UNICREDIT: ADDIO ALL’ EURO. DISOCCUPAZIONE E DEBITO PUBBLICO ALLE STELLE
Balle di governo - «Monti: l’euro protegge l’Italia dai tassi.
L’euro fa da scudo ai conti pubblici è grazie alla moneta unica europea
se i problemi delle finanze pubbliche e l’incertezza politica in Italia
non si riflettono sull’andamento dei tassi d’interesse» aveva
dichiarato Mario Monti 7 anni fa (Il Sole 24 ore, 17 aprile 2005). A conti fatti da quando il cameriere di Goldman Sachs è premier, senza essere stato eletto dal popolo sovrano «il debito pubblico è aumentato di ben 59 miliardi di euro» certifica la Ragioneria dello Stato. Anche la disoccupazione non fa sconti: «oltre un milione di posti lavoro in meno tra i giovani» attesta l’Istat.
Da "E questi sarebbero "tecnici"? Di cosa? di Maurizio Blondet su Rischio Calcolato
Leggo da Franco Bechis: «Dal 15 novembre del 2011 al 31 marzo 2012 sono scaduti titoli di Stato di varia natura per 152.940 miliardi di euro. Monti ne ha rinnovati in quantità maggiore dello scaduto: 188.288 miliardi di euro. È grazie a quella differenza, di circa 35,3 miliardi di euro che è aumentato il debito pubblico italiano».
Documenti di Livia Undiemi sul MES
“ESM: Monti arrenditi. E voi parlamentari, rappresentate il popolo o andate a casa”. Articolo di Livia Undiemi per Wall Street Italia
Segnalo anche la lettera di dimissioni di Livia Undiemi dall'Idv, lettera coraggiosa e proba di reale distacco e denuncia della complicità di un partito che finge di fare opposizione.
Da Risveglio Globale:
Se anche Soros parla di signoraggio. E riflessioni sulla pazzia
Gli stati europei <>
(leggi qui l'intervista a Soros: Investire Oggi)
A quanto pare il signoraggio - questo sconosciuto - oltre a essere noto ai blogger affetti da paranoia è noto anche a George Soros che ne parla apertamente in una intervista pubblicata sul Financial Times (mica bubbole). Sarà mica affetto da paranoia pure lui? Chiamate il dottore!
O i veri pazzi - pazzo è per definizione colui che non è in contatto con la realtà - siamo noi? (Noi inteso come popolo)
Infatti non si può dire che la realtà massmediatica che ci viene presentata coincida con la realtà reale, no?
Se uno come Soros parla di signoraggio e nessuno sa cos'è, o è matto lui o siamo matti noi, cioè siamo tenuti artificialmente in uno stato di non contatto con la realtà.
E come il pazzo scambia i suoi deliri per realtà, cosi' noi scambiamo le nostre idee sul mondo per il mondo.
E non siamo consapevoli della differenza.
Poi Soros oltre a parlare di signoraggio afferma che il patto fiscale della zona euro cosi' com'è non può assolutamente funzionare.
Ma quando i nostri governi, senza farci capire molto, lo hanno firmato, si rendevano conto di ciò?
O erano fuori dalla realtà anche loro?
Risveglio Globale
Gli stati europei <
(leggi qui l'intervista a Soros: Investire Oggi)
A quanto pare il signoraggio - questo sconosciuto - oltre a essere noto ai blogger affetti da paranoia è noto anche a George Soros che ne parla apertamente in una intervista pubblicata sul Financial Times (mica bubbole). Sarà mica affetto da paranoia pure lui? Chiamate il dottore!
O i veri pazzi - pazzo è per definizione colui che non è in contatto con la realtà - siamo noi? (Noi inteso come popolo)
Infatti non si può dire che la realtà massmediatica che ci viene presentata coincida con la realtà reale, no?
Se uno come Soros parla di signoraggio e nessuno sa cos'è, o è matto lui o siamo matti noi, cioè siamo tenuti artificialmente in uno stato di non contatto con la realtà.
E come il pazzo scambia i suoi deliri per realtà, cosi' noi scambiamo le nostre idee sul mondo per il mondo.
E non siamo consapevoli della differenza.
Poi Soros oltre a parlare di signoraggio afferma che il patto fiscale della zona euro cosi' com'è non può assolutamente funzionare.
Ma quando i nostri governi, senza farci capire molto, lo hanno firmato, si rendevano conto di ciò?
O erano fuori dalla realtà anche loro?
Risveglio Globale
La rivolta che verrà
I recenti fatti come le contestazioni di Occupy Wall Street negli Stati Uniti, la rabbia disordinata in Italia di movimenti che vanno dai Forconi siciliani al movimento sardo contro Equitalia, ma soprattutto il movimento "No Tav" iniziano a prefigurare quali saranno le lotte del futuro, lotte molto diverse rispetto a quelle cui eravamo abituati di novecentesca memoria.
L’aggravarsi del panorama negli ultimi tempi, infatti, sta rendendo sempre più evidente la nuova dicotomia che caratterizzerà la contrapposizione che a breve esploderà nel nostro mondo. Non più uno scontro destra/sinistra tra conservatori e progressisti e nemmeno un semplice schema ricchi contro poveri. La sfida del futuro è ormai chiaro che partirà da una semplice domanda: siamo ancora disponibili a subire ulteriori vessazioni per mantenere in piedi questo modello di sviluppo? O forse per dirla volgarmente "non ne vale più la candela"? Molti iniziano, infatti, a chiedersi se forse gli oneri per mantenerlo sono più dei benefici. Non sarebbe meglio concentrarsi più sul benessere che sullo sviluppo, che ormai è chiaro non esserne sinonimo (in realtà tutto questo è evidente da molto tempo senza bisogno nemmeno di scomodare eminenze intellettuali anche tra loro eterogenee come un Guenon o un Pasolini) ma semmai lo mistifica?
E’ ormai chiaro che ulteriori passi in avanti verso nuovi orizzonti tecnologici, finanziari e globalizzanti non produrranno maggiore benessere né a livello economico generale né a livello di benessere concreto e manco di salute e soddisfazione psichica, ed anzi è da aspettarsi l’esatto contrario. Basti pensare come la ricchezza generale dagli anni sessanta ad oggi sia aumentata, ma sia aumentato in modo agghiacciante anche il divario tra ricchi e poveri; o come l’aumento delle tecnologie non abbia prodotto meno lavoro per tutti e più tempo libero, e come le condizioni di salute che il progresso sembrava aver migliorato piombano oggi verso situazioni terribili, dalle malattie causate dall’inquinamento, alle adulterazioni alimentari e agli stili di vita dissennati proposti come modello di comportamento.
La promessa del progresso costante e indefinito si è smascherata per quello che era: una menzogna ideologica. Venuto meno il tendere verso il meglio di per sé della storia, la fede nel potere messianico del libero mercato o del proletariato, viene prepotentemente fuori un'altra verità: le condizioni di vita dipendono solo dagli uomini e dalla loro capacità di organizzarsi in comunità secondo dei principi compatibili con l’uomo e la natura, non dalla forza taumaturgica della storia lineare, della ricchezza o di una classe sociale qualunque essa sia.
La lotta del futuro sarà quindi di chi si starà stufato di dover vivere schiavo di questo modello di sviluppo. Di chi, se è fortunato, è servo di un lavoro che ormai non è più nemmeno un mestiere ma mera soma e doma, senza potere decisionale su nulla che lo riguardi ma anzi infeudato sotto la casta finanziaria e politica. Una casta che fa il buono ed il cattivo tempo, tra comportamenti spudorati para legali e illegali, che viene meno alle stesse leggi che essa impone ai “cittadini” di fatto sudditi.
Da una parte avremo i pochi arricchiti da questo sistema coi loro servi stipendiati e un poderoso stato di polizia e dall’altra le masse stanche, sfruttate, fisicamente e moralmente abbruttite che si spera rendano a questo sistema pan per focaccia. Finirà il tempo dei “liberali” che sovvertirono l’ordine precedente, ma dichiarano il loro come il migliore dei mondi possibili, bandendo per sempre l’idea della rivolta. Ma i tempi cari signori stanno cambiando: quanto ancora possiamo sopportare di vedere i nostri nonni frugare nella monnezza? Giovani imprenditori che si suicidano? Giovani senza futuro, educazione, lavoro che si agitano ormai più come zombie che come persone in senso autentico? Tasse e balzelli che servono a pagare i vizi di una classe dirigente ormai solo “digerente”? Paesi fulcro della nostra identità europea come la Grecia mandati a morire dall’Europa stessa? Guerre “umanitarie” sporche e immorali per chi le subisce, ma anche per chi le fa? Se c’è rimasto un briciolo di dignità e vitalità ribelliamoci, la resa dei conti è vicina.
Alberto Cossu
Il giornale del ribelle
I recenti fatti come le contestazioni di Occupy Wall Street negli Stati Uniti, la rabbia disordinata in Italia di movimenti che vanno dai Forconi siciliani al movimento sardo contro Equitalia, ma soprattutto il movimento "No Tav" iniziano a prefigurare quali saranno le lotte del futuro, lotte molto diverse rispetto a quelle cui eravamo abituati di novecentesca memoria.
L’aggravarsi del panorama negli ultimi tempi, infatti, sta rendendo sempre più evidente la nuova dicotomia che caratterizzerà la contrapposizione che a breve esploderà nel nostro mondo. Non più uno scontro destra/sinistra tra conservatori e progressisti e nemmeno un semplice schema ricchi contro poveri. La sfida del futuro è ormai chiaro che partirà da una semplice domanda: siamo ancora disponibili a subire ulteriori vessazioni per mantenere in piedi questo modello di sviluppo? O forse per dirla volgarmente "non ne vale più la candela"? Molti iniziano, infatti, a chiedersi se forse gli oneri per mantenerlo sono più dei benefici. Non sarebbe meglio concentrarsi più sul benessere che sullo sviluppo, che ormai è chiaro non esserne sinonimo (in realtà tutto questo è evidente da molto tempo senza bisogno nemmeno di scomodare eminenze intellettuali anche tra loro eterogenee come un Guenon o un Pasolini) ma semmai lo mistifica?
E’ ormai chiaro che ulteriori passi in avanti verso nuovi orizzonti tecnologici, finanziari e globalizzanti non produrranno maggiore benessere né a livello economico generale né a livello di benessere concreto e manco di salute e soddisfazione psichica, ed anzi è da aspettarsi l’esatto contrario. Basti pensare come la ricchezza generale dagli anni sessanta ad oggi sia aumentata, ma sia aumentato in modo agghiacciante anche il divario tra ricchi e poveri; o come l’aumento delle tecnologie non abbia prodotto meno lavoro per tutti e più tempo libero, e come le condizioni di salute che il progresso sembrava aver migliorato piombano oggi verso situazioni terribili, dalle malattie causate dall’inquinamento, alle adulterazioni alimentari e agli stili di vita dissennati proposti come modello di comportamento.
La promessa del progresso costante e indefinito si è smascherata per quello che era: una menzogna ideologica. Venuto meno il tendere verso il meglio di per sé della storia, la fede nel potere messianico del libero mercato o del proletariato, viene prepotentemente fuori un'altra verità: le condizioni di vita dipendono solo dagli uomini e dalla loro capacità di organizzarsi in comunità secondo dei principi compatibili con l’uomo e la natura, non dalla forza taumaturgica della storia lineare, della ricchezza o di una classe sociale qualunque essa sia.
La lotta del futuro sarà quindi di chi si starà stufato di dover vivere schiavo di questo modello di sviluppo. Di chi, se è fortunato, è servo di un lavoro che ormai non è più nemmeno un mestiere ma mera soma e doma, senza potere decisionale su nulla che lo riguardi ma anzi infeudato sotto la casta finanziaria e politica. Una casta che fa il buono ed il cattivo tempo, tra comportamenti spudorati para legali e illegali, che viene meno alle stesse leggi che essa impone ai “cittadini” di fatto sudditi.
Da una parte avremo i pochi arricchiti da questo sistema coi loro servi stipendiati e un poderoso stato di polizia e dall’altra le masse stanche, sfruttate, fisicamente e moralmente abbruttite che si spera rendano a questo sistema pan per focaccia. Finirà il tempo dei “liberali” che sovvertirono l’ordine precedente, ma dichiarano il loro come il migliore dei mondi possibili, bandendo per sempre l’idea della rivolta. Ma i tempi cari signori stanno cambiando: quanto ancora possiamo sopportare di vedere i nostri nonni frugare nella monnezza? Giovani imprenditori che si suicidano? Giovani senza futuro, educazione, lavoro che si agitano ormai più come zombie che come persone in senso autentico? Tasse e balzelli che servono a pagare i vizi di una classe dirigente ormai solo “digerente”? Paesi fulcro della nostra identità europea come la Grecia mandati a morire dall’Europa stessa? Guerre “umanitarie” sporche e immorali per chi le subisce, ma anche per chi le fa? Se c’è rimasto un briciolo di dignità e vitalità ribelliamoci, la resa dei conti è vicina.
Alberto Cossu
Il giornale del ribelle
Sarebbe meglio prendere sul serio ed agire in congruenza ai suggerimenti di Alberto Cossu, l'alternativa è una competizione infinita al ribasso, ad esempio oggi in Grecia si lavora per 255 (lordi) euro, noi italiani rilanciamo a 200?
Finalmente competitivi, in Grecia lavori a 255 euro
Scritto da Carmen The Sister
Scritto da Carmen The Sister
A Pasqua pensiamo un po' alla Grecia, al sacrificio di Dimitri Christoulas che ha scioccato la pubblica opinione, con migliaia di persone che lo hanno accompagnato nell'ultimo viaggio...
Meno male che KeepTalkingGreece ci dà delle buone notizie: la Grecia è finalmente tornata competitiva! Vi capita di essere in Grecia, e la fortuna vi benedice con un lavoro part-time? Se avete meno di 25 anni ... è meglio rimanere a casa.Tutto quel che potete guadagnare lavorando 4 ore al giorno, 20 ore alla settimana, 80 ore al mese, sarà solo 255 € lordi.
Il salario netto è stimato di poco inferiore a 200 euro. Giusto quello che poteva passarvi il papà, o la nonna prima che la sua pensione venisse tagliata. Se avete più di 25 anni, è possibile ottenere la somma incredibile di 299 euro al mese - lordi, si capisce, naturalmente. Questo vale per i giovani professionisti, senza precedenti esperienze lavorative. E sono molti.
Secondo le statistiche ufficiali uno su due giovani Greci fino a 25 anni sono senza lavoro. La disoccupazione in Grecia è stimata al 20% . I dati per il 2011 non sono stati ancora pubblicati. I dipendenti con esperienza lavorativa di oltre 9 anni sono in una situazione molto migliore. Un lavoro part-time darà loro 380 euro lordi al mese se hanno più di 25 anni. Se ne hanno meno di 25, e 3 anni di esperienza di lavoro, andranno a casa con meno di 280 euro. Questi salari derivano dai tagli del 22% e 32% nel settore privato.
I legislatori (che guadagnano più di 5.000 euro al mese) hanno deciso così, dopo la pressione della Troika per aumentare la 'competitività' in Grecia. I tagli salariali sono retroattivi dal 14 febbraio. I datori di lavoro possono ridurre i salari dei loro dipendenti anche senza il loro consenso. I media Greci riportano che le imprese hanno dei vantaggi da queste misure, e assumono giovani professionisti per lavori part-time.
Il tempo ci dirà se lavoreranno veramente solo quattro ore al giorno. Con questi salari "concorrenziali", la Grecia potrà presto dichiarare di aver combattuto la disoccupazione giovanile.
PS. Prendendo in considerazione la recessione (-7%), l'elevato tasso di disoccupazione, e il fatto che se ci sono posti di lavoro, la maggior parte saranno part-time, possiamo ora dire che siamo finalmente competitivi con la Croazia! - Perché poi là non ci siano tanti investimenti, anche se c'è concorrenza, questa è una domanda a cui il Fondo Monetario Internazionale è sicuramente in grado di rispondere.
Voci dall'estero
Meno male che KeepTalkingGreece ci dà delle buone notizie: la Grecia è finalmente tornata competitiva! Vi capita di essere in Grecia, e la fortuna vi benedice con un lavoro part-time? Se avete meno di 25 anni ... è meglio rimanere a casa.Tutto quel che potete guadagnare lavorando 4 ore al giorno, 20 ore alla settimana, 80 ore al mese, sarà solo 255 € lordi.
Il salario netto è stimato di poco inferiore a 200 euro. Giusto quello che poteva passarvi il papà, o la nonna prima che la sua pensione venisse tagliata. Se avete più di 25 anni, è possibile ottenere la somma incredibile di 299 euro al mese - lordi, si capisce, naturalmente. Questo vale per i giovani professionisti, senza precedenti esperienze lavorative. E sono molti.
Secondo le statistiche ufficiali uno su due giovani Greci fino a 25 anni sono senza lavoro. La disoccupazione in Grecia è stimata al 20% . I dati per il 2011 non sono stati ancora pubblicati. I dipendenti con esperienza lavorativa di oltre 9 anni sono in una situazione molto migliore. Un lavoro part-time darà loro 380 euro lordi al mese se hanno più di 25 anni. Se ne hanno meno di 25, e 3 anni di esperienza di lavoro, andranno a casa con meno di 280 euro. Questi salari derivano dai tagli del 22% e 32% nel settore privato.
I legislatori (che guadagnano più di 5.000 euro al mese) hanno deciso così, dopo la pressione della Troika per aumentare la 'competitività' in Grecia. I tagli salariali sono retroattivi dal 14 febbraio. I datori di lavoro possono ridurre i salari dei loro dipendenti anche senza il loro consenso. I media Greci riportano che le imprese hanno dei vantaggi da queste misure, e assumono giovani professionisti per lavori part-time.
Il tempo ci dirà se lavoreranno veramente solo quattro ore al giorno. Con questi salari "concorrenziali", la Grecia potrà presto dichiarare di aver combattuto la disoccupazione giovanile.
PS. Prendendo in considerazione la recessione (-7%), l'elevato tasso di disoccupazione, e il fatto che se ci sono posti di lavoro, la maggior parte saranno part-time, possiamo ora dire che siamo finalmente competitivi con la Croazia! - Perché poi là non ci siano tanti investimenti, anche se c'è concorrenza, questa è una domanda a cui il Fondo Monetario Internazionale è sicuramente in grado di rispondere.
Voci dall'estero
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