La globalizzazione e la finanziarizzazione dell'economia hanno avvantaggiato le banche e impoverito i popoli di Stefano Di Francesco
a premessa è che un minimo livello di finanziarizzazione del sistema economico è indispensabile per poter permettere all’economia reale di espandersi, creare beni e servizi, migliorare la qualità di vita dei popoli.
Attraverso la finanza e specificamente attraverso l’erogazione del credito, le imprese possono essere messe in grado di produrre e vendere prodotti e servizi, generando ricavi la cui tassazione dovrebbe essere destinata alla realizzazione e mantenimento di pubblici servizi (leggasi scuola,sanità, infrastrutture strategiche,welfare,..).
Purtroppo però la storia di questi ultimi venti anni, caratterizzati da una devastante globalizzazione, ci consegnano una realtà ben diversa rispetto a quella che c’era stata paventata negli anni 90, quando l’imperativo era “aprire le frontiere per dare maggiori opportunità alle imprese,ai capitali,ai lavoratori di creare ricchezza e benessere!”.
Lo aveva ben compreso il premio Nobel per l’economia Maurice Allais che dalla globalizzazione non si sarebbe avuto alcun miglioramento qualitativo della vita delle popolazioni occidentali; lo aveva scritto, studiato,spiegato ma la sua voce, benché autorevole, venne soverchiata da chiassosi economisti al soldo delle banche che ripetevano come era bella la globalizzazione e che non si poteva farne a meno.
Maledetti ciarlatani; per trenta denari avete sacrificato intere generazioni sull’altare del profitto e dell’interesse bancario condannandole alla miseria e alla povertà!!
Giusto per chiarire in modo concreto perché si è contro questa globalizzazione, è opportuno osservare il seguente grafico che sintetizza sia il debito totale che il PIL dei paesi del G7 cumulati fino al 2003 (colonne blu),sia la variazione di debito e PIL realizzato