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giovedì 26 giugno 2014

"Control it"....anche l'umano?

Ma quante belle cose comode ci da la scienza.....

Solo per il semplice "progresso umano", per ridare le funzioni motorie a chi è affetto da paralisi, così come la genetica doveva sconfiggere malattie ereditarie, invece si sono moltiplicati gli istituti che "forniscono"  bambini con caratteristiche genetiche indicate dal cliente, davvero devo pensare sia un'innovazione per il solo bene dell'umanità??
In casa, una volta che si ha un chip in testa, chi ci garantisce che queste multinazionali non controllino anche le "menti" ed i movimenti a distanza?

Controllano a distanza gli aerei,  saranno immuni da "interferenze" chi si doterà di un chip nel cervello?
 Un estratto significativo:

Quella mattina di Halloween è decollato da New York JFK il volo Egypt Air 990, un Boeing 767 diretto in Egitto, al Cairo. L’aereo aveva a bordo 22 militari egiziani di alto rango che avevano appena ricevuto una formazione speciale negli Stati Uniti -- attirati in questa trappola dall’esca dell’inconsueta condivisione di informazioni militari. Verso le 2:00 am, secondo il registratore vocale il pilota dice di andare in bagno. Il pilota e il copilota sono egiziani e parlano in arabo. Ma improvvisamente si sente una voce in inglese nella registrazione: “control it” (“controllalo”). Poi l’aeromobile cambia rotta mentre c’è ancora il pilota automatico. Il pilota risponde a questo evento esclamando una preghiera: “Taw ak kalt ala Allah”, più o meno equivalente a “Che Iddio ci aiuti!” “che Iddio ci protegga!”, se non proprio “Gesù Cristo!”. Il copilota tenta di disattivare il pilota automatico, ma chi esercita il controllo a distanza dell’aereo non cede. Il copilota è entrato nel panico e ancora chiede disperatamente aiuto. L’aereo ancora con il pilota automatico inserito va in picchiata. Dopo 16 secondi di dirottamento telecomandato il pilota rientra in cabina di pilotaggio e chiede al copilota quello che sta succedendo. Entrambi cercano di riprendere quota e mentre fanno questo l’aereo va alla massima velocità. Il copilota interrompe le linee di alimentazione. Poi ancora gli equilibratori di destra e di sinistra controllati a distanza si muovono in direzione opposta. Gli alettoni su entrambe le ali si aprono al massimo. Il pilota ordina in arabo “spegnere i motori”. Il copilota risponde: “sono spenti!” le ultime parole che si sentono sono quelle del pilota che urla, sempre naturalmente in arabo “tirare! tirare!” Poi, esattamente come è successo per il volo 587 schiantatosi sul Queens, i registratori vocali vengono spenti a distanza -- prima del disastro. L’NTSB è giunto alla conclusione -- nonostante tutte queste prove -- che fosse responsabile in qualche modo il copilota FONTE
ERA IL IL 31 OTTOBRE DEL 1999 

Paralizzato, torna a muovere la mano grazie ad un chip nel cervello 

Qualcosa di molto simile ad un miracolo, nel quale l'unico vero miracolo è la scienza: non si corre il rischio di scadere nel retorico descrivendo in questo modo quanto alcuni scienziati statunitensi siano riusciti a fare con Ian Burkhart, un ragazzo di 23 anni che dal 2010, a causa di un banale incidente al mare e della conseguente lesione spinale, non ha potuto più muovere nulla al di sotto dei suoi gomiti. Fino ad oggi. 

Dopo anni nei quali ha avuto bisogno di assistenza per svolgere anche i più piccoli compiti quotidiani, Ian è infatti riuscito a muovere la sua mano grazie a Neurobridge, un dispositivo descritto come un bypass neurale in grado di riconnettere il cervello direttamente ai muscoli, permettendo di riprendere il controllo volontario degli arti paralizzati. 

"È all'incirca come un bypass cardiaco, ma anziché bypassare il sangue, in effetti stiamo bypassando segnali elettrici", ha spiegato Chad Bouton, ricercatore di Battelle, l'organizzazione no-profit che insieme al Vexner Medical Center della Ohio State University ha condotto la sperimentazione. "Stiamo prendendo questi segnali dal cervello, aggirando il danno ed andando direttamente ai muscoli". 

La tecnologia di Neurobridge combina degli algoritmi in grado di apprendere come decodificare l'attività cerebrale, ed utilizza una manica per la stimolazione muscolare che traduce gli impulsi provenienti dal cervello in segnali da inviare all'arto paralizzato, come nel caso di Ian. Il ragazzo ha deciso di entrare nei trial cliinici del Wexner nella speranza di aiutare anche altre persone nella sua stessa condizione. 

"Inizialmente la cosa ha attratto la mia attenzione perché mi piace la scienza, e questo è piuttosto interessante. Ho pensato: 'Sai una cosa? Questa è la situazione. Devi trarne il meglio'. Puoi stare seduto e lamentarti, ma questo non ti aiuterà affatto. Per cui puoi lavorare duramente, fare ciò che puoi ed andare avanti con la vita". 

Uno degli elementi centrali di questa tecnologia è un minuscolo chip, impiantato nella corteccia motoria del cervello di Ian nel corso di un intervento chirurgico di tre ore effettuato il 22 aprile. È questo chip ad interpretare i segnali provenienti dal cervello e ad inviarli ad un computer, che li ricodifica e li manda alla manica di stimolazione ad alta definizione, che agisce sui muscoli in modo che eseguano l'azione richiesta dal cervello. Questo processo molto complesso viene eseguito in meno di un decimo di secondo. 

La manica per la neurostimolazione non invasiva è stata sviluppata da Battelle per attivare con precisione piccoli segmenti muscolari nel braccio, in modo da permettere movimenti delle singole dita. L'organizzazione ha anche sviluppato il software che crea una sorta di "midollo spinale virtuale", favorendo la coordinazione dei movimenti polso/mano. 

Il vero "giorno del giudizio" per Ian è stato il 23 giugno, quando questa tecnologia è stata messa alla prova. Per settimane il ragazzo ha "insegnato" al chip nella sua corteccia motoria ad interpretare i segnali inviati dal suo cervello: l'addestramento prevedeva guardare i movimenti di una mano su uno schermo, ed immaginare di muovere la sua mano nello stesso modo. Il computer avrebbe interpretato i segnali, e fatto muovere un'altra mano sullo schermo secondo i pensieri di Ian. 

Finalmente, dopo tanta pratica e con un cavo agganciato in testa che lo faceva sembrare uno dei protagonisti di Matrix, Ian era pronto a fare sul serio. "Stiamo per vedere se Ian riesce ad aprire a chiudere la sua mano", ha spiegato Bouton ai giornalisti presenti, per poi rivolgersi al ragazzo dicendogli: "Nessuna pressione". Pochi secondi dopo, Ian è riuscito a muovere le sue dita per la prima volta dopo anni. Sembra un miracolo, ma è "soltanto" scienza. 


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Mio Commento: 

Anche i più scettici devono prendere atto che i chip cerebrali esistono e funzionano. Io credo che la tecnologia è anche maggiormente testata e avanzata di quanto vogliono far credere in considerazione del fatto che quando una tecnologia viene offerta alla gente comune e pubblicizzata attraverso i media è già utilizzata in ambito sperimentale o militare da anni (e abbiamo moltissimi esempi nel passato tra cui Internet). 

Attraverso questo tipo di articoli (la stessa notizia si trova un po' ovunque con gli stessi toni trionfalistici) abbiamo inoltre la conferma che gli ingegneri sociali (quindi anche i media) lavorano sempre sul lato emozionale del grande pubblico per fargli accettare qualsiasi cosa, qualsiasi cambiamento. 
In questo caso abbiamo la triste storia di un ragazzo paralizzato a causa di un grave incidente, storia che naturalmente viene narrata con abbondanza di particolari proprio per coinvolgere e commuovere il lettore bypassando le sue difese (a dire il vero solitamente abbassate) logico-razionali per far breccia sul lato emozionale, emotivo, intuitivo. 
Naturalmente si inizia con questi casi poi gradualmente nel corso degli anni si amplia il raggio d'azione inglobando sempre più categorie di possibili utilizzatori. 
I potenziali utilizzi di questi chip sono tali che quando sarà deciso un loro utilizzo di massa avranno mille possibilità per farceli accettare: dall'idea di vivere qualche decennio in più, alla sicurezza personale, alla cura dei malati gravi, alla possibilità di vivere in una "fantastica" società cashless dove nessuno potrà più evadere un centesimo di tasse, fino ai motivi più ludici e futili che sicuramente non mancheranno anch'essi di attrarre folte schiere di tecnoentusiasti.
visto su CDC

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