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mercoledì 10 novembre 2010

Ricerca: quale serietà

Fino a quando la scienza/ricerca si avvarrà degli esperimenti su animali SAPENDONE l'inutilità quanto pericolosità non avrà la ben che minima stima da parte mia, significa che quella scienza è al servizio delle lobbies, che antepone la propria carriera e l'ottenimento dei fondi rispetto alla correttezza dei dati ed al bene dell'uomo e dell'animale.

I loro piagnistei sui tagli hanno il sapore dell'ipocrisia.

A seguito due articoli sull'onestà della ricerca che, visti i risultati, decidendo di proseguire con la vivisezione intende appagare la voglia di sadismo usando gli animali.

Barbara Notav 

Tutti giù per terra!

E vabbè, in fondo non poteva essere una sorpresa.
La rivista Times Higher Education, una pubblicazione nata dal quotidiano The Times, ha pubblicato la classifica delle prime duecento università mondiali (http://www.timeshighereducation.co.uk/world-university-rankings/2010-2011/top-200.html).
A questo punto, potrei finire qui di scrivere perché il resto è scontato.
Tutt'altro  che sciovinisti, gl’inglesi hanno retrocesso da classifiche stilate da altri Cambridge ed Oxford a pari merito al sesto posto, mettendole alle spalle di cinque scuole statunitensi, dove Harvard sopravanza di un’incollatura il California Institute of Technology.
Scorrendo la lista, bisogna arrivare al 14° posto per trovare un’università che non sia anglo-americana, e questa è l’ETH di Zurigo. Al 21° posto si piazza l’Università di Hong Kong, al 28° ci sta la Corea, al 34° Singapore, al 37° la Cina. Poi, giù alla 112° piazza c’è la Bilkent di Ankara, e c’è il Belgio, l’Olanda (piccina com’è, ne ha 10 in classifica), l’Egitto, la Danimarca, la Spagna, la Norvegia…
E noi? Le nostre 78 università?
Beh, la classifica tiene conto di ricerca, di qualità dell’insegnamento, degli stimoli creati dall'ambiente accademico e anche di quanto guadagnano docenti e ricercatori. A questo punto, che cosa pretendete? Ovvio che noi non esistiamo in classifica!
Da noi, quella che viene spacciata per ricerca è nella quasi totalità dei casi la riproduzione di qualcosa di già fatto altrove o, comunque, di qualcosa che costi poco in termini di quattrini e d’impegno. Quasi sempre, gl’italici cosiddetti “centri di ricerca” altro non sono se non carrozzoni, carrozzelle o carrozzine in cui sistemare qualche “luminare” che, a sua volta, sistemerà qualche figlio, quando non qualcosa d’altro. E, nella quasi totalità dei casi, l’unico scopo di quei centri è sopravvivere, questo certo non facendo ricerca, se non altro perché non ci sono i soldi nemmeno per pagare le bollette del gas, ma semplicemente pagando stipendi da dieta ferrea. Così, quando sentiamo i nostri mezzi di cosiddetta informazione strombazzare di scoperte epocali uscite da qualche nostra università, meglio cambiare canale sperando di trovarci la Ferilli sul sofà.
Venendo alla qualità dell’insegnamento,
chi ha avuto la ventura di assistere a qualche confronto che mi è capitato di sostenere con qualche professore di università o politecnici sa perfettamente che, come vuole l’immagine popolare, il sangue da una rapa non si può cavare. Basterebbe, poi, leggersi le esternazioni “scientifiche” di certi docenti a proposito delle nanopatologie per mettere la giusta cornice al quadretto. Che razza di prodotti potranno uscire da maestri di quella fatta è cosa su cui non sprecare una riga.
Stimoli ambientali? Beh, gli studenti che vedono le apparecchiature su cui si posa leggera la polvere della desuetudine potrebbero essere stimolati a prendere un piumino e a darsi da fare. E non parlo solo dell’ormai mitica Università di Urbino (prestigiosissima secondo qualche bello spirito) e di quello che fu il nostro microscopio: percorrendo i laboratori è sempre più comune imbattersi in strumenti morti da tempo immemorabile un po’ perché non c’è un soldo per la manutenzione e un po’ perché nessuno li saprebbe comunque usare. Il resto dell’ambiente accademico è su questa lunghezza d’onda. Volendo, poi, osservare l’ambiente dal punto di vista morale, chi ha qualche esperienza di accademia e, magari, di concorsi, sa che l’argomento si farebbe osceno.
E gli stipendi? Cari ragazzi che avete in mente la carriera universitaria e la romanticheria della ricerca, allenatevi piuttosto per partecipare ad un reality show e, se sarete sufficientemente cretini, farete un sacco di soldi come ospiti di discoteche o di trasmissioni TV ormai sempre più indistinguibili da una discarica. L’unica possibilità, se proprio v’intestardite sull’accademia, è quella di fare ciò che fanno alcuni professori di casa nostra: raccontare le balle di regime sostenendole eroicamente con sprezzo del ridicolo. Se avrete stomaco, se sarete pronti a rinunciare ad ogni parvenza di dignità, troverete di certo qualche multiutility, qualche imprenditore che indebita noi e, nell’ambito dello stesso fenomeno, arricchisce il suo conto in banca così pareggiando i conti, qualche politico “con le mani in pasta”che vi daranno pane e companatico.

Vivisezione e scienza: due percorsi divergenti


L’entrata in vigore della nuova direttiva 2010/63 sulla sperimentazione animale, (due anni di tempo per il recepimento) dà conferma ufficiale della rinuncia dell’UE ad un aggiornamento scientifico non solo dovuto, ma indispensabile per la tutela della salute umana e dell’ambiente, e della sua volontà di rilanciare un metodo di ricerca erroneo e fuorviante.

La sperimentazione su “modello animale” ha dimostrato - da sempre - la sua inaffidabilità e fallacia ai fini della ricerca biomedica. Tale evidenza è stata resa ufficiale su organi scientifici della massima importanza e credibilità negli ultimi anni.
Un “cambiamento epocale” nella ricerca tossicologica è stato annunciato, ad esempio, dal Consiglio Nazionale delle Ricerche statunitense, che, paragonandolo a momenti storici quali “la scoperta del DNA, la nascita del primo computer” lo ha descritto quale “passaggio da un sistema basato sullo studio dell’animale ad un sistema basato sui metodi in vitro, oggi in grado di valutare il modo in cui una sostanza altera la funzione dei geni nella cellula umana”.

E’ ormai ben noto a tutti (meno che, sembrerebbe, alla maggioranza dei legislatori europei) quanto segue:
Ogni specie vivente può essere modello soltanto di se stessa. Lo dimostrano i veleni che, come la stricnina e la cicuta, per dirne due su mille, sono ottimo cibo per varii animali da esperimento; lo dimostra il fatto che su 100 sostanze che hanno superato i test su animali, 92 falliscono nelle prove cliniche sull’uomo.
La sperimentazione animale viene rilanciata ancora oggi, nel 2010, perché l’Europa soggiace alle lobbies dei produttori di sostanze chimiche e vuole consentire ad essi, con la scelta della specie animale adatta, di raggiungere i migliori risultati commerciali, oltre che di aggirare la responsabilità civile in caso di disastro ambientale o farmacologico (per poter dire, a posteriori, “si sa, la prova su animali non è prova certa …”).

Le straordinarie recenti tecnologie (dovute alle nuove conquiste della scienza, nella genetica, biologia, chimica, informatica, ecc) che usano tempi 10.000 volte più veloci e costi mille volte inferiori, e che, come recita il comunicato finale del “VII Congresso Mondiale sui metodi alternativi e la sperimentazione animale” (Roma,2009) “generano una quantità di conoscenza mai raggiunta né mai individuata fino ad oggi”, consentono una tutela immediata per la nostra salute e per l’ambiente; ma questi valori primari sono purtroppo messi da parte nell’ottica oggi vigente del profitto.

Le nuove tecnologie rispettano inoltre (e tale considerazione si affianca a quella precedente, l’aspetto etico non essendo secondario a quello scientifico) il comune sentire dei cittadini europei che non tollerano più l’atroce sofferenza di decine e centinaia di milioni di animali, immolati sull’altare di una falsa scienza.

Il Comitato Scientifico EQUIVITA e la grande maggioranza dei cittadini europei, che si sono già espressi in tutte le possibili occasioni (vedi manifestazioni del 25 settembre a Roma e del 6 novembre vicino Brescia), sotto il coordinamento di alcuni (pochi e dunque ancor più meritevoli) parlamentari europei non rinunceranno a lottare contro la vivisezione e metteranno in atto, appena pronto il nuovo regolamento per l’applicazione dell’art. 11 del Trattato UE, una raccolta di firme per una proposta di legge d’iniziativa popolare che riesca a far recuperare all’Unione Europea un minimo di dignità e di consensi.



Comitato Scientifico EQUIVITA
Tel. + 39. 06.3220720, + 39. 335.8444949
E-mail: equivita@equivita.it <equivita@equivita.it>  <equivita@equivita.it <equivita@equivita.it> >
Sito internet: www.equivita.org
 

Per una ricerca di base senza animali


>> Scarica il pieghevole della campagna!

Introduzione

La ricerca biomedica "di base" e' quella non finalizzata alla produzione e messa in commercio di un farmaco, un cosmetico o una sostanza chimica in generale, ma e' "tutto il resto", cioe' quella ricerca che studia le cause e gli effetti delle malattie, piuttosto che il funzionamento di certi processi bio-chimici, piuttosto che gli effetti del cibo sulla salute, ecc.
Quel che si e' notato in questi ultimi anni, stando alle ultime statistiche del Ministero della Salute in merito al numero di animali usati come cavie di laboratorio, e' che vi e' stato un incremento, decisamente elevato, del 40%, nell'uso di animali nella ricerca di base. Pessima notizia, ovviamente.
Questo aumento nell'uso di animali nella ricerca di base è stato pagato coi nostri soldi. E' stato svolto nelle università - sovvenzionate con denaro pubblico, delle nostre tasse - e presso i laboratori delle associazioni per la ricerca medica che chiedono ogni anno l'aiuto di tutti i cittadini "di buon cuore" con le loro maratone televisive e altri eventi di raccolta fondi. Parte di questi soldi non vanno dunque ad aiutare i malati, con una vera ricerca medica, ma vengono spesi per fare "ricerca" su malattie fasulle create artificialmente su una specie diversa da quella umana.

Le associazioni per la ricerca medica

La maggior parte delle associazioni per la ricerca medica utilizza una parte rilevante dei fondi raccolti per finanziare la vivisezione. Non fatevi ingannare dal fatto che loro preferiscano chiamare la vivisezione "ricerca in vivo": sempre vivisezione e', perche' la vivisezione e', per estensione "qualunque tipo di sperimentazione effettuata su animali di laboratorio che induca alterazioni a livello anatomico o funzionale, come l'esposizione a radiazioni, l'inoculazione di sostanze chimiche, di gas, ecc." [Dizionario De Mauro, ed. Paravia]. E come ovviamente l'induzione forzata di malattie, o addirittura la selezione genetica di animali malati o con maggior probabilita' di sviluppare certe malattie.
Per fortuna, un'altra parte dei fondi e' invece dedicata alla vera ricerca medica, cioe' studi clinici, epidemiologici, studi in vitro, sviluppo di nuove tecnologie per la diagnosi precoce, ecc. Se non fosse per questo, non vi sarebbe progresso medico.
Quel che occorre fare e' convincere queste associazioni ad investire il 100% di quanto raccolto nella vera ricerca medica, ed eliminare TUTTI i finanziamenti a studi di vivisezione! Cosi' ne trarrebbero vantaggio tutti: i malati, la scienza, gli animali.

Come scegliere


Chi finanzia la vivisezione

Le associazioni piu' note che finanziano la vivisezione sono:
Ma anche associazioni piu' piccole molto probabilmente la finanziano, quindi, prima di fare una donazione, occorre richiedere una dichiarazione scritta che attesti che quell'associazione non finanzia, ne' in futuro finanziera', studi su animali.

Chi finanzia ricerche senza animali, in Italia

Le associazioni italiane che, ad oggi, hanno dichiarato di finanziare solo ricerche senza animali sono le seguenti.
Queste associazioni NON hanno una posizione pubblica antivivisezionista, semplicemente non finanziano in prima persona ricerche su animali.
Le associzioni che desiderano essere aggiunte a questa lista "positiva" possono contattarci all'indirizzo info@novivisezione.org

Chi finanzia ricerche senza animali, e si oppone alla vivisezione, in Italia e in altri Paesi


Queste associazioni sono da preferire a quelle italiane sopra citate, perché quelle di cui sopra semplicemente non usano animali ma non hanno una posizione contraria alla vivisezione in generale, mentre quelle elencate qui sotto si oppongono pubblicamente alla sperimentazione su animali e sviluppano e divulgano metodi scientifici senza animali.
Tra queste, troviamo solo una associazione italiane, e altre straniere.
Le associazioni straniere che si occupano di ricerca senza usare animali sono decisamente di più, ed è molto semplice, con la carta di credito, sostenerle. Non cambia nulla il fatto che siano in altre nazione, perché i risultati delle ricerche ormai vengono diffusi in tutto il mondo. Come si compra un libro su Amazon.com, si può benissimo, allo stesso modo, fare una donazione a queste associazioni.

I-CARE Italia
http://www.icare-italia.org/ info@.icare-italia.org Il Centro Internazionale per le Alternative nella Ricerca e nella Didattica ha sede in India e progetti in varie nazioni. Il nome ufficiale in inglese è "International Center for Alternatives in Research and Education" le cui iniziali formano la sigla I-CARE che, sempre in inglese, vuol dire "io ho cura", "a me importa"... sottolineando la spinta etica di base contro la sperimentazione su animali. I-CARE è contro una scienza che "uccide e provoca sofferenza". I-CARE si occupa tra le altre cose di: - promuovere la ricerca di metodologie scientifiche che non fanno uso di sperimentazione su animali ritenendola inaccettabile eticamente e scientificamente; - provvedere al sostegno finanziario della ricerca scientifica in campo biomedico ed in particolare al finanziamento di progetti di ricerca e di borse di studio destinate allo sviluppo di tecnologie innovative e al perfezionamento professionale dei ricercatori; --> Per fare donazioni
The Cancer Project (USA)
http://www.cancerproject.org info@cancerproject.org Gli obiettivi di The Cancer Project (Progetto Cancro): primo, rendere prioritaria la prevenzione del cancro (visto che, oggi, l'80% delle forme tumorali è prevenibile); secondo, migliorare le possibilità di sopravvivenza quando il tumore è stato diagnosticato. In entrambi i casi, questo può essere ottenuto con una maggior conoscenza del ruolo dell'alimentazione nel prevenire questa malattia e nell'evitare di peggiorarla. Il Progetto Cancro, promosso dall'associazione PCRM (Comitato di Medici per una Medicina Responsabile), molto impegnata e seria, fornisce materiale informativo su questo tema, e conduce ricerche cliniche per determinare l'impatto dell'alimentazione sulla formazione del cancro. Questo lavoro è utilissimo per salvare vite, questa è scienza, non certo gli esperimenti sui topi fatti ammalare artificialmente o manipolati geneticamente. --> Per fare donazioni
Dr Hadwen Trust (UK)
http://www.drhadwentrust.org info@drhadwentrust.org Il Dr Hadwen Trust è un fondo che finanzia la ricerca senza animali in varie aree: malattie cardiache, meningite, cancro, epilessia, malattie del fegato, etc. Nessuna delle ricerche finanziate usa animali o tessuti animali, e tutte contribuiscono alla ricerca sulle malattie umane, allo stesso tempo contribuendo a rimpiazzare l'uso di animali nella ricerca con tecniche scientifiche realmente efficaci. --> Per fare donazioni
The Humane Research Trust (UK)
http://www.humaneresearch.org.uk info@humanereasearch.org.uk The Humane Research Trust è un fondo per la ricerca medica sostenuto da donazioni private. E' specializzato nello sviluppo di nuove tecnologie di laboratorio senza l'uso di animali, per essere di aiuto sia agli uomini che agli animali. Vengono finanziate ricerche in ospedali e università del Regno Unito, i cui risultati vengono poi diffusi nel resto del mondo. --> Per fare donazioni

Chi aiuta i malati, ma non finanzia ricerche

Esistono poi altre associazioni che danno aiuto ai malati, ma non finanziano ricerche, e quindi non c'e' pericolo che i fondi da loro raccolti vadano a sovvenzionare la vivisezione.
Queste associazioni NON hanno una posizione pubblica antivivisezionista, semplicemente non finanziano alcun tipo di ricerca.

Cosa puo' fare ciascuno di noi

E' importante scegliere per le nostre eventuali donazioni una associazione che non finanzi la vivisezione, ma e' anche importante far sapere alle "non prescelte" il motivo per cui non si vuole dar loro dei soldi, perche' solo cosi' potranno cambiare comportamento! Quindi occorre scrivere alle associazioni che finanziano studi su animali, invitandole a cambiare destinazione dei loro fondi.
L'altra cosa importante da fare e' far conoscere questa situazione a quante piu' persone possibile, e invitare anche loro a non fare donazioni a chi finanzia la vivisezione. Potete utilizzare a questo scopo il pieghevole informativo realizzato da NoVivisezione.org, che si puo' richiedere alla casa editrice non-profit AgireOra Edizioni: >> richiedi il pieghevole della campagna!
E' anche utile scrivere alle associazioni di cui non è chiara la posizione in merito per chiedere loro di aderire a una politica di non uso di animali: invitatele a scriverci per essere aggiunte alla "lista positiva"!
Infine, occorre scrivere per protestare, ogni volta che si puo', agli sponsor delle manifestazioni e iniziative che raccolgono fondi per la ricerca medica destinati a una delle grosse associazioni sopra elencate che finanziano la vivisezione, e fare lo stesso con le redazioni di giornali, radio, TV, che parlano di queste iniziative o di "grandi scoperte" fatte sugli animali.
E' necessario far sentire il dissenso, per far cambiare le cose, perche' i ricavi di queste associazioni si basano su quanto donato dal pubblico... e quindi l'opinione pubblica puo' influire, eccome!

Verso il futuro: il progetto "Banche di tessuti umani"

Per andare verso una ricerca di base realmente utile per i malati, un aspetto importante è quello dell'uso di tessuti umani: è attualmente possibile usare tessuti umani per studiare malattie, conoscere le modalità di funzionamento del corpo umano, sviluppare e testare nuovi farmaci. Molte ricerche biomediche sono effettuate utilizzando tessuti ma, in modo apparentemente illogico, sono utilizzati principalmente cellule, tessuti e organi di origine animale.
I-CARE, il Centro Internazionale per le Alternative nella Ricerca e nella Didattica, ha lanciato il progetto "Banche di tessuti umani", che ha come scopo il potenziamento della ricerca biomedica in Italia tramite la creazione e/o il supporto a una o più Banche di Tessuti Umani cioè una struttura in grado di reperire, trattare, conservare e diffondere cellule, tessuti e organi umani.
In Italia non esistono dati ufficiali sul numero di animali utilizzati per il prelievo dei tessuti ma, effettuando un confronto con la Svizzera (100 mila animali l'anno con un totale di animali usati a scopi sperimentali che è la metà rispetto all'Italia) e con il regno Unito (400 mila animali l'anno con un totale doppio di quello italiano), è ragionevole ipotizzare che siano circa 200 mila gli animali uccisi annualmente esclusivamente a questo scopo.
Questo progetto sulla creazione di una rete di Banche di Tessuti è una proposta, un incitamento, un cammino. Un cammino che vuole andare in una direzione innovativa, verso una ricerca biomedica sempre più avanzata, sempre più umana, sempre più antivivisezionista.
Per maggiori informazioni: Banche italiane di tessuti umani.
No Vivisezione

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