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martedì 29 aprile 2014

“LO STATO DEVE AVERE IL MONOPOLIO NELLA CREAZIONE DELLA MONETA”. M. WOLF DEL FINANCIAL TIMES

“Lo Stato deve avere il monopolio nella creazione della moneta”. M. Wolf del Financial Times

“E’ tempo di strappare alle banche private questo potere. Un gigantesco buco per le economie di mercato”

Martin Wolf nel suo ultimo articolo sul Financial Times torna a occuparsi – lo aveva già fatto anche qui – dell’attività bancaria e a chiedere di dare allo Stato il monopolio nella creazione di moneta. “Una delle più importanti proposte in tal senso era quella contenuta nel Piano di Chicago, avanzata negli anni ’30, tra gli altri, da un grande economista, Irving Fisher. Il suo punto centrale era il requisito del 100% di riserve sui depositi. Fisher sosteneva che questo avrebbe ridotto notevolmente i cicli economici, messo fine alle corse agli sportelli e ridotto drasticamente il debito pubblico. Uno studio del 2012 dello staff del Fondo Monetario Internazionale suggerisce che questo piano potrebbe funzionare bene”, scrive Wolf.

“Il nostro sistema finanziario è così instabile perché prima lo Stato gli ha permesso di creare quasi tutta la moneta dell’economia e poi è stato costretto a assicurarlo nell’esercizio di tale funzione. Si tratta di un gigantesco buco nel cuore delle nostre economie di mercato. Potrebbe essere chiuso separando la emissione di moneta, che è giustamente una funzione dello Stato, dalla fornitura di finanziamenti, che è una funzione del settore privato. Questo non accadrà ora. Ma ricordiamo questa possibilità. Quando la prossima crisi arriverà – e sicuramente arriverà – dobbiamo essere pronti”. conclude.
“Mettere al bando le banche”: la proposta non è così folle come sembra. Business Insider

World Affairs

La creazione di moneta nell’economia moderna

Sempre più persone, riporta Business Insider, chiedono di “mettere al bando le banche” e la proposta non è così folle come può sembrare.

Nel quadro di un nuovo sistema ci sarebbero ancora soggetti chiamati “banche”. Ma avrebbero una funzione radicalmente ridimensionata: sarebbero luoghi che elaborano i pagamenti e detengono depositi e verrebbero privati della loro funzione primaria, la creazione di denaro.

Questo è un punto che sfugge alla maggior parte della popolazione. Si guarda ai soldi e si pensa che si tratti di qualcosa creato dal governo. Il denaro è per la maggior parte creato dalle banche private.

Nel mese di marzo, la Bank of England ha pubblicato un eccellente documento dal titolo “La creazione di moneta nell’economia moderna” (“Money Creation In The Modern Economy”) .

Il lavoro spiega, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, che una banca non fa prestiti prendendo i depositi di un cliente e poi prestando quegli stessi depositi. Al contrario, la banca crea denaro dal nulla. Se desiderate ottenere un mutuo per una casa, e la banca vi reputa degni di credito, metterà la quantità di denaro necessario sul vostro conto. Quel denaro sul vostro conto diventa un passivo per la banca. E il mutuo che ora possiede è un patrimonio della banca.

Queste due immagini del documento della Bank of England rendono meglio l‘idea di come funziona.

La prima mostra come il denaro viene creato dal punto di vista di una banca.

IL LAVORO NELL'EUROPA DELLE BANCHE

di Fernando Rossi

27 aprile 2014
I partiti e i media, del sistema creato dalla grande finanza, ci dicono che l'uscita dall'Euro e dall'Europa delle banche sarebbe una sciagura, ma sanno benissimo di mentire; sono costretti a farlo perché questa è ormai la loro natura. La loro esistenza, funzione, organizzazione e finanziamento sono indissolubilmente legati ai servizi che sono chiamati a svolgere su input politico-culturale dei centri decisionali quali la Trilaterale, il Bilderberg, il CFR, l'Aspen ...

Loro sanno benissimo che è tragicamente folle e suicida una 'competizione' con sistemi paese europei ed extraeuropei, politicamente e finanziariamente controllati dalla stessa grande finanza che ora ha in mano l'Europa e la BCE, in cui ci sono condizioni più 'competitive' (su costo del lavoro e dell'energia, nonché per via delle varie 'regalie' insediative, tributarie e ambientali, concesse loro da governi da loro gestiti) .

Il 'divenuto' Segretario del PD e Presidente del Consiglio che prima, tra le seconde e terze file, stava al gioco, è ora stato promosso per sostituire chi, essendo da tempo in prima linea, toglieva efficacia alle invenzioni mediatiche ed alle cortine fumogene con cui hanno programmato di condurci fiduciosi e speranzosi, verso il baratro.

Renzi, uscito dalla riunione in cui la BCE ha deciso di accreditarci altri miliardi di € di debito, che noi non vedremo nemmeno, poiché andranno al fondo necessario per coprire le spese del colpo di Stato in Ucraina (e per finanziare il banchiere messo alla sua Presidenza), ha avuto un incontro con Obama, l'Amministratore Delegato di USraele, che è la struttura istituzionale formalmente incaricata dalla grande finanza di gestire il disbrigo delle questioni politico-militari, e non ha battuto ciglio quando si è sentito dire che la "loro" libertà ha un costo.

Da ubbidiente scolaretto si è infatti impegnato a pagare quel costo ed a continuare con nuove Contro-riforme.

Avrebbe potuto dire che abbiamo già milioni di disoccupati e imprese chiuse o fallite, che milioni di italiani non avranno la pensione poiché non riusciranno mai ad avere 40 anni di contributi lavorativi, ecc., ecc., invece ha sorriso ed annuito. Avrebbe potuto dire che come servi fedeli, già paghiamo la metà dei costi delle 113 basi militari con cui loro occupano il nostro paese, che da quasi 70 anni compriamo le loro armi e facciamo tutte le loro guerre o che non è chiaro da quale 'terrorismo' ci dobbiamo difendere se è USraele, utilizzando anche  la sua NATO e la sua Arabia Saudita, ad istruire, armare e finanziare le organizzazioni terroristiche salafite, di Al Qaeda e di al Nussra che loro hanno inviato in Siria per rovesciare un paese la cui banca centrale ha la colpa di essere della Siria e non dei Rothschild. Avrebbe potuto dire che sono la 'loro' globalizzazione e la 'loro' moneta debito che ci stanno strangolando e ci impediscono di avere la risorse pubbliche necessarie per difendere ed estendere l'occupazione e l'imprenditoria italiana.

Invece, triplo salto mortale e rieccolo blaterare di Jobs act, che, manco a dirlo, sotto la terminologia anglosassone nasconde la solita ricetta globalizzatrice: precariato, contratti a termine, apprendistato e flessibilità, per ridurre diritti e costo del lavoro.

Poi vengono a dirci che uscire all'Euro e dall'Europa globalizzata dalla banche sarebbe un guaio per gli italiani.

Il dramma è che la loro potenza mediatica e clientelare, gli consente di 'imbambolare' e 'ipnotizzare' delegati sindacali in buona fede, attivisti politici di destra, centro e sinistra, in buona fede...che, come nella storiella della rana nella pentola...gli avessero detto nel 1993 che le loro famiglie e l'Italia si sarebbero ridotte nella attuale situazione avrebbero riso in faccia all'indovino, prendendolo per pazzo, mentre ora se ne stanno allineati e coperti dietro i loro capi partito, sindacato, associazione di CENTRODESTRASINISTRA, che ogni tanto allungano un 'biscottino politico'.
Il 'biscottino' che ora va per la maggiore, essendo all'orizzonte l'appuntamento con le elezioni del parlamento europeo (sovrastruttura che non conta nulla in termini di potere politico, economico, finanziario e militare, ma che rischia di far emergere dalle urne un risultato contro l'€ e la 'loro' Europa, che potrebbe aprire nuovi scenari e/o complicare le ulteriori tappe globalizzatrici), è quello del cambiamento, "ora ci impegniamo davvero e vedrete che cambiamento"!

Ma poi a Obama, Draghi, Schultz e Merkel (che di recente ha fatto lo stesso giochino nelle elezioni in Germania), chiariscono che non va preso sul serio quello che stanno dicendo in campagna elettorale e che possono stare tranquilli e continuare a confidare sulla loro fedeltà.

Diranno "Le condizioni categoriche che porremo alla BCE , alle multinazionali della ERT e alla Commissione Europea, non potranno essere rifiutate perché noi siamo un paese europeista, che ha fondato l'Europa e siamo ancora una delle 20 economie più forti del mondo. Se le  nostre richieste non verranno esaudite, allora si che usciremo dall'€ e dall'Europa , o autorizzeremo gli italiani a dirci, con un referendum, se dobbiamo star dentro o uscire!", ma lo faranno perché siamo in campagna elettorale e se loro non catturano i voti delle vittime dell'Euro e dell'Europa delle banche c'è il rischio che il giochino si rompa.

Quando i partiti che governano e hanno governato (Renzi o Berlusconi, Tsipras o Fratelli d'Italia, Lega o Casini), vanno in TV e negli altri media a dire che 'le cose in Europa debbono cambiare' , che 'loro lavoreranno per cambiarle' .. nella migliore delle ipotesi ciò che hanno in mente per l'Italia è solo un guinzaglio più lungo, un riparo di fortuna e qualche osso, o i resti della tavola dei banchieri ... almeno la domenica !

Quando CgilCislUil, tutti gestiti da persone del PD & complici, fingono di 'difendere' i posti di lavoro, le conquiste salariali ed i diritti acquisiti dai lavoratori italiani (salute, previdenza, normative rispettose dei diritti civili), sanno di svolgere una parte in commedia e che la china in cui ci hanno messo aderendo alla globalizzazione, all'Euro ed all'Europa delle banche ci porterà tutti sulle orme della Grecia, che è il primo paese europeo occupato e destrutturato dalla finanza globalizzatrice.


sabato 26 aprile 2014

Crisi, 8 famiglie su 10 in difficoltà Chiudono le imprese: 3600 fallimenti

Il mainstream si accorge del disagio delle famiglie....per Confcommercio però....quindi un'opinione. Ricordo che il tasso di occupazione è del 55,2%, dato ignorato dal mainstream, sia mai che fossero costretti poi a chiedersi di che campa quel 44,8% in una nazione senza reddito di cittadinanza e dove sussidio e cassa int è per pochissimi ELETTI.A proposito di eguaglianza e diritti....


Crisi, 8 famiglie su 10 in difficoltà
Chiudono le imprese: 3600 fallimenti
Per Confcommercio-Censis l’80% delle famiglie non spende e si sente insicura. Nel primo trimestre del 2014 sono il 22% in più le imprese ad aver chiuso i battenti
di Redazione Online
Quasi l’80% delle famiglie si sente «insicura» (Fotogramma) shadow
La crisi economica, in Italia, continua a colpire famiglie e aziende. Chiudono le imprese: più di 3.600 fallimenti nei primi tre mesi del 2014, dice Unioncamere, circa 40 al giorno, quasi due all’ora. E i dati sugli imprenditori che mettono fine alla propria attività fanno registrare un +22% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La situazione non migliora se si va ad analizzare la situazione delle famiglie italiane. Lo hanno fatto Confcommercio-Censis e il feedback non è incoraggiante: nel primo semestre del 2014, otto famiglie su dieci dichiarano di vivere «una sensazione di precarietà e instabilità», solo una su cinque «ritiene invece di essere in una situazione di solidità». C’è comunque «un leggero miglioramento del clima di fiducia», legato ad «ottimismo sulle riforme Renzi»: emerge che «ben il 66% del campione ritiene che il Governo sia in grado sia in grado di far superare al paese la lunga fase di crisi economica».
La Lombardia regione con più fallimenti
Sul fronte imprese, salgono anche le procedure di concordato, 577 (+34,7%). L’aumento riguarda sia le società di capitali (+22,6%), che le società di persone (+23,5%) e le imprese individuali (+25%).Tra le regioni gli aumenti più consistenti in Abruzzo, Liguria, Puglia, Umbria e Marche. In lieve controtendenza appaiono, secondo i dati Unioncamere, le aperture di procedimenti fallimentari per le imprese costituite come consorzi o cooperative, che hanno mostrato un calo di circa il 2%. Una procedura fallimentare su 4, aperta tra l’inizio di gennaio e la fine di marzo, ha riguardato aziende che operano nel commercio (+ 24% rispetto allo stesso periodo del 2013). In crescita anche i fallimenti nell’industria manifatturiera, un comparto in cui il fenomeno era in calo nel 2013: nel primo trimestre del 2014 si contano 763 fallimenti di imprese industriali, il 22,5% in più dell’anno precedente. Allo stesso modo, anche l’edilizia ha fatto registrare un incremento rispetto al dato 2013: +20,1% corrispondenti a 771 nuove procedure avviate. Dal punto di vista geografico, l’aumento dei default riguarda tutte le aree del Paese: in misura maggiore, rispetto alla media nazionale, nel Nord Ovest (+22,8%), nel Centro (+23,0%) e nel Mezzogiorno (+27,8%); sotto la media nel solo Nord-Est (+12,5). Il dettaglio dei dati regionali ci consegna la Lombardia, in termini assoluti, come la regione con il maggior numero di procedure fallimentari aperte (808), seguita a distanza da Lazio (364) e Toscana (293). Le uniche regioni in cui i fallimenti appaiono in diminuzione sono la Basilicata (-17,6%), il Molise (-9,1%) e la Calabria (-2,4%).
8 famiglie su 10 si sentono precarie
Il rapporto sullo stato delle famiglie italiane rileva sì «un miglioramento del clima di fiducia, il primo dal 2011 ad oggi», ma sottolinea che «l’incertezza è il sentimento prevalente con una quota di quasi il 40% delle famiglie che vivono adottando un comportamento di attendismo, in attesa dell’evolversi degli eventi». «Il protrarsi della crisi , la mancanza di lavoro, il peso delle tasse», evidenzia l’outlook Confcommercio-Censis su consumi e clima di fiducia per il primo semestre 2014, «continuano ad alimentare lo stato di forte difficoltà in cui si trovano le famiglie italiane che, rispetto alla propria situazione economica e alla propria capacità di spesa, avvertono nella maggior parte dei casi - quasi l’80% - una sensazione di precarietà e instabilità». E «solo un quinto delle famiglie ritiene, invece, di essere in una condizione di solidità». In particolare, il 17% del campione definisce la condizione economica e la capacità di spesa della sua famiglia «ad alto rischio»; il 21% risponde: «difficile, perché rischio di non farcela; per il 41% è «precaria»; per il 21% «solida.
Fiducia nel governo Renzi
Per Confcommercio-Censis, «è ipotizzabile che il leggero miglioramento del clima di fiducia sia stato favorito dal cambio del quadro politico a marzo. A conferma di ciò, il capitale di fiducia di cui sembra godere il Governo guidato attualmente da Matteo Renzi risulta consistente: ben il 66% del campione ritiene, infatti, che il Governo sia in grado di far superare al Paese la lunga fase di crisi economica: il 24% del campione pensa che «abbia molta probabilità di riuscirci; il 42% che «abbia qualche possibilità di riuscirci»; il 22% che «non ci riuscirà perché la crisi è troppo complicata»; ed un 5 % ritiene che «non ci riuscirà per incompetenza». È «ancora più alta la quota, oltre il 75%, di chi ritiene che il Governo riuscirà, almeno in parte, a realizzare il piano di riforme annunciato»: il 52% ritiene che ci riuscirà solo in parte, il 25% pensa «che ce la farà»; pessimista il 14%: «Non ce la farà». Intanto, «certo è che, in un quadro complessivo di difficoltà e crisi dei consumi, le famiglie hanno ben chiare le priorità che l’Esecutivo deve affrontare subito per migliorare la situazione: creazione di nuovi posti di lavoro (56,3%) e riduzione della pressione fiscale (nel complesso il 32,1%: il 18,3% lo chiede riferendosi alla tassazione sulle imprese, il 13,8% per le persone fisiche); mentre per il 9% la priorità del governo dovrebbe essere potenziare i sussidi di disoccupazione.
26 aprile 2014 | 12:18

Cgia: crolla l’artigianato. Per tasse e burocrazia perse 75mila imprese in 5 anni
25 apr – E’ crollo dell’artigianato in Italia dove negli ultimi 5 anni si sono perse 75.500 imprese. Lo comunica la Cgia che afferma come di queste, poco meno di 12.000 operavano nel ricco Triveneto.
I numeri, fa sapere la Cgia, ”fotografano una situazione pesantissima e ci consentono di dire che l’artigianato è stato il comparto più colpito dalla recessione che si è abbattuta in questi anni nel nostro Paese. Le costruzioni, i trasporti e il manifatturiero (metalmeccanica, tessile, abbigliamento e calzature) sono stati i settori che hanno segnato le performance più negative”.
”Drastica riduzione dei consumi delle famiglie, forte aumento sia delle tasse sia del peso della burocrazia e la restrizione del credito – segnala Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia – sono tra le cause che hanno costretto moltissimi artigiani a gettare la spugna. Non potendo contare su nessun ammortizzatore sociale, dopo la chiusura dell’attività moltissimi artigiani non hanno trovato nessun altro impiego e sono andati ad ingrossare il numero dei senza lavoro, portandosi appresso i debiti accumulati in questi anni e un futuro tutto da inventare”.
Nel Veneto la situazione ha assunto i toni di una vera debacle. Tra il 2009 e il 2013 mancano all’appello 9.800 imprese artigiane. Di queste, 2.187 operavano in provincia di Treviso, 1.949 a Verona, 1.848 a Vicenza e 1.836 a Venezia. Si stima che in questo quinquennio la contrazione occupazionale dell’artigianato veneto sia stata di circa 28.000 unità.
Da un punto di vista metodologico, fa notare la Cgia, ”la nati-mortalità delle imprese è stata calcolata come differenza tra le imprese artigiane iscritte in un periodo e le cessazioni non d’ufficio avvenute nello stesso lasso di tempo. Ai fini del calcolo sono state utilizzate le cessazioni non d’ufficio, in modo che il saldo risulti pulito da eventuali operazioni di revisione degli archivi”. adnkronos


Obama adesso pianifica un’escalation contro la Cina

17 aprile 2014 (MoviSol) – Il 24 aprile Barack Obama inizierà un viaggio in Asia che lo porterà in Giappone, Corea del Sud, Malesia e Filippine. Mentre a parole predica grande cooperazione con Pechino, il Presidente si muove aggressivamente verso una strategia di contenimento militare.
Il senso della sua missione è stato comunicato all’inizio del mese dal sottosegretario agli Esteri Daniel Russel, responsabile per l’Asia-Pacifico, che ha minacciato apertamente la Cina di “trattamento russo” nel caso faccia qualche mossa provocatoria nei mari cinesi meridionale e orientale. Lo stesso messaggio è stato pronunciato con più dettagli dal ministro della Difesa Chuck Hagel nel corso della sua recente visita di tre giorni a Pechino.
Fonti di intelligence di Washington confermano che Hagel è stato mandato con ordini della Casa Bianca e del consigliere di Sicurezza Nazionale Susan Rice di fare la voce grossa. Poco prima di partire, Hagel ha annunciato la spedizione di un cacciatorpediniere della classe Aegis in Giappone, così incrementando lo scudo missilistico in prossimità della Cina.
La dirigenza cinese ha reagito duramente. Il ministro della Difesa Chang Wanquan, nella conferenza stampa assieme al collega americano ha ammonito gli Stati Uniti a non cercare di “contenere” la Cina, dicendo che ciò è impossibile. Egli ha anche chiarito che Pechino non scenderà mai a compromessi quando si tratta di proteggere la propria sovranità territoriale. “Su questo tema non faremo alcun compromesso, alcuna concessione. Non è permessa nemmeno una piccola eccezione”.
Sotto la nuova dottrina americana della Air Sea Battle, sono concepiti attacchi preventivi contro i siti strategici sulla terraferma cinese, allo scopo di distruggere la capacità cinese di impedire l’accesso a certe aree. In risposta, i leader cinesi hanno già suggerito pubblicamente che potrebbero abbandonare la politica del “non primo uso” delle armi nucleari. Al pari di Russia e USA, la Cina possiede una crescente capacità sottomarina a distanza di lancio dagli Stati Uniti.
Così, anche la regione Asia-Pacifico, oltre alla minaccia anti-russa sul teatro europeo, diventa il possibile detonatore di un conflitto.
Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov si è recato il 15 aprile a Pechino, precedendo la visita di Obama prevista per il 20 maggio. Mosca e Pechino hanno molti temi da discutere, compresa la convergenza tra il Ponte Eurasiatico agognato da Xi Jinping e lo sviluppo dell’estremo oriente russo perseguito da Putin. Ma il contenimento occidentale di Russia e Cina avrà la precedenza su tutti gli altri temi.

giovedì 17 aprile 2014

UN "JOBS ACT", MA A FAVORE DELLE BANCHE

La dolce donna ex Ministro Fornero voleva dare l'Aspic, ora il Renzi vuole concedere il Naspi. Tranquilli, i disoccupati continueranno a percepire il NADA.

UN "JOBS ACT", MA A FAVORE DELLE BANCHE

La campagna elettorale per il parlamento europeo è stata l'occasione per inflazionare nuovamente il termine "populismo", come accusa di facile presa, a causa dell'incertezza ed ambiguità della parola. Per il Fondo Monetario Internazionale sono "populisti" tutti coloro che rifiutano le sue politiche economiche tendenti a creare disoccupazione, a comprimere i consumi ed a privatizzare i servizi pubblici. In questo senso, una espressione che fa da sinonimo di populismo, e che risulta frequente nel lessico di fede fondomonetarista, è quello di "resistenza corporativa". 
Ma con il termine "populismo" viene spesso etichettata anche una politica tendente a screditare e delegittimare l'ordine costituzionale vigente in nome di un presunto rapporto diretto con la volontà popolare. Giocando sui due significati della parola "populismo", si può praticare un vero e proprio opportunismo acrobatico, facendo contemporaneamente il tifo per il Fondo Monetario Internazionale e per la "nostra bellissima Costituzione".
Per questo secondo significato del termine "populismo" già esisterebbe in effetti una definizione molto meno equivoca e più precisa: golpismo strisciante. Tale definizione pare però adattarsi perfettamente all'attuale esperienza di governo. Si era detto che Bersani non poteva governare poiché non aveva ricevuto abbastanza voti; in compenso oggi governa Renzi, che di voti non ne ha avuto nessuno. Renzi vorrebbe abolire l'attuale senato, sempre in nome di una volontà popolare di cui lui sarebbe il depositario, in base a quelle mirabilie di attendibilità che sono i sondaggi ed i post su twitter. Il golpista ovviamente non è Renzi in persona, ma la lobby che lo controlla, e non c'è molto da indagare per scoprire quale sia. 
Il "Jobs Act" del governo Renzi costituisce un buon esempio di come l'assistenzialismo a favore dei ricchi riesca a camuffarsi di intenti sociali. L'espressione "Jobs Act" è stata rubata alla propaganda di Obama, che nel 2011 spacciò come legge a favore dell'occupazione la solita fumosa serie di provvedimenti un po' patetici, che servono a nascondere il vero nocciolo della questione. 
In questi "Jobs Act" l'unico aspetto apparentemente concreto, riguarda le indennità di disoccupazione che dovrebbero fare da filo conduttore tra un lavoro precario e l'altro. Si tratta della vecchia idea lanciata dalla Organizzazione Internazionale del Lavoro - una agenzia ONU - già da una decina d'anni, cioè la "flexsecurity". In Italia la "flexsecurity" è stata spacciata come ponzata di questo o quel giuslavorista, mentre in realtà si tratta di veline delle solite organizzazioni internazionali, a loro volta controllate dalle note lobby. 
Anche Renzi ha lanciato questo sussidio di disoccupazione, con l'acronimo di NASPI, che dovrebbe sostituire la vecchia cassa integrazione in deroga, e che si spaccia come salvagente del lavoratore nel suo percorso da un'occupazione all'altra. 
Le banche statunitensi sono state le prime a capire quale gigantesco business finanziario potessero costituire queste indennità di disoccupazione. Infatti vari Stati americani hanno da tempo sostituito il tradizionale assegno con delle carte di credito prepagate (carta di debito), dietro la giustificazione ufficiale che sarebbero più pratiche. 
In realtà dopo un po' cominciano ad uscire i problemi, cioè le esose commissioni riscosse dalle banche su tutti i movimenti della carta di credito; ovviamente vi sono commissioni particolarmente alte sugli scoperti, ma anche il lasciare la carta inutilizzata per un po' di tempo comporta dei costi gravosi per l'utente. Il disoccupato finisce così per versare la gran parte del proprio sussidio alle banche. Così sono i ricchi a riscuotere l'elemosina dai poveri. 
Quando si parla di finanziarizzazione si pensa automaticamente alle Borse ed alle grandi speculazioni sui titoli azionari e del debito pubblico. Ma in effetti la finanziarizzazione va a coprire ogni aspetto della vita sociale, dalla sanità, alla previdenza, ai consumi, sino allo stesso rapporto di lavoro, nel quale la continuità non è assicurata più dalla stabilità dell'occupazione, ma dalla carta di credito che segue - e munge - il lavoratore in ogni suo movimento. Ormai è evidente da più di dieci anni che la cosiddetta "flessibilità", cioè la precarizzazione, non aumenta la produttività, ma, al contrario, tende drasticamente a diminuirla. In compenso, la precarizzazione costituisce il principale veicolo della finanziarizzazione del rapporto di lavoro. L'impoverimento crescente del lavoratore aumenta infatti la sua dipendenza dagli strumenti finanziari. La povertà non è un malaugurato effetto collaterale, ma costituisce essa stessa un business.

RUSSIA: L'ABOMINATO UOMO DELLE NEVI


RUSSIA: L'ABOMINATO UOMO DELLE NEVI
Putin con lo scrittore Alexander Solgenitsin
Tito Pulsinelli Che tempi memorabili quelli in cui un presidente russo prendeva a cannonate la sede del parlamento e poi mise all'asta tutto -letteralmente tutto- per quattro spiccioli. Era la vera e propria conquista dell'est per i globalisti. Per la modica spesa di 600 milioni di dollari, si aggiudicarono tutti i giacimenti, pozzi, condutture, raffinerie e stazioni di servizio dell'industria petrolifera. Una manna, e che simpatico quel Yeltsin, autentico eroe della democrazia elitista -versione etilica - che l'Occidente applaudiva fino a spellarsi le mani. Tempi virili, in cui i gagliardi “globalizzatori” sputavano anche nel piatto da cui
si ingozzavano. Vendettero la pelliccia dell'orso prima di averlo abbattuto. I maestri del galleggio si accalcarono attorno al carro del vincitore per rinnegare la “pianificazione”. In tutte le contrade, sgomitavano i neofiti (di primo e ultimo pelo) del novello sacerdozio del liberismo totale del “mercato”, borse e banche.

Spolparono quasi tutto, poi il “gran” Yeltsin passò a miglior vita. Non fecero in tempo a dargli in premio Nobel. Si sa, sono sempre i migliori ad andarsene. Le vacche ancora disponibili erano quelle più scheletriche. Inatteso come le sette piaghe, però, arrivò un abominevole uomo delle nevi, un temibile tiranno eurasiatico. Riprese a sventolare improbabili bandiere eretiche e antimoderniste: sovranità, protezionismo, centralità dello Stato nell'indirizzo della nazione, identità nazionale, economia mista. In più, una “assurda” pretesa di mantenere separato il potere economico da quello politico. Ad ogni costo.


Putin aprì le porte delle carceri a coloro che -alla ricchezza generata da delinquenziali privatizzazioni- volevano aggiungere anche il comando politico della Russia, con la compra all'ingrosso di elettori e di tutti i media. Tra Putin e i nuovi oligarchi venuti dal nulla, l'Occidente si schierò con questi ultimi. E voltò le spalle al volgo, disprezzandone l'iperdonabile  “populismo”. Mise in chiaro che democrazia si coniuga perfettamente con mafie organizzate, se aprono conti nelle banche di Londra.

L'ex colonnello del KGB, strappando all'arbitrio dei “mercati” il controllo delle risorse strategiche della nazione, generò i mezzi necessari per rinsaldare l'intelaiatura post-sovietica. Mise fino al culto dell'ognuno per se e mercato per tutti. Potè sostenere la domanda sociale di una popolazione data in pasto alle divinità antropofaghe del “modernismo”. Riuscì a rinsaldare la coesione sociale e il vigore del braccio armato, indispensabili per ogni progettualità propria. I distributori automatici di coccarde e brevetti democratici malcelavano lo stupore per il ciclo di +7% di crescita del sacro PIL.

Durante l'olimpiade di Pechino, portò una risposta militare fulminante alle provocazioni nel Caucaso da parte della Georgia, dimostrando che molta acqua era passata sotto i ponti dopo la disintegrazione della Yugoslavia. L'espansione abusiva della NATO verso est, nonostante lo scioglimento del Patto di Varsavia, era finita. La complicità atlantista della classe dirigente europea, con l'avallo dato a questo inganno, rinuncia all'occasione storica di ricostituire una difesa propria. Andò a rimorchio, non riprese le redini del destino geopolitico. L'ebrezza del neoliberismo è un lenitivo immediatista, risibile rispetto alla negata funzione di ponte storico tra le Americhe e l'Asia, Medioriente e Nordafrica.


 Gli europei non hanno il diritto di scambiare manufatti e tecnologie con l'energia e materie prime russe. La proposta di unpartenariato che apra la grande area eurasiatica, va oltre la dimensione meramente doganale. Perchè dischiude un'orizzonte di pace basato sulla coperazione di lungo periodo e la complementarietà. Non c'è stata risposta al discorso rivolto in lingua tedesca da Putin al Bundestang di Berlino.

L'Europa finanziarista autorizzata da Washington, può solo intrupparsi nelle avventure belliche imperiali, ultimo senile abbaglio di poter continuare a comandare su tutte e ogni cosa del mondo. Tragico, nel caso italiano, quando ricava solo perdite di forniture energetiche privilegiate e voluminose esportazioni in Libia, oltre al secolare ruolo nel Mediterraneo.

Minacce, ultimatum rinnovati e differiti, raggiri della “legalità internazionale” e bizze di varia indole non hanno piegato la Siria. La NATO non ha rischiato i suoi aerei contro la inviolabile barriera di radar e missili forniti dalla Russia. Il ripiego forzato su milizie noleggiate e feccia politica di avariata indole, dice che  il ricorso camuffato al terrorismo endogeno e importato, non paga . Distrugge ma non controlla nè addomestica. La fase propulsiva dell'espansionismo atlantista si è esaurita. Infranta sulle porte di Damasco dall'ampio arco multipolare che va dal BRICS alle 104 nazioni del Movimento Non-Allineati. La strada che porta a Teheran è sbarrata e si addiviene a più ragionevoli e miti conciliaboli.

I nemici sono tanti e la forza (bruta) è quel che è. L'armata russa sarà pure obsoleta, ma ha livelli di eccelenza nel dominio dei cieli, in grado di neutralizzare caccia e portaerei. Impossibile chiudere il mar della Cina per controllarne l'unico sbocco e asfissiarla, e contemporaneamente mettere in inginocchio gli ayatollah.Poi trasformare il mar Nero in un bunker invalicabile che scacci Mosca dal Mediterraneo e dal Medioriente è proprio una... roulette russa. Chi -nell'esercizio pieno delle facoltà mentali- può credere che Washington (e l'entità-UE) oggi può sbaragliare simultaneamente Russia e Cina, riavvicinate e confluenti?


Il colpo di mano per cambiare il governo di Kiev è stato “facile” però non garantisce il controllo dell'Ucraina. L'implosione innescata è inarrestabile, anche con una Federazione o Confederazione, poichè gli Stati Uniti e Bruxelles dovrebbero metter mano al portafogli per garantire il minimo di operatività ai lacchè istallati in loco. Le sanzioni masochistiche, lasciano spazio alla contromossa “economica” del Cremlino, che sposterà definitivamente l'asse geo-economico verso l'oriente. Gli idrocarburi che non affluiranno più verso l'Europa saranno ben ricevuti dalla Cina e India.
Ci si può pure gingillare con la favola delle navi che trasporteranno il gas che gli Stati Uniti estrarranno nel prossimo futuro. Quel che è certo è che -comunque andrà a finire- le forniture russe saranno tagliate del 30%. E' il prezzo per l'indecente collaborazionismo con il Pentagono.

Putin dispone di una ulteriore ed estrema contromossa sull'arroventato scacchiere. Fornire all'Iran il sistema di difesa aerea SS-300 o SS-400 che l'immunizzerebbe definitivamente da ogni minaccia di Israele, Arabia saudita e NATO. Una svolta imprevista per i negoziati sulla regolamentazione dell'energia nucleare, in cui l'unilateralismo degli atlantisti cozzerebbe contro un muro.

Da tempo è in corso una guerra commerciale, monetaria, finanziaria, demografica, culturale e mediatica. In alcuni casi c'è anche il ricorso ai mezzi militari. L'eliteeuropea si presterà ancora una volta a che gli Stati Uniti combattano l'ennesima guerra fuori del loro territorio? Continuerà ad abboccare all'amo di sanzioni contro paesi con cui Washington non commercia da trent'anni (Iran)? O dove sono esposti in misura assai minore dell'entità-UE?
Il masochismo non è più giustificato neppure dal livello dall'aumentata subordinazione, ormai dilatata oltre i limiti angusti fissati dagli armistizi del 1945. Yalta è morta, come pure l'unipolarismo. L'Europa deve risollevare la testa e volgere lo sguardo altrove: esiste anche il sud e l'oriente, oltre e contro il predatorio asse Atlantico sta avanzado il multipolarismo. Ritrovare più spazi di autonomia e' possibile, mandando a casa l'attuale gruppo dirigente sovranazionale. E' solo un'ombra del globalismo espansionista, approdato all'ultima spiaggia militarista.

Boldrini: “Gli immigrati? Presto diventeremo tutti come loro”

ma perché lei non da il buon esempio?
Gli immigrati hanno la scorta anche per i figli ed auto blu? Perché non vive come i rom?
Poi per gli italiani, soprattutto quelli sotto sfratto e disoccupati, poter essere alloggiati in alberghi e sfamati e ricevere 40-50 euro al giorno sarebbe UNA CONQUISTA. Attualmente non godono, gli italiani, di questo diritto.
Vedi anche: Multinazionali e immigrazione: quando l’accoglienza è profitto

Boldrini: “Gli immigrati? Presto diventeremo tutti come loro”
Roma, 15 apr – Si è tenuta in questi giorni la presentazione delRapporto 2014 di Italiadecide dedicato al turismo italiano. Ospite d’onore il presidente della Camera Laura Boldrini, la cui sparata sui servizi di lusso offerti ai turisti e non ai migranti è stata ripresa con fragore da tutti i media (anche sul nostro sito). Ma quello che è passato inosservato a tutti, complice anche l’ironia globale suscitata per la suddetta affermazione, è stato un discorso molto più grave che nasconde un’ideologia scioccante. Nel ricordare a tutti che l’accoglienza deve essere il fulcro di ogni tipo di politica, sia essa turistica, culturale o economica, il presidente Boldrini ci ha raccontato il suo sogno di un mondo che farebbe impallidire qualunque scrittore di fantascienza distopica. Nel suo discorso ha parlato testualmente di “libera circolazione delle persone” perché nel futuro si dovranno “muovere i capitali, muovere le merci, muovere gli esseri umani”. L’essere umano dunque paragonato alla merce e al capitale, libero di circolare nella “nuova sfida della globalizzazione” (sic). Ma non è tutto: il migrante, per Laura Boldrini, è proprio “l’avanguardia di questa globalizzazione” e soprattutto è “l’avanguardia dello stile di vita che presto sarà lo stile di vita di moltissimi di noi“. Ecco dunque il mondo perfetto di Laura Boldrini: la globalizzazione compiuta, un mondo dove si può disporre di esseri umani come di merci e capitali, in cui trasferimento e flusso di persone è libero in funzione dei mercatie della convenienza di chi può disporne a suo piacimento. E il processo di emigrazione e immigrazione selvaggia, che sradica i nuovi schiavi dalla propria nazione – quasi sempre in seguito a “missioni di pace umanitarie” per “esportare la democrazia” dietro cui si nascondono le guerre per lo sfruttamento di risorse o per fini strategici di posizionamento geopolitico – viene finalmente descritto come ciò che è sempre stato: l’avanguardia della globalizzazione. Non solo, ma è l’avanguardia del nostro prossimo stile di vita. E lo stile di vita del migrante, come Laura Boldrini sa benissimo tanto da averlo fatto notare, non è quello del viaggiatore che conosce posti, culture e mestieri  nuovi, ma è quello di un sottoproletario costretto ad abbandonare la casa, a consegnarsi in mano a criminali che ti stipano in un battello e ti fanno naufragare sulla costa più vicina, a vivere ghettizzato in catapecchie e a lavorare sottopagato per permettere l’abbattimento dei salari e dei diritti dei lavoratori. Certo non una prospettiva idilliaca, ma la Boldrini ha lasciato un’àncora: non sarà così per tutti, solo per moltissimi. Di certo non sarà così quei pochissimi che riusciranno a sfruttare questo “capitale umano” – mai termine ora potrà essere più adatto – per i mercati.

Eccoci dunque all’ultimo atto: l’intera propaganda che per anni è stata appannaggio dell’estrema sinistra più o meno istituzionalizzata e autodefinitasi “no global” e “anticapitalista”, che va dall’abbattimento delle frontiere alla difesa dell’immigrazione selvaggia,  dalla svendita di sovranità alle battaglie per far sparire ogni residuo di stato nazionale fino ad arrivare al completo sradicamento di ogni tipo di identità – parola quasi maledetta dagli “antagonisti” del nuovo millennio – va a confondersi e alla fine identificarsi con il grimaldello avanguardista del mondo della globalizzazione e del turbo-capitalismo. D’altra parte sarebbe bastato accorgersi che l’utopia comunista che ha mosso i sedicenti no-global altro non è altro che un mondo senza frontiere, senza nazioni, senza popoli, senza identità. E che il mondo sognato dagli speculatori turbo-finanziari è quello di un mercato senza frontiere, senza nazioni, senza popoli e senza identità. Era facile, qualcuno lo ha sempre detto, seppur trattato come un matto. Ora però chi lo va a spiegare ai no-global che a furia di sventolare bandiere rosse hanno fatto da apripista del mercato globale?

Carlomanno Adinolfi

http://www.ilprimatonazionale.it/2014/04/15/boldrini-gli-immigrati-presto-diventeremo-tutti-come-loro/

Il volo MH370: un'operazione non solo Israeliana.

Nota curiosa: in questo articolo, LA SHOAH: RISORSA FINANZIARIA E RELIGIONE PLANETARIA, si legge:
Leggiamo la notizia: «All’inizio della settimana verrà firmato un nuovo accordo a Gerusalemme dalla cancelliera tedesca Angela Merkel. La Germania garantirà agli israeliani servizi consolari in paesi quali Indonesia, Malesia, Arabia Saudita, ecc., dove Israele non ha rappresentanze diplomatiche.


Tradotto e Riadattato da Fractions of Reality

Che ruolo, nella scomparsa del volo MH370, può essere stato interpretato da Israel e dagli USA ?

A Rense, il giornalista Yoichi Shimatsu spiega la sua convinzione secondo cui è stato Israele a rapire il volo MH370.

Secondo Yoichi Shimatsu:

1. Israele ha probabilmente rapito i 20 esperti Freescale Semiconductor a bordo di MH370, al fine di rubare la tecnologia di difesa più avanzata d'America.

2. Gli israeliani hanno probabilmente confinato e assassinato Philip Wood, l'americano a bordo del MH370, che è più probabilmente un agente della Defense Intelligence Agency (DIA).

3. Israele voleva rubare la tecnologia Freescale denominata Kinetis KL02 e KL03, piuttosto che aspettare di pagare per i diritti di licenza, perché il micro-controllore è urgentemente necessario per l'imminente attacco militare di Israele contro l'Iran.

La nuova tecnologia permette a minuscole armi robotiche che volano, lanciati da sottomarini Dolphin, di attaccare installazioni militari sotterranee.

4. Il passeggero Wood è stato trasferito a Kuala Lumpur e Pechino a seguito di una firma del contratto IBM con Freescale Semicondutor. La sede di Austin della Freescale è fortemente dipendente dai programmatori asiatici.

I micro-controllori della Freescales venivano prodotti nella periferia di Kuala Lumpur.

5. Nessuna unità forza aerea ha tanta esperienza nel dirottamento aereo come la Special Surface-Air denominata l'Unità Squadra 5101, il più segreto gruppo di forze speciali di Israele, che è conosciuto con il termine ebraico per "martin pescatore" o Shaldag.

Nevatim Air Base

6. In collaborazione con la stazione del Mossad a Singapore e a Pechino, il gruppo delle operazioni speciali israeliano ha ideato il piano operativo per rapire i programmatori Freescale e impossessarsi degli hard disk a bordo del volo MH370.

Il volo MH370 è probabilmente volato alla Nevatim Air Base a sud di Beersheba e vicino al reattore nucleare di Dimona.


Tuttavia, se l'attacco MH370 è come l'attacco alla USS Liberty, sia gli Stati Uniti e che Israele possono essere incolpati per la scomparsa dell'aereo malese.

Sembrerebbe che sia Israele che gli Stati Uniti abbiano cercato di affondare la USS Liberty nel 1967.

L'obiettivo di questa operazione false flag era quello di fornire una scusa per attaccare l'Egitto.

Le seguenti dichiarazioni sono apparsa nel libro STORIA MILITARE MH-122, dicembre 2003

"Il presidente Lyndon B. Johnson e alcuni funzionari chiave, vedendo il premier egiziano, Gamel Abdel Nasser , sempre più vicino a posizioni sovietiche e quindi come una minaccia, fecero accordi segreti per aiutare Israele, a giugno, nell'offensiva con l'intenzione di rovesciare Nasser.

"Come parte dell'operazione, Cyanide, la USS Liberty fu mandata ad operare al largo della costa del Sinai, dove doveva essere affondato con tutto l'equipaggio da aerei e torpedinieri israeliani senza segni di riconoscimento, dopo questo accadimento gli Stati Uniti avrebbero dovuto dare la colpa dell'attacco contro l'Egitto e lanciare attacchi aerei contro il Cairo...

USS LIBERTY

"Il rifiuto ostinato dell'equipaggio della LIBERTY di morire o lasciare che la loro nave affondasse dopo 75 minuti di attacco aereo e dal mare - a dispetto di due navi americane che stavano andando in soccorso della Liberty ma che furono inspiegabilmente richiamate indietro - ha portato alla cancellazione di Operation Cyanide. Israele ha portato le sue scuse ufficiali e ha ammesso di aver commesso un 'errore tragico".

L'11 Settembre 2001 non è stato solo il lavoro degli israeliani. E' stata un'operazione che ha coinvolto molti governi.

Le Informazioni sull'Operation Cyanide sono state scoperte dall'ex giornalista investigativo della BBC Peter Hounam.

Secondo quanto riferito, il piano americano era quello di affondare la Libertà e dare la colpa alla Russia ed all'Egitto.

Secondo un articolo di American Free Press, "E ora chiaro che le personalità politiche, di intelligence e molti militari americani hanno giocato un ruolo chiave nella creazione del caso "Liberty".

"Il piano era quello di affondare la indifesa e disarmata nave americana in acque internazionali al largo delle coste egiziane. I sovietici e i loro alleati arabi (in particolare l'Egitto) sarebbe poi stati incolpati per l'evento."

Nota curiosa: in questo articolo, LA SHOAH: RISORSA FINANZIARIA E RELIGIONE PLANETARIA, si legge:
Leggiamo la notizia: «All’inizio della settimana verrà firmato un nuovo accordo a Gerusalemme dalla cancelliera tedesca Angela Merkel. La Germania garantirà agli israeliani servizi consolari in paesi quali Indonesia, Malesia, Arabia Saudita, ecc., dove Israele non ha rappresentanze diplomatiche.


Tradotto e Riadattato da Fractions of Reality

Che ruolo, nella scomparsa del volo MH370, può essere stato interpretato da Israel e dagli USA ?

A Rense, il giornalista Yoichi Shimatsu spiega la sua convinzione secondo cui è stato Israele a rapire il volo MH370.

Secondo Yoichi Shimatsu:

1. Israele ha probabilmente rapito i 20 esperti Freescale Semiconductor a bordo di MH370, al fine di rubare la tecnologia di difesa più avanzata d'America.

2. Gli israeliani hanno probabilmente confinato e assassinato Philip Wood, l'americano a bordo del MH370, che è più probabilmente un agente della Defense Intelligence Agency (DIA).

3. Israele voleva rubare la tecnologia Freescale denominata Kinetis KL02 e KL03, piuttosto che aspettare di pagare per i diritti di licenza, perché il micro-controllore è urgentemente necessario per l'imminente attacco militare di Israele contro l'Iran.

La nuova tecnologia permette a minuscole armi robotiche che volano, lanciati da sottomarini Dolphin, di attaccare installazioni militari sotterranee.

4. Il passeggero Wood è stato trasferito a Kuala Lumpur e Pechino a seguito di una firma del contratto IBM con Freescale Semicondutor. La sede di Austin della Freescale è fortemente dipendente dai programmatori asiatici.

I micro-controllori della Freescales venivano prodotti nella periferia di Kuala Lumpur.

5. Nessuna unità forza aerea ha tanta esperienza nel dirottamento aereo come la Special Surface-Air denominata l'Unità Squadra 5101, il più segreto gruppo di forze speciali di Israele, che è conosciuto con il termine ebraico per "martin pescatore" o Shaldag.

Nevatim Air Base

6. In collaborazione con la stazione del Mossad a Singapore e a Pechino, il gruppo delle operazioni speciali israeliano ha ideato il piano operativo per rapire i programmatori Freescale e impossessarsi degli hard disk a bordo del volo MH370.

Il volo MH370 è probabilmente volato alla Nevatim Air Base a sud di Beersheba e vicino al reattore nucleare di Dimona.


Tuttavia, se l'attacco MH370 è come l'attacco alla USS Liberty, sia gli Stati Uniti e che Israele possono essere incolpati per la scomparsa dell'aereo malese.

Sembrerebbe che sia Israele che gli Stati Uniti abbiano cercato di affondare la USS Liberty nel 1967.

L'obiettivo di questa operazione false flag era quello di fornire una scusa per attaccare l'Egitto.

Le seguenti dichiarazioni sono apparsa nel libro STORIA MILITARE MH-122, dicembre 2003

"Il presidente Lyndon B. Johnson e alcuni funzionari chiave, vedendo il premier egiziano, Gamel Abdel Nasser , sempre più vicino a posizioni sovietiche e quindi come una minaccia, fecero accordi segreti per aiutare Israele, a giugno, nell'offensiva con l'intenzione di rovesciare Nasser.

"Come parte dell'operazione, Cyanide, la USS Liberty fu mandata ad operare al largo della costa del Sinai, dove doveva essere affondato con tutto l'equipaggio da aerei e torpedinieri israeliani senza segni di riconoscimento, dopo questo accadimento gli Stati Uniti avrebbero dovuto dare la colpa dell'attacco contro l'Egitto e lanciare attacchi aerei contro il Cairo...

USS LIBERTY

"Il rifiuto ostinato dell'equipaggio della LIBERTY di morire o lasciare che la loro nave affondasse dopo 75 minuti di attacco aereo e dal mare - a dispetto di due navi americane che stavano andando in soccorso della Liberty ma che furono inspiegabilmente richiamate indietro - ha portato alla cancellazione di Operation Cyanide. Israele ha portato le sue scuse ufficiali e ha ammesso di aver commesso un 'errore tragico".

L'11 Settembre 2001 non è stato solo il lavoro degli israeliani. E' stata un'operazione che ha coinvolto molti governi.

Le Informazioni sull'Operation Cyanide sono state scoperte dall'ex giornalista investigativo della BBC Peter Hounam.

Secondo quanto riferito, il piano americano era quello di affondare la Libertà e dare la colpa alla Russia ed all'Egitto.

Secondo un articolo di American Free Press, "E ora chiaro che le personalità politiche, di intelligence e molti militari americani hanno giocato un ruolo chiave nella creazione del caso "Liberty".

"Il piano era quello di affondare la indifesa e disarmata nave americana in acque internazionali al largo delle coste egiziane. I sovietici e i loro alleati arabi (in particolare l'Egitto) sarebbe poi stati incolpati per l'evento."