L’omicidio di Angelo Vassallo, sindaco di Pollica
Ha sconvolto un intero paese. Ha riportato alla memoria il ricordo di una guerra che troppo spesso – a torto – si è ritenuta terminata o, nel migliore dei casi, sopita. Ha portato un’intera nazione ad interrogarsi sui reali rapporti che intercorrono tra Stato e Antistato e sul significato di una vita stroncata troppo presto, la condanna a morte per un uomo colpevole del più infamante dei crimini: la ricerca senza limiti della giustizia.
Il brutale assassinio di Angelo Vassallo, sindaco 57enne di Pollica, membro del PD e guida di una lista civica di centrosinistra uscita vittoriosa nelle scorse elezioni comunali, ha lasciato raffiorare per i più giovani il ricordo di Francesco Fortugno, Presidente della Regione Calabria assassinato nel 2005 dalle ‘ndrine di Locri.
Per i meno giovani, i volti e i nomi di Piersanti Mattarella, Pio La Torre e Peppino Impastato. Per i più informati quelli di Luigi Tommasino, consigliere comunale di Castellammare di Stabia, assassinato un anno e mezzo fa.
Le indagini sugli esecutori, i possibili mandanti e i plausibili moventi di un delitto povero di luci sono in corso d’opera. Sebbene un alone di mistero apparente circondi la fine prematura di Angelo Vassallo, la mano che ha rubato la vita ad un eroe civile italiano, un onesto e capace amministratore (quello che un tempo si sarebbe definito molto più semplicemente “una persona per bene”), ha già un nome. Si chiama Camorra.
Ne è certo il sostituto procuratore di Vallo della Lucania, Alfredo Greco. E’ ritenuta l’ipotesi principale dal procuratore capo Giancarlo Grippo. Ne è sicurissimo il fratello Claudio Vassallo, che chiama in causa i presunti esposti presentati presso la procura per presunte collusioni riscontrate tra agenti di polizia ed esponenti della criminalità locale.
L’operato del sindaco-ambientalista, l’uomo della differenziata al 70% e della riqualificazione ambientale del porto e del centro storico, potrebbe aver sovvertito alcuni equilibri consolidati nel tempo e scatenato l’ira furibonda di qualcuno privato dei propri interessi illeciti.
Le indagini consentiranno di confermare (o smentire) ciò che si legge sin da subito tra le righe di un barbaro omicidio commesso nel cuore del Cilento. Nell’attesa del lontano giorno in cui potremo conoscere la piena verità sulla vicenda, il nome di Angelo Vassallo comincia a risuonare, sin da adesso, come sinonimo di legalità.
Le indagini consentiranno di confermare (o smentire) ciò che si legge sin da subito tra le righe di un barbaro omicidio commesso nel cuore del Cilento. Nell’attesa del lontano giorno in cui potremo conoscere la piena verità sulla vicenda, il nome di Angelo Vassallo comincia a risuonare, sin da adesso, come sinonimo di legalità.
Il Partito Democratico e il clan dei casalesi a Gricignano D’Aversa
Eppure basta salire di appena 150 chilometri lungo la costa tirrenica per conoscere una storia profondamente diversa. O, per meglio dire, speculare. E’ una storia che chiama in causa un’altra amministrazione comunale a guida Democratica, quella di Gricignano D’Aversa, comune di 10 mila abitanti della Provincia di Caserta senza sindaco e senza Consiglio comunale dal 2 agosto scorso, quando il Ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha firmato il decreto di scioglimento del comune per infiltrazioni mafiose.
Nel 2006 la maggioranza di centrosinistra (lista civica “Unione Democratica”) si vedeva riconfermata al comando del comune con oltre il 57% dei voti. Ben quattro anni dopo arriva lo scioglimento per mafia.
“Situazioni di diffusa illegalità riconducibili a forme di condizionamento e di infiltrazione” sono le cause che hanno spinto il Prefetto di Caserta ad avviare la fase di “accesso” all’interno del comune; “concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti ed indiretti degli amministratori locali con la criminalità organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi” le ragioni che hanno spinto il Prefetto stesso ed il ministro Maroni a decretare lo scioglimento del Comune.
Fondamentali, in questo senso, le perquisizioni e le indagini per concorso esterno in associazione mafiosa a carico del sindaco Andrea Lettieri, esponente del PD campano in quota “Margherita”, scaturite dalle testimonianze di due pentiti che citano un presunto “accordo preelettorale che prevedeva, a fronte dell’impegno di un locale capo clan a favore del politico, la fruizione di rilevanti futuri vantaggi patrimoniali per l’organizzazione camorrista” (nel caso specifico vengono chiamati in causa i camorristi Andrea Autiero, Orlando Lucariello e Paolo Di Grazia, tutti e tre legati alla fazione Schiavone del “clan dei casalesi”).
A corroborare le accuse, la nomina a membro dello staff del sindaco di un ex vigile, “con precedenti per associazione di tipo mafioso e detenzione abusiva di armi ed in stretti rapporti di parentela con elementi di spicco della criminalità organizzata”, la costituzione di una società comunale a capitale misto colpita nel 2007 da provvedimento antimafia e composta da membri in qualche modo legati ai clan camorristici di zona, l’affidamento del “servizio trasporto disabili, per mezzo di nomina diretta, ad un soggetto condannato per reati associativi di stampo mafioso e fratello del locale capo clan” e l’assegnazione delle mense scolastiche ad una società ritenuta mafiosa dalla Prefettura di Caserta.
Il Partito Democratico e la ‘ndrangheta di Nicotera
Da Pollica dobbiamo viaggiare per circa 300 chilometri in direzione sud per arrivare ad un’altra località costiera: Nicotera. Siamo nelle porzioni più meridionali della Calabria, nella provincia di Vibo Valentia, 12 km da Rosarno, meno del doppio da Gioia Tauro.
Un altro comune guidato dal Partito Democratico (a differenza del precedente, da solo 2 anni). Un altro comune sciolto per mafia nel mese di agosto.
Un altro comune guidato dal Partito Democratico (a differenza del precedente, da solo 2 anni). Un altro comune sciolto per mafia nel mese di agosto.
Ciò che il Prefetto di Vibo Valentia ha riscontrato nelle indagini è un gigantesco mix di “forme di ingerenza da parte della criminalità organizzata che compromettono la libera determinazione e l’imparzialità degli organi elettivi, il buon andamento dell’amministrazione ed il funzionamento dei servizi con grave pregiudizio per lo stato dell’ordine e della sicurezza pubblica”.
Gli eventi descritti nella relazione del Prefetto assumono tratti a metà tra il surreale ed il realismo mafioso. La nuova giunta è uscita vittoriosa dalle consultazioni elettorali del 2008, dopo 3 anni di commissariamento seguiti al precedente scioglimento per mafia nel 2005, con il 100% dei voti, grazie all’assenza di liste elettorali concorrenti.
Tra i sottoscrittori della lista (le due liste concorrenti sono state ritirate alla vigilia delle elezioni) “i figli di un fratello del sindaco, da lungo tempo latitante perché condannato all’ergastolo per omicidio ed altri reati, nonchè molti cittadini con precedenti penali e frequentazioni con affiliati alle locali organizzazioni criminali”.
Il sindaco, Salvatore Reggio, membro del PD in quota DS, ha altri due fratelli con precedenti penali per associazione mafiosa, “nonchè frequentazioni con esponenti di spicco ed affiliati della dominante consorteria criminale”.
Tra le ipotesi di reato, il sindaco in carica avrebbe sostenuto la candidatura alle elezioni provinciali di un esponente “legato a soggetti appartenenti alla medesima cosca, dai quali avrebbe ricevuto cospicue somme di danaro e la concessione di un esercizio commerciale all’interno di un villaggio turistico di Nicotera”.
Tra i sottoscrittori della lista (le due liste concorrenti sono state ritirate alla vigilia delle elezioni) “i figli di un fratello del sindaco, da lungo tempo latitante perché condannato all’ergastolo per omicidio ed altri reati, nonchè molti cittadini con precedenti penali e frequentazioni con affiliati alle locali organizzazioni criminali”.
Il sindaco, Salvatore Reggio, membro del PD in quota DS, ha altri due fratelli con precedenti penali per associazione mafiosa, “nonchè frequentazioni con esponenti di spicco ed affiliati della dominante consorteria criminale”.
Tra le ipotesi di reato, il sindaco in carica avrebbe sostenuto la candidatura alle elezioni provinciali di un esponente “legato a soggetti appartenenti alla medesima cosca, dai quali avrebbe ricevuto cospicue somme di danaro e la concessione di un esercizio commerciale all’interno di un villaggio turistico di Nicotera”.
In tema di appalti, la Prefettura ha riscontrato “un eccessivo e talora illegittimo ricorso all’affidamento diretto ed alla trattativa privata d’urgenza”, finalizzato a favorire in molti casi ditte in conflitto d’interessi o collegate alla criminalità organizzata.
Ad incorniciare il ritratto della malavita democratica calabrese, la scelta del comune di mutare “l’ubicazione del porto turistico al fine di produrre un rilevante vantaggio economico a favore del proprietario dei terreni adiacenti al nuovo sito scelto”. Il proprietario, manco a dirlo, è il figlio del fratello del sindaco, ancora oggi latitante.
Potremmo dire, scimmiottando i versi di una celebre canzone di Rino Gaetano, “Anche questo è PD”.
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