di Monia Benini
In questo lungo periodo di crisi strutturale viene da chiedersi quanto possano gli Stati europei decidere autonomamente per il bene dei propri cittadini e per la tutela della propria nazione.
Articoli, dichiarazioni, misure, provvedimenti, decreti legge, ecc…si susseguono regolarmente palesando una realtà davvero allarmante: in Italia, come nel resto del Vecchio Continente, i Governi nazionali non sono liberi di legiferare autonomamente, ma sono costretti ad obbedire ciecamente alle disposizioni di organismi internazionali nominati dalle élites del potere, del tutto autonome. Questo vale sia per la “normale amministrazione” economica e finanziaria, come può essere l’emissione della moneta, sia per i provvedimenti speciali assunti per tamponare un’emergenza che spesso, come abbiamo già visto in passato, è tutt’altro che spontanea.
Il nostro Paese è infatti erroneamente considerato una delle cosidette democrazie avanzate del mondo occidentale: il Governo emana leggi che regolano la vita sociale in ogni suo aspetto (sanità, scuola, lavoro, pensioni, giustizia, ecc…) eppure è vincolato da trattati che limitano la sua sovranità al punto tale da impedirgli di adempiere al diritto/dovere di stampare, emettere e gestire una moneta nazionale.
La realtà dei fatti è tale per cui da un’analisi attenta risulta che anche la politica decisionale interna è pesantemente condizionata dai “pareri” o dalle risoluzioni emanate dagli organismi europei, secondo i quali una nazione non può decidere autonomamente ad esempio in materia di provvedimenti che riguardano il mercato e il commercio, piuttosto che relativamente alle pensioni. Ogni entità statale deve rispondere direttamente rispetto alle obbligazioni assunte con una serie di trattati internazionali.
Di notevole interesse, nonostante non se ne parli diffusamente, è la situazione storico-economica che ha portato l’Italia a rincorrere l’ingresso in Europa e quindi a sottomettersi ad una serie di poteri forti che ora costituiscono di fatto la spina dorsale della maggioranza dei provvedimenti normativi nazionali.
In questo lungo periodo di crisi strutturale viene da chiedersi quanto possano gli Stati europei decidere autonomamente per il bene dei propri cittadini e per la tutela della propria nazione.
Articoli, dichiarazioni, misure, provvedimenti, decreti legge, ecc…si susseguono regolarmente palesando una realtà davvero allarmante: in Italia, come nel resto del Vecchio Continente, i Governi nazionali non sono liberi di legiferare autonomamente, ma sono costretti ad obbedire ciecamente alle disposizioni di organismi internazionali nominati dalle élites del potere, del tutto autonome. Questo vale sia per la “normale amministrazione” economica e finanziaria, come può essere l’emissione della moneta, sia per i provvedimenti speciali assunti per tamponare un’emergenza che spesso, come abbiamo già visto in passato, è tutt’altro che spontanea.
Il nostro Paese è infatti erroneamente considerato una delle cosidette democrazie avanzate del mondo occidentale: il Governo emana leggi che regolano la vita sociale in ogni suo aspetto (sanità, scuola, lavoro, pensioni, giustizia, ecc…) eppure è vincolato da trattati che limitano la sua sovranità al punto tale da impedirgli di adempiere al diritto/dovere di stampare, emettere e gestire una moneta nazionale.
La realtà dei fatti è tale per cui da un’analisi attenta risulta che anche la politica decisionale interna è pesantemente condizionata dai “pareri” o dalle risoluzioni emanate dagli organismi europei, secondo i quali una nazione non può decidere autonomamente ad esempio in materia di provvedimenti che riguardano il mercato e il commercio, piuttosto che relativamente alle pensioni. Ogni entità statale deve rispondere direttamente rispetto alle obbligazioni assunte con una serie di trattati internazionali.
Di notevole interesse, nonostante non se ne parli diffusamente, è la situazione storico-economica che ha portato l’Italia a rincorrere l’ingresso in Europa e quindi a sottomettersi ad una serie di poteri forti che ora costituiscono di fatto la spina dorsale della maggioranza dei provvedimenti normativi nazionali.