E così, come "profetizzato" ed auspicato dal Mario Monti, l'uomo presente in mille Advisory Board dei salotti che contano, l'oligarchia bancaria corona il suo sogno europeo raggiunto a suon di crisi. Ricordiamo Monti il salvatore:
Concentrandosi sul falso dilemma Crescita/austerità sono arrivati ad un "accordo"...la creazione degli Stati Uniti d'Europa, che non si pensi sia dei popoli, tutt'altro! Si tratta di un progetto per garantire flussi di denaro illimitati PER LE BANCHE.
Sarà soddisfatto ora Obama?
Tutto questo è necessario per salvare l'euro, ci spiega Ballarò, che terrorizza la gente colpevole di non apprezzare abbastanza la moneta unica. Vedi ottimo articolo di Sollevazione - IL 52% DEGLI ITALIANI CONTRO L'EURO E BALLARO’ LI TERRORIZZA
Consiglio vivamente di leggere questi articoli per comprendere L'ULTERIORE PROFONDO INGANNO ED ULTERIORE PASSO PER CONSOLIDARE IL TOTALITARISMO DELLE BANCHE.
Gli stati uniti d'europa per salvare l'euro su Cronache bastarde
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Un altro piano europeo per tutelare le banche
La Commissione vara una direttiva per prevenire altri sconquassi finanziarie ma non va alla radice dei problemi
Filippo Ghira
La Commissione europea ha chiesto alla banche dell’Unione di essere pronte al peggio. Da questo allarme è nata la proposta di direttiva , che l’Europarlamento dovrà approvare, che impone agli istituti di credito di approntare piani di risanamento che stabiliscano le misure da adottare in caso di deterioramento delle finanze. Non è chiaro però se il termine peggio si riferisca ad un collasso finanziario che coinvolgerebbe non solo gli Stati ma anche le banche che ne hanno comprato a piene mani i titoli.
In ogni caso, l’intento di evitare nuove crisi come quelle che hanno interessato il settore bancario negli ultimi anni è apprezzabile ma non si può dire altrettanto delle soluzioni che sono state trovate dai tecnocrati di Bruxelles che provenendo in buona parte da quel mondo ne hanno sposato la filosofia che presuppone il ruolo centrale e strategico degli istituti di credito nella vita dell’Unione europea e degli Stati. Tecnocrati che non riescono nemmeno a concepire che alle banche possano essere messi lacci e lacciuoli per limitarne la volontà espansionistica, troppo spesso basata su azzardi veri e propri se non addirittura su speculazioni.
Il provvedimento varato dalla banda Barroso si pone l’obiettivo di riscrivere le regole per il settore e di gettare le premesse per arrivare ad un unione bancaria europea. I punti centrali della proposta di direttiva sono tre. Il primo riguarda azioni di prevenzione e piani per gestire eventuali crisi; il secondo prevede un rafforzamento della vigilanza; il terzo infine azioni di salvataggio delle banche ma che non dovrebbero essere realizzati con i soldi dei contribuenti ma con i soldi delle banche stesse. A tale proposito, le banche dovranno redigere piani di risanamento che stabiliscano le misure da adottare in caso di deterioramento delle finanze.
Vi dovrà poi essere un’azione congiunta svolta dai 27 organismi nazionali di controllo e dall’Eba, l'Autorità bancaria europea, che dovranno intensificare i loro controlli ed eventualmente varare piani di intervento, in particolare nei casi più insostenibili. La Commissione ha previsto che l’Eba debba svolgere un ruolo di mediazione vincolante.
Il commissario europeo per il Mercato interno, il post gollista sarkoziano Michel Barnier, ex ministro francese delle Finanze, ha affermato che la direttiva getta le basi per un vigilanza delle banche che operano su tutto il territorio dell’Unione, tramite attività trans-frontaliere. Siamo infatti in presenza di un sistema sempre più integrato a livello europeo. Barnier ha ricordato che il 60% delle banche Ue, quasi 8.300 istituti, si trova sul suolo di uno Stato ma appartengono ad una banca o ad una finanziaria di un altro Stato. Le banche, per motivi precauzionali, dovranno creare al proprio interno “fondi cuscinetto” di garanzia in misura pari ad almeno l'1% del totale dei depositi coperti. Questo permetterebbe di avere liquidità disponibile in caso di necessità. La filosofia del provvedimento, ha spiegato ancora Barnier, è che devono essere le banche a pagare per le banche e non più i contribuenti. Ed inoltre che bisogna limitare il ricorso agli aiuti pubblici, soprattutto in un tempo di austerità come questo e tenendo conto del patto di bilancio.
I precedenti, che Barnier non ha mancato di citare, non sono in tal senso confortanti. Nel periodo 2008 -2011 la Commissione europea ha approvato aiuti di stato a favore delle banche per ben 4.500 miliardi di euro, che è pari al 37% del Pil dell'Unione europea. Interventi che hanno salvato le banche ma che hanno penalizzato le famiglie, ha ammesso Barnier ammettendo implicitamente chi gestisce il potere reale nel Palazzo di Bruxelles nel quale lui e gli altri commissari scaldano la sedia e fanno quello che devono fare. Aiutare l’Alta Finanza e le multinazionali. Del resto la stessa Bce di Draghi, da dicembre a febbraio, ha prestato 1.000 miliardi per tre anni alle banche europee al modico tasso dell’1%.
Barnier ha insomma ammesso di contare come il due di coppe. Infatti, le misure previste sembrano apparentemente dettate dal buon senso (“la prevenzione costa sempre meno cara della riparazione”) ma non vanno a toccare la sostanza del problema, ossia la più completa libertà di azione da sempre concessa alle banche. Se in difficoltà economiche le banche potranno risolvere i propri problemi attraverso vendite di pezzi di attività o scorpori. Una banca in crisi nera potrà anche essere scissa in due, creando una banca sana (una “good company”) e una “bad company” (come per l’Alitalia) nella quale mettere le attività deteriorate e che verrà posta in liquidazione con una procedura ordinaria di insolvenza. E Barnier ha concluso sostenendo che se tali misure fossero state adottate 10-15 anni fa, quando lui non aveva incarichi ufficiali a Parigi e Bruxelles, non ci sarebbero state crisi come le attuali, tipo quella in corso nelle banche spagnole.
In realtà, la tirata di Barnier rappresenta una mezza verità, perché con la devastante crisi in atto, è emersa la deriva del modello di banca mista di stampo tedesco che tutta l’Europa ha adottato, nel quale i soldi raccolti a breve termine, i risparmi dei clienti, vengono utilizzati non soltanto per fare prestiti a famiglie ed imprese ma per acquistare titoli che consentano alle banche di divenire azioniste di altre banche e di imprese. Non si tratta soltanto di un intreccio perverso di poteri che ad esempio in Italia comporta una comunanza di interessi tra imprese, banche e società editrici di giornali, ma anche di una realtà potenzialmente destabilizzante per tutti gli Stati europei perché le banche, utilizzando soldi non propri troppo spesso si mettono ad organizzare operazioni di tipo speculativo. Una realtà nella quale il ruolo di attore principale in Europa è stato svolto dalle banche inglesi e oltre Atlantico da quelle Usa, tutte salvate dai rispettivi governi. Allora, la direttiva di Bruxelles risolve ben poco e non pone barriere per impedire disastri futuri perché non impedisce alle banche di mettere in atto operazioni a lungo termine quando non dispongano di risorse reali e proprie.
Rinascita
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