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mercoledì 27 aprile 2011

26 aprile 2011 - Cernobyl, Fukushima e sporchi trucchi all'italiana sul referendum

 Referendum sul nucleare, Berlusconi dice (in parte) la verità e ammette il trucco



Oggi Berlusconi ha detto chiara la verità, o meglio una parte di essa: il Governo ha tirato il freno sull’energia nucleare per non perdere il referendum: ma, passato un anno o due, tornerà a pigiare sull’acceleratore. Ascoltatelo dalla sua viva voce (il video dopo il clic), e notate che impara dai suoi stessi errori: non ha più citato “l’energia dalla scomposizione delle cellule”.

Tuttavia secondo me ha detto solo una parte della verità. Non ha citato l’intenzione di disincentivare la gente ad andare a votare per abolire la legge sul legittimo impedimento, cosa che credo gli stia a cuore anche più del nucleare. Infatti per, diciamo, depotenziare l’appuntamento referendario già cuoce nelle pentole governative una modifica (non sostanziale) alla legge sulla privatizzazione dell’acqua.

Berlusconi sottolinea sempre che il suo potere gli è stato attribuito dal popolo sovrano: in sostanza secondo lui se qualcuno gli togliesse la poltrona di Palazzo Chigi compirebbe un delitto di lesa maestà nei confronti del volere degli italiani.

E adesso sentite dalle sue stesse labbra come Berlusconi si comporta quando si profila un pronunciamento popolare che non gli garba.

Nell’anniversario di Chernobyl, Berlusconi si dice convinto che “l’energia nucleare sia il futuro di tutto il mondo”. Smentisce però implicitamente quanto egli stesso aveva affermato lo scorso anno nell’anniversario di Chernobyl: “Entro tre anni la prima pietra delle centrali nucleari italiane”.




Oggi però Berlusconi ha detto una verità (parziale) e tante bugie. Non è vero che l’energia nucleare sia più a buon mercato, anzi.

Non è vero che la centrale nucleare di Fukushima sia stata costruita un un luogo non adatto, o meglio è vero solo con il senno del poi: i giapponesi sono all’avanguardia in fatto di prevenzione dei danni da terremoti, e molto pignoli in fatto di sicurezza.

Che il nucleare assicuri alla Francia l’indipendenza energetica, è un mito.

Che l’Italia sia legata mani e piedi alle importazioni di energia elettrica francese di origine nucleare, è una balla: neanche il 5% nel 2008, e anzi la Francia dovrebbe ringraziarci perchè acquistiamo la sua elettricità durante la notte, quando non saprebbe cosa farsene, dal momento che le centrali nucleari non si accendono e non si spengono con un clic al momento del bisogno.

E un ultima considerazione: visto che in Francia la generalità degli impianti di riscaldamento è alimentata dall’energia elettrica, bisogna piuttosto chiedersi se le centrali nucleari servono per far fronte all’aumento dei consumi, o se invece lo causano.

Non so se riusciremo ad andare a votare per il nucleare il 12 e 13 giugno. Ma ricordatevi di quello che è successo oggi. Perchè prima o poi a votare ci torneremo. Speriamo.




Passata la festa, gabbato lo santo



Quello che fin dal primo momento si era concretato come un fondato sospetto, si è oggi trasformato in una realtà conclamata, attraverso le dichiarazioni tanto pompose quanto improvvide di Silvio Berlusconi, in occasione della conferenza stampa tenuta a margine dell’incontro con l’amico (e socio interessato) Sarkozy.
Il governo non ha assolutamente preso coscienza del fallimento del nucleare, né tanto meno è disposto ad aprirsi alle profonde riflessioni intorno all’atomo che dopo il disastro di Fukushima  stanno imperversando un po’ in tutto il mondo. Né aveva la minima intenzione di correggere la scelta suicida suggeritagli dagli “amici” francesi ormai a abituati a prenderci per il naso quotidianamente.
Silvio Berlusconi, con il sorriso di sempre e nessun segno d’imbarazzo sul volto plastificato, ha oggi candidamente annunciato che la scelta di sospendere la legge che intendeva riportare il nucleare in Italia, non era altro che una mistificazione, finalizzata a salvare l’atomo, ammazzando un referendum (e di conseguenza la volontà dei cittadini) che, a maggior ragione dopo Fukushima, si sarebbe rivelato una debacle senza precedenti tanto per il governo, quanto per le di lui  radioattive aspirazioni.....

Ribadendo non solo che il programma nucleare italiano continuerà ad andare avanti, alla faccia della volontà popolare gabbata con un trucchetto da illusionista d’infima categoria, ma anche che la scelta dell’atomo (abiurata da sempre più paesi ogni giorno che passa) costituirà il futuro per tutto il mondo e che il nucleare starebbe diventando ogni giorno più sicuro.

Tutte esternazioni che non stupiscono più di tanto, qualora esperite da un soggetto, come il Cavaliere, ormai votato unicamente alla barzelletta ed al cabaret.
Semmai a stupire dovrebbe essere la sfrontatezze e la sicumera con cui il caramogio improvvisatosi comico, annuncia di avere ingannato e truffato gli italiani, senza neppure preoccuparsi di giustificare il proprio gesto con qualche argomento che prescinda dal compiacere la lobby dell’atomo ed una parte (neppure la più consistente) del suo elettorato, ormai convinta che convivere con la radioattività rappresenti un esercizio prodromico di accrescimento culturale e giovi alla salute.

Se, come appare probabile, la truffa del governo avrà successo e la Cassazione si vedrà costretta a sospendere il referendum, evitando l’ennesima brutta figura ad un esecutivo ormai abituato a collezionarne in serie, non occorrerà comunque disperare.

Il valore del referendum abrogativo, in Italia, è molto relativo, come dimostrato dal modo in cui è stato bypassato quello del 1987. E anche nel caso si andasse a votare, costringendo la banda dell’atomo (ed  i partiti che la sostengono) ad una sconfitta cocente, nulla eviterebbe loro fra un paio d’anni di ripresentare una nuova legge, riproponendo il circolo vizioso.

Se Berlusconi, nel caso sieda ancora sul proprio scranno, fra qualche anno intenderà proseguire sulla strada intrapresa e dare seguito al programma nucleare si troverà comunque a doversi confrontare con un nuovo referendum che, Fukushima o non Fukushima, con tutta probabilità lo vedrà perdente, perché la maggioranza degli italiani è ormai informata in materia e di nucleare non vuole neppure sentire parlare. 

E nel caso mi stessi sbagliando, o dal cilindro  del prestigiatore dovesse uscire qualche altro barbatrucco, giova ricordare che le centrali nucleari, in Italia, dovrebbero sempre andarle a costruirle in prossimità di qualche comune, dove gli abitanti non esiterebbero a rimandare indietro a calci il pacco regalo.

chernobyl memorial.JPG

Чернобыль

Fa un quarto di secolo oggi: tanto se n’è andato da quando ci fu l’“incidente” a Chernobyl. Tempo passato invano?
Fukushima (l’Isola della Buona Fortuna, ironicamente, in giapponese) è appena partita. Ne avremo del tempo da aspettare, e non basteranno le vite nostre, quelle dei nostri figli, dei nostri nipoti e dei nipoti dei nostri nipoti.

A 25 anni di distanza, un raggio di 30 km  da Chernobyl resta off-limits e qualche centinaio di tonnellate di materiale radioattivo è in attesa di un botto. Noi europei contribuiremo con 110 milioni di Euro a “mettere in sicurezza” (scusate se rido) quella roba, e saranno denari che noi non avevamo messo in bilancio quando gli allora sovietici cascarono nella trappola dell’illusione nucleare.

Migliaia di casi di cancro, soprattutto alla tiroide, e leucemie. Io ho visto qualche bambino che “viene a respirare l’aria buona” per qualche settimana ogni anno da noi. Creperanno tutti come cani.

L’economia della zona? Distrutta, se mai esisteva un’economia laggiù. Il ministro competente ucraino, tale Valery Pyatnitsky, ha detto, en passant, che tra 500 anni la zona si potrà considerare decontaminata. Ottimo: nel 2511 tutti a fare Pasquetta a Chernobyl!

Intanto da noi un imbecille criminale – e chiedo perdono se mi esprimo così ma dentro ho mille volte peggio – che insegna (!) al’università scrive libri ed articoli su quanto è bella l’energia nucleare, su come questa energia sia a buon mercato e su come a Chernobyl, in fondo, i morti siano stati appena 31. Gli altri? Quali altri?

E intanto l’ineffabile Chicco Testa (che battutaccia mi verrebbe da appiccicare al cognome!) spiega al volgo che l’ultimo incidente nucleare universalmente noto, quello di Fukushima, ha solo un impatto emotivo e basta. Il che ha un fondo di verità: chi parla mai del centinaio d’incidenti “minori” che ogni anno capitano nella vicina Francia? Non se ne parla, non ci si emoziona.

E intanto c’è chi maledice la malasorte che ha scelto così inopportunamente la data per far saltare in aria una centrale e sta cercando di cancellare un referendum che, se gl’italiani riaccendessero per un giorno il cervello, segnerebbe una disfatta per politicanti, imprenditori con i soldi altrui e tutte le quattro mafie del nostro Belpaese.



Anniversario di Chernobyl. Quanti morti ha causato? Video

Venticinque anni fa a quest’ora la tragedia era già iniziata. Era passata da poco l’una del mattino del 26 aprile 1986. Un test “di sicurezza” portò all’esplosione e all’incendio del reattore numero 4 nella centrale nucleare di Chernobyl in Ucraina, allora parte dell’Unione Sovietica.
L’enorme rilascio di radioattività, pari a centinaia di volte quello delle bombe atomiche che caddero su Hiroshima e Nagasaki, ha contaminato e tuttora contamina Bielorussia, Ucraina e in misura minora l’Europa centro orientale.
Il conteggio delle vittime varia enormemente, a seconda delle fonti, in un ventaglio compreso fra 4.000 e 6 milioni. Il mondo in effetti stenta a farsi un’idea precisa della portata di questa catastrofe. Prima di arrivarci vi mostro un video del 1986. Le immagini aeree di Chernobyl girate mentre era in corso la catastrofe.
E’ un documentario d’epoca poco conosciuto. La qualità non sarà eccelsa: ma verso la fine, fra le macerie della centrale, si vede chiaramente l’incendio della grafite che serviva per controllare le reazioni nucleari.

Forse lo studio sulle conseguenze di Chernobyl dotato delle più poderose basi scientifiche (si basa su 5.000 fonti diverse) è quella pubblicata nel 2009 negli Annali dell’Accademia delle Scienze di New York.
Dice che Chernobyl ha ucciso quasi un milione di persone fino al 2004: e il seguito è ancora tutto da indagare. E’ opera di tre scienziati ex sovietici, e dell’Urss tutto si può dire, tranne che non coltivasse la ricerca. Si intitola “Chernobyl: Consequences of the Catastrophe for People and the Environment”.
Lo studio nota che prima di Chernobyl l’80% dei bambini in Ucraina e Bielorussia era in buone condizioni di salute. In seguito, sui territori contaminati, solo il 20%.
Ancora: in Bielorussia (come un po’ in tutto il mondo) l’incidenza del cancro è molto aumentata nel XX secolo: ma è particolarmente alta nelle zone, tipo quella di Gomel, più colpite dalla radioattività.
Visti e considerati i risultati di 5000 studi relativi a salute e contaminazione dell’ambiente, i tre ricercatori calcolano che Chernobyl abbia causato 985.000 morti fino al 2004. Continuerà a causarne: alcuni degli elementi radioattivi usciti dalla centrale decadono (cioè si dimezzano in quantità) in 20.000-200.000 anni.
Su The New York Academy of Sciences Chernobyl: Consequences of the Catastrophe for People and the Environment. Il testo è a pagamento, ma c’è un riassunto su Global Research


Chernobyl 1986-2011, in memoria delle decine di migliaia di morti


Venticinque anni dopo la terribile catastrofe nucleare di Chernobyl il pensiero va in primo luogo ai lavoratori che hanno esposto la loro vita e la loro salute per fermare la contaminazione radioattiva del reattore e incapsularlo nel cemento.
I liquidatori di Chernobyl sono stati circa 800 000. La Chernobyl Union ne associa circa 250 000. Secondo l'Unione 60 000 liquidatori sono morti e 165 000 sono rimasti invalidi. E' un genocidio.
Come altri genocidi della storia, questo non viene riconosciuto dall'ONU, che continua ottusamente a ripetere che le vittime dell'incidente sono state solo 64 o giù di lì.
E' una vergogna. Le radiazioni sono un serial killer silenzioso, i morti di tumore e leucemia non hanno "Chernobyl" tatuato in fronte. Se non è possibile associare le singole morti individuali all'esposizione alle radiazioni, è invece possibilissimo associarle da un punto di vista statistico.
I morti causati da Chernobyl tra la popolazione civile europea potrebbero essere dell'ordine di decine e decine di migliaia, ma non lo sapremo mai esattamente, perchè per fare correlazioni statistiche occorrono informazioni che le autorità sono piuttosto restie a concedere.
Dopo 25 anni i terreni contaminati della Bielorussia, Russia e Ucraina contengono ancora il 56% del Cesio 137 rilasciato all'ora dalla centrale. Il tempo di dimezzamento è infatti di 30 anni e occorreranno 300 anni perchè la concentrazione scenda a circa un millesimo di quella iniziale.
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Fukushima, esce molta più radioattività. Le autorità dicono di aver sbagliati i conti




Hanno pasticciato coi numeri. Hanno sbagliato a calcolare la radioattività che entra quotidianamente nell’atmosfera dalla centrale nucleare di Fukushima, in avaria da un mese e mezzo e chissà per quanto tempo ancora.

Ci avevano detto che, passata la fase acuta dei primi giorni, il rilascio giornaliero di radioattività era inferiore a un terabecquerel all’ora, 24 terabecquerel al giorno. Adesso si sono accorti di aver contato male: il rilascio giornaliero è pari a 154 terabecquerel. Un terabecquerel equivale a 1.000 miliardi di Becquerel.

Il rilascio una tantum di 100 terabecquerel è sufficiente per catalogare un incidente al livello 5 della scala di gravità Ines: quello di Three Miles island, per intenderci. Solo che a Fukushima succede ogni santo giorno.

Il punto più o meno fermo e non smentito è che nella fase acuta dell’incidente Fukushima ha liberato nell’ambiente materiale radioattivo fino a 10.000 terabecquerel per ora e per molte ore: l’hanno comunicato l’11 aprile le autorità giapponesi, e di conseguenza l’incidente iniziato l’11 marzo è stato classificato al settimo grado della scala Ines, il più grave – il medesimo di Chernobyl – che viene raggiunto quando escono nell’ambiente decine di migliaia di terabecquerel di iodio radioattivo.

Tuttora comunque non si sa con precisione quanta radioattività sia uscita da Fukushima nei primi e più tragici giorni. Le stime giapponesi continuano ad essere inchiodate su due numeri ufficiali: 370.000-630.000 terabecquerels complessivi, più o meno un considerevolissimo margine di errore.

Da questi numeri consegue che la radioattività uscita da Fukushima nei giorni della fase acuta è compresa fra il 10% e il 102% di quella di Chernobil.

Rendendo noti questi numeri, tuttavia, le autorità giapponesi provvidero anche a rassicurare il mondo: dissero infatti che le emissioni erano vistosamente calate, e che (sempre all’11 aprile) erano inferiori a un terabecquerel all’ora, dunque al massimo 24 terabecquerel al giorno.

Adesso appunto viene fuori che non è così. Lo scrive l’edizione inglese del Yomiuri Shimbun, il più diffuso quotidiano giapponese, dicendo che la notizia viene dalla Commissione per la sicurezza nucleare. La quale non si è premurata nè di smentire nè di pubblicare a sua volta l’informazione sul proprio (scarno) sito internet.

Stando al Yomiuri Shimbun, la Commissione si è sbagliata a contare. La convenzione internazionale prevede che le emissioni – tutte le emissioni di elementi radioattivi – vengano convertite nell’equivalente quantità di Iodio raqdioattivo, e poi sommate: in questo modo vengono fuori i 154 terabecquerel. In precedenza invece la Commissione aveva semplicemente sommato le emissioni di iodio e cesio, senza prima convertire il secondo nella corrispondente quantità del primo, e il risultato era inferiore a un terabecquerel all’ora.

Si può notare che le emissioni radioattive non si limitano al lo iodio e al cesio, anche se questi elementi sono i più abbondanti. Si potrebbe anche ridere, se non ci fosse innanzitutto da piangere: neanche l’Armata Brancaleone – altro che la quarta potenza economica mondiale – pasticcerebbe con la calcolatrice in questo modo.

Sta di fatto che, pochi giorni fa, la Tepco – la società che gestisce Fukushima – ha reso nota la sua tabella di marcia per riportare sotto controllo i tre reattori in avaria. Conta di riuscirci in sei-nove mesi e solo dopo i primi tre, dice, la radioattività cesserà di uscire.
Tre mesi sono 90 giorni, in ognuno dei quali viene e verrà rilasciata radioattività pari a quella di un incidente nucleare al livello 5 della scala Ines.

Sull’edizione inglese dello Yomiuri Shimbun sottostimato il rilascio quotidiano di radioattività da Fukushima

La scala Ines su Wikipedia

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