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venerdì 29 marzo 2013

Cipro, assegni sospesi e contante limitato in banca


Regalare i soldi alla troika è atto di responsabilità....meditate meditate...

Cipro, assegni sospesi e contante limitato in banca

Nei primi due mesi del 2013, i clienti stranieri hanno ritirato più del 50% dei depositi

Andrea Angelini

La prima conseguenza dell’accordo tra Cipro e la Troika degli usurai internazionale è stata la militarizzazione delle banche, ieri alla loro riapertura. Gruppi di soldati sono stati collocati al di fuori delle agenzie per impedire gli assalti da parte dei clienti vogliosi di farsi ridare indietro i propri soldi e più in generale da parte dei cittadini ridotti in povertà. Le misure aggiuntive pensate dalla Ue, dal Fmi e dalla Bce, costituiscono infatti un invito a compiere azioni che, in altre situazioni, sarebbero considerate crimini. Oltre ad accettare il prelievo forzoso del 30% sui conti correnti sopra i 100 mila euro, voluto da Unione Europea, Fondo Monetario e Bce, il governo ha vietato per 7 giorni l’utilizzo di assegni e ha stabilito che i prelievi al bancomat non potranno superare i 300 euro al giorno. Nessun limite invece all’utilizzo di carte di credito sul territorio nazionale ma i ciprioti che si recassero all’estero non potranno spendere più di 5 mila euro. Un bel calcio allo sbandierato principio della libera circolazione dei capitali considerato che per “estero” si intendono anche i Paesi dell’Unione europea della quale Cipro fa parte a pieno titolo.
Le banche potranno togliere i limiti all’utilizzo del contante a propria discrezione quando saranno in grado di fare fronte alle richieste di banconote. La banca centrale cipriota ha invitato camion strapieni di monete alle agenzie sotto nutrita scorta della polizia per esaudire la richiesta di contanti di migliaia di cittadini che si sono rassegnati a lunghe file agli sportelli e ai bancomat. E allo stesso tempo è stata obbligata a chiedere rifornimenti di contanti alla stessa Bce a Francoforte.
Una stretta creditizia “indispensabile”, hanno fatto sapere da Bruxelles con la tecnocrazia comunitaria che ha tenuto però a precisare che essa non dovrà durare troppo a lungo. Se infatti le misure restrittive erano necessarie per prevenire rischi per la stabilità finanziaria di Cipro e limitate al periodo necessario a raggiungere l'obiettivo, è altrettanto chiaro che la libera circolazione dei capitali debba essere ristabilita prima possibile nell'interesse dell'economia cipriota e del mercato unico europeo. Sempre chiusa invece la Borsa di Nicosia per evitare, questa è la spiegazione ufficiale, che i capitali possano prendere il largo verso lidi più sicuri.
In realtà con buona pace della Troika e del governo di Nicosia, i cittadini dei Paesi dell’Euro e gli oligarchi russi che avevano scelto Cipro, in quanto paradiso fiscale di fatto, hanno ritirato i propri soldi con percentuali rispettivamente del 14,6% e del 50% e li hanno portati altrove ma sempre in uno dei Paesi dell’euro. Ora si tratterà di vedere quanti capitali sono usciti in marzo prima che il governo chiudesse le banche per una decina di giorni. Una cifra sicuramente minore ma sempre molto consistente.
Le vicende di Cipro sono state l’occasione per il Fondo Monetario Internazionale per cercare di spargere tranquillità e sottolineare che quello dell’isola rappresenta “un caso unico e molto complesso”. Soprattutto, e questa puntualizzazione potrebbe riferirsi all’Italia, il Fmi ha messi le mani avanti per spiegare che sarebbe difficile ripetere la soluzione cipriota in altri Paesi dell'Eurozona o del mondo.
Da parte sua il presidente, Nicos Anastasiades, ha ringraziato i suoi concittadini per la maturità e la responsabilità mostrata alla riapertura delle banche. In tal modo, ha sostenuto, si è mandato un chiaro messaggio sul fronte interno, fatto di ottimismo e di certezza per il futuro del Paese. Ma è stato anche un segnale ai “mercati finanziari internazionali”, a coloro che guardano agli sviluppi dell'economia nazionale. Insomma un messaggio agli speculatori che i ciprioti saranno bravi e faranno i compiti a casa. In altre parole, che immetteranno nella politica economica massicce dosi di liberismo e di privatizzazioni. Così, per dare il buon esempio sul fatto che anche lui deve fare i sacrifici dei comuni mortali, Anastasiades, ha deciso di ridursi lo stipendio del 25%, mentre i ministri lo ridurranno del 20%. Tutti poi rinunceranno alla tredicesima.
29 Marzo 2013  Rinascita

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