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Usa/Onu e la difesa dei diritti umani

Tre articoli che inducono a riflettere su chi si ripone la tutela assoluta della protezione dei civili.
Seguono "Come l'orda dei roditori sta difendendo i diritti civili" di Gianluca Freda e "Fine dell'Onu" di Pietro Ancona.
Barbara

4.000 foto di prigionieri torturati in Afghanistan

Deridere e oltraggiare la morte
Der Spiegel, che ha pubblicato questi scatti, sostiene di essere in possesso di 4.000 tra foto e video che documentano uccisioni di civili «senza alcun motivo» da parte di soldati statunitensi in Afghanistan.
Fabio Chiusi
Una «squadra della morte» composta da 12 militari che avrebbe ucciso e poi messo in scena scontri mai avvenuti per non rischiare guai. Tra le accuse la «dissacrazione» di cadaveri e il «possesso illegale di foto di corpi». Per posarvi accanto, sorridere, immortalare quel sorriso e gioirne a piacimento, in futuro.
Vengono in mente le immagini di Abu Ghraib. Viene in mente il video «Collateral murder» pubblicato da WikiLeaks lo scorso aprile. Così la sorpresa e il disgusto lasciano spazio alla consapevolezza che si tratti di un pattern, di una struttura comportamentale vera e propria. Il risultato dell’abitudine alla morte. Un modo paradossale per rimanere aggrappati alla vita. O forse, puro divertimento. Chissà.
Qualunque sia la causa, questo è uno degli effetti sistemici della guerra, e dovremmo prenderlo in considerazione quando si valutano operazioni come quella in corso in Libia. Senza lasciare che il lato pubblico del conflitto annienti quello privato di chi lo combatte. E senza sottovalutare la radicale incapacità di comprensione in cui ci getta.

martedì 29 marzo 2011

Siria: la guerra dei media

Un buon articolo dal quale si evince la genesi della disinformazione che ubbidendo ad un ordine "superiore" spara sul nuovo target.
Si consiglia di leggere questo post su Diritti Globali, hanno già preparato il copione (tanto è un copia-incolla delle varie colorate) ed il 26 marzo già avevano chiari gli accadimenti anche se ai "giornalisti era impedito l'accesso)..No comment 
I sostenitori dei diritti globali non ritengono forse degni di diritti gli stessi MILIONI DI PERSONE - vedi video - che manifestano in favore di Assad (saranno diversamente aventi diritto)?
Barbara


Latakia è una grande città portuale della Siria che si affaccia sul Mediterraneo. Da lì viene il clan degli Assad, che da quarant'anni governa il paese, prima col capostipite Hafez, "il leone di Damasco", ed ora, dal 2000, con suo figlio Bashar. Latakia è anche la culla degli Alauiti, una minoranza confessionale islamica da cui provengono praticamente tutti i comandanti delle Forze armate siriane. Hanno destato dunque non poco clamore le notizie di questi giorni che indicavano in Latakia, la roccaforte degli Assad e degli Alauiti, come uno degli epicentri delle proteste anti-regime che stanno scuotendo paese. L'onda lunga della ribellione nel mondo arabo ha investito anche la Siria.

I primi moti sono avvenuti a Daraa, un centro agricolo nell'estremo sud, al confine con la Giordania. Da lì le proteste, dopo aver infranto il "muro del terrore", si sarebbero propagate ben presto a tutto il resto della nazione, coinvolgendo le maggiori città. Questo almeno secondo i servizi dei telegiornali italiani e della maggiore stampa nostrana, che nella migliore delle ipotesi riportano sostanzialmente le notizie delle agenzie internazionali o le corrispondenze di Al-Jazeera, in altri casi fanno da cassa di risonanza a voci incontrollabili.

Un esempio. «Gli scontri più duri di ieri sono stati però a Latakia, sulla costa, la città-porto vicina alle montagne Alauite. "Le Guardie repubblicane, i loro sgherri e i cecchini, al comando del cugino di Bashar, Nmer, hanno attaccato cinque quartieri sunniti, ucciso venti persone - dice un attivista che non vuole essere citato - Il loro piano è creare tensioni confessionali

domenica 27 marzo 2011

Libia: ritratto dei "ribelli"

Intanto ecco che realizzano un loro "alto ideale"

(ANSA) - BENGASI, 27 MAR - I ribelli libici si dicono pronti a esportare petrolio "in meno di una settimana" e in grado di produrre "dai 100.000 ai 130.000 barili al giorno" e hanno gia' raggiunto un accordo con il Qatar per l'esportazione. Lo ha annunciato un portavoce, dopo la conquista oggi degli impianti e dei terminal a sud di Bengasi. Con l'arrivo dei ribelli a Ben Jawad, infatti, sono tornati sotto il loro controllo tutti i maggiori terminal petroliferi del settore orientale della Libia.
Ansa

chissà se sarà stata una decisione maturata con la massima partecipazione del popolo, una decisione "democratica" presa nel loro ufficio nel Surrey

Consiglio inoltre la lettura di:  
Una strategia volta a distruggere la Libia tratto da Selvas blog


Le SAS inglesi erano in Libia dal 2009 dal Corriere della Collera

Ghedafi bombardato perché vuole introdurre il dinar d'oro? di Nicoletta Forcheri

 Le risorse d'acqua della Libia su Comedonchischiotte

Il giornalista RAI Amedeo Ricucci come i giornalisti hanno mentito di nuovo all’opinione pubblica per creare consenso alla guerra

Già pronto il fantoccio Usa del post Ghedafi? da Peace Reporter

Ed adesso un ritratto degli eroi (speriamo che non facciano come i colleghi tunisini che pensando di avere la democrazia con la sola cacciata del Ben Alì si sono talmente inorriditi da scappare qua, il paese dei balocchi):


I RIVOLUZIONARI LIBICI NON SONO POI COSI’ “RIVOLUZIONARI”...
tratto da Against The Empire traduzione di Gianluca Freda 26 Marzo 2011
Da quando le forze di opposizione dei ribelli libici hanno ripreso il controllo delle città, sono emersi rapporti riguardanti torture, violenze razziali e repressioni. Imbattendomi in alcuni recenti articoli relativi a Bengasi, l’ultima roccaforte dei ribelli in Libia, non posso dire di essere rimasto sorpreso dallo stato di polizia che è stato istituito e dalle persone che hanno preso il potere a Bengasi. E’ stato senza dubbio un clamoroso errore dei cosiddetti “progressisti” prendere le difese di queste forze ribelli (per non parlare di quelli che le salutano addirittura come “rivoluzionarie”).
 
Da un articolo del Telegraph di giovedì 23/03/201 
“I giovanotti armati al posto di blocco vanno per le spicce. Puntano un coltello alla gola dell’autista prima di trascinare tre uomini e una donna fuori dalla macchina, strattonandoli per la strada fino ad una vicina moschea per un brutale giro di interrogazioni...  
Il giovane movimento di opposizione libico fa retate di sospetti oppositori e amministra la sua brutale forma di giustizia in una città che vive nella paura di essere infiltrata da quinte colonne di lealisti filogovernativi.
I capi dei ribelli ammettono che dozzine di sostenitori di Gheddafi sono stati arrestati e uccisi.

venerdì 25 marzo 2011

Nel Golfo del Messico il petrolio continua a fuoriuscire

Era un Eden il Pianeta Terra.Addio Paradiso.La Exxon Valdez era "solo" una petroliera (pensiamo che la perdita nel Golfo del Messico è stata di proporzioni enormemente più grande), ecco i danni a 22 anni da allora 

Exxon Valdez, un disastro colossale di Rinascita

Barbara

Nel Golfo del Messico il petrolio continua a fuoriuscire


Clicca per ingrandireUn ufficiale della guardia costiera, con un centro di comando a Morgan City, a Los Angeles, ha detto oggi che la Guardia Costiera ha confermato che il petrolio non proveniente dalla DeepWater Horizon bensì sono state individuate quelle che sembrano essere chiazze più piccole sparse nella zona.
Le indagini della guardia marina sulle segnalazioni di grandi chiazze di petrolio avvistate in mare continua. Altre foto e informazioni dai piloti John Wathen e Bonnie Schumaker che hanno sorvolato la zona ieri, dovrebbero essere rilasciate entro oggi.
La Guardia Costiera sta indagando sulla notizia dell’avvistamento di una chiazza di petrolio potenzialmente estesa nel Golfo del Messico, non lontano dalla Deepwater Horizon. Secondo una fonte accreditata, la chiazza di petrolio è stata avvistata da un pilota di elicottero, Venerdì, ed è lunga circa 100 miglia. Un capitano di un peschereccio afferma che ieri, attraversando la chiazza si è sentito bruciare gli occhi.
Secondo il Times Picayune, la Guardia Costiera ha confermato che sta indagando su una chiazza di petrolio grande 100 miglia a circa 30 miglia a largo. Si stanno dirigendo verso un sito vicino al pozzo di Matterhorn situato a circa 20 miglia a nord della Deepwater Horizon, secondo il giornale. Il Matterhorn comprende una piattaforma di perforazione in acque profonde di proprietà della W & T Technology. E ‘stato acquisito l’anno scorso da TotalFinaElf E & P.
Piloti indipendenti stanno tentando di raggiungere la chiazza di petrolio entro oggi. Bonnie Schumaker con Wings of Care riporta di aver avvistato una chiazza 2 giorni fà e sta tentando anche lei di raggiungere il sito.
Inoltre, un altro report, di un pescatore della Louisiana, afferma che del petrolio fresco sta spiaggiando vicino a South Pass, Los Angeles, le squadre di pulizia sono già al lavoro per ripulire il mare.

Hit Parade dei siti a maggior rischio tumori

ma suvvia, non facciamo i catastrofisti, siamo orgogliosi del nostro bel MADE IN ITALY!!!

Barbara

Hit parade

Ilsussidiario.net ha pubblicato l’elenco dei 44 siti italiani a maggior rischio di tumore per i residenti.
Eccolo:
Aree industriali Val Basento (Potenza/Matera), aree industriali Porto Torres (Sassari), aree litorale vesuviano (Napoli), bacino idrico fiume Sacco (Roma/Frosinone), Balangero (Torino), Bari – Fibronit, basso bacino del fiume Chienti (Fermo), Biancavilla (Catania), Bolzano, Brescia Caffaro, Brindisi, Broni (Pavia), Casale Monferrato (Alessandria), Cengio e Saliceto (Savona/Cuneo), Cerro al Lambro (Milano), Cogoleto-Stoppani (Genova), Crotone-Cassano-Cerchiara (Crotone/Cosenza), Emarese (Aosta), Falconara Marittima (Ancona), Fidenza (Parma), Gela (Caltanisetta), laghi di Mantova e polo chimico, laguna di Grado e Marano (Udine/Gorizia), litorale Domizio Flegreo (Caserta/Napoli), Livorno, Manfredonia (Foggia), Massa Carrara, Milazzo (Messina), Orbetello (Grosseto), Pieve Vergonte (Verbano Cusio Ossola), Pioltello Rodano (Milano), Piombino (Livorno), Pitelli (La Spezia), Priolo (Siracusa), Sassuolo – Scandiano (Modena/Reggio Emilia), Serravalle Scrivia (Alessandria), Sesto San Giovanni (Milano), Sulcis-Iglesiente-Guspinese (Carbonia Iglesias/Cagliari/Medio Campidano), Taranto, Terni, Tito (Potenza), Trento Nord, Trieste, Venezia Porto Marghera.
Io non ho idea in base a quali criteri sia stato compilato l’elenco, ma l’impressione che ho è che i nomi delle aree sarebbero potuti essere estratti a sorte senza commettere errori particolari.
Per due milioni di anni i tumori sono stati malattie tutt’altro che diffuse, poi, d’improvviso, il boom. Io ho perso non solo dei famigliari, degli amici e tanti conoscenti, ma addirittura tre compagni di squadra di quando facevo il maratoneta e ora un altro amico, pure maratoneta e giovanissimo, si è ammalato di cancro addirittura ai polmoni, lui che, naturalmente, non ha mai avvicinato una sigaretta alla bocca.
Di tanto in tanto mi capita di leggere le tragicomiche esternazioni non solo di qualche tuttologo improvvisato di cui pullulano TV e siti Internet, ma persino di oncologi (almeno, quello è ciò che costoro fanno di mestiere) che negano la diffusione della malattia. A questi vorrei solo dire non solo che stanno tradendo il giuramento d’Ippocrate, ma che sono dei criminali.
E vorrei porre all’attenzione di tutti che il tasso di guarigione dalle malattie tumorali è di gran lunga più basso di quello che ci danno a credere. Nella stragrande maggioranza dei casi, con i farmaci si prolunga solo la vita (una vita spesso d’inferno), e la si prolunga tanto da far risultare guarigione quella che altro non è se non un differimento della morte a costo di dolori strazianti e di perdita della dignità.
So troppo crudo? Non m’importa un fico secco.
Se non ci sveglieremo e non cominceremo davvero a mettere in atto tutte le forme possibili di prevenzione primaria, piantandola con quella miniera d’oro per case farmaceutiche, cliniche e “specialisti” che sono la prevenzione secondaria e la prevenzione terziaria, non avremo scampo. La prevenzione primaria è quella che impedisce l’istaurarsi della malattia, quella, cioè, che fa in modo che noi non ci ammaliamo, ed è l’unica efficace sul serio. Lo so: non c’è business, ma io mi rifiuto di vendere la mia vita.

Stefano Montanari

Fukishima. Nocciolo squarciato al reattore 3

Fukushima. Nocciolo squarciato al reattore 3, e livello INES 6.


Sono le ultime notizie con cui il mondo ci dà il buongiorno. Di pochi minuti fa, la prima ci comunica che il nucleo potrebbe essere rotto:
L'Agenzia Nucleare giapponese ha comunciato che il nucleo di un reattore all'impianto di Fukushima potrebbe essere squarciato e stare causando una fuoriuscita di radiazioni. "E' assai probabile che ci sia una fuoriuscita al rettaore 3" ha dichiarato Hidehiko Nishiyama, portavoce della Japan Nuclear and Industrial Safety Agency a Tokio. Mentre acqua radioattiva è molto probabilmente fuoriuscita dal nucleo del reattore, potrebbe però anche essere stata originata dalle vasche delle barre esaurite sopra il reattore.
La seconda riguarda la gravità dell'incidente. Finora mantenuta al livello 5 (lo stesso di Three Miles Island), sembra che sia stata elevata al livello 6 poco fa. Notizia data per certa da Zerohedge e ancora in forse dall'ANSA.
Oggi l'Agenzia nipponica per la sicurezza nucleare ha indicato che potrebbe rialzare la valutazione della crisi dell'impianto di Fukushima numero uno a livello sei, anche detto 'grave incidente', il penultimo della scala. Il livello sette e' stato assegnato solo al disastro di Chernobyl.
Ci si augura che l'incidente di Fukushima venga seguito con maggiore evidenza dalla stampa nostrana: stamattina presto su Repubblica era posizionato al settimo posto, dopo Ruby e Minzolini.
More to come.
Crisis

GIANNI MATTIOLI - I DANNI BIOLOGICI DA RADIAZIONI VIDEO IN TRE PARTI SU ECOALFABETA

mercoledì 23 marzo 2011

Il Punto - SPECIALE IN DIRETTA WEB TV

Il Punto - SPECIALE IN DIRETTA WEB TV
SPECIALE IN DIRETTA WEB TV MERCOLEDI 23 MARZO ORE 21.15

L'Italia ripudia la guerra.
Un'altra guerra "di servizio": le basi straniere che occupano il nostro paese usate come avamposti per attaccare un paese sovrano. L'Italia, serva dei poteri forti, in Libia, come in Medio Oriente......

La Baia dei Porci di Obama in Libia: aggressione imperialista straccia la Carta dell'ONU

Sempre attento a porre la sua analisi in una adeguata prospettiva storica, con questo articolo Tarpley propone l'ipotesi del tentativo di "balcanizzazione" della Libia da parte dei poteri occidentali.

La Baia dei Porci di Obama in Libia: aggressione imperialista straccia la Carta dell'ONU

di Webster G. Tarpley

Washington DC, 19 marzo - Nei giorni scorsi dei missili cruise statunitensi e britannici insieme ad aerei da combattimento francesi e della NATO hanno partecipato all'Operazion Odyssey Dawn/Operazione Ellamy, un bombardamento neo-imperialista sotto finta copertura umanitaria contro lo Stato sovrano della Libia. Agendo sotto la risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU le forze navali statunitensi nel Mediterraneo il sabato sera (ora locale) hanno sparato 112 missili cruise contro obiettivi che secondo il Pentagono erano collegati al sistema di difesa aerea della Libia. Tuttavia Mohammed al-Zawi, Segretario generale del Parlamento libico, ha detto in una conferenza stampa a Tripoli che il "barbaro attacco armato" e la "aggressione selvaggia" hanno colpito zone con edifici residenziali e uffici, nonché obiettivi militari, riempiendo gli ospedali di Tripoli e Misurata con vittime civili. Zawi ha accusato le potenze straniere di agire per proteggere una cricca di ribelli, che contiene famigerati terroristi. Il governo libico ha reiterato la richiesta alle Nazioni Unite di inviare osservatori internazionali a riferire oggettivamente sugli eventi libici.

Si prevede che le forze d'attacco dispiegheranno altri missili cruise, droni Predator e bombardieri, nel tentativo di distruggere il sistema libico di difesa aerea, come preludio alla sistematica decimazione delle unità di terra libiche. Gli osservatori internazionali hanno notato che i servizi d'intelligence degli Stati Uniti circa la Libia potrebbero essere inferiori alle aspettative, e che molti missili da crociera potrebbero aver colpito obiettivi non militari.

La Libia aveva reagito al voto delle Nazioni Unite dichiarando un cessate il fuoco, ...

... ma Obama e Cameron non gli hanno dato peso. Sabato scorso, France 24 e al-Jazeera del Qatar, le reti di propaganda internazionale che fanno una pubblicità martellante a favore degli attacchi, hanno trasmesso reportage isterici sulle forze di Gheddafi, che avrebbero attaccato la roccaforte ribelle di Bengasi. Hanno mostrato la foto di un aereo da combattimento abbattuto affermando che questa fosse la prova che Gheddafi stesse portando una sfida all'ONU continuando a eseguire le incursioni aeree. In seguito è risultato che l'aereo distrutto era appartenuto alle forze aeree dei ribelli. Tale copertura ha fornito una giustificazione per i bombardamenti iniziati poche ore dopo. I paralleli con la bufala propagandistica dei bambini nelle incubatrici in Kuwait, del 1990 sono stati evidenti. I lealisti di Gheddafi hanno detto che i combattimenti di sabato erano stati causati da attacchi dei ribelli alle linee del governo, nella speranza di provocare un attacco aereo, con l'aggiunta dei residenti locali che si difendono contro i ribelli.

Libia: La misteriosa sede del Consiglio di Transizione


Il consiglio nazionale di transizione
Il nostro paese è attivamente impegnato ( http://direzioneostinata.wordpress.com/2011/03/20/basi-aerei-e-navi-l%E2%80%99italia-si-arruola/ ) in una guerra tra due governi.

Uno è quello noto di Mu’ammar Gheddafi, che poi non è il capo del governo, ma questo è un dettaglio.

L’altro si chiama il Consiglio Nazionale di Transizione, e ha dalla sua, ormai, i più potenti eserciti del pianeta.

Ci si chiede, com’è fatto questo governo e dove si trova?

La risposta su Trenta Secondi ( http://in30secondi.altervista.org/2011/03/22/libia-il-consiglio-nazionale-di-transizione-e-il-suo-sito-nel-surrey/ ) …

Miguel Martinez

Riporto il testo del link segnalato da Martinez, qualora "sparisse"...
Libia: il Consiglio nazionale di transizione e il suo sito nel Surrey
Di
Lorenzo Declich
– 22 marzo 2011Categorie: In fiamme

Il sito della “Repubblica libica”, o meglio del “Consiglio nazionale di transizione” (المجلس الوطني الانتقالي) della Repubblica Libica è un’installazione di WordPress, stile Twentyten.

E’ stato creato il 6 marzo scorso a Guildford, nel Surrey (GB) tramite bytehouse, un  provider che protegge i suoi server presso the Bunker, una società che ha un vero e proprio bunker pieno di server nel Kent, a Sandwich.

L’ OPERAZIONE LIBIA E LA BATTAGLIA PER IL PETROLIO

L’ OPERAZIONE LIBIA E LA BATTAGLIA PER IL PETROLIO (PARTE SECONDA)
- sotto la prima parte-
DI MICHEL CHOSSUDOVSKY


Le implicazioni geopolitiche ed economiche di un intervento militare USA-NATO contro la Libia sono di vasta portata.

La Libia è tra le più grandi economie petrolifere del mondo, con circa il 3,5% delle riserve mondiali di petrolio, più del doppio di quelle degli Stati Uniti.

L'“Operazione Libia” fa parte della più ampia agenda militare in Medio Oriente e Asia centrale, che consiste nel detenere il controllo e la proprietà aziendale di oltre il 60% delle riserve mondiali di petrolio e gas naturale, compresi gli oleogasdotti.

“I paesi musulmani tra cui Arabia Saudita, Iraq, Iran, Kuwait, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Yemen, Libia, Egitto, Nigeria, Algeria, Kazakhstan, Azerbaijan, Malaysia, Indonesia, Brunei, possiedono tra il 66,2 e 75,9 per cento delle riserve petrolifere totali, a seconda della fonte e della metodologia della stima” (Si veda Michel Chossudovsky, La “demonizzazione” dei musulmani e la battaglia per il petrolio, Global Research, 4 gennaio 2007. Trad.italiana).


Con 46,5 miliardi di barili di riserve accertate, (10 volte quelle dell’Egitto), la Libia è la più grande economia petrolifera del continente africano, seguita da Nigeria e Algeria (Oil and Gas Journal). Al contrario, le riserve accertate di petrolio degli Stati Uniti sono dell’ordine dei 20,6 miliardi di barili (dicembre 2008) secondo la Energy Information Administration. (US Crude Oil, Natural Gas, and Natural Gas Liquids Reserves)

Nota

Le più recenti stime pongono le riserve di petrolio della Libia a 60 miliardi di barili. Le sue riserve di gas a 1.500 miliardi di m3. La sua produzione è tra 1,3 e 1,7 milioni di barili al giorno, ben al di sotto della propria capacità produttiva. Il suo obiettivo a più lungo termine è di tre milioni di b/g ed una produzione di gas di 2.600 milioni di piedi cubi al giorno, secondo i dati della National Oil Corporation (NOC).

La BP Statistical Energy Survey (2008) poneva (in alternativa) le riserve accertate di petrolio della Libia a 41.464 milioni di barili alla fine del 2007, che rappresenta il 3,34% delle riserve mondiali comprovate. (Mbendi Oil and Gas in Libya – Overview).

Il petrolio è il “Trofeo” della guerra USA-NATO

martedì 22 marzo 2011

Libia, 'Chi dice umanità' - intervista a Danilo Zolo


Libia, 'Chi dice umanità' - intervista a Danilo Zolo



L'Onu è un'istituzione autocratica e la missione internazionale in Libia avviene in spregio al tanto citato articolo 7 della Carta delle Nazioni Unite. L'opinione del filosofo del diritto


La guerra civile e la guerra portata dai caccia, la diplomazia internazionale e la repressione del Colonnello Muhammar Gheddafi. Danilo Zolo, filosofo del Diritto, professore con alle spalle docenze in università tra le più prestigiose al mondo, fornisce il suo punto di vista, codici alla mano, sull'intervento internazionale in Libia.

In Libia la comunità internazionale, per una volta, ha agito rapida e unita.
L'espressione "comunità internazionale" è totalmente priva di senso. Le Nazioni Unite non esprimono le aspettative di alcuna "comunità", poiché sono un'istituzione autocratica, che non rappresenta in alcun modo le popolazioni del mondo e che attribuisce il potere politico e militare alle cinque potenze che hanno vinto la Seconda Guerra mondiale. Oggi, di fatto, il potere di decidere all'interno del "Consiglio di Sicurezza" è un privilegio degli Stati Uniti d'America, che utilizzano costantemente il loro "diritto di veto" per fare valere i propri interessi. Quanto alla risoluzione 1973 del 17 marzo che ha deciso l'intervento militare contro la Libia, essa è stata voluta, oltre che dagli Stati Uniti, da due paesi occidentali loro alleati, Francia e Gran Bretagna, mentre Germania, Russia, India, Cina e Brasile si sono astenuti e hanno deprecato, sia pure tardivamente, l'aggressione sanguinaria che Francia, Inghilterra e Stati Uniti hanno scatenato contro la popolazione libica in nome della tutela dei diritti umani. Una autentica impostura, tardiva e criminale nello stesso tempo, della quale si è ovviamente macchiato anche il governo italiano.

Ma il Consiglio di Sicurezza ha comunque titolo per intervenire. Ha la responsabilità principale, dice lo Statuto delle Nazioni Unite, del mantenimento della pace e della sicurezza.
Questo è un punto centrale e delicatissimo. Occorre tenere presente che il comma 7 dell'articolo 2 della Carta delle Nazioni Unite stabilisce che "nessuna disposizione del presente Statuto autorizza le Nazioni Unite a intervenire in questioni che appartengano alla competenza interna di uno Stato". È dunque indiscutibile che la guerra civile di competenza interna alla Libia non era un evento di cui poteva occuparsi militarmente il Consiglio di Sicurezza. Oltre a questo, l'articolo 39 della Carta delle Nazioni Unite prevede che il Consiglio di Sicurezza può autorizzare l'uso della forza militare soltanto dopo avere accertato l'esistenza di una minaccia internazionale alla pace, di una violazione della pace o di un atto di aggressione (da parte di uno Stato contro un altro Stato). Questa è dunque una seconda ragione che rende illegale la risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza, visto che nessuno può pensare che la guerra civile in atto in Libia possa essere una minaccia internazionale contro la pace.

sabato 19 marzo 2011

Libia: una partita con carte truccate

a seguito links ad articoli disgustati dell'ennesima finta guerra umanitaria con relativi retroscena.
Barbara

Abbiamo seguito le vicende della Tunisia, dell’Egitto e (oltre a qualche notizia en passant su altri paesi dell’area nord-africana/medio orientale) della Libia. Abbiamo assistito a quel risveglio tanto temuto da Brzezinski (co-fondatore con David Rockefeller della Commissione Trilaterale e regolare partecipante del Bilderberg e del Council on Foreign Relations), rispetto al quale l’Occidente sta applicando un nuovo approccio.  Come scrive Andrew Gavin Marshall nel suo articolo, Are We Witnessing the Start of a Global Revolution?, è stata avviata una strategia di” democratizzazione “, con l’obiettivo di organizzare, finanziare e dare aiuto diretto alla società civile nazionale per la produzione di un sistema democratico, fatto a immagine Occidentale(…). (…) il progetto di “democratizzazione” implica la creazione di strutture esteriori visibili di uno stato democratico (elezioni multipartitiche, attività della società civile, “indipendenza” dei media, ecc) con annessa  sottomissione alle corporazioni della Banca Mondiale, del  FMI, delle multinazionali e delle potenze occidentali “.
Di fatto ci troviamo quindi di fronte ad una scacchiera truccata, dove prevalgono interessi distanti dal fermento delle popolazioni locali. Facciamo un salto indietro e rileggiamo le dichiarazioni rilasciate ormai cinque anni fa da James Jones, divenuto poi Consigliere Nazionale per la Sicurezza in seguito all’elezione a presidente di Obama:
“Il nostro obiettivo strategico è quello di una espansione…verso l’Europa Orientale e l’Africa… Incontestabilmente gli Stati Uniti sono alla ricerca di accrescere la loro presenza e la loro influenza in Africa.” (Stars And Stripes, 9 marzo 2006)



“Il comandante in capo delle operazioni della NATO, il Generale statunitense James Jones, ha riferito di considerare come potenziale ruolo per l’Alleanza la protezione di corridoi chiave come quelli attorno al Mar Nero e delle vie marittime per la fornitura di petrolio dall’Africa all’Europa.” (Reuters, 27 novembre 2006)

giovedì 17 marzo 2011

La pagliacciata Risorgimentale, si festeggia il magna magna e la storia di menzogne

Ps. (che metto in cima altrimenti sotto non si nota)
a scuola dove si "impara" racconteranno (e se lo raccontano, come) dello strano affondamento della nave Ercole con sopra Nievo e quei documenti "scottanti" come ci illustra L'economista Smascherato?


150 anni di dittatura Rothschild. Da Informarmy


In questa giornata durante la quale si è "condannati" a festeggiare per decreto ed ad assistere a teatrini disgustosi, nessuno si chiede cosa ci sia da festeggiare, forse è una domanda non politically correct perciò non è consentito porsela (sì, in democrazia non si può fare domande).

forniscono ben più di uno spunto su cosa ci sia da festeggiare.

Per quanto riguarda l'altra storia, quella che non ci raccontano, eccone un breve e grave spaccato:

La spedizione dei Mille: le truffe, i massoni e la conquista sabauda

Ma d'altra parte rispecchia molto bene gli intenti di questi "nobili" uomini chiamati massoni.

martedì 15 marzo 2011

Fusione del nocciolo in tre reattori. Il Giappone chiede aiuto al mondo

Fusione del nocciolo in tre reattori. Il Giappone chiede aiuto al mondo

Giappone chiede aiuto al mondo. Le autorità ammettono che alla centrale nucleare di Fukushima Daiichi è iniziato il processo di fusione del nocciolo anche al reattore 2, quello che sembrava più tranquillo. Già domenica avevano ammesso l’inizio della fusione del nocciolo ai reattori 1 e 3.
Quest’ultimo è parzialmente alimentato con il plutonio: cosa che aggrava i danni prodotti dalla diffusione di radiazioni.
Il processo di fusione del nocciolo è iniziato al reattore 2 perchè la (pur scarsa) capacità di raffreddarlo è venuta meno a causa dei danni alle pompe provocati da una seconda esplosione avvenuta oggi pomeriggio (ieri la prima) nell’edificio del reattore numero 3. In precedenza si era verificata un’altra esplosione nell’edificio del reattore 1.
E si comincia a parlare – lo fa il Washington Post – di un altro pericolo: le “piscine” prossime alla centrale nucleare in cui alloggiano le barre di combustibile esausto.
Sono radioattive, e anch’esse hanno bisogno di acqua per la refrigerazione: ovvero esattamente di ciò che l’impianto di Fukushima Daiichi non riesce a fornire. Un esperto dice che, se rimanessero all’asciutto, si innescherebbe un incendio catastrofico: una Chernobyl potenziata.
Una centrale nucleare è, in ultima analisi, il modo più complicato per scaldare l’acqua e utilizzarla, sotto forma di vapore, per far girare una turbina che a sua volta produce elettricità.
Parlo da massaia: il calore è fornito dalle reazioni nucleari che avvengono all’interno del reattore, che possiamo immaginare come una grossa pentola sigillata con dentro acqua e il nocciolo: le sbarre di combustibile nucleare.
Il reattore deve essere costantemente raffreddato altrimenti la reazione diventa incontrollata: si produce troppo calore, sempre più calore finchè – al limite – combustibile e reattore fondono, scoppiano e producono una nube radioattiva.
A Fukushima Daiichi, dopo il terremoto di venerdì, è andato in tilt l’impianto di raffreddamento. La “pentola” del reattore è ben ben robusta, teoricamente in grado di sopportare il calore prodotto anche dal combustibile fuso e di conservarlo al suo interno. Sempre che non si sia incrinata: cosa di cui, finora, nessuno ha ufficialmente parlato.
Anzi: le autorità hanno ripetuto che le esplosioni finora sono state innescate dall’idrogeno (l’acqua, a causa dell’elevatissimo calore, si è divisa nei suoi due componenti, ossigeno e appunto idrogeno): per alleggerire la pressione dentro la “pentola” una parte del vapore è stata fatto uscire nell’edificio che ospita il reattore. Come quando fischia una pentola a pressione, si potrebbe dire.
Le esplosioni, affermano sempre le autorità, hanno interessato solo la struttura esterna della centrale: non la “pentola” del reattore.
Comunque con queste esplosioni si è diffusa nell’ambiente una certa dose di radiazioni. Tre dei tecnici che lavorano alla centrale sono stati ricoverati in ospedale proprio per esposizione alle radiazioni. Le misurazioni ufficiali parlano 751- 650 microsievert/ora ai cancelli della centrale. Ossia, star lì per un’ora significa assorbire una dose di radiazioni pari a quella cui si è esposti rimanendo per sei mesi un in ambiente non contaminato.
Se guardiamo le misurazioni non ufficiali, beh, è un altro paio di maniche. E sono state effettuate ieri, ossia un’esplosione fa.

Blogeko

lunedì 14 marzo 2011

Fukushima: Governo ammette parziale meltdown e Cosa succederebbe in caso di fusione del nucleo

Lunedì 14 Marzo 2011

Disastro nucleare in Giappone: GOVERNO AMMETTE PARZIALE MELTDOWN

Dopo tre giorni non potevano più fare finta di niente: Yukio Edano, portavoce del governo giapponese ha ammesso che nei tre reattori della centrale di Fukushima I sta avvenendo un parziale meltdown.
L'esplosione di questa mattina al reattore n.3 potrebbe aver pregiudicato le funzionalità di raffreddamento del n. 2. Il livello dell'acqua in questa unità è sceso bruscamente e si rischia una terza esplosione.
Per questo si sta studiando la misura disperata di praticare un buco nell'edificio n. 2 in modo da ridurre la pressione dell' idrogeno che si è generato all'interno, così da prevenire l'esplosione.
Undici lavoratori sono rimasti feriti nell'esplosione, mentre ricordiamo che sono state "deportate" 200mila persone residenti entro 20 km dalla centrale, profughi che si aggiungono agli altri profughi.
La foto in alto mostra le condizioni critiche in cui si svolgono i soccorsi: feriti o contaminati per terra in attesa di essere portati in ospedale, personale scafandrato sotto l'occhio attento di due militari che maneggiano qualcosa di sicuramente pesante.
Benvenuti nell'era del nuovo nucleare...
 
 
Fukushima, cosa succederebbe in caso di fusione del nucleo
di Andrea Bertaglio

Fughe di idrogeno, esplosioni, barre di uranio rimaste senza raffreddamento e rischio di fusione del nocciolo. I continui problemi con i reattori 1, 2 e 3 della centrale nucleare di Fukushima Daiichi fanno già di quello giapponese il secondo peggior incidente nucleare di sempre, dopo quello del 1986 di Chernobyl. Una catastrofe immane, causata dal potentissimo terremoto che venerdì scorso ha scosso il Paese del Sol levante e dallo Tsunami che ne è seguito. Dopo le esplosioni del reattore 1 di sabato e del reattore 3 della scorsa notte, resta alto il rischio di fusione del “cuore” dell’impianto numero 2: il peggiore degli scenari possibili. Una eventualità “da escludere”, per le autorità giapponesi. Ma che sembra più che mai reale: le barre di uranio del reattore 2, infatti, sono rimaste totalmente esposte all’aria per due ore e mezzo. Un fatto gravissimo. Che, ora, ha molto probabilmente innescato l’irreparabile.

Secondo la locale Agenzia per la sicurezza nucleare “il livello di radioattività nella stanza di controllo del reattore 1 è circa mille volte superiore al livello normale”. Stesso discorso per

sub scientifici intossicati nel Golfo del Messico

Gravi intossicazioni dei sub nel Golfo del Messico

Obama e il Golfo del MessicoTre sub scientifici, una squadra, hanno trovato nel loro sangue alti livelli di etilbenzene e xilene dopo aver completato un ciclo di 15-20 immersioni di ca 30 minuti, nonostante avessero una muta completa.
Le immersioni sono avvenute nell’estate ed inizio autunno 2010 nel Golfo del Messico Main Pass, Mississippi Canyon e aerea Grand Isle.
“Ci fu detto inizialmente che era sicuro fare immersioni al largo – era circa la fine di luglio, ma poi uno di noi cominciò a mostrare insoliti sintomi e smise di far immersioni a metà agosto. Poi un altro membro si ammalò nel tardo settembre e tutti e tre smettemmo di far immersione.
Abbiamo tutti sangue nelle feci, emorragie da naso e occhi, nausea, diarrea, crampi allo stomaco confusione e capogiri. I sintomi non sono comparsi tutti insieme ma sono stati intermittenti. Il Corexit e l’etilbenzene attaccano la emoglobina nei globuli rossi.

domenica 13 marzo 2011

Loppsi 2: Il patriot act francese

per la serie l'allievo che supera il maestro....
Barbara

Il Parlamento francese ha appena adottato una nuova legge-guazzabuglio che riporta nel diritto francese varie misure del Patriot Act degli USA. Per il sociologo Jean-Claude Paye, l’inefficacia del vasto sistema di sorveglianza progressivamente messo in atto attesta che la sua finalità reale è diversa da quanto annunciato. Le società occidentali evolvono verso un modello “infantile”, dove il solo fatto di porsi sotto lo sguardo avvolgente del potere, genera un senso di sicurezza.
Di Jean-Claude Paye
http://www.voltairenet.org/

La legge francese “LOPPSI 2”, Legge di Orientamento e di Programmazione per la Sicurezza Interna, è stata definitivamente adottata l’8 febbraio scorso [1]. Il testo presenta delle forti somiglianze con il Patrioct Act statunitense, votato immediatamente dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Entrambe le leggi si presentano come un “calderone” sulla sicurezza, un insieme di misure diverse volte a ridurre le libertà fondamentali e contenenti riforme importanti destinate ad assicurare il controllo della Rete.
Il Patrioct Act anticipa le leggi francesi.  Esso instaura, dal 2001, tutta una serie di disposizioni che saranno presenti in Francia per un decennio, come l’installazione legale di trojan horses nei computers, la criminalizzazione del cybercrime o l’infiltrazione delle forze di polizia nel commercio elettronico.
In un primo momento, dalla sua promulgazione nel 2001, il Patrioct Act si inserisce in uno stato di emergenza. Si presenta come un modo per fronteggiare uno stato di guerra: la “guerra al terrorismo”. Al fianco di misure già permanenti, sono state emanate numerose disposizioni per un periodo di quattro anni. E’ solo nel 2006, durante il loro processo di rinnovamento, che la maggior parte di queste ultime diventeranno permanenti [2]. Solamente le più contestate saranno di nuovo emanate per un ulteriore periodo di quattro anni. In seguito, con la presidenza Obama, saranno rinnovate di anno in anno.

La legge francese chiamata LOPPSI 2, si inserisce, a sua volta, direttamente in un contesto di permanenza.

sabato 12 marzo 2011

Giappone ora si parla di prevenire il meltdown ed aggiornamenti

Giappone, possibile meltdown. Esplosione (foto) e feriti. Due centrali nucleari in avaria - Blogeko

 Esplosione nucleare in Giappone, ma è tutto sotto controllo…di Italo Romano

L'abbraccio nucleare è un abbraccio di morte di Marco Cedolin

fine agg per ora

Giappone ora si parla di prevenire il meltdown

Ad Agorà di Vianello su Raitre verso le 22.30/23.00 un signore in studio, non sò con quale qualifica ma un addetto all'Associazione Italiana Nucleare ha accolto la notizia giunta al momento in redazione dell'aumento di 10milavolte di più con un "no impossibile" o qualcosa del genere.
Lui è qua, seduto comodo in televisione, ma lo stabilisce con certezza che non c'è niente di allarmante a kilometri di distanza.Questi sono gli addetti al nucleare italiani.
Tornando al Giappone, dopo la rottura di una diga, la scomparsa di 5 treni, l'incendio della centrale nucleare di Onagawa (in foto), l'esplosione di un petrolchimico, una nave risucchiata annunciamo per gli amanti della tecnologia che domina tutto (mentre l'ambasciatore italiano in Giappone conferma alla Maggioni su Rai Uno che tutto è tornato normale, i pendolari puntuali e precisi sono andati al lavoro...l'importante è non perdere produttività)

venerdì 11 marzo 2011

Processo alla globalizzazione: due capitoli del libro

Questi grandiosi autori, prove alla mano smontano tutti i dogmi liberisti e mercantilistici ai quali, come bravi fedeli, abbiamo consacrato le nostre vite e regalato il futoro delle generazioni, uccidendo il pianeta.
Il dramma è che ad oggi, si insegna nei diplomifici e laurefici questa disciplina autolesionista, invece di aprire le menti delle nuove generazioni che nuoteranno nella fogna che abbiamo loro creato.Che tali luoghi spacciati per templi di cultura (scuola ed università) non siano altro che luoghi per "fabbricare" adepti?
Barbara

Libero scambio, il grande distruttore di David Morris 
 
a seguito " Perché lo sviluppo crea povertà" di Edward Goldsmith

Il libero scambio è la religione del nostro tempo, con il suo paradiso – l’economia mondo – e i suoi fondamenti analitici e filosofici. Per enunciare i suoi teoremi si fa appello alle matematiche superiori, ma, in ultima analisi, il libero scambio è meno una strategia economica che una dottrina morale. Malgrado la sua pretesa di essere esente da giudizi di valore, riposa su di essi, in quanto presuppone che la suprema felicità consista nell’acquistare, che mobilità e cambiamento siano sinonimi di progresso. Il trasporto del capitale, dei materiali, delle merci e delle persone ha priorità sull’autonomia, la sovranità e la cultura delle comunità locali. Invece di favorire e conservare le relazioni sociali che rendono una comunità vivente, la teologia del libero scambio invoca una rigida definizione dell’efficacia come guida della nostra condotta.

I POSTULATI DEL LIBERO SCAMBIO
Dopo tre decenni di lavaggio del cervello, i principi e i pretesi benefici del libero scambio ci sembrano scontati:
• la concorrenza stimola l’innovazione, aumenta la produttività e abbassa i prezzi;
• la divisione del lavoro permette la specializzazione, che ugualmente aumenta la produttività e abbassa i prezzi;
• quanto più importante è la dimensione delle unità di produzione, tanto più grandi sono la divisione del lavoro e la specializzazione, e dunque i loro vantaggi.

Il culto del grande impregna tutto il discorso politico. Il dipartimento del Tesoro preconizza la creazione da cinque a dieci banche americane giganti. “Se vogliamo essere competitivi sul mercato mondiale dei servizi finanziari, dobbiamo modificare le nostre concezioni sulla dimensione delle istituzioni americane", dichiara. Il vice presidente della Citicorp mette in guardia contro “la confortante idea che 14000 banche siano un grande bene per il nostro paese”. La rivista liberale Harper’s condivide pienamente: “Le aziende agricole, come le imprese di quasi tutti gli altri settori, sono cresciute. Lo hanno fatto per trarre vantaggio dalle economie di scala generate dai moderni metodi di produzione”. Lester Thurow, consigliere democratico del presidente americano, stigmatizza le leggi antitrust e le accusa di partecipare di “una vecchia concezione democratica fuori moda”. Egli sostiene che persino l’IBM, il cui volume d’affari è di 50 miliardi di dollari, non è abbastanza importante per il mercato mondiale. “Le grosse società talvolta schiacciano le piccole”, concede Thurow, “ma è meglio che le piccole imprese americane siano schiacciate da grosse imprese nazionali che da ditte straniere”. La rivista In These Times, che si definisce settimanale socialista indipendente, conclude: “Le imprese siderurgiche giapponesi hanno potuto avvantaggiarsi sui loro concorrenti americani costruendo acciaierie di dimensioni più grandi”.
L’infatuazione per le grosse strutture comporta logicamente il seguente postulato: il bisogno di mercati mondiali. Ogni ostacolo all’espansione dei mercati riduce la possibilità di specializzarsi e dunque nuoce alla competitività aumentando i costi.
L’ultimo sostegno del libero scambio è il principio del vantaggio comparativo, che si presenta sotto due forme: assoluta e relativa. La nozione di vantaggio comparativo assoluto è più facile da comprendere:

Una comunicazione sbagliata crea patologie


 Oltre agli scienziati, anche l'informazione ha una enorme responsabilità sulla salute pubblica.
Barbara

Intervista a Stefano Montanari

Una comunicazione chiara, costante e seria è importante per far sì che le notizie, buone o brutte che siano, possano essere rese note a tutti. Per quanto riguarda la divulgazione delle problematiche ambientali questo non avviene, o viene fatto con molta superficialità e con poca diffusione sui mass media generalisti. Abbiamo posto alcune domande ad uno scienziato, che a causa proprio di una non comunicazione o a causa di una sbagliata diffusione dei risultati della sua ricerca ha subito una sorta di «bavaglio»
 Stefania Petraccone
 Una comunicazione chiara, costante e seria è importante per far sì che le notizie, buone o brutte che siano, possano essere rese note a tutti. Per quanto riguarda la divulgazione delle problematiche ambientali questo non avviene, o viene fatto con molta superficialità e con poca diffusione sui mass media generalisti. Giornali e tv insomma, non danno una giusta diffusione degli avvenimenti che oggi stanno distruggendo l'ambiente e la qualità della vita stessa.
Abbiamo avuto il piacere di porre alcune domande ad uno scienziato, che a causa proprio di una non comunicazione o a causa di una sbagliata diffusione dei risultati della sua ricerca ha subito una sorta di «bavaglio».
Stiamo parlando del dott. Stefano Montanari, uno dei maggiori studiosi di nanoparticelle insieme alla moglie la dott.ssa Antonietta Gatti, che dal 1997, si occupa degli effetti delle polveri ultrasottili sull'uomo.
Le ultrasottili sono polveri piccolissime, con dimensioni pari al nanometro, che si trovano in atmosfera sia per cause naturali (vulcani, erosione delle rocce, sabbia del deserto, ecc.), sia a causa delle attività umane che sono anche quelle che immettono in atmosfera le particelle più dannose. Hanno dimensioni tali da entrare nei punti più profondi degli alveoli polmonari e di lì passare facilmente nel sangue e nelle cellule degli organismi, creando reazioni che non sempre sono facili da individuare.

Inventare malattie

Ecco un altro "glorioso" spaccato della scienza a servizio dell'umanità e del suo progresso (forse della carriera di qualcuno), quella scienza che dovremmo finanziare continuamente, anche se mi pare che il modo per estorcere soldi e salute lo trovano con estrema facilità.
Con infinito disgusto,
Barbara

Inventare malattie


Adolfo Di Bella
http://www.dibellainsieme.org/home.do
1. Ma quale ricerca!
«Le case farmaceutiche si sono trasformate in imperi commerciali capaci di vendere antidepressivi..., antidolorifici... e farmaci anticolesterolo... con gli stessi metodi utilizzati da Coca Cola o per vendere il Dash... Vendere farmaci, anziché scoprirli, è diventata l’ossessione dell’industria farmaceutica». Questo uno dei passi più incisivi dell’introduzione del libro della Petersen (pagina14).
Emerge, clamorosa, un’anomalia: che senso ha indirizzare una pubblicità così intensiva verso il malato? Questi viene considerato persona da curare o cliente da allettare? Appare moralmente lecita una politica simile e la parallela indifferenza delle autorità? E poi: visto che incidono fortemente sul prezzo, quanto costano al cittadino le spese promozionali delle case farmaceutiche?
Sono domande che tutti dobbiamo cominciare a porci, per sapere che fiducia possiamo dare a costoro, ai loro prodotti, a coloro che li prescrivono. Inoltre occorre riflettere su un’altra stranezza, e cioè la doppia pubblicità: quella rivolta ai medici e quella al cittadino. Un assedio opprimente che negli USA ha raggiunto livelli inimmaginabili e da noi si sta preparando a diventarlo, come facilmente ravvisabile nel recente incremento della pubblicità farmaceutica sui nostri teleschermi.....

Tra il 1995 ed il 2000 gli impiegati addetti all’attività di marketing nelle aziende farmaceutiche statunitensi erano cresciuti del 59%, mentre gli addetti alla ricerca ed allo sviluppo dei farmaci erano diminuiti del 2%: i promotori avevano così raggiunto le 87.210 unità contro le 48.527 dei tecnici. Nel 2004 il boom: sono stati assunti negli Stati Uniti 101.000 informatori farmaceutici che visitano il medico portando una «pioggia di omaggi e denaro contante» (opera citata, pagina 19).

giovedì 10 marzo 2011

Vieteranno tutti i prodotti erboristici


L'Unione Europea, o meglio, questo organismo a servizio delle lobbies non contenta del regalo di sangue di animali (ovvero la inutile e dannosa VIVISEZIONE) per arricchire ancora di più Big Pharma, si appresta ad ingrassare tale lobby consegnandole anche tutto il comparto erboristico.
Naturalmente lo fa solo ed esclusivamente nell'interesse del cittadino, non ne dubitiamo.
Barbara

 Vieteranno tutti i prodotti erboristici


Il 1° Maggio 2011 i cittadini europei subiranno il più micidiale attacco alla loro libertà personale che la storia ricordi: la fine della possibilità di curarsi con prodotti erboristici dall'utilizzo millenario.
Le multinazionali farmaceutiche, i veri padroni del mondo e dell'economia reale, coloro che comandano la Finanza e i nostri politici, che decidono - nel bene e nel male - del nostro futuro, hanno deciso di eliminare la concorrenza, da loro considerata sleale, dei rimedi naturali con i quali l'umanità si è curata e si cura da millenni. Il primo Maggio 2011 entrerà infatti in vigore la Direttiva 2004/24/CE che modifica, per quanto riguarda i medicinali vegetali tradizionali, la direttiva 2001/83/CE, del 6 novembre 2001, che disciplina i “medicinali per uso umano”.
Ma vediamo cosa prevede l'articolo 16 quarter, (paragrafo 1 lettera c):
La documentazione bibliografica o le certificazioni di esperti comprovanti che il medicinale in questione o un prodotto corrispondente ha avuto un impiego medicinale per un periodo di almeno trent'anni anteriormente alla data di presentazione della domanda, di cui almeno 15 anni nella Comunità.
In pratica (e questa è l'assurdità della Direttiva!), se una azienda (dopo il 1° Maggio 2001), vorrà vendere un prodotto erboristico (pianta o parti di pianta) descrivendo sulla confezione le caratteristiche “terapeutiche” e/o “curative”, tale prodotto, anche se viene di fatto utilizzato da migliaia di anni, verrà considerato alla stregua di un “farmaco di sintesi”, e, come tale, dovrà sottostare a tutti gli obblighi, sperimentazioni (prove chimico-fisiche, biologiche, microbiologiche, farmacologiche, tossicologiche e cliniche ) e autorizzazioni previste per i farmaci chimici.
Le stime delle spese di registrazione vanno da 80.000 a ben oltre 150.000 euro per il singolo prodotto!