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venerdì 17 luglio 2015

Grecia: una resa annunciata (di A. Terrenzio)


ed olé.....cambio dei giocatori (non dei manovratori)

Grecia: una resa annunciata (di A. Terrenzio)
Scritto da: webmaster (16/07/2015)
E’ finita peggio di come avevamo previsto: Tsipras e Siryza capitolano su tutta la linea, consegnando la Grecia all’eurocrazia di Bruxelles e condannando il loro popolo ad un futuro economico ancor peggiore di quello attuale.

Soddisfatto il presidente delle commissione europea, Jean-Claude Junker, il quale ha dichiarato al termine del vertice dell’Eurozona:” l’accordo e ‘stato laborioso e ha richiesto tempo, ma siamo soddisfatti: non ci sarà nessuna Grexit.
La Merkel ha annunciato il terzo intervento finanziario a favore della Grecia, sarà di 82-86 miliardi in tre anni, di cui 24 per il sistema bancario.
Atene vedrà quindi, il commissariamento della Troika con degli ispettori direttamente presenti sul territorio greco, per verificare che lo smantellamento della sovranità ellenica avvenga come concordato.
Riforme dell’Iva, delle pensioni e quella dell’Elstat (istituto nazionale di statistica) ed introduzione di tagli semi-automatici alla spesa in caso di deviazioni dall’obiettivo di surplus primario.
Previste anche riforme nel codice di procedura civile, per recepire la direttiva Brrd (Bank Recovery and Resolution Directive) sul fallimento degli istituti di credito.
Inoltre sarà prevista la creazione di un fondo in cui i greci dovranno trasferire attivi per 50 miliardi, a garanzia delle privatizzazioni promesse. Il Fondo avrà sede in Grecia e non in Lussemburgo, come inizialmente stabilito.

“Il Leonida di cartapesta”, capitola nella maniera peggiore, sottoscrivendo un accordo ben più sacrificante di quello rifiutato dal popolo greco, nel referendum di domenica scorsa, rivelatosi perciò inutile. Intanto Siryza è alla canna del gas, con il ministro delle finanze che ha da poco rassegnato le dimissioni dal governo, dopo quelle del ministro dell’economia Varoufakis, il primo ad abbandonare Alexis Tsipras. Pesanti anche le dichiarazioni del ministro dell’energia e leader dell’ala radicale di Siryza, Panagiotis Lafazaris, che ha definito l’accordo raggiunto a Bruxelles “umiliante”.

Di fronte a tale piano lacrime e sangue – con le solite ricette di austerity e cure da cavallo a base di privatizzazioni, svendita degli asset pubblici e precarizzazione del mercato del lavoro, le defezioni che in questo momento avvengono all’interno di Siryza, oramai in piena liquefazione, ed in più la prevedibile uscita dei Greci indipendenti di Anel dalla coalizione a capo del governo ellenico – il governo barcollerà fino a che non emergerà una nuova coalizione di larghe intese ricomprendente i socialisti del Pasok, i centristi di Potami ed il centrodestra di Nea Dimokratia. Probabile premier di tale coalizione il “montiano” Stavros Theodorakis, ben visto dalle élite tecno-finanziaria europea, incaricato di portare a compimento il salasso economico del popolo greco.

Come si era accennato all’inizio, gravi sono state le colpe del premier greco, che a partire dal suo insediamento, aveva portato avanti una campagna demagogica fondata, contraddittoriamente, sul Si all’Euro e sul no all’Austerity, ignorando l’inconciliabilità delle due posizioni. Circa 6 mesi si trattative estenuanti, fatte di proposte zoppicanti e incomplete, che arrivavano alla richiesta dello sconto del 30% dell’ammontare del debito ellenico, più 50 miliardi per rilanciare l’economia. Proposte, presentate ai vari Juker, Merkel, Sheauble, Dijsselbloem, Shultz, e subito rispediti al mittente. Per concludere, l’indizione di un referendum anti austerità con schiacciante vittoria dei no, giunti al 62%. Ma sorge il sospetto che Tsipras contasse di perdere per dimostrare ai suoi sostenitori di avere le mani legate.

L’élite finanziaria europea ha minacciato seriamente di chiudere i rubinetti della liquidità bancaria, costringendo le banche greche alla serrata dei bancomat. Misure estorsive che hanno avuto l’effetto di piegare definitivamente il leader greco che ha deciso di calarsi i pantaloni anziché spezzare definitivamente le catene del debito e portare la Grecia dentro scenari inediti ma meno drammatici.

Gravissima colpa di Tsipras è stata quella di non aver preparato un piano “B” che si sarebbe tradotto in un ritorno alla dracma ed alla conseguente sovranità monetaria.

Inoltre, come scritto da Marcello Foa sul Giornale.it e da Gianni Petrosillo su questo blog, determinante il ruolo degli Usa che hanno scaricato i costi dell’eventuale ristrutturazione del debito greco principalmente sulla Germania e sulle potenze minori dell’eurogruppo come l’Italia.

Note, infatti, erano le preoccupazioni americane per un’eventuale uscita della Grecia dalla zona Euro, con il rischio conseguente di un abbraccio alla Russia che avrebbe comportato un’intollerabile allentamento delle maglie atlantiche. Mentre sullo sfondo rimangono accordi economici di primo piano come il TTIP ed energetici come il turkish stream che coinvolgono gli interessi strategici di Casa Bianca e Cremlino.

Ancora una volta, quindi, abbiamo riscontrato il ruolo nefasto di un’Europa perfettamente funzionale alla geopolitica statunitense, politicamente assoggettata e strategicamente assente nel momento cruciale della vicenda. A questo punto prevediamo un destino senza scampo per la Grecia: sottomissione alle oligarchie finanziarie internazionali ed ulteriori misure draconiane che porteranno fame e disperazione sociale. Disperazione che potrebbe favorire il partito nazionalista Alba Dorata con conseguenze imprevedibili. Il bagno di sangue sociale porterà tale formazione a tentare il tutto per tutto determinando reazioni altrettanto imponderabili da parte europea. Ci aspettiamo mesi caldi, con scenari in costante evoluzione. Di certo, possiamo constatare che dopo il fallimento delle sinistre sedicenti “Euro-alternative” l’unica speranza di riscatto restano i gruppi sovranisti e i movimenti nazionalisti ed identitari, i quali, però, non appaiono ancora all’altezza del compito storico all’orizzonte.


Alla fine l'unico che aveva capito tutto era Schauble: un perfetto suicidio europeo
di Gianni Candotto - 14/07/2015


CHI PERDE
1) la Grecia innanzitutto. Tsipras (a meno di un difficile scatto d'orgoglio del parlamento greco) ha firmato un accordo capestro che porterà una crisi irreversibile allo Stato ellenico. Più tasse (tante), più tagli, cessione di sovranità politica e gigantesca svendita del patrimonio pubbico equivalgono una sola cosa: recessione forte. I fessi che dicono che con le "riforme" la Spagna e l'Irlanda sono andate in crescita (leggera) dimenticano o fingono di farlo che in Spagna e Irlanda i tagli sono stati accompagnati da forti tagli alle tasse finanziati con aumento del debito. In Grecia ai tagli nel settore pubblico le riforme prevedono grandi aumenti delle tasse. Quindi a meno di non ignorare completamente le basi dell'economia o non essere in perfetta malafede non si può non sapere che queste riforme significano solo recessione irreversibile.
2) L'Europa e in particolare Germania, Francia e Italia. Sì, tanti pensano che la Germania abbia "vinto". Ma sono analisi superficiali. La Germania, grazie alla stupidità conigliesca di Francia e Italia si è accollata un gigantesco nuovo prestito (l'Italia dovrà dare circa 16 miliardi in tre anni, per capirse 4 volte la vecchia IMU sulla prima casa) che non servirà a nulla alla Grecia (anzi il piano farà danni e basta), ma affosserà molte possibilità di una ripresa europea. E ha dovuto piegarsi alle enormi pressioni fatte da Obama che paventava uno spostamento greco verso la Russia. E' una sconfitta politica grave (la Merkel aveva promesso niente più soldi) e un danno economico per tutti i paesi europei. Schauble (pare brutto a dirsi, e la cosa mi costa assai) aveva la posizione più intelligente per tutti. Ma ha perso.
CHI VINCE
Vincono solo le grandi multinazionali e i grandi fondi speculativi, in particolare americani. Il piano di privatizzazioni enorme (52 miliardi) svenderà di fatto tutto ciò che possiede la Grecia. Per fare un paragone in termini di grandezza è come se l'Italia privatizzasse per 400 miliardi. 400 miliardi sono più di tutto il patrimonio pubblico: dovremmo aggiungerci anche parti di patrimonio artistico per arrivare a quella cifra mostruosa. E chi come avvoltoi in attesa che la carogna marcisca avrà i soldi per comprare a prezzi di saldi il patrimonio greco? Non è difficile: i grandi fondi di investimento e la multinazionali, che guarda caso sono quasi tutte di proprietà USA.

In pratica questa è l'anatomia di un suicidio perfetto. Greco ed Europeo.

Informare di Gianni Fraschetti

venerdì 10 luglio 2015

Eccola l'altra europa di Tsipras e dei fantomatici "ribelli" anti-austerità

Puntuale e sempre inevitabile, il tradimento delle sinistre verso i popoli che tanto dicono voler difendere dai poteri forti. Da sempre cavalli di troia della finanza e delle banche.

GIUDICATE VOI: ECCO LA PROPOSTA DI TSIPRAS E TSAKALATOS

[ 10 luglio ]

«Dobbiamo confrontarci con decisioni cruciali».
«Abbiamo un mandato per strappare un accordo migliore rispetto a quello dell'ultimatum dell'Eurogruppo, ma non abbiamo certo un mandato per portare la Grecia fuori dall'Eurozona».
«In tutto questo dobbiamo stare uniti».
Dal discorso di Tsipras ieri, 9 luglio
«Atene ha raggiunto un compromesso dell'ultima ora presentando in Parlamento e a Bruxelles una nuova proposta ai creditori che dovrebbe scongiurare la sua uscita dall'euro. Aumenta l'Iva per i ristoranti (ma gli hotel restano al 13% e pure l'elettricità al 6%), sparisce lo sconto del 30% alle isole, salgono le imposte societarie dal 26 al 28% per un gettito addizionale di 130 milioni di euro (sparisce la richiesta di tassare del 12% i profitti aziendali superiori a 500 milioni) , verranno penalizzate le baby-pensioni e si andrà in pensione a 67 anni dal 2022, ripartono le privatizzazioni di porti e aeroporti regionali. Aumenta la fiscalità sugli armatori con un aumento della imposta sul tonnellaggio.

la proposta greca del 8 luglio . clicca per ingrandire

Iva
Nel nuovo piano del governo di Atene è prevista una tassazione dell'Iva a tre livelli, con medicinali, libri, spettacoli d'arte e teatrali al 6%; alberghi, energia, prodotti alimentari freschi e generi alimentari di base al 13% e degli alimentari lavorati, ristoranti e altro al 23%. Si elimina lo sconto del 30% di sconto sulle aliquote Iva sulle isole, a partire dalle maggiori e più famose tipo Santorini, Mikonos a partire dall'ottobre 2015. Le isole più remote verranno compensate con altre indennità.

Tasse
Inoltre, il governo manterrà la controversa tassa sugli immobili (Enfia) nel 2015 e 2016 e aumenterà nel contempo gli sforzi per combattere l'evasione fiscale. L'Amministrazione fiscale del Paese diventerà un organismo indipendente, mentre saranno introdotti criteri più severi per auto-dichiararsi agricoltori ed evitare le numerose truffe. E' previsto anche l'aumento della tassa di solidarietà come pure di quelle sul lusso e sui profitti delle società. Le imposte societarie passano da 26 al 28%. Meno spese militari di 100 milioni nel 2015 e di 200 milioni nel 2016. Verranno tassate gli yacht di lusso con una tassa che passa da 10 a 13%.

Pensioni
Risparmi su pensioni tra lo 0,25-0,50% del pil nel 2015 e l'1% dal 2016 in poi, tagliando progressivamente le baby pensioni (creando disincentivi) e innalzando l'età pensionabile a 67 anni entro il 2022. In dettaglio l'età sale a 67 anni entro il 2022 e chi si ritira in anticipo perderà il 10% del dovuto e non più il 6% precedente. L'indennità Ekas per le minime verrà eliminata dal 2019 a partire dal 20% dei pensionati con reddito maggiore a partire dal 2016. Aumentano i contributi sanitari per i pensionati dal 4% al 6%.

Privatizzazioni
Si privatizzeranno gli aeroporti regionali (in pole position i tedeschi della Fraport di Francoforte) , il vecchio aeroporto Hellenikon (è interessato il Qatar) , i porti di Salonicco e del Pireo (sono il lista di attesa i cinesi della Cosco). Le azioni ancora in mano al governo della Ote, il colosso della tlc già in mano in maggioranza ai tedeschi, dovranno passare alla agenzia delle privatizzazioni. Resta fuori la Dei, il monopolista dell'energia elettrica.

Il surplus primario
Lo stallo nei negoziati ha fatto salire il costo del piano di rientro. Ora si parla di 13 miliardi di euro con un surplus primario di 1, 2, 3 e 3,5% da 2015, 2016, 2017 e 2019. Questo il valore del nuovo piano di riforme. Il piano avrebbe quindi una consistenza superiore rispetto a quanto precedentemente ipotizzato, a causa del peggioramento dell'economia greca, entrata nuovamente in recessione. Le misure per 8 miliardi di euro che la Grecia aveva preventivato per il 2015 e il 2016 dovranno essere aumentate di 2,5 miliardi di euro all'anno, per un totale di 13 miliardi in due anni. Il governo greco stima per quest'anno una recessione pari circa al 3%, rispetto alla prevista crescita dello 0,5%, vanificata da mesi di incertezza e da quasi due settimane di misure per il controllo dei capitali. Il premier greco Tsipras ha fatto avere preventivamente il piano ai rappresentanti dei partiti greci To Potami, Nea Dimokratia e Pasok prima di consegnarlo ai creditori.

Salario minimo e contratti collettivi
Tutto questo spinoso dossier (Syriza vuole aumentare il salrio minimo a 751 euro, verrà rinviata all'autunno. Il governo greco vorrebbe abolire la legge varata dal precedente governo Samaras che permette i licenziamenti di collettivi. Tsipras vorrebbe reintrodurre la contrattazione collettiva nazionale oggi riservata solo a livello aziendale».*

* Fonte: Vittorio Da Rold, Il Sole 24 Ore del 10 luglio

giovedì 9 luglio 2015

CONSEGUENZE DELLA GRECIA: ITALIA E SPAGNA HANNO FINANZIATO SOTTO BANCO IL SALVATAGGIO DELLE BANCHE FRANCESI

ma non ci guadagnava la Germania? E perché Obama si intromette? Vedi anche


CONSEGUENZE DELLA GRECIA: ITALIA E SPAGNA HANNO FINANZIATO SOTTO BANCO IL SALVATAGGIO DELLE BANCHE FRANCESI

luglio 09 2015CONSEGUENZE DELLA GRECIA: ITALIA E SPAGNA HANNO FINANZIATO SOTTO BANCO IL SALVATAGGIO DELLE BANCHE FRANCESI
Il sito del Council on Foreign Relations (CFR) sottolinea in maniera esplicita come il denaro che l’Italia perderebbe in seguito a un default della Grecia è in realtà quello che il nostro paese ha impegnato  per il salvataggio delle banche francesi sovraesposte.  Se ne possono dedurre due considerazioni: la prima, evidente, è che non è stata la Grecia a usufruire dei soldi; la seconda, che nella socializzazione delle perdite dai debiti privati ai debiti pubblici, quello che conta non è la nazionalità delle banche, ma la partecipazione di ogni paese a questa “Unione europea per il salvataggio della finanza”.

di Benn Steil e Dinah Walker

2 luglio 2015

Nel marzo 2010, due mesi prima dell’annuncio del primo salvataggio greco, le banche europee erano esposte sulla Grecia per 134 miliardi di €. Le banche francesi, come mostrato nella figura qui sotto, erano di gran lunga le più esposte: 52 miliardi di € – 1,6 volte più della Germania, undici volte l’Italia, e sessantadue volte la Spagna.

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I 110 miliardi di € di finanziamenti erogati alla Grecia dal FMI e dall’Eurozona a maggio 2010 hanno permesso alla Grecia di evitare il default sulle sue obbligazioni verso queste banche. In assenza di tali prestiti, la Francia sarebbe stata costretta a un piano di salvataggio di massa del suo sistema bancario. Invece, le banche francesi sono state in grado di eliminare virtualmente la loro esposizione verso la Grecia vendendo le obbligazioni, portandole a scadenza, e subendo una parziale ristrutturazione nel 2012. Il piano di salvataggio ha sostanzialmente socializzato gran parte della loro esposizione all’interno della zona euro.

L’impatto di questo salvataggio clandestino delle banche francesi si fa sentire ora, con la Grecia sul punto di uno storico default. Mentre a marzo 2010 circa il 40% del totale dei prestiti europei alla Grecia passava per le banche francesi, oggi è solo lo 0,6%. I governi hanno coperto la falla, ma non in proporzione a quella che era la esposizione delle loro banche nel 2010. Piuttosto, in proporzione al loro capitale versato alla BCE – che nel caso della Francia è solo il 20%.

Di conseguenza, la Francia è effettivamente riuscita a ridurre la sua esposizione totale  – bancaria e sovrana – verso la Grecia di € 8 miliardi, come si vede nella figura qui sopra. All’opposto, l’Italia, che nel 2010 non aveva praticamente nessuna esposizione verso la Grecia, ora ha un’esposizione massiccia: 39 miliardi di €. Complessivamente, l’esposizione tedesca è di un importo analogo – 35 miliardi di €.  Anche la Spagna ha visto la sua esposizione espolodere, passando da quasi nulla nel 2009 ai 25 miliardi di € di oggi.

In breve, la Francia è riuscita a utilizzare il salvataggio greco per scaricare  8 miliardi di € di debito spazzatura sui suoi vicini, caricandoli con decine di miliardi in più che essi avrebbero potuto evitare se nel 2010 alla Grecia fosse stato semplicemente permesso di fare default. Il risultato è che oggi Italia e Spagna sono molto più vicine alla crisi finanziaria di quanto dovrebbero essere.