ma no, è solo per stanare gli "evasori". Non credere alla buona fede dei governanti che sono preoccupati per la caccia agli evasori così che, possano garantirci questi generosi ed immensi BENI E SERVIZI che lo stato italiano eroga a profusione???
Barbara
ECCO PERCHE' VOGLIONO (ELIMINARE)
IL NOSTRO CONTANTE
di Paolo Cardenà- Secondo quanto
riportato dalla Reuters, il Ministro Saccomanni avrebbe
espresso la volontà da parte dell'esecutivo di ridurre
ulteriormente i limiti di utilizzo del contante.
Nell'agenzia si legge:
Il governo intende ridurre la
soglia massima di pagamento in contanti, attualmente posta a
1.000 euro."Questo è un punto su cui l'Italia resta
indietro ed è un punto su cui vogliamo intervenire", ha
detto il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni,
durante un'audizione in Parlamento sulla legge di Stabilità.
Di seguito vi propongo alcune
riflessioni, in parte già ospitate su numerosi articoli
presenti sul blog.
Nella vita comune,
l'utilizzo del denaro contante è una delle cose più normali
che esista. La possibilità di utilizzare denaro
contante per compensare transazioni commerciali, costituisce
elemento di libertà di ogni essere umano, oltre che motore di
sviluppo alla crescita economica e al benessere collettivo.
Quotidianamente, avvengono
milioni e milioni di transazioni che hanno come
contropartita l'utilizzo del denaro contate, senza il
quale, con ogni probabilità, parte di queste non
avverrebbero mai, o avverrebbero in maniera sensibilmente
ridotta
L'utilizzo del denaro
contante è semplice, è pratico, è efficace, è veloce e non è
costoso.
Questo, unito alla possibilità di
utilizzare anche altre forme di pagamento che il progresso
tecnologico ha reso disponibile, contribuisce ad elevare il
grado di efficienza della società e delle pratiche commerciali
le quali, a seconda dei casi, richiedono strumenti di
pagamento più o meno consoni a talune tipologie di spese
Ridurre o eliminare del tutto
l'utilizzo del denaro contante nelle pratiche commerciali,
implicherebbe che chi ha uno stipendio, ad esempio, dovrà
riceverlo obbligatoriamente in banca. Così come ogni sostanza
contante di cui si dispone, dovrà essere depositata in banca,
e da lì spesa attraverso la moneta elettronica.
Di colpo, grazie
ad un atto normativo, il cittadino verrebbe privato oltre
che di questa forma di libertà (cioè quella di utilizzare il
contante), anche dell'unica forma di dissenso a sua
disposizione nei confronti del sistema bancario. Per contro,
le banche verrebbero graziate in quello che per loro
costituisce il vero e proprio incubo: la corsa agli
sportelli.
A quel punto, essendo il denaro
smaterializzato e sostituito con un algoritmo astratto e
intangibile, ne deriva che se non esiste moneta contante da
scambiare e da prelevare, viene meno anche il pericolo che la
popolazione possa chiedere la restituzione di ciò che non
esiste. E' evidente, e le banche festeggiano.Nel corso
dei secoli, la necessità degli stati e quindi della
politica, di contare sempre più sull'appoggio del sistema
bancario per il finanziamento degli abusi di spesa della
macchina statale e dei privilegi di politici (spesso corrotti
ed incapaci), ha favorito l'instaurarsi di una connivenza
simbiotica tra la politica e il sistema bancario. Ciò per
reciproca convenienza: quella della politica di poter contare
sui favori dei banchieri; e quella di quest'ultimi, di poter
godere di un quadro normativo di favore per incrementare i
propri affari e, in caso di dissesti, contare
sull'interventismo statale.
Il denaro, per il sistema
bancario, è elemento sul quale fonda i propri affari: in
buona sostanza è la merce da vendere. Avere il
controllo e la gestione di tutto il denaro, per la banca, è un
moltiplicatore del proprio business e quindi di redditività.
In un sistema basato sulla riserva
frazionaria quale è il nostro, accade che i 1000,00 euro che
vengono depositati in banca, possono diventare (per il
sistema bancario) fino a 100.000, ossia cento volte tanto. E
ciò è possibile per l'effetto moltiplicativo dei depositi.
Siccome sulle somme depositate la banca è tenuta ad
accantonare solo l'1% del deposito (nel nostro caso 10 euro,
l'1% di 1000) per far fronte ad eventuali esigenze di cassa e
richieste di rimborso delle sostanze depositate, ne consegue
che le altre 990 possono essere immesse nuovamente nel
sistema, mediate la concessione di prestiti. A questo punto i
990 euro concessi in prestito, vengono nuovamente depositati
sul sistema bancario e la banca, dopo aver provveduto ad
accantonare un'altro 1% (9.90 euro in questa seconda fase)
della somma depositata, avrà nuovamente a disposizione 980.10
da poter concedere di nuovo in prestito, e così via fino a
che non si sarà esaurito l'effetto moltiplicatore sul deposito
iniziale. Ossia fino a quando non si sarà prodotta moneta
virtuale per 100.000 euro a fronte dei 1000 euro di deposito
reale iniziale. In sostanza, per ogni mille euro di
deposito, la banca potrà moltiplicare fino a 100.000 euro la
materia oggetto dei propri affari: il denaro.
Sulla massa di prestiti
concessi, in questo caso 99.000 euro, la banca trae un
enorme profitto applicando un tasso di interesse che chi ha
usufruito del prestito dovrà rimborsare a determinate
scadenze, unitamente al capitale preso in prestito. Alla
luce del ragionamento appena esposto, risulta del tutto
agevole comprendere l'interesse da parte del sistema bancario
affinché si giunga alla completa eliminazione della denaro
contante. Tanto meno sarà il contante in circolazione, tanto
più elevata sarà la possibilità riservata alle banche di
incrementare il proprio giro d'affari e aumentare a la
redditività prodotta, che si traduce in bonus milionari pagati
ai super manager.
Il sistema bancario così
deterrebbe in deposito la maggior parte della ricchezza del
paese. Deterrebbe in custodia i vostri investimenti
in titoli, azioni, obbligazioni, i preziosi custoditi in
cassette di sicurezza, e ora anche il denaro che,
obbligatoriamente, deve essere depositato sul conto corrente.
Siccome le pretese impositive dello
Stato si fondano su imponibili di cui
lo Stato stesso ne dovrebbe conoscere le dimensioni e la
collocazione, se ne deriva che lo Stato non potrebbe tassare
ciò che non conosce, come ad esempio il denaro contante che
voi custodite a casa. Almeno fino a questo momento.
Il pericolo è proprio
quello di essere obbligati, tramite un provvedimento di
legge, a privarsi dell'utilizzo del contante, per rendere la
macchina coercitiva del fisco ancora più efficiente,
funzionale, perfetta e micidiale.
Tra qualche giorno, le
banche italiane dovranno trasmettere all'anagrafe tributaria
tutte le movimentazioni dei nostri
conti correnti. Lo stato, con un semplice click, potrà
conoscere in tempo reale ogni vostra ricchezza: sia la sua
collocazione, che la sua dimensione complessiva. Ricchezza
incrementata, ovviamente, dai depositi di denaro contante che,
oltre a far aumentare la base imponibile da colpire con
un'eventuale imposizione patrimoniale, offre allo Stato la
garanzia del buon esito della sua pretesa tributaria.
Quindi, in
questo caso, avrebbe a sua completa disposizione ogni forma
di ricchezza, e potrebbe tassare, confiscare ed espropriare,
ogni importo a suo piacimento, desiderio e necessità, sia
per salvare chi tale ricchezza la detiene in deposito (le
banche), sia per salvare se stesso e i privilegi del
manipolo di gerarchi da un eventuale bancarotta.
Anzi, questo pericolo è
quantomai reale e percepibile al punto che buona parte della
nomenclatura politica del paese non nasconde affatto il
desiderio di applicare un'imposta patrimoniale.
Volete un esempio su cosa
potrebbe fare lo stato con il vostro patrimonio? Bene, basta
prendere ad esempio Cipro. La cosa più semplice da
fare è proprio quella di aggredire il deposito sui conti
correnti. Sono sostanze disponibili e quindi per definizione
idonee ad essere immediatamente trasferite, dal conto corrente
alle casse dello stato.E poi se lo Stato è fortunato e
a voi vi dice male, sul conto corrente potrebbe anche
trovare un saldo particolarmente
elevato derivante dal mutuo che la vostra banca,
magari, vi ha accreditato qualche giorno prima per comprare la
vostra casa o finanziare la vostra attività. Quindi un
"extragettito" per lo Stato, una maggiore rapina per voi, su
dei patrimoni a debito che dovrete rimborsare alla banca.
La cosa vi sorprende? Nel
1992, con la patrimoniale di Amato, è accaduto proprio
questo. Aziende e famiglie di sono viste confiscare
ricchezza su delle somme derivanti da un finanziamento
concesso dalla banca e temporaneamente depositato sul conto
corrente bancario. Vi sembra giusto?
Volete un'altro esempio?
Eccovi serviti. Parte della politica, ad esempio, come
dicevamo, non nasconde affatto
l'idea che sarebbe favorevole ad un'imposta patrimoniale sui
grandi patrimoni. A parte il fatto che non si forniscono
chiarimenti su cosa debba intendersi per patrimonio, ossia se
si dovranno considerare beni immobili, mobili, investimenti,
aziende ecc., il sospetto è che, quando si accorgeranno che il
gettito derivante da un'imposizione patrimoniale sarà molto
ridotto, probabilmente, abbasseranno di molto il livello di
patrimonio dal quale far scattare l'imposizione al fine di
aumentare la base imponibile.
Solo per citare un esempio,
qualora dovesse essere tassato il patrimonio immobiliare,
non è detto che il contribuente abbia disponibili gli
importi per adempiere all'obbligazione tributaria. Ecco
quindi che il fisco potrebbe aggredire il conto corrente dove
si detengono, per obbligo normativo, anche le risorse
indispensabili per il sostentamento dei propri congiunti,
lasciando a pancia vuota tutta la famiglia.
Ma la carrellata di casi e gli
aspetti inquietanti di una simile coercizione della libertà
individuale è ancora lunga, fitta ,se non interminabile. Si
potrebbe andare avanti per ore, ma non cambierebbe affatto il
risultato.
La banca, concludendo,
diverrebbe una gigantesca camera di compensazione, ossia
soggetto giuridico al servizio (più di quanto lo sia oggi)
dello Stato per espropriare ricchezza: ossia il presente e
il futuro di liberi ed onesti cittadini.
Il perché è chiaro: per rendere
solvibile il debitore non c'è via più semplice che quella di
compensare debiti del debitore con i crediti del creditore. E
il gioco è fatto
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