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venerdì 21 dicembre 2012

Spread e derivati, una frode provata

Mentre attendiamo la fine del tempo, dei tempi, di un ciclo, del mondo secondo alcuni interpreti della cultura Maya prevista per domani, apprendo con sommo stupore che la magistratura, udite udite, ha CONDANNATO 4 banche estere per la truffa dei derivati ai danni del comune di Milano. Certo, se tutta la magistratura, seppur con enorme ritardo, dovesse intraprendere simili iniziative contro tutte le banche che hanno truffato un'enormità di enti pubblici, dai comuni alle regioni, si potrebbe davvero avverare la profezia, ma non come previsto dagli interpreti dei Maya. Vero che in un paese normale non dovrebbe spettare alla magistratura questo compito di "contenimento del danno". Non si comprende come per legge sia stato possibile per dei dipendenti statali (tali sono i consiglieri comunali, provinciali  e regionali) vendere la pelle dei cittadini e
contemporaneamente fungere da strozzini in prima persona, nonostante non fossero i cittadini ad avere contratto i debiti derivati. Le banche processate e condannate. Stento a crederlo. Che si stia cominciando a trovare il bandolo della matassa e soprattutto a capire che in confronto alla sola truffa dei derivati (senza contare quella dello spread, del Libor etc) i costi della politica e l'uso improprio dei rimborsi elettorali rappresentano cifre tutto sommato irrisorie? E come mai la stampa dedica tanta attenzione allo scontrino del taxi del Trota addebitato alla Regione e non ai derivati? Nel 2010  la Commissione del Senato ci informa che 671 tra comuni, province e regioni hanno contratto 35,3 MILIARDI di debito strutturato in derivati.  Si stenta a trovare dati sempre aggiornati, mentre se si vuol sapere dove è andato a cena e quanti soldi ha speso un qualsiasi politico per comprarsi le scarpe basta chiedere ai pennivendoli. E gli articoli che raccontano quanti soldi del contribuente, il comune di Torino (ad esempio) ha regalato agli squali della finanza non si trovano sui giornali mainstream, dal momento che "raccontano" la verità. Guarino ci informa a giugno di quest'anno che il Comune di Torino tra il 2005 ed il 2007 ha stipulato 25 contratti derivati per un totale di € 942.799.879,90. Silenzio. Proprio in virtù di questo silenzio mi chiedo se l'agguato ai danni di Alberto Musy, capogruppo Udc e consigliere comunale nonché avvocato, sia connesso con il lavoro d'indagine sui contratti derivati che stava spulciando:

I conti (su cui può riflettere l' assessore al Bilancio Gianguido Passoni) li ha fatti l' avvocato Luca Guastini, esperto di diritto finanziario (componente della task force sui conti del Comune messa in piedi dal consigliere Udc Alberto Musy) che nei mesi scorsi ha scartabellato, analizzandoli uno a uno, i 25 contratti di "assicurazione" sui tassi di interesse stipulati da Palazzo Civico, per un ammontare (teorico) di 943 milioni di euro di debito. FONTE

Passiamo allo spread. Il breve articolo di Rinascita sotto riportato ben illustra la truffa dello spread:
- il debito pubblico un anno fa era al 120% e lo spread ammontava a 570. L'abbattimento del debito pubblico è stato "richiesto" dallo spread. Oggi, dopo un anno di cura Monti il debito è aumentato e lo spread premia questo aggravio. Un anno fa era quindi considerato un male il fatto che il debito fosse più basso? O lo spread è stato "mal interpretato" dai giornalisti?
- altro esempio: In Germania il debito è all'80% (pur esistendo ancora un welfare degno di questo nome) ma per il patto europeo di bilancio deve scendere al 60% (come previsto dal Trattato di Maachstricht ratificato con tanta gioia da tutti gli stati dell'eurozona). Anche ai tedeschi sarà ordinato di dire addio al welfare. 
- Ma il caso più assurdo ed emblematico, è la Finlandia. Ha i conti a posto, con un debito pubblico del 55% per cui sotto del 5% rispetto al 60% richiesto. Ma nonostante ciò, la Ue raccomanda di procedere con la solita ricetta di tagli e privatizzazioni. Si dovrebbe ben comprendere quindi come in Finlandia ci si possa risentire, ma la società civile bolla come xenofobo chiunque osi contestare l'amata europa ed euro. Salvo qualche rimbrotto di facciata abbozzato di malavoglia  quando la troika ci impone di smantellare lo stato sociale e privatizzare i beni statali. Eh già, lo spread parla chiaro......
Barbara
ps tornando ai Maya, l'intellighenzia non si è mai sognata di ascoltare cosa avessero da insegnare al riguardo gli eredi di tale cultura. Nonostante si professino antirazzisti era evidente come solo la versione occidentale dovesse venire diffusa, come dimostra l'articolo sopra linkato. Chissà, magari l'élite aveva già in programma una delle tante malefatte ai danni del popolo e ha tirato fuori la storia dei Maya per usarla a mo' di paravento dietro al quale nascondere cataclismi "naturali" creati tramite Haarp, oppure dilettarsi con un pò di bombette elettromagnetiche, utili per mandare fuori uso i sistemi elettronici e fare sparire i pochi soldi che ancora rimangono sui nostri conti correnti...


Monti o non Monti, lo spread scende a 292 punti

Il debito è salito di 6 punti sul Pil rispetto al 2011, il governo si dimetterà ma mercati e speculatori stanno fermi Filippo Ghira Lo spread tra i Btp e i Bund tedeschi è sceso di nuovo sotto quota 300, a 292 punti. A dimostrazione che si tratta di un indicatore che lascia il tempo che trova e che risente di dinamiche per le quali lo stato della finanza pubblica di uno Stato conta relativamente. Era stato il direttore generale della Banca d’Italia a sostenere che tenendo conto dei fondamentali dell’economia italiana, come la ricchezza delle famiglie e la filiera delle imprese, lo spread dovrebbe essere stabile a circa 200 punti. Ieri ha chiuso a 295. Silvio Berlusconi, che sull’onda di uno spread a 570 nel novembre 2011 era stato obbligato a dimettersi e a lasciare il posto di capo del governo ad un uomo dell’Alta Finanza come Mario Monti, è tornato giorni fa sulla questione definendo lo spread “un imbroglio politico-mediatico” e parlando testualmente di “una congiura politico-finanziaria ancora da chiarire”. La quale, e qui sta il passo interessante, “deriva tutta dalla vendita dei titoli di Stato italiani iniziata dalla finanza tedesca e proseguita da quella statunitense”. Insomma, siamo stati commissariati dai tedeschi che volevano rimetterci in riga sulla spesa pubblica e dagli americani che volevano risistemare i rapporti di forza nel Mediterraneo ributtando fuori i russi dalla Libia e spazzando via i residui regimi arabi “laici”. La Germania, ha replicato il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle, non è responsabile dei problemi dell’Italia e del suo elevato debito pubblico In altre parole, non è vero che l banche tedesche abbiano venduto a man bassa i Btp che avevano in portafoglio per spingerne giù il valore di mercato e portare alle stelle il differenziale di rendimento con i Bund. Proprio la situazione che ha portato alla caduta del Cavaliere. La Germania non vuole essere additata come il mastino della stabilità in Europa e non vuole che la politica del rigore dei conti pubblici, che nell’attuale situazione risulta sempre e comunque recessiva, inneschi delle derive populiste nei cittadini che finiranno per accentuare la rabbia verso l’Unione europea e incrinare i legami tra i Paesi membri. E non solo nei Paesi come l’Italia che stanno risentendo più della crisi. Resta in ogni caso inquietante il comportamento dello spread perché 12 mesi fa il debito pubblico era al 120,1% del Prodotto interno lordo ed ora con Monti ha superato il 126%. Eppure il suo livello continua a premiare un premier che è riuscito soltanto a portare il disavanzo poco sopra il livello del 3%, in attesa di arrivare al pareggio di bilancio con qualche altra manovra alla lacrime e sangue. E nemmeno l’annunciata crisi di governo che porterà alle elezioni anticipate entro marzo ha provocato conseguenze sul livello dello spread. Ed è un fatto curioso perché negli anni scorsi bastava il più piccolo sommovimento politico per innescare un immediato rialzo. Monti come garante dello smantellamento dello Stato sociale e come demiurgo delle future privatizzazioni di Eni, Enel e Finmeccanica, rappresenta l’uomo giusto al posto giusto nella fase giusta. Si vede che il suo ruolo avrà altre occasioni per essere utilizzato nel completare il lavoro iniziato. Un lavoro che, seppure per motivazioni diverse, piace sia a Berlino che a Washington e Londra. Un ruolo chedovrebbe vedere l’ex consulente di Goldman Sachs e di Moody’s nelle vesti di super ministro dell’Economia in un esecutivo che assicuri di realizzare compiutamente gli impegni presi. Peraltro, se Roma (Atene) piange Sparta (Berlino) non ride. Il livello della spesa pubblica tedesca e il relativo debito pubblico cominciano a preoccupare la tecnocrazia europea. Una situazione che era rimasta quasi nascosta per tutto il 2011 considerato che l’economia tedesca cresceva ad un tasso del 3%. Ma ora che il tasso di crescita tocca appena l’1% annuo, anche su Berlino incominciano a cadere i primi strali. E molti si domandano: lo spread più basso è merito dell’Italia o è demerito della Germania? La Commissione europea ha chiesto al governo di Angela Merkel di ridurre entro il 2030 il debito pubblico dall’attuale 80,5% sul Pil al 60% previsto dal Patto europeo di bilancio. Pure i tedeschi dovranno varare misure di austerità sulle quali ovviamente la signora Merkel nicchia perché l’anno prossimo in Germania si vota e gli elettori potrebbero punirla più di quanto abbiano già fatto alle elezioni per il rinnovo dei Laender. In realtà la Germania non se la passa poi così male considerato che resta pur sempre il primo contribuente di risorse per il funzionamento dell’Unione e che per il 2014 è stato previsto un avanzo di bilancio del 2,5% contro l’1,8% dell’anno scorso. Ma la Commissione europea punta il dito sui problemi che una popolazione sempre più vecchia creerà in futuro per il sistema pensionistico e per quello sanitario. Il sistema sarà sostenibile? Questa è la domanda che si fanno i tecnocrati di Bruxelles, facendo il verso alla Merkel che giorni fa aveva sollevato proprio il problema di un aumento dei costi fissi del settore pubblico di fronte a minori entrate fiscali e contributive. Stesse preoccupazioni la Commissione le ha manifestate per la Finlandia il cui debito pubblico l’anno prossimo arriverà al 55% e nel 2018 “rischia” (sic) di arrivare al 60% Anche in questo caso il suggerimento è di tagliare la spesa pubblica, smantellare lo Stato sociale. Per la cronaca, i titoli pubblici di Germania e Finlandia, per quel che conta, sono gratificati della tripla A da parte delle agenzie di rating, il massimo voto sulla loro affidabilità e solvibilità futura. Ma alla tecnocrazia nemmeno questo sembra bastare. 
20 Dicembre 2012 Rinascita 


Banche estere condannate per i derivati 

La truffa dei titoli venduti al Comune di Milano che si sono rivelati più onerosi del previsto Andrea Angelini Diceva Bertolt Brecht che c’è una cosa molto peggiore che rapinare una banca ed è quella di crearne una. A questa considerazione fa pensare la vicenda di 4 banche estere, l’americana Jp Morgan, le tedesche Deutsche Bank e Depfa Bank e la svizzera Ubs, che sono state condannate da un giudice milanese a pagare una cifra di 88 milioni di euro. I quattro istituti erano stati accusati di avere truffato il Comune di Milano spinto a stipulare contratti su titoli derivati per ridurre al minimo i rischi finanziari sul lungo termine. In realtà poi quei titoli si erano rivelati molto più onerosi del previsto, una circostanza questa della quale i dirigenti delle banche sarebbero stati perfettamente coscienti. E’ sull’esistenza di questa consapevolezza che si è basata la sentenza milanese. Ci saranno da pagare quindi 24 milioni per Depfa Bank, altri 24 per Deutsche Bank, quasi 25 per Jp Morgan e 15 milioni per Ubs. Condanne penali ci sono state per numerosi dirigenti degli istituti che nel 2005 avevano garantito al Comune della affidabilità dei titoli derivati sottoscritti. L’importanza della sentenza sta nel fatto che si tratta di uno dei primi processi del genere che si svolge nell’Unione europea ed ovviamente uno dei primi nei quali delle banche vengono condannate in quanto ritenute corresponsabili di scorrettezze, per usare un eufemismo, compiute da propri funzionari e dirigenti. Il procuratore Alfredo Robledo, che ha sostenuto l’accusa, non ha nascosto la propria soddisfazione parlando di “una sentenza storica” che richiama le banche alla necessità di garantire la trasparenza in tutte le proprie operazioni. Significativo è il fatto che il magistrato abbia ricordato che la crisi finanziaria scoppiata negli Usa nel 2007 è stata innescata da operazioni tra l’azzardo e la speculazione vera e propria compiute sui derivati. Con le banche Usa, il cui esempio è stato subito seguito da quelle europee. Oltretutto, ha ricordato, l’Italia in questi anni è restata un teatro libero per le scorribande delle banche. Una accusa, seppure implicita, piuttosto precisa verso quelle autorità, amministrative e di controllo, che avrebbero dovuto muoversi per contrastare tale andazzo, e che invece hanno brillato per la propria assenza. In ogni caso, sarebbe bastato applicare la normativa vigente. Le repliche dei direttivi delle banche sono state all’insegna della sorpresa, della delusione e della difesa del proprio operato, manifestando la convinzione che la sentenza di appello ribalterà quella di primo grado ed assolverà con la formula più ampia sia i dirigenti che le banche in quanto tali. 
20 Dicembre 2012 Rinascita

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