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lunedì 13 ottobre 2014

Draghi: un messaggio dai toni inquietanti

In un articolo di Bottarelli si fa riferimento al "proclama" di Deutsche Bank e poi nell'articolo prosegue :"i tedeschi ci prendono per i fondelli" 
Quello che mi da fastidio è che si attribuisce ad una banca privata la volontà di un popolo, come dire che in Italia si è rappresentati da Unicredit cosa che a nessuno viene in mente di associare ma per i tedeschi a quanto pare non vale, sembra che abbiano volontariamente scelto di farsi rappresentare da Deutsche Bank ma tant'è. Questa attribuzione, volutamente forzata da media, tanto mainstream quanto da pseudo addetti alla controinformazione, come propaganda, viene ripetuta ad ogni piè sospinto, non è certo solo il sussidiario a suggerire questo accostamento: volontà banca privata=volontà del popolo scientemente e liberamente espressa. Volevo solo far notare le parole di Draghi: “Se non fanno le cose giuste spariranno per sempre dalla scena politica, perché non saranno rieletti”. Vedi art sotto riportato da Finanza in chiaro

Senz'altro Mr Goldman Sachs farà le veci della Merkel??

Che dire di quest'altra notizia, Borse: in Europa la grande malata è la Germania
Chi siamo noi per contraddire il verbo della finanza?? Se lo dicono i mercati,sarà senz'altro vero ed i mercati sono noti per fare il bene dei popoli no?
Ma nessuno si chiede come mai tali mercati si scatenano ora contro un paese o politico ora contro un altro? Eppure quando fu imposto Monti a suon di spread, il perché era assai evidente, quindi, cosa non sta facendo la Germania o a cosa si sta opponendo che alla finanza tanto farebbe comodo??? E' contraria all'eurobond, contraria ai Quantitative Easing, o perché contrari all'acquisto di titoli tossi


Draghi: un messaggio dai toni inquietanti
12 ottobre 2014

Sappiamo tutti che col termine di “linguaggio mafioso” intendiamo un modo di esprimersi allusivo, ma al tempo stesso minaccioso, quasi mai diretto e, proprio per questo, forse ancor più intimidatorio.

Quando però l’allusione non viene compresa, il linguaggio mafioso può anche diventare schietto e diretto, ma, in questo caso, si tratta anche dell’ultimo avvertimento.

E’ la considerazione che mi sono sentito di fare quando ho letto la dichiarazione di Mario Draghi: “Se non fanno le cose giuste spariranno per sempre dalla scena politica, perché non saranno rieletti”.

Dunque, facciamo chiarezza, Mario Draghi è … il Presidente della Bce, quindi un banchiere centrale, i suoi interventi dovrebbero riguardare essenzialmente i mercati finanziari e limitarsi alle questioni di politica monetaria.

In questo caso, invece, egli non solo si intromette in questioni che non gli competono, ma va molto al di là.

Andiamo con ordine. Chiediamoci innanzitutto a chi si sta rivolgendo Draghi. Sembrerebbe evidente che il suo sia un monito agli attuali governanti dei vari Stati dell’eurozona, ma a tutti? Beh, no di certo, diciamo solo a quelli “indisciplinati”. E chi sono questi? Proviamo ad indovinare: Hollande? Renzi?

Ora, se Draghi avesse fatto solo “un’invasione di campo” il problema sarebbe stato di poco conto, spingersi al di fuori della propria sfera di competenza non può essere considerato un crimine, qui, però, la cosa è di ben altro spessore.

Draghi minaccia addirittura di “far sparire dalla scena politica” e “per sempre” chi “non fa le cose giuste” … e le cose giuste chi le decide? Lui?

Ed, ancor peggio, aggiunge “perché non saranno rieletti” … e chi decide coloro che verranno eletti? Lui? O il popolo sovrano?

Sembra proprio, a leggere le parole di Draghi, che le elezioni siano una sceneggiata, una specie di pantomima, per far credere ai cittadini di vivere in una democrazia e quindi far loro ritenere che sia il popolo ad essere sovrano, mentre nella realtà è lui, sì insomma il potere che egli rappresenta, a decidere chi sarà eletto e chi no.

Ma a vostro parere è accettabile, per un cittadino che crede di vivere in una società democratica, sentire certe affermazioni?

E nessuno ha niente da obiettare a Draghi? Dobbiamo davvero accettare tutto passivamente?

C’è di che rimanere allibiti!

sabato 11 ottobre 2014

Guerra a Ebola o Guerra per il Petrolio?

già a settembre si ebbe notizia di questa "strana iniziativa" Ebola, 3 mila soldati Usa in Africa. Obama: “Il virus è fuori controllo”

Soldati per "combattere" il virus? O la solita operazione di "contenimento"??

vedi anche Ebola è un brevetto del Governo degli Stati Uniti d’America

Guerra a Ebola o Guerra per il Petrolio? Se si controlla il petrolio, è possibile controllare intere nazioni‘. [Henry Kissinger]

Il presidente Nobel per la Pace Barack Obama sembra destinato ai libri di storia come il presidente che ha guidato la più aggressiva serie di guerre mai combattute dalle bellicose amministrazioni Washington. Nemmeno George Bush e Dick Cheney gli si avvicinano.

In primo luogo, prima che l’inchiostro si asciugasse sul suo diploma da premio Nobel, Obama annunciava il “surge” in Afghanistan, inviando altri 30000 militari statunitensi in quella parte distrutta del mondo. Poi venne la guerra di Obama contro la Libia di Gheddafi, subito seguita dalla guerra per cercare di rovesciare il siriano Bashar al-Assad. Subito dopo venne “la guerra per la democrazia in Ucraina”, altrimenti meglio nota come tentativo di Obama di provocare la Russia a un nuovo scontro con la NATO, appoggiando un branco di oligarchi, criminali e neo-nazisti a Kiev.

A luglio, l’amministrazione Obama spingeva il presidente a tentare una seconda volta di bombardare la Siria, presumibilmente per distruggere il SIIL, fanatica setta sunnita jihadista che sarebbe una joint venture tra CIA e intelligence israeliana. Ora i consiglieri di Obama, senza dubbio guidati dalla sanguinaria consigliera della sicurezza nazionale Susan Rice, hanno creato una nuova guerra, quella contro ebola. Il 16 settembre, il presidente Obama dichiarava solennemente tale guerra, annunciando con grande sorpresa della maggioranza dei cittadini in salute, che aveva ordinato a 3000 soldati statunitensi, i cosiddetti “stivali sul terreno” che il Pentagono si rifiuta d’inviare in Siria, d’intraprendere la guerra contro… un virus?

Con un’accurata apparizione presso il Centro per il Controllo delle Malattie (CDC) statunitense, Obama ha letto un discorso agghiacciante. Definiva i presunti focolai di ebola in Africa occidentale “minaccia globale che richiede una risposta davvero globale. È un’epidemia che non solo minaccia la sicurezza regionale, ma potenziale minaccia alla sicurezza globale, se questi Paesi si spezzassero, se le loro economie si spezzassero, la gente andrebbe nel panico”. Obama continuava evocando immagini che avrebbero fatto sbavare d’invidia il romanziere di Andromeda Strain, Michael Chrichton. Obama ha aggiunto “ha effetti profondi su tutti noi, anche se non contraiamo direttamente la malattia. Tale epidemia è già fuori controllo“.

Con tale introduzione da rizzare i capelli, il presidente della più grande potenza mondiale annunciava la sua risposta. Nel ruolo di comandante in capo degli Stati Uniti d’America annunciava di aver ordinato a 3000 soldati statunitensi di recarsi in Africa occidentale per ciò che chiama “la maggiore risposta internazionale nella storia del CDC“, senza chiarire se il loro compito sia sparare al virus ovunque appaia, o sparare a qualsiasi povero sventurato africano sospettato di aver l’ebola. Poco importa che l’esercito statunitense non abbia nemmeno 3000 uomini con una minima formazione in salute pubblica. Prima di andare tutti nel panico e fare la coda per comprare milioni di “vaccini anti-ebola” non testati ed altamente pericolosi che le principali aziende farmaceutiche si preparano a gettare sul mercato, alcune peculiarità dell’epidemia di ebola in Africa sono degne di nota.


Morti per ebola certificate?

La direttrice dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Margaret Chan, in una conferenza stampa del 13 settembre lanciava l’allarme, avvertendo che ebola in Africa occidentale è fuori controllo. “Nei tre Paesi più colpiti, Guinea, Liberia e Sierra Leone, il numero di nuovi pazienti aumenta assai più velocemente rispetto alla capacità di gestirli“, affermava Chan, secondo cui quasi la metà dei 301 operatori sanitari che si occupavano dei presunti pazienti di ebola era morta, e che 2400 persone su 4784 casi in Africa erano morte di ebola. L’8 agosto, Chan dichiarava che l’ebola in Africa è un'”emergenza sanitaria internazionale”, qualunque cosa ciò significhi. Un grosso problema per Chan e i suoi sostenitori, tuttavia, è che le loro statistiche su ebola sono molto, molto dubbie.


Per chi ha la memoria corta, è la stessa Margaret Chan dell’OMS di Ginevra colpevole, nel 2009, di aver diffuso il panico mondiale per far assumere vaccini non provati sull'”influenza suina”, dichiarandola pandemia globale con statistiche che basate sui sintomi del raffreddore comune spacciati per “influenza suina”, come nasi occlusi, tosse, starnuti, mal di gola. Mutando la definizione dell’OMS dell’influenza suina, permise che le statistiche della malattia dichiarassero la pandemia. Una frode totale, criminale, commessa da Chan consapevolmente o inconsapevolmente (potrebbe essere semplicemente stupida, ma le prove suggeriscono il contrario), a nome dei cartelli farmaceutici di Stati Uniti e Unione europea.
In un recente articolo del Washington Post si è ammesso che il 69% dei casi di ebola in Liberia non è stato confermato dagli esami del sangue nei laboratori. La Liberia è l’epicentro dell’allarme ebola in Africa occidentale. Più della metà dei presunti morti di ebola, 1224, e quasi la metà di tutti i casi, 2046, sono in Liberia, dice l’OMS. E il test diagnostico dell’US FDA per la conferma in laboratorio di ebola è talmente viziato che l’FDA ha proibito a chiunque di affermare che sia sicuro o efficace. Ciò significa che una parte significativa del restante 31% dei casi di ebola confermati in laboratorio potrebbe essere falso. In breve, nessuno sa di cosa 1224 liberiani siano morti nelle ultime settimane. Ma l’OMS afferma che sia ebola. Si noti che i Paesi colpiti dalla allarme ebola sono tra le regioni più povere e travagliate dalla guerra di tutto il mondo.

Le guerre per i diamanti insanguinati e le guerre tribali coloniali genocide hanno lasciato una popolazione devastata e mal-nutrita. L’OMS indica ufficialmente ebola, ora rinominato EVD per malattia da virus ebola, “I primi focolai di EVD sono apparsi in villaggi remoti nell’Africa centrale, presso foreste pluviali tropicali, ma la più recente epidemia in Africa occidentale ha interssato importanti zone urbane e rurali...” OMS osserva inoltre che, “Si pensa che i pipistrelli della frutta della famiglia Pteropodidae siano naturali veicoli del virus ebola. Ebola è diffuso nella popolazione umana attraverso trasmissione di sangue, secrezioni e altri fluidi corporei da animali infetti, come scimpanzé, gorilla, pipistrelli della frutta, scimmie, antilopi forestali e istrici trovati malati o morti nelle foreste pluviali“. Poi il rapporto ufficiale dell’OMS su ebola del settembre 2014, afferma: “difficilmente si distingue EVD da altre malattie infettive come malaria, febbre tifoidea e meningite“.
Mi scusi, Margaret Chan, può ripeterlo lentamente? Difficile distinguere EVD da altre malattie infettive come malaria, febbre tifoidea e meningite? Ammettendo che il 69% dei casi dichiarati non sia mai stato adeguatamente testato? E affermate che i sintomi di ebola sono “improvvisa comparsa di febbre, stanchezza, dolori muscolari, mal di testa e mal di gola. Seguiti da vomito, diarrea, eruzioni cutanee, disfunzione renale ed epatica, e in alcuni casi, emorragie interne ed esterne“? In breve, la nuova guerra del presidente Obama a ebola ha solo una base vaga ed infondata.

Un aspetto sorprendente della nuova preoccupazione del presidente degli Stati Uniti per la situazione in Liberia e in altri Stati dell’Africa occidentale, in cui si parla di presunte ondate di ebola, è la presenza di enormi giacimenti di petrolio non ancora sfruttati. Le coste al largo della Liberia e dell’Africa occidentale, nella comoda mappa delle “zone di ebola”, presentano vaste risorse di gas e petrolio non sfruttate. La questione del petrolio in Africa occidentale, in particolare nelle acque del Golfo di Guinea, è sempre più strategica sia per la Cina che gira per il mondo in cerca di sicure future fonti d’importazione di petrolio, e gli Stati Uniti, la cui geopolitica del petrolio è riassunta da una battuta dell’allora segretario di Stato Henry Kissinger, nel 1970: ‘Se si controlla il petrolio, è possibile controllare intere nazioni‘.
L’amministrazione Obama e il Pentagono continuano la politica di George W. Bush, che nel 2008 creò l’US Africa Command o AFRICOM, per combattere la crescente presenza economica cinese in Paesi africani potenzialmente ricchi di petrolio. L’Africa occidentale è un forziere petrolifero rapidamente emergente, a malapena sfruttato. Uno studio del dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti prevede che la produzione di petrolio africano aumenti del 91 per cento tra il 2002 e il 2025, pertanto il presente allarme ebola nella regione. Le compagnie petrolifere cinesi sono sempre più attive in Africa occidentale, e in tutta l’Africa, in particolare Angola, Sudan e Guinea, ultimo epicentro della nuova guerra a ebola in cui Obama invia truppe.

Se il presidente degli Stati Uniti fosse sinceramente preoccupato di contenere una emergenza sanitaria, avrebbe potuto guardare all’esempio della nazione caraibica, dichiarata paria dagli statunitensi, Cuba. Reuters riferisce che il governo cubano, della piccola isola-nazione di 11 milioni di abitanti finanziariamente in difficoltà ed economicamente sanzionata, con un bilancio nazionale di 50 miliardi di dollari, un PIL di 121 miliardi e PIL pro capite di poco più di 10000 dollari, ha inviato 165 medici in Africa, nelle regioni con focolai di ebola. Washington invia 3000 truppe. C’è del marcio riguardo lo spaventoso ebola.

Fonte & Fonte
http://freeondarevolution.blogspot.it/2014/10/guerra-ebola-o-guerra-per-il-petrolio.html?utm
http://altrarealta.blogspot.it/

venerdì 3 ottobre 2014

DIETRO L'UNDERSTATEMENT DI OBAMA-KERRY, L'ATTACCO ALLA SIRIA E ALL'EUROPA

La vera notizia di questi giorni non riguarda i video-omicidi dell'ISIS, ma il fatto che, con il pretesto dell'ISIS, gli USA stiano bombardando la Siria. Da molti giorni gli aerei USA stanno colpendo le installazioni petrolifere siriane, con la giustificazione che sarebbero sotto il controllo dell'ISIS, ma nessuna prova è stata mai fornita a riguardo. La campagna mediatica sull'ISIS denota le tipiche tecniche dell'infantilizzazione dell'opinione pubblica, costretta ad inseguire i fantasmi di fiabe/horror, mentre le notizie autentiche rimangono sullo sfondo. Ad esempio, il nuovo emiro del Qatar fa sapere al mondo che non vi è speranza di sconfiggere l'ISIS se non si liquida prima Assad.

Quale potrebbe essere il nesso tra le due cose, la sconfitta dell'ISIS e l'eliminazione di Assad? Il nesso è lo stesso Qatar. Infatti, in base alle notizie non di Russia-Today, ma della stessa stampa "occidentale", è tuttora proprio il Qatar il maggiore finanziatore dell'ISIS; e siamo sull'ordine dei miliardi di dollari. Il Qatar è, dopo Israele, il più importante alleato/complice degli USA nella regione del Vicino-Medio Oriente, e ciò deve pur indicare qualcosa riguardo la vera natura dell'ISIS.

Oggi per molti c'è di che spassarsi con dibattiti storici infiniti su quale sia il vero Islam; ma la fiaba-ISIS è fornita anche in una versione hard per un pubblico a cui piacciano le trame più intricate. Come già aveva fatto in passato per Al Qaeda, Hillary Clinton ha ammesso che i jihadisti dell'ISIS (o ISIL) sono una creazione degli USA, che poi sarebbe sfuggita di mano. L'ex segretario di Stato USA attribuisce però la colpa di tutto alla eccessiva prudenza di Obama, il quale non avrebbe saputo affondare il colpo contro Assad quando era il momento, ed ora si ritroverebbe con la grana ISIS da gestire. La Clinton fa ricorso a tutto il repertorio del machismo occidentalistico, arrivando ad indicare Netanyahu come il modello da imitare. Peccato che Netanyahu, nonostante il divario di forze a suo favore e la sua escalation criminale, non l'abbia affatto spuntata con Hamas.

  Ma queste sono circonvoluzioni demenziali per filoamericani ad ogni costo, infatti la Clinton non ci spiega in che modo la caduta di Assad avrebbe potuto rendere maggiormente gestibili le milizie ISIS, visto che la Libia dopo la caduta di Gheddafi è diventata appunto una base per milizie jihadiste. Obama e Kerry sono spesso rimproverati dai commentatori più "occidentalisti" per essersi dimostrati deboli nella vicenda siriana e di essersi ritirati ingloriosamente di fronte ai "niet" di Putin. Al contrario, l'attacco alla Siria, grazie all'invenzione dell'ISIS, ora è in pieno svolgimento. L'ISIS non è per niente sfuggita di mano, visti i risultati che sta dando. Obama dice che non invierà truppe ad occupare terre straniere, ed infatti oggi agli USA non conviene affrontare i costi di un'occupazione, dato che è più che sufficiente la destabilizzazione per ottenere i propri scopi.

  Obama e Kerry sono probabilmente soltanto dei public relation-men a cui è affidata la messinscena dell'understatement, cioè di questi USA in panni dimessi, incerti e di basso profilo; mentre invece l'aggressività imperialistica si esercita in modo sempre più spregiudicato dietro le quinte del palcoscenico mediatico. Le cose non vanno diversamente in Europa, dove pure vige il rituale lamento circa una presunta carenza di leadership negli USA, che sarebbe alla base del presunto stallo nei negoziati per il nuovo mercato transatlantico, il TTIP.

Che il negoziato USA-UE sul TTIP tenda allo stallo, è del tutto normale, visto il grado di incompatibilità delle legislazioni delle due aree. Ma le prospettive del TTIP non sono affatto legate alle sorti del negoziato. Un noto economista come Stiglitz ha potuto facilmente osservare che già attualmente non esistono norme o dazi che impediscano il crescere del volume di scambi commerciali tra USA e UE, e che il vero oggetto del contendere riguarda l'allargamento del margine di manovra per le multinazionali, ed il conseguente restringimento della possibilità per gli Stati di introdurre norme di tutela per i consumatori e per l'ambiente. In base a queste considerazioni, era stata consegnata alla Commissione Europea una petizione popolare con un milione di firme per opporsi al TTIP, ma la Commissione di Barroso l'ha respinta. Anche se le trattative non procedono, il TTIP comunque non si tocca.

Il punto è che ciò che non può raggiungere il negoziato, può ottenerlo invece un annichilimento politico/istituzionale non solo dell'UE, ma degli Stati europei. In questo senso, ancora una volta qualsiasi catastrofismo giunge in ritardo, dato che la catastrofe è già avvenuta. Oggi infatti in Europa il soggetto dominante è già un'istituzione esterna all'Unione Europea, cioè il Fondo Monetario Internazionale, il componente principale della cosiddetta Troika. Le "cure" del FMI stanno riducendo la UE a quella condizione di agonia che consentiranno agli USA di varare il TTIP presentandosi non come un semplice partner commerciale, ma ancora una volta come il salvatore dell'Europa, magari contro la tirannia del presunto "Quarto Reich" tedesco. Ma il "Quarto Reich" è solo il paravento mediatico per l'ingerenza e la destabilizzazione di marca FMI.

Il FMI è oggi la massima potenza europea, ma non si è insediato in Europa solo ieri o l'altro ieri. Non provengono dal FMI solo Padoan o Saccomanni, o Dini. Eugenio Scalfari propone oggi di commissariare l'Italia affidando definitivamente le chiavi di casa al FMI. Ma già negli anni '60 e '70, Scalfari era un supporter di Guido Carli, il governatore della Banca d'Italia dal 1960 al 1975. Ebbene, Carli proveniva - guarda la coincidenza - proprio dal FMI, dove aveva militato come direttore esecutivo per l'Italia dal 1947 al 1950. Se si considera che il FMI è stato reso operativo solo dal 1946, Carli può essere considerato il pioniere di una pluridecennale conquista coloniale.

Agli inizi degli anni '70 sul settimanale "l'Espresso" comparvero degli articoli di argomento finanziario con la firma "Bancor", che vennero attribuiti a Guido Carli. Come al solito si fornì un diversivo ludico: far discutere su chi fosse Bancor, e non su chi fosse veramente Carli. Oggi il problema è lo stesso. Basta un piccolo spostamento dell'attenzione, e si è pronti a farsi abbindolare dagli slogan dell'esercito di ghost writer messo a supporto di Matteo Renzi.

Fonte: Comidad

mercoledì 1 ottobre 2014

Provano già a destabilizzare la Cina?

Nel regno di Bankenstein, chiamata Europa tutti sono felici e contenti. In Europa, dove il gruppo delle banche rappresentato dalla troika può minacciare di far fallire nazioni e decide chi deve guidarle senza passare per le urne va tutto bene. Gli unici dissapori che emergono, vengono appresi dalla gente attraverso i talk show dei salottini buoni e sono solo bisticci tra massoni per chi ha diritto a mangiare la fetta più grande.
Ma il popolo è felice, non è come quello cinese che sta "scoprendo" la sua primavera e che intona il solito copione "Dimissioni". Il mondo occidentale, che tanto ama le libertà purché non vengano richieste nei propri territori, è ben lieto di finanziare gruppi che a torto o a ragione, ce l'hanno con il governo centrale che, coincidenza, ostacola gli interessi del Nuovo Ordine Mondiale.
Dopo aver "liberato" la Libia, consegnandola al caos, come fu per l'Iraq dove ancora gli spargimenti di sangue sono all'ordine del giorno, da anni destabilizzano la Siria tentando di sottomettere quella nazione sovrana. 
Gli Usa hanno appena alzato il tiro con la guerra al terrore contro l'Isil, o Isis, uno dei tanti nomi dati ai soliti mercenari addestrati e foraggiati dagli stessi Stati Uniti, portato a segno l'attacco alla Russia "scippando" l'Ucraina ed aprono già un altro "fronte".

Ci provano contro la Cina, si inventano un fantomatico Occupy Central, i media ovviamente inorridiscono contro la repressione della polizia cinese, peccato che i media non rammentino come proprio il movimento Occupy Wall Street sia stato "accolto" nella terra delle libertà.
Come non pensare al Bahrein, dove la primavera, non doveva assolutamente sbocciare, non nel luogo dove ha sede la V Flotta degli Usa ed il comando navale Centcom ed ecco che le morti sono "danni collaterali" che non serve documentare.

Quando in Italia le autorità massacravano il popolo No tav, o qualsiasi gruppo di persone in protesta contro il governo, penso ai pescatori,  ai tanti lavoratori e pensionati, i media non facevano che ripetere che era normale gestione dell'ordine pubblico.

Barbara