6 secondo cui non è punibile chi ha commesso il fatto per causa di forza maggiore». Si appella alla legge il Popolo delle partite Iva che non molla la presa su quello che ormai è diventato un caso nazionale.

È l'unica possibilità per i 'non evasori' di risalire a galla e levarsi il cappio dal collo

giovedì 11 agosto 2011

La cupola dispone della vita delle persone per i mercati

Scrivo sentendo con DISGUSTO il dibattito sulla crisi che si svolge nelle commissioni parlamentari e non può che montare in me rabbia e odio verso questa casta immarcescente….

A risolvere la situazione dell’Italia in crisi non possono essere questi inetti inutili e pericolosi, per noi…

Perché alla loro cricca questa gentaglia che è in parlamento è molto utile,quando dico gentaglia non escludo NESSUNO di questi che siedono nelle istituzioni, quei pochi buoni che ci sono con il massimo della generosità li possiamo considerare pavidi.

L’assurdo che molti, dai finti-media alla finta-opposizione, si aspettavano ricette dal regime berlusconiano….ma che ricette ..che soluzioni può mai dare un governo una classe politica che è la quint’essenza del sistema che ci ha precipitato in questa recessione economica paurosa. Questi parlano di aumento della produttività, di libertà di licenziare e di tagli agli stipendi degli statali, ma cosa aumenti la produttività se poi il ciò che produci in più non avrà acquirenti perché non avranno soldi per comprare…

Altra soluzione le privatizzazioni e liberalizzazioni dei servizi locali , quindi chissenefrega del risultato del referendum sull’acqua pubblica…sui costi della politica e sulla tassazione delle rendite finanziarie nicchiano e non faranno un cazzo in proposito tanto i VIGLIACCHI dell’opposizione e dei sindacati concertativi non avranno nulla da eccepire sul fatto che saremo sempre i soliti a pagare, faranno qualche manfrina come la CAMUSSO

Ha ucciso per fame. L’orso polare che ha sbranato Horatio Chapple, un campeggiatore britannico di 17 anni, nella localita’ norvegese di Svalbard, non aveva quasi piu’ grasso corporeo e il suo stomaco era completamente vuoto. A rendere noti i risultati dell’autopsia condotta sulla carcassa dell’orso e’ stato Erik Nyagaard, dell’ufficio del governatore di Svalbard”.

Con queste asciutte parole l’agenzia Adnkronos riporta asetticamente la notizia ( http://www.adnkronos.com/IGN/News/Esteri/Norvegia-era-affamato-lorso-polare-che-ha-ucciso-il-ragazzo-britannico_312330304979.html ) dell’esito autoptico sull’orso che ha ucciso il campeggiatore inglese alle Svalbard. Se andate su Wikipedia leggerete che l’orso polare o orso bianco ( http://it.wikipedia.org/wiki/Ursus_maritimus#Distribuzione_e_habitat ) (ursus maritimus) dimora anche alle Svalbard.

Domanda: e allora, che c…. ci fa un campeggio alle Svalbard?

La notizia dell’agenzia di stampa aumenta, se possibile, la pena che già aveva suscitato quella precedente che l’orso fosse stato abbattuto. Fateci caso: se un animale si permette, come è nella sua natura, di uccidere un uomo – perché appunto è la sua natura, e sfortunatamente non si ciba di caramelle Golia e non beve Coca Cola, ma mangia carne ed anche quella umana è buona – ecco che l’animale viene abbattuto: non importa se è in via di estinzione (a differenza dell’uomo, che è in via di insensata proliferazione…). La deve pagare. E viene abbattuto sia, esso animale, un orso polare, una tigre od un leone.

La logica barbara dell’uomo. Prima invade, distrugge o poco poco disturba gli habitat delle cosiddette “bestie feroci” (ma se sono chiamate “feroci” ci sarà pure una ragione…), poi, quando le bestie feroci uccidono l’uomo per necessità, perché hanno fame, ecco che l’uomo uccide per pura e semplice vendetta.

mercoledì 10 agosto 2011

I bytes del social network si bagnano di sangue, il progresso della guerra


USCENTCOM e la guerra informatica contro la Libia
La blogosfera mostra i segni rivelatori della guerra alla Libia
Martin Iqbal
Empirestrikesblack.com 06/08/2011

In un momento di guerra, di destabilizzazione e di grandi sconvolgimenti in Medio Oriente e Nord Africa, i siti dei social media come Twitter e Facebook sono sempre più ricercati da coloro che vogliono informazioni. Permettendo gli aggiornamenti ogni secondo ai giornalisti sul campo o a semplici cittadini, anche le principali agenzie di stampa stanno cominciando a far circolare gli articoli provenienti da queste fonti.
In un passaggio inquietante nel marzo di quest'anno (prima della guerra alla Libia e della destabilizzazione della Siria), l'US Central Command (USCENTCOM)
ha acquistato un software che consente ai dipendenti del governo statunitense di assumere molteplici false identità online, complete di falsi sfondi, dettagli di supporto e funzionalità di mascheramento dell'indirizzo IP. In cima all'inganno universale, che si avvale dei media corporativi, è evidente che l'obiettivo di questa iniziativa è diffondere propaganda e disinformazione. Queste identità false con un portafoglio completo di informazioni generali e dettagli di supporto, porterà una patina di autenticità, piuttosto che quella riservata del tipo Wikileaks. Per 2,76 milioni dollari il governo statunitense ha acquistato il prodotto sviluppato dalla poco nota ditta per la 'sicurezza informatica' Ntrepid, in California. Il sito della Ntrepid è assai scarno, non offrendo alcuna informazione sulla società o i suoi prodotti, ed essendo solo una pagina soltanto. Dopo

Botteghe Oscure: Se non sono di Goldman Sachs, non li vogliamo

Botteghe Oscure: Se non sono di Goldman Sachs, non li vogliamo

Prodi, Dini, Padoa Schioppa, Mario Monti, Mario Draghi aparatchik di Goldman Sachs catapultati nel potere pubblico.
 
di Tito Pulsinelli
[2]E’ ormai vicino il giorno in cui gli ex Botteghe Oscure e la nomenklatura della “opposizione” dovrà spiegare l’acritico, succube, incondizionale e sviscerato amore per tutto quel che è targato Goldman Sachs.
Gli orfanelli di Mosca, approdati al liberalismo nell’epoca della sua storica estinzione, hanno disinvoltamente calzato la sua negazione -lo spurio surrogato “neoliberista”- con verace furore sadomasochista. Non come astratta teoria ad uso delle madrasse accademiche o “bocconiche”, bensì come recidiva politica economica dei suoi governi. Romano Prodi, capo del più longevo governo di “centro-sinistra”, svolse la mansione di “senior advisor” di Goldman Sachs, sian dal marzo 1990.
Tra il 2007 e il 2009, Romano fu il prode paladino delle banche e firmò vari decreti disegnati sulla misura degli speculatori finanziari. Con il consunto paravento del “governo tecnico”, Botteghe Oscure ha sempre affidato la conduzione dell’economia ai vari Dini, ai Padoa Schioppa che in Grecia svolse l’ultima missione di proconsole-becchino plenipotenziario del FMI.
Che cosa c’è dietro questa succube love story con tecnocrati che hanno sempre lavorato per i grandi centri internazionali della speculazione finanziaria? Costoro, non sono mai stati servitori di due padroni -banchieri e salariati- ne hanno servito sempre uno solo. Anche Mario Monti è stato -dal 2005- advisor di Goldman Sachs.
Per Mario Draghi, la nomenklatura della sinistra neoliberista non arrossiva a indicarlo come capo dei futuri governi post-Berlusconi. Eppure, l’attuale boss della BCE, aveva raggiunto il gradino gerarchico più alto, dal 2002 al 2005, come vicepresidente e responsabile di Goldman Sachs per l’Europa.
Bisogna arrendersi all’evidenza: dirigere e pianificare la speculazione finanziaria globale non è un ostacolo per condurre l’economia di una nazione; bene pubblico ed interesse delle elites sono una unica e identica cosa. In sostanza, per chi si vergogna di Gramsci -molto apprezzato nei think tank della loro patria adottiva usamericana- e persino di Keynes, la ricetta idonea per difendere dal tracollo definitivo i salariati, classe media ed impresa nazionali, sono gli aparatchik del globalismo.
La nomenklatura affida volentieri i malati alle cure dei funzionari d’alto bordo che hanno propagato con foga l’epidemia. Li agevolano persino ad arrivare alla testa delle banche centrali o dei ministeri dell’economia, affinchè possano usare l’erario pubblico per il “salvataggio” dei bancarottieri. E per adottare politiche catastrofiche tendenti a svendere i patrimoni nazionali con privatizzazioni forzate. A vantaggio degli ex datori di lavoro del capo della BCE e dei ministri economici preferiti a Botteghe Oscure.
La “commissione” di Bruxelles e la BCE –eletti da chi? con quanti voti?- hanno oggi poteri di coazione per sanzionare i governi europei che non ridurranno del 7% la spesa pubblica. Ostentano un potere inferiore solo a quello dei fu governi sovietici, pianificando integralmente l’agricoltura, economia e finanza. Spingono in un vicolo cieco in cui 8 persone su 10, riceveranno meno redditi e servizi, con caduta dei consumi e della produzione, aumento esponenziale della disoccupazione, e gli Stati avranno meno entrate fiscali. A chi conviene?
A Londra si alternano governi di segno apparentemente opposto, ma c’è l’unanimità su queste questioni perchè i governi hanno perso la sovranità economica. Laburisti o conservatori, possono decidore solo dove fare tagli o mettere tasse. Il “socialista” George Papandreu svende le imprese pubbliche alle multinazionali. Riduce gli stipendi, le pensioni e i posti di lavoro agli ordini del FMI. Affida la tesoreria pubblica alle banche europee. Sostiene la guerra della NATO contro la Libia. Lui dirige la Polizia costiera greca per rafforzare il blocco di Netanyahu su Gaza.”
Ad Atene, Lisbona, Madrid, Budapest, Dublino contano soli i diktat lanciati dal FMI, BCE, agenzie di rating, cioè il potere internazionale de facto.
Le pietanze previste dal menù elettorale sono identiche, e gli scenari prospettati dai fatiscenti partiti sono miraggi che si sostanziano solo di chiacchiericcio mediatico. Non rappresentano piú i cittadini europei. Per cercare soluzioni che non siano vantaggiose solo per il 20% della popolazione, è necessario oltrepassare il terreno della politica. Per dare un taglio ad un modello incapace

martedì 9 agosto 2011

Ue/Mercati Globali: tra Diktat,falsi "salvataggi" come appropriazione dell'Italia ed i loro sgherri nazionali

Per avere un quadro della deprimente, opprimente situazione italiana e di quanto l'Europa sia un cappio al collo per le nazioni eccovi serviti:




Ed a proposito dei servi "indigeni":

L'Espresso rinnova la sua fedeltà ai banchieri che ovviamente sono buoni e ci salvano, mentre è il governo a far danni perché applica male le "saggie" richieste di "tecnici competenti" mentre  alcun commento è stato riservato riguardo al Diktat di Trichet-Draghi.

Il Manifesto ci ragguaglia sulle reazioni delle parti sociali, confidando decisamente troppo su quella Cgil che ha firmato "il Patto per la Crescita" insieme a tutti gli altri soggetti contestati nell'articolo stesso. Vorrei ricordare che questo è uno dei quotidiani che ha sempre elogiato l'Europa e l'Euro, ora, che non può più tenere la parte ogni tanto lancia qualche critica (quasi "stupìta" dell'andamento del progetto Europa che non corrisponde a quanto reclamato ai tempi dell'adesione), attaccando a volte anche aspramente tacciando di ogni epiteto spregiativo chi "osava" dubitare dell'Euro e dell'Europa.Ora si accorgono che l'Europa non è che un covo di finanzieri e iene in cerca di "carcasse".
Intanto si invertono le parti e la Lega inizialmente contraria alla logica europeista ora la condivide pienamente.

lunedì 8 agosto 2011

Prigionieri lavoratori e lavoratori prigionieri


Questo articolo mi suscita i seguenti interrogativi:

- il mondo fuori non è in grado di assicurare alcun posto di lavoro come mezzo di sostentamento, significa che se si vuole lavorare si deve finire dentro?

-non è concorrenza sleale nei confronti di chi fuori è costretto a pagare spese per un tetto, cibo, sanità e tutto il resto?  Bella ricompensa per essere un bravo cittadino.

- è questa una rieducazione del carcerato? Certo, rieducato per non subire traumi quando uscirà.Forse, se lavorerà, per il tempo che lavorerà, sarà retribuito e tutelato un tantino meglio (magari presso aziende che non possono usare i lavoratori-prigionieri o che non riescono a delocalizzare,  pertanto costrette ad assumere i lavoratori "liberi" se non riesce a delocalizzare) anche se ad oggi mi riesce difficile immaginare quanto possa esere "avanzata" questa tutela, mai stata un gran che negli Usa, in via di smantellamento in Europa.

Anche da noi ci sono tanti progetti (cooperative e finanziamenti) per far lavorare il carcerato, mi auguro che ciò non costituisca un cavallo di troia in futuro per "ampliare la fornitura" di "capitale umano" a basso costo, che fornirebbe utili garantiti ai prenditori e costi per la collettività (il costo di mantenimento ad oggi è a carico dello Stato ovvero della collettività che paga le tasse)in perfetto stile capitalista che vuole gli utili e che socializza le perdite.

Morale della favola:

se fai il bravo cittadino, ti ricompenso con la possibilità di uscire a fare shopping, se riesci a farti avanzare due spicci ovviamente (la libertà costa), se non fai il bravo ti metto a lavorare lo stesso in modo forzato e ti "obbligo" al risparmio. 

Immaginando inoltre quanto siano nobili i propositi della global élite, che intendono razionare il cibo (in realtà lo fanno lo stesso da tempo con le concentrazioni monopolistiche) dopo una "riduzione" della popolazione (intanto ci avvelenano con le scie chimiche per citare solo un "piccolo" esempio), che già dal '98 si esercitano per militarizzare le città (Urban Operations 2020) temo che sarà realtà anche in quest'Europa della finanza che, da tempo, usando la spada di Damocle della delocalizzazione e dell'immigrazione (dumping sociale) rade al suolo il welfare state per la "concorrenza" e "flessibilità".

Barbara

Carceri-fabbriche negli USA


I prigionieri delle carceri federali che guadagnano ventitre centesimi di dollaro l’ora stanno producendo componenti high-tech per missili Patriot a lunga gittata, rampe di lancio per i missili anti-carro TOW (Tube-launched, Optically tracked, Wire-guided) e altri sistemi missilistici. Un articolo, pubblicato lo scorso marzo dal giornalista e ricercatore finanziario Justin Rohrlich di World in Reviews, merita una lettura attenta per capire tutte le implicazioni di questo inquietante sviluppo (minyanville.com)
La diffusione dell’utilizzo di carceri-fabbriche, che pagano salari da schiavi, per incrementare i profitti dei giganti corporativi militari, è un attacco frontale ai diritti di tutti i lavoratori.
Il lavoro carcerario, senza garanzie sindacali, straordinari, vacanze, pensioni, benefit, garanzie sulla salute e sicurezza o la Social Security, fabbrica anche componenti per i caccia bombardieri F-15 della McDonnell Douglas/Boeing, per gli F-16 della General Dynamics/Lockheed Martin e per gli elicotteri Cobra della

domenica 7 agosto 2011

L'economia? Si risolleva con i militari

Elicotteri volano basso su Boston per esercitazioni militari mentre continuano a crescere i movimenti militari

Negli ultimi due mesi abbiamo assistito ad un enorme aumento di movimenti militari che fanno pensare che qualcosa di sinistro sia in preparazione.
Che si tratti di numerosi elicotteri neri, esercitazioni militari su larga scala, o imponenti convogli di treni, i movimenti militari sono decuplicati.
Il 3 agosto, un cittadino preoccupato ha filmato numerosi elicotteri dell'esercito che prendevano parte ad una esercitazione militare direttamente sulla città di Boston.
Proprio così, piuttosto che esercitarsi lontano dalle popolazioni civili, l'esercito è attivamente coinvolto in esercitazioni che simulano il loro funzionamento contro cittadini statunitensi.

Elicotteri militari su Boston

Media Alert

Esercitazioni federali congiunte di addestramento militare si svolgeranno all'interno e intorno alla zona di Boston tra il 26 luglio e il 5 agosto.

Il personale militare effettuerà esercizi di addestramento per assicurare la capacità dei militari di operare in ambienti urbani, preparare le forze per i prossimi schieramenti all'estero, e per soddisfare i requisiti di certificazione di addestramento obbligatorio. Gli elicotteri saranno utilizzati in alcune esercitazioni.

Il Dipartimento di Polizia di Boston sta lavorando con il personale militare per coordinare centri di formazione per minimizzare gli impatti negativi sui nostri cittadini di Boston e sulla loro routine quotidiana. Precauzioni di sicurezza sono state adottate per prevenire rischi per il pubblico e il personale militare coinvolto. Per questo, le aree interessate alle esercitazioni non sono aperte al pubblico e saranno sorvegliate da personale in uniforme per fornire ulteriore sicurezza.

Il Boston Herald ha pubblicato un articolo sugli elicotteri militari che volano a bassa quota sulla città.

L'articolo è scritto secondo il punto di vista che questo è del tutto normale ed è in realtà una buona cosa. A quanto pare l'idea dei militari che lavorano contro la popolazione non è un problema per i media controllati dalle corporazioni.

Ogni giorno diventa più chiaro che almeno alcune parti militari stanno pianificando un'operazione contro il popolo americano a causa di disordini civili su larga scala causati da un attacco terroristico o collasso economico.

  I Lupi di Einstein



Leggersi il rapporto URBAN OPERATIONS 2020, era il 1998 e l'Italia ha preso parte a questo progetto NATO, in sintesi:

Ricapitolando:
-         le guerre future saranno all’interno delle città;
-         avremo eserciti lungo le strade (NATO o forze militari preposte);
-         dal punto di vista psicologico sarà normalissimo avere militari armati in città;
-         politici e cittadini richiederanno l’intervento dell’esercito;
-         le forze militari utilizzeranno ogni sorta di arma (letale e “non-letale” ad alta energia);
-         sommosse, scontri sociali, manifestazioni potranno essere sedate dall’esercito…
-         stiamo andando verso la costituzione di uno “Stato militarizzato”


Gerard Celente "Verrà dichiarata una legge marziale economica" 

DOBBIAMO ASPETTARCI QUALCOSA DEL GENERE ANCHE NOI VISTO CHE I "MERCATI" NON SONO ABBASTANZA SODDIFATTI.

Leggasi I MERCATI NON I GOVERNI DECIDONO LA POLITICA ECONOMICA
aggiungo io, con l'aiuto dei militari?

La minaccia dell'apocalisse atomica da parte di uno stato terrorista.

Israele vs Iran. E' l'ora dei militari

Hanno il sapore di un ultimatum agli Stati Uniti le dichiarazioni rilasciate al quotidiano Il Foglio di oggi, 5 agosto 2011, dall'ex alto ufficiale israeliano Ephraim Sneh. Sneh, già generale di lungo corso, deputato laburista per sedici anni e due volte ministro, comandante militare in Libano, fin dagli anni '90 analista strategico del dossier iraniano, ritiene che l'opzione militare unilaterale di Tel Aviv contro Teheran sia reale e che verrà attuata con o senza il consenso di Washington: "Sull'Iran non parliamo di risposta, a Israele spetta la prima mossa. [...] Israele non accetterà mai di vivere sotto minaccia atomica iraniana. Su questo c'è consenso. E' sui mezzi che c'è discussione, ma l'attacco militare, seppur l'ultima, resta una possibilità concreta. Se siamo lasciati da soli, agiremo da soli. [...] Lascio gli esperti alle loro analisi, io mi fido dell'esercito".


Ephraim Sneh, oggi a capo di un piccolo partito, Yisrael Hazaka, da lui stesso fondato, sembra avere il profilo perfetto all'interno dell'establishment politico-militare israeliano per lanciare messaggi trasversali nei confronti degli alleati, piuttosto che verso i nemici, senza impegnare ufficialmente la dirigenza politica del paese. Sneh non ricopre, allo stato attuale, incarichi istituzionali, e tuttavia possiede l'esperienza e le necessarie entrature che gli consentono di essere un barometro, sufficientemente preciso ed attendibile, del clima che si respira nelle stanze del potere israeliano. Il messaggio a Washington è chiaro. Siamo pronti ad attaccare: o con noi o contro di noi.
Appena alcuni giorni fa, il capo di stato maggiore delle Forze armate della Repubblica islamica dell'Iran, il generale Hassan Firouzabadi, aveva dichiarato all'emittente Press Tv: "È chiaro che alcuni politici e che alcuni media americani stanno ripensando la cooperazione con i sionisti. Alcuni esponenti stanno addirittura assumendo posizioni contro il regime israeliano".

Secondo Amos Gilad, consigliere militare del ministro dell'Interno israeliano Ehud Barak, sull'Iran il termine utile sta "scadendo". E a riprova che in Israele larghi ambienti stiano mordendo il freno, è dimostrato anche da un recente editoriale del Jerusalem Post intitolato "Smantellate l'Auschwitz iraniana".

Il convincimento politico che starebbe maturando è che gli attacchi mirati

Libia ed i media sirene dell'imperialismo soprattutto le voci cosiddette pacifiste

Curioso come su "Il Manifesto", voce del giornalismo che si autoproclama dalla parte dei più deboli, che si spaccia per essere "anti-imperialista", alternativo, pacifista si possano leggere delle veline pro-Nato, come questa, che non commento per decenza, non abbia una riga da dedicare alle perdite della Nato o al sostegno delle comunità native americane a Ghedafi, solo per citare alcune "dimenticanze". Ma descrivendo il furto dei tesori di Bengasi si stupisce di come ciò possa accadere, quasi in Libia non stesse avvenendo una guerra di occupazione quale gli Usa ci hanno abituati a subire, come se in merito al furto avvenuto a maggio in una città sotto controllo dei loro "amati" ribelli (non si sa come legittimi rappresentanti del popolo secondo questo giornale ed alcune nazioni imperialiste che riconosce il CNT come unico legittimo interlocutore della nazione libica) la responsabilità fosse italiana, come se "le sanguinose vicende" fossero circoscritte a Bengasi e alla Cirenaica.
Ciò che più mi dispiace è che questo giornale, basandosi su una visione alterata dei fatti, fornisca una narrazione parziale, viziata e stranamente comoda alla strategia imperialista.

Questo quotidiano, non pago di aver sostenuto senza prove alcune (perfino la Corte Penale Internazionale ha ammesso che il mandato contro Ghedafi era basato su servizi televisivi ) la tesi secondo cui il dittatore fosse sanguinario e bombardasse la sua gente, narrativa funzionale all'innesco di una guerra "giusta" per fini umanitari, ne approfitta per lanciare le invettive contro l'Iran, suggerendo che quel paese abbia  bisogno di un pò di lezioni sui diritti umanitari e  della Nato che arrivi ad impartirli.

Sarebbe quanto meno opportuno che i lettori del Manifesto leggeressero "Vi racconto cosa sta succedendo in Libia e Siria", al fine di rendersi conto della faziosità che ispira questo quotidiano che ama definirsi "dalla parte dei popoli".
Chissà se le manifestazioni oceaniche a sostegno del Colonnello Ghedafi tenutesi per tutto il mese di luglio potranno essere sufficenti a dimostrare da che parte sta il popolo, verrà mai un dubbio anche ai redattori de "Il Manifesto"?
Barbara
Libia - Oscenità e pornografia, gli ingredienti dell'informazione di sinistra italiana


Prosegue la guerra in Libia, tra il gran sollazzo delle fidanzatine di al-Qaida Rossana Rossanda, Stefano LIberti del manifesto e Valerio Evangelisti, il barboncino rosso-rosso dei Berlusconi; dei 'comunisti' della NATO Marco Ferrando, Francesco Ricci, Paolo Ferrero; e dei Sionistri assatanati Aldo Giannuli, Claudio Grassi e Alberto Burgio. Con l'eccitato applauso obamiano del vecchiaccio bavoso del Quirinale e delle vecchiacce pervertite del TG3: Bianca Berlinguer, Giovanna Botteri, Maria Cuffaro, Marc Innaro, Lucia Goracci. La Nato ammazza decine di bambini, e magicamente li trasforma in feroci miliziani di Gheddafi (ma mai Libici), armati di viagra.
Oscenità e pornografia, ecco gli ingredienti della 'libera ed evoluta informazione' di sinistra italiana.


Il ruolo di Al-Jazeera nel bombardamento imperialista della Libia e altri intrighi pro-imperialisti

Al-Jazeera: Un’Isola Pro-Imperialista

Sukant Chandan, Panafrican News


Il nuovo strumento della politica israeliana


L’Impero ammette: senza al-Jazeera, non potevano bombardare la Libia

Come ha fatto al-Jazeera, un tempo soprannominata la ‘rete del terrore’ da parte di alcuni e il cui personale è stato martoriato dalle bombe USA in Iraq e in Afghanistan, finire per diventare il propagandista mediatico per un’altra guerra occidentale contro un piccolo stato del Sud del mondo, la Libia? Non sapremo tutti i dettagli per qualche tempo, forse qualche wikileaks ci aiuterà a capire, in seguito. Ma una cosa è già certa: la stazione ha tradito un grave pregiudizio politico contro il suo pubblico anti-imperialista pan-arabo e pan-islamica, riflette la sua copertura discriminatoria nei confronti della regione, sulla base degli interessi del Qatar e dei suoi collegamenti e servizi con l’Occidente.

Al-Jazeera spezza l’egemonia occidentale nei media

giovedì 4 agosto 2011

Il patto per la crescita - del loro portafogli-

Ecco gli "attori" protagonisti della prossima svendita del sangue italiano, non mi è chiaro quando e come queste sigle abbiano acquisito la proprietà esclusiva della vita di tutti i cittadini italiani, ma tant'è, sarà sufficente tutta questa "coesione"  al Napolitano  (così si dice uccidere il proprio popolo)? Il suo amico Trichet della BCE intanto fa sapere che la spremuta non basta e che ha sete adesso.

Di solito quando si fa un "patto", si chiede una contro partita, non è dato sapere in cambio di cosa si chiedano questi ennesimi sacrifici, visto che le finanziarie lacrime e sangue portate avanti dal '92 ad oggi hanno solo devastato la vita delle persone.

Mentre Cremaschi e Ferrero    blaterano a vanvera, vaticinando un autunno di lotte durante le quali chiameranno i loro adepti all'adunata in piazza senza che a nulla possa servire, in Islanda I CITTADINI CANCELLANO IL DEBITO (beati loro che non hanno il cappio al collo dell'euro e Bce).

Barbara



Consiglio vivamente la lettura de "Il sacco d'Italia" di Giacomo Gabellini


04-08-11 CRISI: PARTI SOCIALI, OK DISPONIBILITA' DELLA POLITICA, MA AGIRE SUBITO  
 
(ASCA) - Roma, 4 ago - Le parti sociali dopo l'incontro odierno con governo e opposizioni chiedono che si agisca subito per arginare le tensioni finanziarie sull'Italia. In una nota congiunta, Abi, Alleanza Cooperative Italiane (Confcooperative, Lega Cooperative, Agci), Ania, Cgil, Cia, Cisl, Claai, Coldiretti, Confagricotura, Confapi, Confindustria, ReteImprese Italia (Confocommercio, Confartigianato, Cna, Casartigiani, Confesercenti), Ugl, Uil, riferiscono di aver ''presentato al Governo e alle opposizioni un documento, articolato in sei punti, per consolidare la stabilita' dei conti pubblici e promuovere la crescita. Le parti sociali prendono atto dell'immediata disponibilita' del Governo e delle opposizioni a confrontarsi per affrontare le proposte presentate. In questo quadro, segnalano la necessita' che vi sia piena consapevolezza da parte di tutti della serieta' della situazione italiana.

Di conseguenza, ribadiscono l'urgenza di attuare fin dai prossimi giorni i provvedimenti necessari per far rientrare le tensioni sui mercati finanziari''.

''Le parti sociali - conclude la nota - nel proseguire il lavoro comune, si incontreranno nuovamente la prossima settimana, per un esame costante degli sviluppi della situazione economica e finanziaria''.

Asca


Loro fanno i debiti, noi li paghiamo!


Sindacati, Confindustria e Banche - le "parti sociali"(*) - si sono presentate unite e compatte, d'amore e d'accordo, all'incontro di stamattina con il governo sulla crisi economica e con "un documento comune": dare credibilità all'obiettivo del pareggio di bilancio nel 2014, tagliare i costi della politica, liberalizzazioni e privatizzazioni, sbloccare gli investimenti, semplificazioni e pubblica amministrazione, mercato del lavoro. Chiacchiere. Tante chiacchiere, le solite chiacchiere da parte di chi è l'unico grande responsabile dello sfascio nazionale e che porta un solo nome il "Sistema Italia": politica, sindacato, impresa, finanza.

mercoledì 3 agosto 2011

No Tav: Dedica al Sindaco di Chiomonte Pinard Renzo



Naturalmente anche oggi la Stampa non ha mancato il suo appuntamento con le menzogne, annunciando che la strada dei vignaioli era aperta e che è stata estesa la recinzione ed occultando i danni fatti alle strutture presso la baita Clarea.
La cronaca e prove fotografiche da Notav.info