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martedì 19 ottobre 2010

No Tav: hanno perso e non sanno come dirlo

Hanno perso ma non sanno come dirlo

In Val di Susa durante l'ultima settimana, che ha fatto seguito alla grande manifestazione del 9 ottobre con corteo da Vaie a S. Ambrogio, si respira per molti versi un'aria di vittoria.
Il velo mediatico omertoso calato a nascondere all'opinione pubblica il corteo dello scorso sabato. La rabbiosa reazione della poitica sbavante di rabbia ad iniziare dai mestieranti del PD. La campagna di stampa denigratoria messa in scena dai giornali nel tentativo di screditare i contestatori valsusini. I fantasiosi "aggiustamenti" del progetto promessi da un Virano con lo sguardo sempre più allucinato. I filmati stile cartoon, infarciti di dati falsi e costruiti con lo scopo d'illudere i cittadini raccontando loro che bucare le montagne, lasciare i paesi senza acqua, estrarre tonnellate di smarino contenente amianto, mettere a repentaglio centinaia di abitazioni, creare voragini nel debito pubblico, il tutto senza che esista una sola ragione per farlo, costituirebbe una pratica virtuosa ed ecologica, nonchè economicamente conveniente.
Le pesanti minacce legali nei confronti degli esponenti più in vista del movimento. I maldestri tentativi di forzare la mano al governo, per ottenere finanziamenti (che non esistono) e bruciare le tappe dell'iter politico e burocratico del progetto.
Tutta, ma proprio tutta questa serie di azioni schizofreniche al limite dell'autolesionismo, molto somigliano al gesto disperato di una belva ferita che colpisce alla cieca, ben comprendendo di ritrovarsi ormai in un angolo dal quale non uscirà mai più.....

La manifestazione dello scorso 9 ottobre ha infatti domostrato l'assoluto fallimento dei cinque anni di strategia Virano. Anni che sono sicuramente serviti a rimpinguare il conto in banca dell'architetto, ma non hanno in tutta evidenza prodotto risultati in termini di condivisione nei confronti di un'opera che in Valle di Susa quasi nessuno, amministratori compresi, vuole.
Il NO a qualsiasi nuova infrastruttura ferroviaria, ribadito da cinquantamila persone (la grande maggioranza delle quali abitanti di una valle che conta circa 60000 residenti, neonati e anziani immobilizzati compresi) ha di fatto chiuso ogni prospettiva di successo per la banda del TAV.

La congrega politico/prenditoriale che da decenni sponsorizza l'opera potrà infatti censurare (come ha fatto) l'avvenimento e fingersi "analfabeta" ed incapace di leggere il significato dell'accaduto, ma la realtà continua a rimanere una sola e prima o poi sarà giocoforza costretta a prenderne coscienza.
In Val di Susa la stragrande maggioranza dei cittadini (e di conseguenza dei loro amministratori locali) il TAV non lo vuole nè ora nè mai ed è disposta a scendere in strada per bloccare qualunque cantiere sia funzionale a dare la stura alla costruzione dell'opera.
Di fronte a queta evidenza, chiara anche ad un bambino, si può forse invocare l'invio dell'esercito così come fa l'esponente del PD Stefano Esposito.
Si può auspicare la militarizzazione per decenni dell'intero territorio. Ventilare la deportazione in massa di decine di migliaia di cittadini contestatori. Mandare all'ospedale a bastonate ogni cittadino che si oppone, magari iniziando dalle donne e dagli anziani. Perfino mettere in galera i padri e poi i figli e poi le madri, arrivando a costruire una nuova "Gaza" in casa nostra.

Oppure ammettere, di fronte all'evidenza dei numeri, di avere perso.
L'alta velocità in Val di Susa è stata bocciata definitivamente e senza appelli.
E' giunta l'ora che i camerieri della politica e della stampa trovino il coraggio di dirlo.
Prima che sia troppo tardi e si corra il rischio di condurre cittadini e forze dell'ordine ad un confronto tanto pericoloso quanto privo di senso, di cui essi soli sarebbero gli unici responsabili.

Il Corrosivo


Il trio delle meraviglie...

Stamattina a partire dalle 8,30 è stato predisposto il comitato di benvenuto per l'incontro BoninoViranoAmprino presso i locali dell'Autoporto di Susa. Al loro arrivo la delegazione No Tav era già attesa dalle forze dell'ordine(?), dopo avere disposto gli striscioni e aver srotolato le immancabili bandiere crociate e iniziata l'attesa degli ospiti (indesiderati ndr.), il primo ad arrivare è stato Mr. Trivella Virano, accolto dai presenti al grido di "Giù le mani dalla Valsusa". e' iniziato così un confronto serrato dove, Mr. Trivella, ha goffamente tentato di riproporre il suo repertorio a base di vaselina. All'incalzare delle domande dei No Tav, anche su aspetti tecnici di progetto o su preoccupazioni legittime, l'architetto ha risposto utilizzando gli slogan, per altro simili a quelli utilizzati nel video demenziale della NTLF. Il sottofondo è stato un perenne coro di dissenso e di sgradimento per l'opera, per le falsità e per il personaggio in questione. Seconda in ordine di arrivo Gemma in Wonderland, come al solito che un sorriso smagliante, almeno nei primi metri persorsi sotto lo sguardo dei carabinieri.
Il grido di "Vergogna, Vergogna!" unito da un precisissimo e costante "togliti sto sorriso dalla faccia perchè non c'è niente da ridere!" l'ha accompagnata sino all'ingresso della palazzina degli uffici. Ultima in ordine di arrivo l'assessore ai trasporti della Regione Barbara Bonino, accolta come si conviene ad una dama del suo rango. L'assessore Bonino colta caldamente dai presenti è persino riuscita ad invitare uno dei presenti a presenziare all'incontro. Le è stato risposto che i Valsusini nulla hanno da dire ne da spartire con loro, le è stato rimarcato a gran voce che LORO non sono ben accetti in valle, ne ora ne mai. Inseguita dalle Donne No Tav, Barbarella in gran fretta si è dileguata nell'androne dell'edificio accompagnata da una schiera di forze dell'ordine.
Continuiamo a ripeterlo a gran voce, qui non passeranno mai, ne sopra ne sotto, ne a destra ne a sinistra, perchè la Valle c'è e ha gia fatto la sua scelta ...due parole:
NO TAV!!!
La valle che resiste
 
A Stoccarda la gente ha fatto capitolare i cementificatori devastatori del TAV
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STOP A STUTTGART 21
Per il sesto sabato consecutivo tra 50 e 100mila persone - in una città che non raggiunge il milione di abitanti - sono scese in piazza a Stoccarda contro l’avvio dei lavori del progetto Stuttgart 21, ovvero Tav e nuova stazione sotterranee con demolizione della vecchia stazione "di testa".


Ma questa volta c’è un enorme novità: la Deutsche Bahn (ferrovie) e la Regione (Land) Baden Wurrtenberg hanno accettato di sospendere gran parte dei cantieri e di sedersi a un tavolo di confronto e negoziato con i rappresentanti degli oppositori. In città la tensione era salita, in particolare dopo che un manifestante 65 enne colpito dalla polizia ha perso un occhio. L’impresa di avviare un negoziato e una tregua sembrava impossibile. E non è affatto detto che nel termine stabilito di fine novembre si riesca a trovare un accordo. Ma intanto ci si sarà avvicinati alle elezioni Ba-Wu di marzo, che vengono sempre più considerate "il giudizio di Dio" e la conferma - o smentita - definitive del progetto "Stuttgart 21". È qui che la emergenza civica di Stoccarda si salda con una possibile crisi politica nazionale. I Verdi sono già schizzati al 24% nei sondaggi sulle intenzioni di voto dopo che il governo Merkel ha prorogato le centrali nucleari. Ma nel Land, per la loro posizione contraria a Stuttgart 21, i Verdi - che son già dal 2009 primo partito al comune di Stoccarda senza riuscire però a evitare un sindaco Cdu - sono dati al 32%. Con la Spd al 19 i Grunen prenderebbero per la prima volta in Germania la presidenza di un Land e manderebbero per la prima volta nella storia del Ba Wu la Cdu all’opposizione.

LA DIVERGENZA sulla opportunità del progetto viene da lontano. Per le Ferrovie e il Land spostare sottoterra l’attraversamento ferroviario e la stazione di Stoccarda trasformandola in stazione passante è essenziale alla nuova linea transnazionale del "corridoio europeo" fino a Budapest. Per gli oppositori - ambientalisti ma non solo - una ristrutturazione dell’attuale stazione mantenendola "di testa" (come a Santa Maria Novella a Firenze, per intenderci) è più che sufficiente ed evita lo sperpero di miliardi di euro pubblici. Anni fa la Cdu di Stoccarda bloccò un possibile referendum. Ma il movimento è diventato massiccio e incalzante quando i cantieri sono cominciati e si sono abbattuti alberi del parco sotto il quale si intende scavare. Migliaia di cittadini si sono messi il cartellino di "difensori del parco" e son pronti alla resistenza non violenta.

di Paolo Hutter per il Fatto Quotidiano
(ha collaborato Andreas Pichler)
Altra Città

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