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martedì 25 novembre 2014

L’astensionismo? Vedi cessione di sovranità…

Benvenuti nella democrazia reale

Alle regionali emiliane e calabresi l'affluenza è crollata sotto la soglia d'allarme del 50%, fermandosi al 44% in Calabria e precipitando al 37% in Emilia-Romagna. Specialmente qui, nell'Emilia tradizionalmente rossa e impegnata, il risultato è clamoroso: l'ex bersaniano oggi renziano Stefano Bonaccini diventerà governatore di centrosinistra con appena il 19% degli elettori reali (lo ha votato il 49% dei votanti). A Catanzaro si insedierà il compagno di partito Oliverio Mario con un'investitura un po' più solida (61% delle preferenze sul 44% dei votanti), ma il dato di fondo è identico: la stragrande maggioranza dei cittadini considera inutile il voto, specialmente di enti locali con fama di sprechifici come le Regioni. 



E considera inutile il rito cartaceo non tanto, o non solo, perché non rappresenta più una parte crescente di società, come sostiene ad esempio un Civati per ragioni di bottega anti-Renzi. Non essendo la prima volta - e di certo non sarà neanche l'ultima - che masse sempre più numerose di italiani snobbano le urne, il motivo sembra più radicale: il rifiuto di un sistema politico e istituzionale che non rappresenta più nessuno. Ripetiamo: nessuno. Cioè pochi, pochissimi. Quelli che nonostante tutto credono ancora che esista una democrazia rappresentativa con una delega equivalente ad un contratto da rispettare, non il pezzo di carta che è, che lorsignori politicanti di mestiere usano spudoratamente come cambiale in bianco. 



Ci saranno state senz'altro ragioni locali, come gli scandali che hanno colpito la classe dirigente Pd in terra emiliana. Senza contare la pessima fama che si son fatte gli Enti Regioni in questi ultimi anni e in particolare nell'ultimo periodo, con Renzi che le bastonava un giorno sì e l'altro pure. Ma è il fatto in sé che conta: l'urna è stata delegittimata, da elettorale è diventata funeraria. E non è detto sia una cattiva notizia, anzi. Vuol dire che, sommando astenuti menefreghisti e astensionisti consapevoli, indifferenti e àpoti ("coloro che non se la bevono"), la nostra democrazia si svela per quel che è: un'oligarchia, un governo di pochi per pochi. Un'ennesima, salutare operazione-verità. Il guaio è che questa maggioranza rumorosamente silenziosa, se resta passiva a fare da spettatrice, aiuta gli oligarchi, anziché scalzarli. È il modello Usa, gente: voto disertato, casta garantita. Tutto perchè resiste la convinzione che la delega sia decisiva. E invece la truffa è tutta lì. La democrazia è governo del popolo solo quando è autogoverno del popolo, democrazia diretta su base locale in uno Stato federale - e magari in una Confederazione dei Popoli Europei, non questa Unione Eurocratica diretta dalla Bce. 



Alessio Mannino 



lunedì 24 novembre 2014

Lo "strano" stato di diritto in democrazia

Rai come "bene vitale" ed acqua come bene voluttuario.
Da quando è entrato in vigore il digitale terrestre, sono molte le zone che non ricevono il "servizio" Rai. Nonostante ciò, per legge, hanno imposto il pagamento per un qualcosa di cui molti abitanti non solo farebbero a meno, ma non ricevono il segnale. Una semplice e mera estorsione per arricchire cortigiani e saltinbanco del regime. E la gente si deve togliere il pane di bocca altrimenti lor signori non sono in grado di "offrire" tale pregiato servizio, a costo di non riuscire a pagare la bolletta energetica e rischiare di rimanere al buio.
Intanto, l'acqua può essere staccata alle persone che non pagano. Ecco come in democrazia si aiutano le persone in difficoltà. Forse conviene loro trasferirsi in un campo nomadi dove la bolletta è pagata dal Comune?
Come mai questa decisione? In vista di privatizzare il servizio idrico si doveva offrire ai potenziali acquirenti il diritto di assassinare la gente privandola di un servizio vitale?

Democrazia è quel sistema che serve per privilegiare pochi a danno di molti, al di là della definizione scritta sul dizionario. Basta "viverla" questa democrazia per apprezzarne le meraviglie, al di là della vignetta usata in testa, la realtà è un'altra. Come ci avvisa Orwell in 1984, la menzogna è verità.

Sempre per apprezzare il progresso della democrazia, (perché questa è la sua essenza, da quando le forze buone del pianeta ci hanno liberato è stato un susseguirsi sì di conquiste, ma prontamente ritirate per essere sostituite dal regime di banche, finanza e multinazionali) che necessita di uno stato di polizia a servizio del capitale, giunge questa notizia, non è la prima né sarà l'ultima della serie:

Licenziato per un Like
22 Novembre 14 
Dopo il provvedimento disciplinare dato dalla Nestlè a Perugia ad un dipendente che aveva postato su Facebook nell'orario di lavoro, arriva il licenziamento in un'azienda sarda per un 'Mi piace' di troppo.

E' la Cs&D a licenziare il suo dipendente per violazione degli "obblighi contrattuali di diligenza, correttezza, buona fede e lealtà". Il 40enne sardo Marco Pinna, responsabile del reparto distribuzione ortofrutta dell'azienda, ha postato un "mi piace" ad un commento di un suo ex collega oggi pensionato: l'azienda non ha gradito il gesto ritenendo inopportuno il commento e inviando al dipendente una contestazione disciplinare nella quale si chiedeva "giustificazioni scritte entro cinque giorni" che sono pervenute puntuali dall'avvocato dell'accusato.

Giustificazioni che non sono servite perchè ritenute insufficienti. E' così che dal 30 ottobre il 40enne è stato licenziato.

Nel caso della Nestlè di Perugia invece grazie anche ad un confronto con i sindacati presenti, l'azienda ha intrapreso un provvedimento disciplinare ma non il licenziamento.

giovedì 20 novembre 2014

La situazione a breve si farà pericolosa

Sarà mica che la Germania si oppone al Quantitative Easing che la FED porta avanti da anni a beneficio di banche, finanza, speculatori e magnati vari??
Ecco che i servetti della finanza e delle banche ovviamente si “accontentano” (che caso, del caprio espiatorio fornito dai padroni). Già, perché per costoro le banche e la finanza, il FMI, la troika. la BCE, i trattati firmati oltre 20 anni fa NON C’ENTRANO NULLA (anzi costoro erano a sunoare le fanfare di quanto magnifica e benefica fosse la UE, ignorando scientemente e volutamente di informare su quale fossela vera natura di questo mostro partorito dagli USA)

Il cartello esposto, per altro assai razzista, (se vi fosse stato scritto un altro termine dispregiativo riferito ad un popolo o etnia diversa ci sarebbe stato il finimondo, questo è molto indicativo per comprendere contro chi sia lecito sparare, ordine impartito dai poteri forti che la “soc civile” prontamente esegue.


La situazione a breve si farà pericolosa


I dati economici per l’Italia e le proiezioni degli organi specializzati non lasciano dubbi: la recessione continuerà, le riforme di Renzi faranno cilecca, la situazione a breve si farà pericolosa. Gli interessi costituiti, la casta europeista e austerofila, si attrezzano per fronteggiare una possibile situazione prerivoluzionaria mediante una riforma del parlamento e della legge elettorale che metta tutto nelle mani dei segretari di pochi grandi partiti politici, e in particolare si consolida l’asse neoliberista Renzi-Berlusconi.Andiamo infatti verso uno scenario di fallimento delle promesse renziane, di forte peggioramento economico, di dirompenti tensioni sociali, con un parlamento ultra-maggioritario neoliberista che assicurerà, sì, la maggioranza a un governo fedele al modello economico in via di costruzione, ma che non rappresenterà la popolazione, anzi sarà in palese contrapposizione agli interessi di questa, e dovrà ricorrere alla repressione, legittimandola con i numeri in aula e con l’appoggio dell’”Europa”, e alla bisogna perfezionandola con l’arrivo della Trojka e dell’Eurogendfor.L’etica finanziaria del rigore e della virtuosità, incarnata dall’UE, è un’etica per i creditori renditieri, per gli usurai, per i produttori monopolisti di moneta e credito. Storicamente, l’inflazione del primo del secondo dopoguerra assieme alle politiche di spesa pubblica a sostegno della crescita economica, alla forte crescita dei redditi nazionali e all’effetto redistributivo di questa combinazione, è ciò che aveva sostanzialmente ridotto i loro privilegi economici.

Essi ora si prendono la rivincita imponendo un modello che antepone a tutto la salvaguardia delle rendite anzi la loro rivincita, attraverso l’imposizione di condizioni opposte a quelle del secondo dopoguerra, cioè stagnazione, spostamento di ampie quote dei redditi dal lavoro alle rendite, concentrazione dei redditi e dei capitali nelle mani di cerchi sempre più ristrette, crescita della quota della spesa pubblica che i paesi subalterni, come l’Italia, devono destinare al pagamento degli interessi sul loro debito pubblico.

La popolazione generale viene posta dai mass media e dalle istituzioni in condizione di conoscere solo la vulgata economica sottesa a questo modello economico e di dimenticare, in quanto ai meno giovani, e di non apprendere, in quanto ai meno vecchi, che è possibile, è esistito ed ha funzionato modello economico diverso, in cui il denaro veniva prodotto e speso per assicurare occupazione e sviluppo, in cui le banche centrali assicuravano l’acquisto dei titoli pubblici a un tasso sostenibile escludendo la possibilità di default, e che in questo modello i disavanzi interni ed esteri nonché i debiti pubblici erano molto più sostenibili di quanto lo sono ora nel sistema della virtuosità per usurai, sicché i governi e i parlamenti avevano la capacità di elaborare e decidere politiche economiche e sociali anziché farsele dettare dai mercati. E le persone avevano la possibilità di fare programmi di vita – cosa che in fondo è lo scopo non solo dell’economia ma della stessa esistenza dello Stato.

Rabbia operaia

La popolazione generale italiana, se tiene la testa dentro alla “realtà” che le è permesso conoscere, cioè dentro il predetto modello di economia virtuosa per usurari e renditieri marca Maastricht, può davvero pensare che il rimedio alle sofferenze che sta vivendo consista nel rinegoziare i parametri per spuntare qualche punto percentuale di flessibilità, di spesa a deficit in più, come promettono vari statisti-contaballe, oppure l’immissione di qualche centinaia di miliardi da parte della BCE, che, come in passato, finirebbero alle banche per chiudere i loro buchi sommersi o per gonfiare nuove bolle speculativa, come sempre avvenuto durante questa “crisi”. L’unico rimedio effettivo sarebbe la sostituzione di quel modello con altri, che ho descritto anche in questo blog.

Un’opposizione sociale vera e realistica dovrebbe puntare apertamente a questo rovesciamento di modello, non a negoziati per ottenere qualche concessione che, per forza di cose, sarebbe presto revocata. E dovrebbe lottare con la coscienza che i tagli di salari, occupazione, garanzie, servizi sono stati intenzionalmente introdotti dalle istituzioni nazionali e sovranazionali come strumento per garantire e rafforzare le posizioni di una classe di renditieri finanziari, di monopolisti del credito; e che quindi si tratta di fare, con i mezzi necessari, se disponibili, una lotta di classe diretta a rovesciare un ordinamento economico-giuridico e a riprendersi i poteri pubblici, governativi, istituzionali, togliendoli a un preciso avversario di classe, per darli alla generalità dei cittadini.

È probabile che la rottura dell’equilibrio, dell’omeostasi di questo attuale sistema, sia alle porte, determinata dalla continua contrazione del reddito nazionale, che rende insostenibile il servizio dei debiti pubblici e privati, quindi tende a far saltare il sistema bancario. Se a questo punto i poteri forti decidono di mettere le mani nei conti correnti della gente e confiscare il risparmio per puntellare le banche e i conti pubblici, questa può essere la scintilla che coalizza le forze euro-scettiche e trasforma gli “scioperi sociali” della Fiom (novembre 2014), e in cui già si nota il ritorno di una coscienza e di una rabbia di classe, in un’attuazione di reale sovranità popolare di contro alla irreale rappresentanza di un parlamento di nominati e ultramaggioritario. Anche perché tale opzione di bail-in a carico dei risparmiatori farebbe capire a molti che il sistema di governance globale creato intorno al FMI, alla FED, alla BCE, al MES, alla Banca dei Regolamenti internazionali, alla Commissione, ha proprio la funzione di scaricare su lavoratori, pensionati, risparmiatori, cittadini, i danni causati dalle attività di azzardo e dalle truffe finanziarie di quella stessa classe internazionale che dirige le predette istituzioni sovranazionali.

Un simile rovesciamento dal basso del modello socioeconomico non è possibile su scala nazionale, bensì solo su scala almeno continentale. Ed è improbabile che parta dagli italiani, che sono storicamente incapaci di simili imprese.

Fonte: Marco Della Luna

mercoledì 19 novembre 2014

Prossimo obbiettivo: Ungheria

Nell’ormai consolidata prassi delle rivoluzioni colorate/primavere arabe assistiamo all’ultimo obbiettivo in termini di tempo. Dopo l’Ucraina e Hong Kong, anche l’Ungheria sembrerebbe essere entrata nel mirino del famigerato regime change di Washington.

Le principali cause che portano gli Stati Uniti ad adottare strategie aggressive contro altri stati (Afghanistan, Iraq, Iran, Siria, Ucraina, Yemen, Egitto, Tunisia, Libia, Argentina, Brasile, Russia, Venezuela, Cina, Hong Kong) sono da imputare principalmente a motivazioni geo-strategiche. La dottrina americana di politica estera si basa sul concetto di egemonia globale da oramai molti anni. Le motivazioni per cui queste nazioni sono state destabilizzate, bombardate o attaccate sono da ricercare nella visione occidentale della gestione di un paese: perseguire prima gli interessi Americani. E’ stato così in Siria, con i legami Iraniani, in Ucraina, per la vicinanza Russa e ad Hong Kong per la contiguità con la Repubblica Popolare Cinese. Naturalmente i target principali sono Russia, Iran e Cina, non di certo le nazioni-satellite che vengono aggredite. Il problema di fondo è la politica estera di Washington: perseverare con una dottrina di egemonia completa, significa considerare ogni zona del mondo come strategica e zona di interesse su cui porre una sfera di influenza più o meno accentuata.

Ciò che sorprende, ma non troppo, è come anche anche l’Europa contrariamente agli anni passati, sia divenuto un target legittimo per i Think-tank che determinano le scelte a Washington. Le motivazioni sono da ricercare essenzialmente nei mutamenti multipolari che stanno modellando il nuovo ordine mondiale. Gli Stati Uniti hanno bisogno di un’Europa ancor più legata e dipendente da Washington, che esegua gli ordini senza porsi troppe domande sul reale effetto delle proprie azioni (vedasi le sanzioni UE alla Russia su Input USA), per centrare i propri obbiettivi strategici.

In questo contesto le recenti decisioni prese a Budapest, ma più in generale le politiche domestiche di Orban negli ultimi anni, hanno acceso più d’una spia rossa nell’amministrazione Obama.

Di pretesti per attirare l’attenzione di Washington, Orban ne ha dati molti: Intraprendere una strada concreta per uscire dall’Euroripagare i debiti internazionali al FMI, tentare di ottenere una moneta sovrana, una banca centrale meno vincolata dal BRI (Banca dei Regolamenti Internazionali), una maggiore vicinanza con la Russia e lo sblocco del progetto South Stream.

Naturalmente la stampa occidentale non è rimasta ferma un minuto e nel corso del tempo il fuoco incrociato degli organismi di stampa internazionali è divenuto diretto ed esplicito. Questi sono i titoli che possiamo leggere riguardo all’Ungheria:

Dal Guardian“L’Autunno di Budapest: lo svuotamento della democrazia sul bordo d’Europa”.

Oppure il New York Times“Quando Obama ha recentemente elencato gli stati che stanno silenziando i gruppi della società civile, l’Ungheria è stato l’unico stato Europeo ad essere stato menzionato. Washington ha imposto sanzioni e ha vietato l’ingresso a sei ufficiali Ungheresi, affermando che sono troppo corrotti per entrare in America”.

Come sempre i media sono il motore, fomentatore, dei disordini e della creazione di situazioni appetibili a forze straniere, capaci spesso di influenzare il corso degli eventi.

NED e le sue affiliate.

Come già visto in altri contesti, spesso non bastano i media e dietro ad apparenti manifestazioni spontanee (che siano primavere arabe o rivoluzioni colorate) vi è una macchina organizzativa, rodata da tempo, ormai parte integrante della politica estera americana.

Il governo degli Stati Uniti sta segretamente finanziando mezzi di informazione e giornalisti stranieri. Ci sono organi governativi – compreso il Dipartimento di Stato, il Dipartimento della Difesa, l’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (U.S. Agency for International Development, USAID), il Fondo Nazionale per la Democrazia (National Endowment for Democracy, NED), il Consiglio Superiore per la Radiodiffusione (Broadcasting Board of Governors, BBG) e l’Istituto degli Stati Uniti per la Pace (U.S. Institute for Peace, USIP) – che sostengono lo “sviluppo dei media” in più di 70 paesi. In These Times ha scoperto che questi programmi comprendono il finanziamento di centinaia di organizzazioni non governative (ONG), giornalisti, uomini politici, associazioni di giornalisti, mezzi di informazione, istituti di formazione e facoltà di giornalismo. La consistenza dei finanziamenti varia da poche migliaia a milioni di dollari.

“Stiamo essenzialmente insegnando le dinamiche del giornalismo, che sia stampato, televisivo o radiofonico”, dice il portavoce di USAID Paul Koscak. “Come imbastire una storia, come scrivere in modo equilibrato… tutte quelle cose che ci si aspetta da un articolo prodotto da un professionista”.

Ma alcuni, soprattutto fuori dagli Stati Uniti, la vedono diversamente.

“Pensiamo che i veri fini che si celano dietro questi programmi di sviluppo siano gli obiettivi della politica estera statunitense”, dice un alto diplomatico venezuelano che ha chiesto di non essere citato. “Quando l’obiettivo è il cambio di regime, questi programmi si rivelano strumenti di destabilizzazione di governi democraticamente eletti che non godono del favore degli Stati Uniti”.

I principali organi, dediti alla creazione delle condizioni necessarie per ottenere una situazione di pre-caos, sono essenzialmente 4:
  • NED“[Il Ned] è un programma di successo della Princeton University che supporta i dipendenti pubblici, i responsabili politici e gli studiosi di tutto il mondo che vogliono costruire governi più efficaci e responsabili in contesti difficili.”
  • CIMA“Il Center for International Media Assistance ( CIMA ) è dedicato al miglioramento degli sforzi degli Stati Uniti di promuovere i media indipendenti nei paesi in via di sviluppo in tutto il mondo”
  • USAID “E’ un’agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale diretto dal governo federale degli Stati Uniti ed è l’agenzia principalmente responsabile della gestione degli aiuti civili all’estero.”
  • Freedom House“La Freedom House è una organizzazione non governativa internazionale, con sede a Washington, D.C., che conduce attività di ricerca e sensibilizzazione su democrazia, libertà politiche, e diritti umani.”
Puntuale come sempre, assistiamo ad una destabilizzazione ad orologeria qualora gli apparati economico-mediatici di Washington decidano di agire prendendo di mira una nazione.

Le modalità e le motivazioni, delle proteste di questi giorni in Ungheria, sembrano sospettosamente simili a quelle degenerate a Kiev in Febbraio:

18 Novembre – Decine di migliaia di manifestanti sono scesi in piazza oggi a Budapest e in altre città ungheresi per mostrare “indignazione” contro le politiche di destra del primo ministro Viktor Orban.

Le tensioni si sono intensificate dopo che il presidente Orban ha rifiutato di licenziare Presidente dell’Autorità Fiscale Nazionale Ildiko Vida,  accusato di corruzione da parte di funzionari degli Stati Uniti, dal momento che Orban ha respinto le accuse di corruzione

“Non possiamo pagare le tasse che tu rubi!” recitava uno degli striscioni. Altri chiedevano le dimissioni. Belint Farkas, uno studente 26enne, si è lamentato della politica estera dell’Unghieria di Orban: “Non vogliamo che Orban ci porti verso Putin e la Russia. Noi siamo un paese Ue e vogliamo stare in Europa, alla quale apparteniamo”.

Il procedimento per la creazione di queste condizioni di caos spesso lascia tracce e indizi nei mesi e negli anni precedenti.

Osserviamo cosa diceva poco tempo fa l’organizzazione CIMA:

“L’Ungherese Viktor Orban non ha appetito per la democrazia“.

Freedom House, qualche giorno fa:

“Da quando è arrivato al potere nel 2010, il governo Orbán ha attuato una serie di modifiche legislative che sono state criticate per aver minato la libertà dei media.”

Le recenti proteste nella città di Budapest hanno dimostrato che i meccanismi per un regime change sono già operativi e stanno iniziando a percorre tutte le vie necessarie per centrare questo obbiettivo.

La buona riuscita di tali azioni dipendono essenzialmente dal livello di repressione che il governo legittimo di Orban deciderà di applicare. Un tentennamento in stile Janukovyč, qualora la situazione degenerasse come accadde a Kiev, potrebbe essere fatale. Per il futuro dell’Europa, dell’Eurasia e di un mondo multipolare più bilanciato auguriamoci che Orban non commetta l’errore di indugiare troppo nel reagire a queste aggressioni straniere.
Di Federico Pieraccini

domenica 9 novembre 2014

La BCE ha inventato ancora un altro strumento per tenere in ostaggio l’Europa contro la Russia

Peter Koenig* - La BCE ha appena lanciato (in vigore dal 4 novembre 2014) un nuovo sistema per controllare e regolare il sistema bancario europeo. Si chiama “Meccanismo Unico di Supervisione” (SSM) e dovrebbe monitorare e disciplinare le banche europee che non si “comportano bene” in termini di investimenti troppo rischiosi in confronto al loro capitale di base.

Di fatto, il SSM è uno dei tre pilastri del sistema di “sicurezza” posto in essere dalla BCE e dalla Commissione Europea (CE).
Il Meccanismo Unico di Soluzione (SRM) è il braccio forte della BCE per salvare o liquidare le banche “nei guai”. In altre parole, somministrerà alle banche “troppo grandi per fallire” in difficoltà il cosiddetto “salvataggio dall’interno” (bail-in), il che significa che le banche troppo indebitate si salveranno con il denaro dei correntisti o degli azionisti.

Questa pratica è stata testata a Cipro nel 2013. Come riportato da Reuters il 30 luglio 2013, secondo la Banca Centrale Cipriota “il 47,5% dei depositi eccedenti i 100.000 Euro sarebbero stati convertiti in azioni per ricapitalizzare il prestatore in difficoltà, come parte di un salvataggio finanziario internazionale dell’isola.”

Questa confisca o furto dei fondi dei correntisti, chiamato anche “taglio di capelli” nel gergo denigratorio dell’Occidente, è meglio conosciuto come “salvataggio interno”, perché risparmia i contribuenti, ovvero coloro che avevano fatto le spese dei precedenti “salvataggi esterni” (bail-out) statunitensi ed europei.
Questa predatoria, brutale e palesemente criminale imposizione da parte della famigerata troika (BCE, CE, FMI), priva di qualsiasi base legale, è passata largamente senza proteste nel resto d’Europa ed è stata presto accettata dalla CE come la nuova norma.

In una delle sue ultime fiere esternazioni prima di cedere la carica di commissario europeo a Jean-Claude Juncker, Manuel Barroso ha esclamato: “L’Unione Europea intende spezzare il legame infausto tra le nazioni e le loro banche. In futuro, le perdite dei banchieri non dovranno più diventare il debito dei popoli, mettendo in forse la stabilità finanziaria di interi paesi.”

Come volevasi dimostrare: la ratifica della nuova norma “salvataggio interno”. E’ sorprendente che non si stia verificando alcuna corsa agli sportelli delle banche europee, perché molte di loro sono meno stabili oggi di quanto lo fossero nel 2008, all’inizio della “crisi” (creata dall’uomo). I salvataggi interni potrebbero essere imminenti.

Il terzo pilastro sarà il Fondo Unico di Soluzione (SRF), un meccanismo di stabilizzazione e salvataggio per le banche minacciate dalla bancarotta. Dovrebbe entrare in funzione il primo gennaio 2016, se (e si sottilinea il se) i fondi necessari saranno forniti dai paesi membri.

Il primo e il secondo pilastro sono obbligatori per i paesi dell’Eurozona e per le banche, circa 6.000, che non sono poche da supervisionare. La BCE ha prontamente dichiarato che il SSM monitorerà direttamente le 150 più importanti; le altre continueranno ad essere controllate da meccanismi nazionali, qualsiasi essi siano. Il SSM fornirà loro norme severe con relative sanzioni in caso di non adempimento. Per i paesi non membri dell’Eurozona l’adesione è volontaria. Interessante notare che il Regno Unito non ha ancora aderito.

Questa è la più grande espansione del potere della BCE da quando è stata istituita 16 anni fa. Ora la BCE stabilisce in tutta Europa gli standard bancari secondo cui una banca può fallire o prosperare. Ciò è una palese violazione della sovranità dei paesi dell’Eurozona, ovvero di uno dei principii chiave che secondo il Trattato di Lisbona dovrebbero essere mantenuti. Nelle regole della BCE non c’è nessun accordo che le conferisca un tale potere di ricatto. E’ un arbitrio fatto a suo vantaggio, che i leader neoliberali dei paesi membri assecondano a scapito dei loro elettori. E non dimentichiamoci che la BCE è intimamente legata a Wall Street, alla FED e al FMI (Mario Draghi, presidente della BCE, era un dirigente della Goldman Sachs).

Il SSM è un flagrante conflitto di interessi, e pare che gli zar finanziari di questa “economia dell’avidità” occidentale la stiano passando liscia, almeno per ora.
Un’ispezione indipendente di tutte le banche europee, soprattutto di quelle 100 o 150 considerate “troppo grandi per fallire”, compresa la stessa BCE, sarebbe davvero opportuna. “Indipendente” significa che gli ispettori riporterebbero a un consiglio speciale dei paesi dell’Eurozona, indipendente dalla Commissione Europea.

Il consiglio speciale dovrebbe includere rappresentanti dei parlamenti dei paesi membri, dei settori bancario, industriale e dei servizi, così come della società civile. Ovviamente sarà molto improbabile che ciò venga fatto, come lo è un’ispezione indipendente della FED. Ciò significherebbe trasferire il potere alla gente, ai proprietari del denaro in gioco, quelli veramente interessati a un sistema bancario che funzioni bene, non predatorio come quello che conosciamo oggi.

Secondo il Guardian, un recente stress test compiuto dallla BCE su di un centinaio fra le maggiori banche europee, questo non è stato superato da 24 banche, ovvero da una su cinque (tra cui 9 italiane e 3 greche), lasciando nel capitale bancario un buco di 25 miliardi di Euro, buco che forse alla fine dovrà essere riempito con i salvataggi interni, se non ci saranno salvataggi esterni e il SRF non sarà ancora entrato in funzione.

L’implementazione del SSM sarà un punto di non ritorno per le banche europee, comprese le banche centrali dei singoli paesi. Fino ad ora, esse erano formalmente libere di stampare il proprio denaro. Per esempio, la Grecia avrebbe potuto salvarsi stampando Euro, invece di sottoporsi alle condizioni draconiane e letteralmente assassine imposte dalla troika. Ma non lo fece, perché la classe dominante in Grecia era ed è tuttora parte del sistema. Ad oggi, non esiste alcuna regola della BCE che proibisca ad una banca centrale nazionale di stampare i propri Euro.

Gli europei saranno alla mercé della BCE e, tramite questa, di Wall Street e della FED, ovvero del defunto e avido sistema monetario basato sul dollaro. E perché la gente non reagisce? Perché viene intenzionalmente disinformata, tenuta all’oscuro dai media. Il nuovo SSM viene presentato come un sistema che la proteggerà dalle future crisi, mentre è vero il contrario.

Tuttavia, almeno altrettanto importante ed estremamente sospetto è il momento scelto per questa nuova delega di potere alla BCE. L’abrogazione della sovranità dei paesi dell’Eurozona e delle loro banche non è una coincidenza. Arriva nel momento in cui Washington e i suoi vassalli europei stanno istigando un nuovo conflitto tra Est e Ovest, una nuova guerra fredda con la Russia.

Il nuovo strumento forte della BCE, il Meccanismo Unico di Supervisione, con i suoi poteri transnazionali e la sua inosservanza delle sovranità nazionali, è mirato a tenere in ostaggio il sistema Euro e i suoi paesi di fronte alla Russia, o meglio alla nuova alleanza russo-cinese. Il nuovo cane da guardia sorveglierà che nessuno di loro devii e si unisca al campo orientale del commercio onesto, del nuovo regno di prosperità economica e uguaglianza dove le banche servono allo sviluppo dei popoli invece che all’accumulo di ricchezza da parte di pochi.

Teniamo presente che Xi Jinping, presidente della Cina, a marzo 2014 ha visitato la Germania per offrire alla signora Merkel di partecipare alla Nuova Via della Seta: una nuova alleanza commerciale estesa dalla Germania a Shanghai, attraverso la Russia, le ex repubbliche sovietiche, la Cina nord-occidentale e centrale. Un incredibile potenziale per il commercio e lo sviluppo, che difficilmente può essere ignorato. Se la Germania, ovvero il paese più forte dell’Eurozona, accetterà, il resto dell’Europa seguirà, cioè seguirà un sentiero di maggiore sicurezza e indipendenza rispetto all’attuale alleanza, che offre minacce e sanzioni da parte di una bellicosa Casa Bianca.

Washington ne è consapevole. Non risparmierà niente per seminare disordini e destabilizzare l’Europa per poi giustificare un intervento statunitense, più NATO, più sorveglianza CIA, più profittevoli armamenti, e per muoversi sempre più vicina a Mosca. Il nuovo meccanismo di controllo bancario è solo uno strumento aggiuntivo, ma estremamente potente, in questa direzione.
Un sistema monetario alternativo, separato da quello predatorio del dollaro, sarà lo strumento benvenuto per constrastare pacificamente questa ennesima aggressione finanziaria.

*Peter Koenig è un economista ed ex impiegato della Banca Mondiale. Ha lavorato in tutto il mondo nel settore ambientale e delle risorse idriche. Scrive regolarmente per Global Research, ICH, la Voce della Russia, ora Ria Novosti, Vineyard of the Saker e altri siti internet. E’ autore di “Implosione: un thriller economico sulla guerra, la distruzione ambientale e l’avidità delle compagnie”, romanzo basato sui fatti e su 30 anni di esperienza internazionale alla Banca Mondiale.

Fonte: Vineyard of the Saker
Traduzione: Anacronista

Nella foto: Mario Draghi (BCE) con Mark Carney (Bank of England)

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