Pages - Menu

martedì 11 settembre 2012

Festa del Pd. L’Olimpo dei racconta balle

 Festa del Pd. L’Olimpo dei racconta balle

Il segretario Bersani promette mari e monti ma si vede lontano un miglio che mente

michele mendolicchio

Anche Bersani finisce nell’album delle frasi celebri. Il suo discorso di chiusura della festa del Pd a Reggio Emilia è sembrato venire da un altro pianeta. Benché sia una delle tre gambe del governo Monti, assieme a Berlusconi e Casini, ha pure il coraggio di far passare il messaggio di un’agenda diversa rispetto a quella dei tecnocrati. E più precisamente ha detto: “Cambieremo l’agenda del paese portando l’attenzione sulle condizioni concrete di vita e di lavoro degli italiani”. Questo significa solamente prendere in giro gli italiani e gli stessi elettori del Pd. Sostengono un governo che sta facendo piazza pulita di tutti i diritti fin qui acquisiti dal mondo del lavoro, spalmando a piene mani flessibilità e condizioni di salari miserrimi per occupati e pensionati. E futuro nero per intere generazioni di giovani. Oltreché una pioggia di tasse, un degrado sociale crescente anche per colpa di politiche migratorie insensate e costo della vita adatto solo ai banchieri. E dal palco della festa di Reggio Emilia si ha pure il coraggio di parlare di agenda diversa. Sia sul piano del lavoro che del
tema delle pensioni, come sottolineato più volte da Fassina e da Damiano.
“Ora tocca a noi” questa la promessa di Bersani. Ora a tutto c’è un limite. Forse sarebbe il caso che qualcuno ricordasse a Bersani e D’Alema che non solo rappresentano un pilastro del governo dei banchieri ma ne hanno approvato anche tutti i provvedimenti vergogna. Da una platea non ideologizzata ci sarebbe stato subito un lancio liberatorio di ortaggi e di uova marce invece sono arrivati gli applausi. Si vede che da quelle parti vale ancora la logica del piacere attraverso le privazioni e le fustigazioni. Tra le tante promesse fatte dal segretario del Pd ce ne sono alcune che davvero dovrebbero imbarazzare anche i più credenti fedeli della dottrina post-comunista. A cominciare da quella sul ruolo dei banchieri. “No al governo dei banchieri, basta con i finanzieri con licenza di uccidere”. Eppure tanti imprenditori si sono suicidati proprio per la chiusura dei rubinetti del credito. E nella cricca che sostiene Monti e le banche c’è soprattutto il Pd. D’altronde la rabbia dei lavoratori dell’Alcoa rivolta soprattutto nei confronti della dirigenza del Pd dimostra che non tutti subiscono l’effetto del sonnifero ideologico. Saranno pure elettori del partito di Bersani ma non scemi e con l’orecchino al naso. Altra frase famosa: “Siamo un partito senza padroni”. E Monti cos’è se non espressione dei padroni banchieri? E le agenzie di rating cosa sono? E i mercati? Il Pd come lo stesso Pdl, l’Ud e il capo dello Stato si sono subito genuflessi al potere dei banchieri, dell’Ue e dei mercati. 
“Tocca agli italiani decidere chi governerà”, altra balla clamorosa detta da Bersani. La verità è che siamo commissariati e lo saremo finché non ci riprenderemo la nostra sovranità e il nostro diritto a decidere sulle politiche economiche. Tutto ci viene imposto dall’esterno e soprattutto dalla grande finanza.
Tutto il resto sono balle spaziali. Quindi finché resteremo nell’Europa dei banchieri, della moneta unica e dei burocrati di Bruxelles non saremo liberi di decidere su nulla. Figuriamoci sulle scelte strategiche di un Paese come il nostro. Non ci sarà né sviluppo né crescita ma solo una spianata al ribasso di tutte le categorie che non potranno più chiedere dignità dei salari e delle pensioni ma dovranno accontentarsi delle briciole che passeranno i vari Monti con il sostegno dei centrosinistri e dei centrodestri. Nel libro dei sogni, il segretario del Pd ci ha messo anche l’immancabile promessa sull’abrogazione della legge sul falso in bilancio, sul conflitto d’interessi, sulla non ricandidabilità dei condannati per corruzione o altro e sul recupero dei soldi dei politici che hanno preso tangenti. Forse come primo atto dovrebbe fare visita all’ex Bottegone per recuperare un po’ di soldi e di credibilità. Ma visto che basta cambiare nome per liberarsi dei fantasmi del passato, allora anche i cittadini farebbero bene a dare il benservito a questi mistificatori della verità. O forse Bersani vuole rifarsi su Penati? Dopotutto era il suo braccio destro e non poteva non sapere dove andavano a finire le tangenti incassate dall’ex vicepresidente del Consiglio regionale lombardo per la storia dell’area dell’ex Falk di Sesto.
Comunque sia non ci sarà nessuna delle cose promesse da Bersani, soprattutto la discontinuità dal governo Monti. D’altronde Casini, suo alleato, è stato chiaro: dopo Monti c’è Monti.
 
11 Settembre 2012  - Rinascita


I signori della "società civile" (così si autonominarono Sel Idv sindacati e l'intellighenzia in generale) preparano la campagna elettorale con i referendum farsa. Una pagliacciata neppure troppo originale per far dimenticare la loro totale assenza se non il cerchiobottismo (per questi signori la competitività globale e i diktat della Ue sono imprescindibili quindi è inutile che facciano tanto le verginelle) mostrato ogni volta che si è presentata loro l'occasione.
Un esempio? Hanno mai richiesto uno sciopero generale? Hanno mai chiesto il reddito di cittadinanza? 

Tranquilli, Monti ha espressamente dichiarato, in qualità di semplice cittadino senza tessere dei circoletti a cui appartiene, che si adopera Per il Bene Comune. Sostiene di parlare a nome dei cittadini e delle imprese. Di solito in democrazia per permettersi questo lusso bisognerebbe essere eletti, pur trattandosi di una rappresentanza comunque assai relativa. Monti eleva i cittadini al rango di "casta" egoista, troppo presa dai suoi interessi particolari (tipo tirare a campare?):

  «Casta siamo tutti noi cittadini italiani che continuiamo a dare prevalenza più al particolare che al generale e poi ci lamentiamo che il generale funziona male» fonte

Può un banchiere imposto dai  Mercati rappresentare questo interesse generale?

Monti sostiene che 50 miliardi per le infrastrutture sono finalizzati all'aumento della produttività, asserzione che tanto mi ricorda la profezia riguardo al decreto Crescitalia che avrebbe prodotto (per decreto) un aumento del 10%  una crescita della produttività del 9% e dei salari del 12%. Chi dovrebbe produrre questa crescita non è dato sapere dato lo stermininio aziendale in atto. Bontà sua pare essersene accorto, salvo poi sostenere trattarsi ovviamente del sacrificio necessario per conseguire la luce in fondo al tunnel. Ma chi li mette quei 50 miliardi? Quali sarebbero queste infrastrutture necessarie in un paese in via di smantellamento? Non è che il Mr Sachs de noantri che tanto odia il corporativismo pensa a soddisfare la solita cricca del cemento?
Fortuna che c'è chi crede che i tecnici siano immuni dai clientelismi

Nessun commento:

Posta un commento