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giovedì 31 luglio 2014

Illuminati: "rivolte così non ci fanno paura"

della serie, vi abbiamo infiltrato e governato da dentro per disinnescarvi. Nella migliore delle ipotesi, quando non sono stati direttamente creati da loro. Vedi anche, tanto per fare un esempio esplicito, GEORGE SOROS ALLA CNN: ''E' VERO, HO FINANZIATO IO IL COLPO DI STATO IN UCRAINA PER INSEDIARE UNA GIUNTA AMICA DEGLI USA'' ma gli esempi si sprecano, da Otpor a il Popolo viola diretto contro una persona non contro il sistema.
Insomma, siamo come ci vogliono: innocui.


Illuminati: "rivolte così non ci fanno paura" 

30 luglio 2014 

Indignados e nuovi populismi non vogliono cambiare il sistema. "Per fortuna sono proteste senza progetto politico", dichiara il think-tank globale dei poteri forti Aspen Institute. 

ROMA (WSI) - Secondo gli illuminati ed elite del mondo "rivolte come queste non devono fare paura". Uno studio pubblicato di recente fornisce lo sguardo dei padroni del mondo nel trattare le rivolte degli ultimi anni, come se fossimo giunti alla fine di un’epoca fondata sui diritti, scrive il giornale comunista Contropiano, citando l'ultima ricerca dell'Aspen institute, organizzazione che orienta la leadership mondiale. 

Lo studio porta la firma dell'intellettuale bulgaro Ivan Krastev, 50enne presidente del 'Centro di strategie liberali' di Sofia e molto critico nei confronti del populismo montante in Europa ("La gente sta diventando apertamente anti liberale mentre le elite stanno diventando segretamente anti democratiche", ha scritto in un'analisi sul tema). 

È un esponente della nuova classe dirigente dell'Est europeo e uno dei più grandi intellettuali dell'ultimo decennio, secondo le classifiche di Foreign Policy (2008). Krastev ha analizzato i movimenti di rivolta come da un osservatorio satellitare, "disinteressandosi dei dettagli", secondo il giornalista Davide Barontini che offre un resoconto approfondito dello studio. 

"Le proteste differivano - scrive - ma gli slogan erano incredibilmente simili: ai quattro angoli del globo i manifestanti si scagliavano contro la corruzione delle élite, le crescenti diseguaglianze economiche, la mancanza di solidarietà e di giustizia sociale e il disprezzo per la dignità umana". 

Ma aggiunge: "I manifestanti, a differenza dei loro padri rivoluzionari, non mirano a un rovesciamento violento dell’ordine costituito". La nuova generazione degli indignados – di Grecia e Spagna, Italia e Ucraina, Brasile e Portogallo – non ci pensa proprio a "cambiare il sistema". 

"Non possiede le conoscenze di base, le categorie, la cultura per poter pensare che questo "sistema" sia rovesciabile; non è insomma in grado di immaginare un altro realistico modo di vivere". Soprattutto, aggiunge Barontini su Contropiano, "è ai margini del pensiero politico, non dentro". 

All'estero l'Aspen annovera tra le sue file Rockefeller, il finanziere e miliardario ungherese George Soros, gli ex segretari di Stato Usa Madeleine Albright, Condy Rice e Henry Kissinger. In Italia, solo per citarne alcuni, Giulio Tremonti e Mario Monti, e tra i grandi sponsor aziendali Generali, Fincantieri, Confindustria, Rai, Mediaset, Pirelli, Enel, Fiat e BNL. 



mercoledì 30 luglio 2014

Volevo Parlarvi di Matteo Renzi, Ma Parrebbe che si Sia Vicini ad una Guerra Mondiale


Volevo Parlarvi di Matteo Renzi, Ma Parrebbe che si Sia Vicini ad una Guerra Mondiale. (Articolo Fondamentale)

29 luglio 2014


Dunque siccome prima degli ultimi eventi, ovvero la multa di 50 miliardi di $ comminata alla Russia da un imparzialissimo collegio giudicante situato in Olanda (aja), avrei voluto fare un pochino di gossip politico politico con le ultime notizie su Matteo Renzi. Mi vedo costretto ad andare giù schematico e senza troppa ironia:

1- il Corriere della Sera ha mollato Renzi, come Letta e Monti prima di lui. (link), Tradotto significa che le banche italiane hanno mollato Renzi.

2- Guarda caso, ieri il giornalista (si vabbeh) super Mainstream De Bortoli si fa beccare con questa sobria frase:(link)

“Renzi è la rovina d’Italia, sputtanato in Europa, a ottobre deve fare una manovra da oltre 20 miliardi, magari un prelievo forzoso sui conti correnti, prima dello sbarco della troika Fmi-Bce-Ue…”.

De Bortoli chiede il permesso all’azionista anche per fare pipi figurarsi per esprimere un pensiero.

Ne consegue che Renzi è stato mollato da una parte dei poteri deboli e marci d’ItaGlia, e vi confesso che da oggi mi è simpatico. Quasi mi vien voglia di tifare per lui. Però diciamo che le premesse non portano ad un esito particolarmente positivo per le “riforme” entro l’8 Agosto, e dunque se il Matteo nazionale avesse veramente le palle che millanta, le elezioni a Ottobre sono garantite al limone.

Ok la chiudo qui con il Gossip politico ItaGliano e passo alla cosa seria chè ha qursta premessa:

La Corte arbitrale dell’Aia ha Condannato la Russia a risarcire 50 miliardi di dollari agli ex azionisti del fallito colosso petrolifero Yukos, per averne confiscato gli asset. Lo ha annunciato Gml, il maggiore azionista della società che faceva capo a Mikhail Khodorkovsky. Il 18 luglio la Corte arbitrale permanente ha stabilito che la Russia deve pagare ai ricorrenti “oltre 50 miliardi di dollari” per aver costretto Yukos al fallimento e per averne venduto la attività a società pubbliche per motivi politici, ha dichiarato il legale degli azionisti Emmanuel Gaillard.
Il ricorso è stato presentato nel 2005 da Hulley Enterprises e Veteran Petroleum, entrambi con sede a Cipro, e da Yukos Universal, sede nell’Isola di Man…..

Traduco, un oligarca russo ed ebreo* (come tutti gli oligarchi che si rispettino)  in esilio e attualmente protetto da Israele (link grandioso Nuke!) ha fatto causa alla Russia attraverso le sue società (le due citate dall’articolo qui sopra che però ha omesso certi particolari). Un tribunale con sede in Olanda (ehm ehm) con tempismo perfetto gli ha dato ragione e ha condannato la russia a pagare 50 miliardi di dollari.

Questa era la premessa, ora leggete la notizia:


Having $50 billion of assets under potential seizure is enough to make anyone whince. However, despite a quickly worded statement on the Yukos award, Vladimir Putin seems less than anxious to find a resolution. We think we know why, and it’s very concerning.

As The FT reports confirming our earlier comments:

 The award is a landmark not just for its size – 20 times the previous record for an arbitration ruling. The tribunal also found definitively that Russia’s pursuit of Yukos and its independently-minded main shareholder, Mikhail Khodorkovsky, a decade ago was politically motivated.
Though Russia cannot appeal against the award, Moscow said it would pursue all legal avenues for trying to get it “set aside”.
Even if the ruling stands, shareholders face a tortuous battle trying to enforce it. If Moscow refuses to pay, they must pursue Russian sovereign commercial assets in the 150 countries that are party to the so-called 1958 New York Convention on enforcing arbitration awards.

But perhaps this explains why Putin is not coming out swinging, as The FT concludes,

One person close to Mr Putin said the Yukos ruling was insignificant in light of the bigger geopolitical stand-off over Ukraine.
“There is a war coming in Europe,” he said. “Do you really think this matters?”


Commento finale: siate consapevoli e auguro a tutti voi, cari amici. Di esservi preparati.

*per essere espliciti, per Oligarca Russo, genrealmente,  si intende un gangster il quale è appartenuto alla classe dirigente del  vecchio PCUS, che al crollo dell’Unione Sovietica si è fatto prestare qualche miliardo di dollari da banche e finanzieri ebrei e americani per compraresi giganti come Yukos per una frazione del valore. E poi ridurre i cittadini russi a morire di freddo in inverno (letterlamente per mancanza di carburante). Ora capite bene perchè lo sterminio e la persecuzione degli Oligarchi abbia fatto piuttosto bene alla popolarità di Vladimir Putin. Un consiglio,  andate a dare una occhiata ad alcuni nuovi Oligarchi Ucraini tipo (questo e questo), lascio a voi le conclusioni. E non fraintendetemi, NON intendo le conclusioni sulle colpe, ma sulle forze in campo. Stiamo seriamente parlando di una guerra mondiale.



IL RATTO DELLE PENSIONI!

Ai "giovani", anche persone con 50 anni, è negato l'accesso alla pensione semplicemente distruggendo il mondo del lavoro. Con la flessibilità inoltre è impossibile maturare in una vita "terrestre" i requisiti per accedere ai contributi. Per coloro che invece hanno maturato il diritto, si fa credere che, avendo vissuto sopra le loro possibilità, sia giusto "requisirle".

IL RATTO DELLE PENSIONI!
Probabilmente c’è bisogno ancora di qualche altro anno di profonda crisi per comprendere che siamo in mezzo ad una depressione, ad un bombardamento che come abbiamo visto ieri ha già fatto più danni della seconda guerra mondiale…GUERRA…CIRCOSTANZE ECCEZIONALI!

Nei sei anni che vanno dal 2008 al 2013 è raddoppiata la disoccupazione, i poveri, la produzione industriale è crollata del 25%, un’impresa su quattro ha dovuto chiudere i battenti, il reddito delle famiglie è precipitato ai livelli di 25 anni fa, le retribuzioni hanno toccato la soglia raggiunta nel lontano 1992, la classe media si è scoperta povera, sta liquidato il patrimonio dei padri pur di sopravvivere…

…si perchè un’altro dei soliti sottosegretari all’economia ieri ha sottolineato che …ci diamo un orizzonte triennale per avere una programmazione strategica”.

Orizzonte triennale? Ma in Italia l’hanno capito che serve un “new deal” ora, subito, adesso? Vi prego se vedete in giro quella buon’anima di Roosevelt, ditegli che abbiamo bisogno di lui.


Ebbene ieri uno dei tanti sottosegretari all’economia di questo Paese ha dichiarato che …vogliamo immettere nel circuito di sostegno all’economia reale – sottolinea Baretta – quota parte dei fondi pensione che ora hanno tra i 100 e i 120 miliardi investititi in titoli. Il 10% di quei fondi e’ un punto di Pil”. Baretta: “Faremo di tutto per evitare una manovra correttiva

Si ma dai mica è come in Argentina o in Polonia, suvvia!

Ma vediamo le cifre aggiornate al 2013…

Alla fine del 2013 i fondi registrati alla Covip erano 510 con  un patrimonio complessivo di 116,4 miliardi. Sono 330 fondi pensione preesistenti al 1992, che totalizzano 50 miliardi di risparmio, il 40% del totale, 39 fondi pensione negoziali (con un patrimonio di 34,5 miliardi), 59 fondi pensione aperti (12 miliardi) e 81 Pip (19,5 miliardi).
Complessivamente le forme previdenziali hanno un patrimonio disponibile per gli investimenti di 86,8 miliardi. Di questi, una parte cospicua, oltre il 61%, è costituito da titoli di debito: 24 miliardi erano investiti, a fine 2013, in titoli di Stato italiani. Molto ridotta invece la quota investita in titoli emessi da imprese italiane: 2,1 miliardi, di cui solo 700 milioni in titoli azionari. Secondo il presidente Tarelli il supporto che arriva dai fondi pensione all’economia italiana è limitato e c’è “un margine significativo” per ottimizzare le scelte di investimento dei fondi.

Andiamo a leggere ora cosa dice l’audizione del Direttore Generale CONSOB

Il possibile ruolo dei fondi pensione in un’ottica di sviluppo
Alla luce delle prospettive economiche ancora fragili, risulta indispensabile avviare l’Europa su un sentiero di crescita più robusta e sostenibile. Per il raggiungimento di tale obiettivo è particolarmente importante individuare fonti alternative al credito bancario per il finanziamento sia delle imprese, in particolare di quelle di dimensioni medio-piccole sia degli investimenti a lungo termine in infrastrutture e capitale umano, che favoriscano l’innovazione e il recupero di competitività.
Progetti nel campo energetico, dei trasporti, delle tecnologie industriali, della sostenibilità ambientale, dell’istruzione e della ricerca necessitano, infatti, di un impegno di lungo periodo da parte degli investitori. Si tratta di progetti indispensabili per il ritorno alla crescita, in particolare in economie mature come quelle dei paesi europei.
In Europa il finanziamento delle infrastrutture e delle piccole e medie imprese è stato finora realizzato prevalentemente attraverso il canale del credito bancario. Il processo di deleveraging avviato dagli enti creditizi europei, indotto sia dall’evoluzione della crisi finanziaria e del debito sovrano sia dalla severità della regolamentazione di settore, rende tuttavia indispensabile la promozione di fonti di finanziamento alternative, specie per quei paesi con una crescita economica ancora troppo debole.
Allo stato attuale, solo le società quotate di maggiori dimensioni riescono ad accedere a forme di finanziamento alternative al credito bancario, quali il funding obbligazionario.
Lo sviluppo di fonti alternative di finanziamento, sia per le imprese di piccole e medie dimensioni sia per progetti infrastrutturali di lungo periodo, deve necessariamente passare per un maggior coinvolgimento degli investitori istituzionali, tra cui anche i fondi pensione.

Fin qui tutto bene ma chi glielo dice a questi signori che in Italia non c’è una crisi di offerta ma di domanda, domanda, domanda, domanda, domanda…aggregata per gli amici?

Come fai a spiegarglielo che se la popolazione non ha voglia di bere perchè non ha i soldi per permetterselo o è semplicemente ubriaca, non serva  a nulla aumentare il numero di bar che offre liquidità o spirito a chissà quale prezzo visti gli spread, si perchè anche l’alcool ha un suo prezzo e chi lo vende fondi pensione o altro si aspetta un ritorno che ora ottiene con l’investimento in titoli di Stato.

Facciamo vendere i titoli di Stato per finanziare un’offerta a servizio di una domanda che non c’è?

Nel frattempo è affascinante osservare i fondi pensione americani rischiare il botto nel paradiso portoricano Il Portorico come l’Argentina, paradiso caraibico a rischio 

Scritto il 29 luglio 2014 alle 10:30 da icebergfinanza

martedì 29 luglio 2014

RENZI IL “PRIVATIZZATORE”

di Giuliano Augusto

Quello di Monti era il governo della Goldman Sachs. Quello di Letta, il nipote, era il governo dell’Aspen Institute. Per dire che erano entrambi molto orientati a fare gli interessi della finanza anglo-americana.

Non a caso il governo Monti realizzò lo scorporo della Snam, che gestisce la rete di distribuzione del gas in Italia, dalla holding Eni. Una richiesta che era venuta non soltanto dagli esponenti della canaglia liberista in Italia (legati mani e piedi agli ambienti di Wall Street e della City) ma anche da azionisti dell’Eni come il fondo di investimento americano Knight Winke che si era assunto il ruolo di assillare il governo con tale questione che poi Monti aveva finito per risolvere a suo modo all’inizio del 2012.

Anche Matteo Renzi, che nel 2009 il settimanale americano Time aveva definito “l’Obama italiano” (triplo sic), si è mostrato fedele alla linea “atlantica” ed ha avviato le grandi manovre per mettere in vendita quote azionarie di società sotto controllo pubblico come Eni, Enel, Poste, Finmeccanica e Fincantieri tanto per citare le più note. Ma anche di Enav, Cdp Reti, Rai Way e Stm. In particolare Renzi è intenzionato a vendere una quota del 5% di Eni ed Enel portando in tal modo la quota pubblica dal 30% al 25%.


Attualmente l’Enel è controllato dal Tesoro con una quota del 31,244% mentre l’Eni è controllata al 26,369% dalla Cassa Depositi e Prestiti (il cui principale azionista è il Tesoro con l’80,1%) e dal Tesoro con il 3,94%. Collegata a tali operazioni c’è la questione dell’Opa obbligatoria che il PD al governo vorrebbe fare scendere al 25% dall’attuale 30%, mentre il relatore del provvedimento alla Camera, Massimo Mucchetti, voleva portarla al 20%. Il che avrebbe obbligato il Tesoro e la CDP a vendere la quota azionaria eccedente tale percentuale. Sia che si tratti di quota diretta (Tesoro) che indiretta (CDP).

In tale ottica, quelli degli interessi esteri anglofoni, Renzi si sta confermando come l’uomo giusto al posto giusto. E’ appena il caso di ricordare che all’ultima assemblea dell’Eni, quella che ha approvato il bilancio 2013, i soci privati stranieri, per la prima volta nella storia della società, sono risultati maggioritari nei riguardi dell’azionista pubblico italiano. Quindi del Tesoro-CDP. Soci stranieri che potrebbero aumentare la propria quota e decidere, tale eventualità non è poi così peregrina, che la sede dell’Eni venga trasferita all’estero, tanto per gettare le premesse di un futuro assorbimento da parte di un colosso concorrente come l’americana Exxon. Al povero Enrico Mattei gli staranno girando i cosiddetti.

La linea di Renzi è in buona sostanza quella di trasformare Eni, Enel e le altre società a controllo statale in “pubblic company”. Ossia società ad azionariato diffuso, nelle quali non ci sia più un socio di riferimento ma dove i tanti soci privati eleggano di volta in volta gli amministratori.

Con tale scenario anche il ruolo dell’Eni sullo scenario internazionale andrebbe a farsi fottere. E con esso, qualsiasi possibilità dell’Italia di avere una politica energetica autonoma in Europa e nel mondo. Sarebbe la risposta dell’amerikano Renzi alle critiche venute dagli europei “atlantici” e dagli stessi Stati Uniti per l’eccessiva “simpatia” italiana verso la Russia di Putin. La vicenda Mogherini dovrebbe pur insegnare qualcosa.

Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha stimato in 10 miliardi il ricavato delle svendite-privatizzazioni che sarebbero usati per coprire una parte trascurabile dell’enorme debito pubblico. Tra queste la vendita a gruppi cinesi del 49% di CdP-Reti, società che controlla appunto la Snam. Tra americani e cinesi cambia poco.

Continua la colonizzazione del nostro Paese.

Fonte: Rinascita.eu
Controinformazione


lunedì 28 luglio 2014

Tasso di occupazione al 48,7% L'italia è una colonia fondata sulla DISOCCUPAZIONE

Di che vive il 52% SENZA REDDITO? Già perché nel nostro paese non vige il reddito di cittadinanza, qui, si toglie perfino stipendi e pensioni a chi ne ha maturato il diritto creando il fenomeno degli esodati, FIGURIAMOCI QUINDI SE ESISTONO TUTELE che garantiscono, come prescritto dalla Costituzione, un sostegno dignitoso a chi non lavora. Già, perché i paletti introdotti per evitare che meno persone possibili possano percepire il cosiddetto sussidio di disoccupazione sono così tanti che gli aventi diritto è come avessero vinto la lotteria. Lo strano senso dell'eguaglianza di certi "donchisciotte" de noantri. Diritti per tutti, basta che non siano per i disoccupati.
Peccato che i tanti difensori degli ultimi e della Costituzione "più bella del mondo" per primi si siano prodigati per FINGERE CHE TUTTI ABBIANO UNA FORMA DI SOSTEGNO, siamo matti?
Ed i mercati come reagierebbero se venisse dato di che vivere a chi, per causa delle loro riforme imposte, non può lavorare dato che hanno distrutto l'economia reale, che hanno dettato la globalizzazione? Certo, poi qualche marcetta e passeggiata con qualche sloagan devono farla, giusto per salvare la faccia, l'importante che non incidano sul serio.
Le banche poi, se ne avrebbero a male, SONO IN DIFFICOLTA' le banche, e devono assorbire ogni risorsa disponibile. Per tutti gli altri, c'è il suicidio.



Meno di un italiano su due in eta’ da lavoro ha un impiego, occupazione al 48,7%
lunedì, 28, luglio, 2014

 Meno di un italiano su due in eta’ da lavoro ha un impiego. Il nostro paese ha un tasso di occupazione del 48,7%, superiore solo a quello della Grecia, dove pero’ il tasso di disoccupazione supera il 25%, e si colloca al penultimo posto nell’Eurozona.
E’ quanto ha rilevato uno studio dell’Associazione Bruno Trentin della Cgil realizzato elaborando i dati dell’Istat tratti dalla Rilevazione Continua sulle Forze di Lavoro.
Lo studio analizza l’anomalia del tasso di occupazione. Nel nostro Paese, infatti, a un tasso di disoccupazione sostanzialmente in linea con la media europea (12,2% in Italia e 11,9% nell’Eurozona a 18, secondo i dati del 2013) corrisponde un tasso di occupazione di quasi 8 punti inferiore rispetto alla media europea (48,7% in Italia, 56,2% nell’Eurozona a 18, secondo i dati del 2013).
La peculiarita’ italiana appare ancora piu’ chiara osservando i dati relativi ad alcuni dei paesi europei piu’ colpiti dalla crisi, come Spagna, Grecia, Portogallo e Irlanda, dove il tasso di disoccupazione registrato lo scorso anno e’ superiore al nostro, ma anche il tasso di occupazione, con la sola eccezione della Grecia, e’ piu’ alto di quello italiano.
(Asca)

domenica 27 luglio 2014

Passività internazionale di fronte al massacro dei palestinesi

indipendentisti e sovranisti contro le servitù: Armi israeliane testate...

video https://www.youtube.com/watch?v=9wV_RqmIako


Pubblicato il 25/lug/2014
"Le armi usate nel conflitto della Striscia di Gaza sono state sperimentate nei poligoni sardi". Lo sostengono gli indipendentisti e sovranisti in Consiglio regionale, che chiede lo stop all'ampliamento delle aree di esercitazione nell'Isola. "Ribadiamo la nostra solidarietà al Popolo Palestinese e la nostra ferma contrarietà a qualsiasi uso del territorio sardo a fini di sperimentazioni militari. Pensiamo che la Sardegna debba essere una terra di pace e per questo motivo pensiamo che le nostre istituzioni non possano più assistere impotenti a quanto sta avvendendo in queste ore a Gaza". #stopbombingaza



Passività internazionale di fronte al massacro dei palestinesi
Gaza è stata considerata il più grande carcere o campo di concentramento del mondo, con una situazione totalmente diversa da tutti gli altri; quello che lo ha realizzato è il regime di Israele, lo attacca quando vuole e non permette l’ingresso di medicinali, né di acqua, né di energia elettrica, né di qualsiasi altra cosa. In quel grande carcere non c’è un anziano, un bambino, una donna o un adolescente che possa ritenersi in salvo dalla sua aggressività.Le aggressioni del regime di Israele si realizzano con tutti i mezzi aerei, marittimi e terrestri possibili, si è anche ricorso all’utilizzo di armi illegali. Secondo il centro palestinese per i diritti Umani (CPDH), l’Eserito israeliano ha fatto uso di bombe al fosforo  contro il popolo palestinese nella striscia di Gaza.

Il regime di Tel Aviv sostiene che l’obiettivo egli attacchi sono i componenti del Movimento di Resistenza palestinese (Hamas), nonostante che, secondo le cifre consegnate da fonte medica e dal Ministero dell’educazione della Palestina, i bambini e le donne costituiscono la maggior parte delle vittime. Gli incessanti attacchi israeliani hanno prodotto centinaia di morti e migliaia di feriti. Inoltre la scarsezza dei medicinali e mezzi di soccorso ha aumentato a dismisura le vittime anche tra i civili.

Le aggressioni e l’ostilità di questo regime (di Israele) si realizzano mentre le organizzazioni e quei governi che si proclamano “difensori dei diritti umani” sono rimasti in silenzio o si sono limitati a condannare gli attacchi senza nessun altro tipo di azione. Neppure il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che, secondo il suo statuto, dovrebbe essere il principale garante della pace del mondo ha potuto o, meglio dire, non ha voluto mettere fine a queste aggressioni e prendere misure efficaci per sanzionare il regime di Tel Aviv.

Intanto, mentre si realizza un crimine di questa ampiezza, in qualsiasi altro paese o contro lo stesso regime di Israele, di sicuro la situazione sarebbe un’altra; un esempio si può apprezzare in quanto avvenuto ultimamente, poco dopo che l’aereo civile della Malasia Airlines era stato abbattuto in Ucraina. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha convocato subito una riunione urgente ed i suoi rappresentanti, oltre a condannare l’azione, hanno sottolineato l’importanza di di effettuare una approfondita indagine su questo fatto.

Al contrario, nel caso della reazione all’avvenuta aggressione israeliana su Gaza non c’è stato niente di simile. Non solo non hanno condannato gli attacchi contro la popolazione palestinese ma neppure hanno qualificato come aggressore un regime che, con i suoi attacchi sproporzionati con le bombe al fosforo e dardi d’acciaio, sta commettendo crimini di guerra ed ha portato a termine un genocidio nel quartiere di Shejaiya, nella zona est della Striscia di Gaza,dove i palestinesi non possono neppure raccogliere i cadaveri delle proprie vittime per trasferirli negli ospedali.

Nonostante gli appelli e gli sforzi alle Nazioni Unite, nell’Assemblea Generale, per approvare risoluzioni contro il regime israeliano, c’è sempre stato il grande ostacolo del veto degli Stati Uniti a qualsiasi risoluzione di condanna.

Questo nonostante che il regime israeliano si era impegnato, all’atto del suo ingresso nell’ONU, grazie all’appoggio delle superpotenze e di Washington in particolare, ad accettare ed adempiere una serie di condizioni fra cui riconoscere le frontiere stabilite ed il diritto all’autodeterminazione per le migliaia di palestinesi scacciati dalle loro terre a rientrare in patria. Nonostante questo il tempo ha dimostrato che, non soltanto non hanno rispettato gli impegni ma con l’appoggio indiscriminato di USA, Francia e Gran Bretagna, è peggiorata giorno dopo giorno la situazione dei palestinesi così come il blocco di Gaza e gli attacchi indiscriminati contro i civili.

Attualmente, mentre è in corso il massacro dei palestinesi a Gaza, le superpotenze, invece di prendere delle misure per bloccare questo spargimento di sangue nella striscia, il Senato degli Stati Uniti ha approvato in forma unanime la continuazione della guerra contro i palestinesi, lo scorso 11 Giugno 140 deputati della Camera dei Rappresentanti USA ha approvato una risoluzione di appoggio agli attacchi del regime di Netanyahu contro i palestinesi
.

La situazione a Gaza mette in risalto la continua politica del “doppio standard” svolta dall’Occidente in quanto al tema dei diritti umani che gli stessi USA, Francia e Gran Bretagna proposero nella decade degli anni ’80, mediante la quale aprirono alla possibilità di intervento in qualsiasi paese volessero, tramite il pretesto della difesa dei diritti umani.

In questo modo hanno potuto attaccare la Libia sostenendo che il regime di Gheddafi violava sistematicamente i diritti dei suoi cittadini. Con lo stesso pretesto hanno effettuato pressioni su vari paesi , incluso l’Iran, ed interventi diretti in Iraq ed in Afghanistan. Nonostante questo, il problema della violazione dei diritti si è verificato in molti altri paesi senza che le grandi potenze sentissero il bisogno di intervenire. (…..)

Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, con le sue parole, durante questa guerra, ha dichiarato “che Israele si sta difendendo di fronte ai missili di Hamas” ed in questo modo ha preteso di legittimare l’aggressione del regime di Tel Aviv. Forse che non è stato il regime israeliano quello che ha iniziato la guerra ed ha attaccato Gaza con missili, bombe, droni e carri armati? Nelle norme internazionali si enuncia chiaramente che un paese aggredito ha il diritto di difendersi fino a che entra in scena il Consiglio di sicurezza ONU ed è quello che sta facendo la Palestina. Nonostante che Netanyahu, grazie alla luce verde dei suoi soci occidentali, dice che non ci sarà una tregua mentre che seguono gli attacchi di Hamas, come se siano stati questi il detonante della guerra.

Forse che appare logico che uno inizi una aggressione e poi dichiari che è disponibile ad una tregua? Questo è quello che sta accadendo con il regime israeliano che lancia una guerra contro i palestinesi ed i suoi soci propongono un cessate il fuoco. Così il regime, una volta che torna a riorganizzarsi per un’altra guerra non adempie alle condizioni della tregua ed attacca un’altra volta tranquillamente senza preoccupazioni, già che può contare sull’appoggio dei membri del Cons. di Sicurezza.

In questo momento i palestinesi della striscia di Gaza non hanno accesso alle cure mediche, non dispongono di acqua potabile, né di elettricità, qualche cosa che già in tempi di pace causa gravi problemi, incluso se questo avviene durante una guerra e si trasforma in tragedia come quella che sta avvenendo in Palestina. Non bisogna dimenticare che sono bambini, donne ed anziani quelli che stanno perdendo la vita per l’ambizione di potere di alcuni e nell’indifferenza di molti altri. Tuttavia fino a quando si può restare indifferenti davanti alla morte di persone innocenti e seguitare con la politica del doppio standard in appoggio ad un regime che solo pensa a se stesso.


Rasul Gudarzi 

Fonte: Hispantv

Traduzione: Luciano Lago
CONTROINFORMAZIONE

martedì 22 luglio 2014

Nuovo studio collega oltre 7.000 tumori ai ripetitori di telefonia cellulare

L’esposizione alle radiazioni dei “ripetitori” (più correttamente Stazione radio base) può essere responsabile di oltre 7.000 decessi a causa di tumori? Secondo una ricerca che arriva dal Brasile, i fatti parlano da soli. Lo studio ha dimostrato l’esistenza di un collegamento diretto tra i decessi per cancro e le reti mobili cellulari nella zona di Belo Horizonte, la terza città del Brasile.

Da cosa deriva questo collegamento diretto?

Oltre l’80% di coloro che sono deceduti a causa di determinati tipi di tumori risiedevano a circa 500 metri da uno delle centinaia di ripetitori di telefonia cellulare che popolano la città.

I tumori oggetto della ricerca (prostata, seno, polmoni, reni, fegato) sono quelli associati all’esposizione ai campi elettromagnetici.
Si tratta di una questione molto scottante, e riguarda in primis gli utilizzatori di cellulari, e persino chi non li usa. Coloro che evitano la tecnologia mobile, o che si premurano di indossare gli auricolari per proteggersi dalle radiazioni dannose, sono comunque soggetti alle radiazioni delle Stazioni radio base.

Lo studio Brasiliano è uno studio isolato?

Studi relativi ai ripetitori per reti mobili che hanno esaminato la relazione tra l’esposizione alle radiazioni e i tumori sono state condotti anche nella città di San Francisco, oltre ad AustriaGermania e Israele. Tutti gli studi sono giunti alla medesima conclusione: vivere a una certa prossimità da un ripetitore aumenta il rischio di cancro da 2 a 121 volte, a seconda del tipo di cancro rilevato.

Adilza Condessa Dode, uno degli ingegneri ricercatori e coordinatrice dello studio brasiliano, si rivolge a coloro che sono turbati dalle radiazioni dei ripetitori e spiega che il Brasile non è di certo il solo in questa situazione, “i livelli di radiazione, sono alti e pericolosi per la salute umana. Più vicini si vive a un’antenna, maggiore sarà l’esposizione al campo elettromagnetico.”

Lo studio si è concentrato solo su una città del Brasile. Ma ciò vale universalmente: l’Italia stessa ha visto negli anni recenti un proliferare di ripetitori a causa del numero in continua crescita di cellulari e della necessità di maggiore copertura di rete.

La prova schiacciante
Un numero sempre maggiore di organizzazioni e molti altri studi, non fanno altro che avvalorare i risultati dello studio brasiliano. Persino l’Organizzazione Internazionale per la Ricerca sul Cancro (International Association for Research on Cancer,IARC), dopo avere esaminato le varie ricerche ha concluso e sottolineato che le onde elettromagnetiche, incluse le radiazioni emesse dalle Stazioni radio base, sono un possibile cancerogeno.

Perché i ripetitori delle reti mobili sono così pericolosi?

Il pericolo deriva dalla costante attività delle Stazioni: emettono radiazioni da radiofrequenza pulsata. E’ stato provato da migliaia di studi che questa radiazione causa un danno biologico al corpo, che precede la malattia.

Possono infatti, essere annoverate altre conseguenze all’esposizione, oltre al cancro: mutazioni genetiche; disturbi della memoria; ostacoli all’apprendimento; insonnia; sindrome da deficit di attenzione; sbalzi ormonali; disturbi cerebrali; sterilità; demenza; complicazioni cardiache.

Addirittura in UK cresce la preoccupazione che il programma di installazione diffusa e massiccia di antenne 4G possa addirittura oscurare la ricezione della televisione !

Recntemente la Corte Suprema dell’India ha bocciato il ricorso fatto dalle società di telefonia contro la decisione presa da organi giudiziali dello stato di Rajasthan.

Fonti




Puoi controllare dove sono i ripetitori di antenne cellulari più vicine a te attraverso questo sito http://opensignal.com/coverage-maps/Italy/. La mappa mostra un massimo di 100 antenne ad inquadratura quindi per conoscere quante e dove sono le antenne bisogna zoomare nella zona interessata. Importante è selezionare nel riquadro di destra la voce TOWERS così da vedere le antenne anziché COVERAGE che è la copertura. E’ sconcertante sapere quante ce sono e in mezzo ai centri abitati. Considerate che solo nel comune di Parma ce ne sono più di 100!
Puoi approfondire l’argomento leggendo gli articoli dell’archivio Campi Elettromagnetici
LUG 19, 2014

by DIONI

sabato 19 luglio 2014

Igor Strelkov: una parte dei passeggeri del Boeing era già morta alcuni giorni prima del disastro

Igor Strelkov risponde a una domanda sullo schianto del Boeing della Malaysian Airlines.

- Si dice che l’aereo civile sia stato abbattuto da un SU-27 [aereo militare russo, NdT].

Strelkov: “Così dicono le informazioni. Ma io attendo la fine delle indagini per farmi un’idea della situazione. Del resto, questa versione (come tutte le altre), non è confermata.
Secondo il personale che ha raccolto i cadaveri, molte di quelle persone erano morte diversi giorni fa. Questa informazione non può essere presa alla leggera, anche se naturalmente, per avere completa attendibilità, deve attendere una conferma forense.

- Ma allora l’aereo avrebbe dovuto essere guidato da qualcun altro, e anche ammettendo questo la cosa sarebbe impossibile. La versione di un aereo pieno di cadaveri è sicuramente eccitante, ma in qualche modo appare priva di senso.

Strelkov: Innanzitutto, non tutte le persone presenti sull’aereo erano già morte prima dello schianto.
In secondo luogo, sull’aereo è stata ritrovata una grande quantità di droga, di plasma sanguigno e di altre cose del tutto atipiche per un aereo di linea convenzionale. Sembra quasi che si trattasse di un carico medico speciale.

Terzo, per il momento non ho ancora intenzione d’insistere. Però ho appena parlato con due persone che hanno raccolto i corpi immediatamente dopo lo schianto (sono entrambe di Shakhtersk e sono arrivate sulla scena del disastro meno di mezz’ora dopo l’incidente). Ho le loro parole e le loro testimonianze scritte. Hanno affermato che molti corpi erano “completamente privi di sangue”, come se il sangue fosse stato prosciugato molto tempo prima dello schianto. Hanno anche sottolineato la presenza di un odore di decomposizione molto forte, notato anche da molti abitanti del luogo; un odore di questo genere non può formarsi in mezz’ora, quali che siano le condizioni meteorologiche, e le previsioni di ieri prevedevano temperature non elevate.

Quarto, pur essendo estremamente prudente verso ogni ipotesi “complottista”, l’avvelenamento di 18 nostri soldati di stanza a Semenovka, il massacro delle famiglie dei miliziani e altri “piccoli favori” avuti da parte dei patrioti ucraini, mi hanno convinto che le autorità ucraine sono capaci di qualsiasi atrocità.

I piloti, ovviamente, erano vivi e vegeti, tutta la cabina (e la parte frontale di essa è pressoché intatta) era letteralmente allagata del loro sangue.”
dal sito rusvesna.ru
Traduzione mia. Utente totalrec


18.07.2014 - 13:38


Igor Strielkov: una parte dei passeggeri del Boeing era morta alcuni giorni prima della catastrofe.

(...) moltissime salme "senza sangue" (...)


venerdì 18 luglio 2014

6 MOTIVI PER METTERE IN DISCUSSIONE LA STORIA UFFICIALE DEL VOLO DELLA MALASYA AIRLINES CADUTO SOPRA L’UCRAINA


Ipotesi sul precedente volo della Malaysia Airlines “scomparso” Il volo MH370: un’operazione non solo Israeliana.
Una ventina di americani erano su quel volo e, stranamente anche a bordo di questo aereo abbattuto sui cieli dell’Ucraina si parla di 23 statunitensi.
6 MOTIVI PER METTERE IN DISCUSSIONE LA STORIA UFFICIALE DEL VOLO DELLA MALASYA AIRLINES CADUTO SOPRA L’UCRAINA
Con il recente abbattimento sopra l’Ucraina del Boeing 777 della Malaysia Airlines, i media occidentali  s’infiammano e puntano il dito contro la Russia e sui separatisti ucraini. Tuttavia, mentre la NATO e i suoi portavoce cercano di riaccendere la guerra fredda e innescare un confronto con la Russia, ci sono  un numero di domande fondamentali che circondano gli eventi che hanno avuto luogo in Ucraina orientale.
Anche se non è un elenco dettagliato, di seguito ci sono sei motivi per cui si dovrebbe mettere in dubbio la versione ufficiale del volo della Malaysia Airlines abbattuto sopra l’Ucraina.
1.) I separatisti ucraini non hanno l’hardware militare in grado di abbattere un aereo all’altezza che volava il Boeing 777 della Malaysia Airlines
I separatisti ucraini sono dotati di missili anti-aerei da spalla che non sono in grado di abbattere un aereo. Questa è un fatto. Tuttavia, i sistemi che si ritiene essere in dotazione ai separatisti sono quelli come il sistema missilistico Igla, che non può colpire aerei alle quote in cui il volo della Malaysia Airlines è stato abbattuto. 33.000 piedi è semplicemente un’altitudine elevata da raggiungere con i sistemi di consegna di missili da spalla con cui i separatisti ucraini sono attualmente forniti.
Non ci sono prove che indicano che i separatisti ucraini siano dotati di sistemi missilistici BUK. Al momento della stesura di questo articolo, chi scrive non è a conoscenza di rapporti che suggeriscono che i separatisti abbiano requisito dei sistemi di lancio di missili BUK dalle forze governative fasciste di Kiev; l’unico modo in cui potevano averli era di acquisirli dalla Russia ma non i BUK, cosa altamente improbabile dato le preoccupazioni strategiche della Russia.
2.) Le forze di Kiev hanno il sistema di lancio missilistico BUK.
Mentre le forze separatiste non sono note per possedere sistemi missilistici avanzati come il sistema missilistico terra aria BUK, le forze di Kiev invece si.
Questo sistema misilistico richiede il trasporto e il montaggio su un veicolo cingolato o su camion di grandi dimensioni, è improbabile che sia in possesso dei ribelli superstiti armati di armi piccolo calibro russe  e altri equipaggiamenti di base per uso tattico militare. Il sistema missilistico BUK è molto più di tipo di sistema e dovrebbe essere solo di proprietà di un governo nazionale.
Se l’aereo malese è stato abbattuto utilizzando il sistema missilistico BUK, allora sono le forze militari di Kiev e questo fatto deve essere immediatamente approfondito.
3.) Kiev ha spostato il suo sistema misilistico BUK nella zona di Donetsk il giorno prima
Da alcuni rapporti che emergono da agenzie di stampa russe, come ITAR-TASS suggeriscono che i militari di Kiev hanno spostato i propri sistemi missilistici BUK nella zona circostante di Donetsk questo Mercoledì, un giorno prima che il volo della Malaysia ailrines fosse abbattuto presumibilmente utilizzando quel sistema di lancio missilistico.
Il fatto che il tipo di missili che sarebbero stati utilizzati per abbattere il volo malese non erano solo posseduti dai militari ucraini, ma  trasferiti nella regione e nella  zona dove è avvenuto l’abbattimento mette sotto accusa le forze di Kiev molto più di quanto  si possano accusare russi o i separatisti ucraini .
4.) Intanto per cominciare. le domande  sul perché l’aereo di linea della Malaysia airlines stava volando sopra la zona.
Come riportato da The Atlantic, la Federal Aviation Administration ha vietato a “piloti americani, compagnie aeree, compagnie di charter, e tutti gli altri sui quali la FAA ha competenza diretta, di volare sopra alcune zone dell’ Ucraina” quasi tre mesi fa.
Tale divieto di volo dimostra chiaramente che le autorità aeronautiche avevano pienamente capito che queste particolari rotte di volo erano in una zona pericolosa. Allora perché  il volo della Malaysia airlines volava proprio sopra una di queste zona vietate ?
5) La tempistica del fatto
L’abbattimento del volo delle Malaysia airlines arriva opportunamente solo dopo un giorno dalle rivendicazioni da parte dei militari ucraini che la Russia ha abbattuto un jet da combattimento di Kiev sul territorio ucraino.
E arriva anche solo dopo pochi giorni che i media occidentali hanno divulgato dei reports che indicano che il governo russo stava considerando di colpire degli obbiettivi mirati all’interno Ucraina al fine di proteggere il popolo ucraino, russo, e i propri interessi.
Infine, arriva poche ore dopo gli Stati Uniti rilasciano una dichiarazione con la quale annunciano l’ennesima serie di sanzioni contro la Russia .
6.) L’altro volo delle Malasia Airlines
Il fatto che il volo abbattuto sopra l’Ucraina è lo stesso tipo di volo che è misteriosamente scomparso sopra l’oceano Indiano solo pochi mesi prima è una coincidenza piuttosto discutibile. Tale coincidenza è quasi troppo grande per essere creduta.
Visti i precedenti degli Stati Uniti, la NATO e dei governi in generale nel corso della storia,  ci si deve almeno chiedere se il recente abbattimento del volo delle Malaysia airlines sopra l’Ucraina non sia semplicemente una false flag destinata a esacerbare i fervore nazionalistici in una nuova Guerra fredda portando in definitiva a un confronto con la Russia .
E ‘importante che il pubblico dell’occidente e del resto del mondo diventi più smaliziata per quanto riguarda gli incidenti, come il volo malese e che cessino immediatamente di accettare da un governo completamente screditato e le spiegazioni dei media come verità.
Brandon Turbeville
Link: http://www.activistpost.com/2014/07/6-reasons-to-question-official-story-of.html
17.09,.2014
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura della redazione

VISTO SU PER IL BENE COMUNE