DUE TESTIMONIANZE CONTROCORRENTE: MIKO PELED, FIGLIO DI UN EX GEN. ISRAELIANO, SULLA MANIPOLAZIONE SIONISTA E IL GEN. RUSSO PETROV SULLA "MAFIA GLOBALE"
VIDEO MIKO PELED, figlio di un ex generale israeliano
Nel 1997, una tragedia colpi' la famiglia di Miko Peled, israelo-americano: L'amata nipote 13enne Smadar venne ucciso da un kamikaze con una bomba, a Gerusalemme. Quella tragedia sprono' Peled in un viaggio di scoperta. Lo spinse a riesaminare molte delle credenze con cui era cresciuto, quale figlio e nipote di figure preminenti nella elite militare e politica di Israele. Questo lo ha trasformato in un attivista coraggioso e visionario dedicato ad una battaglia per i diritti umani e per una auspicabile e duratura pace tra Israele e la Palestina.
UN VIDEO NON PERDERE PER USCIRE DALLA PROPAGANDA CON CUI SIAMO TUTTI CRESCIUTI IN OCCIDENTE. UNA TESTIMONIANZA DI UMANITA' E
INTEGRITA' PERSONALE (E DELLA SORELLA). UNA BUONA NOTIZIA : CI DICE (evento dell'1.10.12 a Seattle- USA) - CHE LA TRASFORMAZIONE DELLA CULTURA ISRAELO-AMERICANA STA TRASFORMANDOSI
In questo video afferma che l'estercito israeliano è il migliore esercito di terroristi , perfettamente addestrati e equipaggiati e nutriti.
"Il sionismo [dello Sttao di Israele] , cosi come il razzismo devono finire. Lo stato sionista deve essere sostituito con la democrazia ed eguali diritti".
Lo Stato d Israele è il proprietario della terra, ricorda.
I bambibi palestini ricevono meno acqua di quelli israeliani, dice.
Alcune altre affermazioni:
"I privilegi che ci danno come cittadini israeliani in Israele sono funzionali al fatto che dobbiamo sentirci diversi da loro"
I palestinesi arrestati vengono detenuti (e torturati) in carcere tanto quanto garba ai militari, senza processo e senza ragione.
Ecco perchè sempre piu' Ebrei americani stanno distanziandosi dal Sionismo. Questla la trasformazione in corso. Razzista, violento, militante e senza compromessi: questo il sionismo radicale (Ben Gurion un esponente primario).
"Chiamare le persone antisemite perchè denunciano i fatti e i misfatti israeliani [sionisti] è un'arma molto debole, è tutto quello che hanno, il solo strumento che hanno ed è insignificante".
"Essere pro-Sion in USA è tutto quello che si deve fare se si vuole una carriera politica o posti di rilievo"
Una seconda vittoria di Obama, non farà nessuna differenza: a lui non sta a cuore questo. On ha niente da guadagnare in questo.
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"Il sionismo [dello Sttao di Israele] , cosi come il razzismo devono finire. Lo stato sionista deve essere sostituito con la democrazia ed eguali diritti".
Lo Stato d Israele è il proprietario della terra, ricorda.
I bambibi palestini ricevono meno acqua di quelli israeliani, dice.
Alcune altre affermazioni:
"I privilegi che ci danno come cittadini israeliani in Israele sono funzionali al fatto che dobbiamo sentirci diversi da loro"
I palestinesi arrestati vengono detenuti (e torturati) in carcere tanto quanto garba ai militari, senza processo e senza ragione.
Ecco perchè sempre piu' Ebrei americani stanno distanziandosi dal Sionismo. Questla la trasformazione in corso. Razzista, violento, militante e senza compromessi: questo il sionismo radicale (Ben Gurion un esponente primario).
"Chiamare le persone antisemite perchè denunciano i fatti e i misfatti israeliani [sionisti] è un'arma molto debole, è tutto quello che hanno, il solo strumento che hanno ed è insignificante".
"Essere pro-Sion in USA è tutto quello che si deve fare se si vuole una carriera politica o posti di rilievo"
Una seconda vittoria di Obama, non farà nessuna differenza: a lui non sta a cuore questo. On ha niente da guadagnare in questo.
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Trad. da youtube:
Il gen. russo KonstantinPetrov fa alcune domande interessanti ed include nei suoi pensieri (che non
sono forse la posizione ufficiale della Russia) una varietà di temi incluso la
fine della egemonia del dollaro USA, la messa in scena dell’attacco dell’11
settembre per impegnare gli USA in una guerra con il Medio Oriente e tutte le
marionette dietro i politici e l’arrivo
del crollo premeditato degli USA, come sappiamo..
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Ho Una domanda per voi che mi state vedendo. Che ne dite del
dollaro?
Abbiamo bisogno del dollaro? NO. Gli Usa stampano il dollaro. Penso dovremo fare qualcosa per questo. L’aereo che si è schiantato contro i grattacieli di New York, non è stata opera di Osama Bin Laden
Abbiamo bisogno del dollaro? NO. Gli Usa stampano il dollaro. Penso dovremo fare qualcosa per questo. L’aereo che si è schiantato contro i grattacieli di New York, non è stata opera di Osama Bin Laden
Quel povero Beduino sta nella sua cava e non sa fare di piu’
che cinture esplosive. Lo schianto del boeing sulle Torri gemelle è stata una
possente operazione preparata da forze speciali della mafia globale per
coinvolgere gli USA nella guerra contro il mondo musulmano.
Ma perché farlo? Per esempio come hanno mandato in rovina l’URSS?
Hanno chiamato l’Unione Sovietica una “prigione per gli esseri umani”, un “impero
del male” . La stessa cosa si sta facendo per gli Stati Uniti.
Quando Bill Clinton bombardo’ Belgrado , gli Slavi cominciarono a farsi domande sul perché lo stesse facendo.
Perché un Paese del Nord America stava bombardando la
capitale di un Paese europeo? In seguito gli USA occuparono l’Iraq e la’ si sono legati.
Alcuni, che non capivano nulla, pensarono che gli Stati Uniti fossero invincibili. L’esercito americano faceva su di loro una enorme impressione. Anche noi siamo intervenuti in Afganistan e vi ricordate come è finita?
E’ la stesa cosa con gli Stati Uniti .. e gli Americani no
possono farci nulla là.
Ora l’intero mondo islamico odia gli Stati Uniti e quando la mafia globale si libererà del dollaro, tutto il mondo penserà che gli Americani se lo
sono meritato.
Ma questo non porterà beneficio al nostro Paese specialmente
a quelli che hanno fatto risparmi in dollari.
C’è un’altra cosa che dobbiamo prendere in considerazione.
Negli USA vive il 5% della popolazione mondiale, ma gli Americani
consumano il 50% delle risorse energetiche globali . La mafia globale vede
questo come un problema.
La propaganda presenta “lo stile di vita americano”. Alcune
delle nostre persone che là fuggirono e
ora là vivono con l’assistenza sociale, vivono meglio là da disoccupati di quanto
avrebbero vissuti Russia anche se fossero stati con un lavoro.
I maestri della schiavitu’ pensano che questa situazione negli Usa sia inaccettabile perché
persino gli
schiavi là vivono relativamente bene. Cosi gli Usa sono condannati anche in questo senso.
schiavi là vivono relativamente bene. Cosi gli Usa sono condannati anche in questo senso.
Anche se siete il capo di uno stato potente e non capite la politica
globale e non comprendete i metodi della politica
globale , siete comunque in ostaggio della mafia globale.
La leadership dell’URSS e quella degli Usa hanno portato
avanti delle politiche interne ed esterne , ma la mafia globale porta avanti
politiche globali. L’URSS è crollata e lo stesso destino è stato preparato per
gli Usa.
Eravamo soliti avere piani quinquennali , ma i globalismi hanno
piani per i prossimi 50 o 100 anni. Le persone lavoravano per 60 rubli al
giorno ed erano felici. Costruirono tutte quelle industrie e gasdotti , ma ora
tutto questo è privatizzato dagli stupidi come Anatoli Chubais .
I rappresentanti della mafia globale stanno diventando i
proprietari di cio’ che la nostra gente ha costruito . Attualmente Mikhail
Khodorkovsky è in tribunale, ma dietro
di lui c’è il barone Rothschild. Le persone come i
Rothschild, gli Oppenheimer, o i
Morgan hanno piani da lungo tempo.
I nostri attuali politici ed economisti sono degli amatori
paragonati a questa gente".
traduzioni
Cristina Bassi
Café de Humanite
Café de Humanite
La Fondazione internazionale di Gerusalemme contesta il proprio inserimento nella black-list Usa
GerusalemmeNews - 16/10/2012
Gerusalemme – Quds Press. La fondazione
internazionale di Gerusalemme ha definito il decreto degli Stati Uniti
che l’ha condannata inserendola nella cosiddetta “lista dei terroristi” e
ha congelato i suoi beni finanziari per il suo presunto rapporto con
Hamas, “una decisione politica ingiusta che è conforme ai dettami di
Israele”.
E ha aggiunto: “La fondazione internazionale di Gerusalemme è
un’istituzione culturale indipendente, che non segue uno Stato, un
partito, un movimento o qualsiasi orientamento. E’ membro osservatore
presso il Consiglio economico e sociale della Lega Araba, e costituisce
un modello unico e raro nella nazione araba e islamica. Comprende nel
suo consiglio di amministrazione diverse personalità arabe, islamiche e
internazionali tra gli intellettuali, gruppi politici, religiosi ed
etnici che si incontrano per sostenere Gerusalemme e il suo popolo di
fronte a una campagna israeliana feroce il cui scopo è rovinare la Città
santa e distruggerne il patrimonio culturale e umano”.
Ha osservato che la decisione degli Stati Uniti è stata
“semplicemente politica e non basata su alcuna prova o fatto che
dimostri il rapporto con il movimento Hamas. Tale decisione segue le
direttive di Israele ed è un ampliamento del decreto dell’autorità
israeliana emesso nel 2009 che vieta il lavoro della Fondazione”.
La fondazione internazionale di Gerusalemme, con sede a Beirut, ha
confermato, in un comunicato stampa inviato a “Quds Press”, che è
attualmente allo studio una possibilità di presentare una querela nei
confronti del ministero del Tesoro degli Stati Uniti, che ha emanato il
decreto.
La Fondazione ha invitato tutti i membri del suo Consiglio e tutti
gli organismi, i partiti politici e le forze attive a respingere il
decreto degli Stati Uniti e organizzare le attività di solidarietà, nel
tentativo di neutralizzare il decreto “che mira a ridurre il sostegno
alla città di Gerusalemme e danneggiare il lavoro della Fondazione
rivolto alla realizzazione di progetti di sviluppo nel settori
dell’istruzione, della sanità, degli alloggi, la cura dei luoghi santi,
l’assistenza sociale e altri settori della vita, che l’occupazione
israeliana cerca di distruggere per punire e colpire la comunità di
Gerusalemme”.
Traduzione per InfoPal a cura di Leila Muftah
Test Guerra Fredda, polveri radioattive sulla popolazione USA.
IRIB-Gli Stati Uniti hanno condotto esperimenti militari top secret sulla popolazione della città di St. Louis, nel Missouri, per anni, esponendola a sostanze radioattive.
Grazie alle sue ricerche, ha ritrovato le fotografie che ritraggono il
modo in cui sono state spruzzate le particelle dal 1953 al 1954 e dal
1963 al 1965. La sostanza chimica è stata spruzzata su gran parte della
città. A St. Louis, l'esercito aveva istallato polverizzatori chimici su
edifici, come scuole e case popolari, e treni, per l'uso mobile.
Nonostante l'importanza del test, i funzionari locali non sono stati
informati sulla portata dell'esperienza. Gli abitanti di Saint-Louis
pensavano che l'esercito stava testando cortine fumogene per proteggere
le città da un attacco russo.
"E 'stato abbastanza scioccante, il livello di doppiezza e di
segretezza. E 'chiaro che hanno fatto di tutto per ingannare la gente ",
ha denunciato la pr. Martino-Taylor, che ha preso visione di centinaia
di pagine di informazioni declassificate, disponibili online.
Durante la sua ricerca, ha trovato che la più alta
concentrazione di composti radioattivi è stata spruzzata nel complesso
popolare "Pruitt-Igoe", che ospitava circa 10.000 residenti a basso
reddito. Quasi il 70% dei residenti erano bambini sotto i 12 anni.
La Pr. Martino-Taylor si e' interessata a questo argomento dopo aver avuto notizia di rapporti indipendenti su tumori che avevano colpito i residenti della città che vivevano in queste aree, all'epoca.
Ci sono numerose prove per dimostrare che i cittadini di St. Louis, in
particolare in alcune comunità, sono stati sottoposti a test militari,
associati ad un progetto piu' vasto di armi radioattive.
A partire di documenti da lei scoperti, ha potuto dimostrare che
il Solfuro di zinco cadmio è stato miscelato con particelle radioattive.
La professoressa ha trovato il legame dei test di St. Louis con una
società denominata US Radium. La società è ora sotto il fuoco della
critica, e di numerosi processi, dopo che molti dei suoi dipendenti sono
stati esposti a livelli pericolosi di materiali radioattivi contenuti
nella sua vernice fluorescente, che fabbricava negli anni '60.
"La società US Radium è stata legalmente riconosciuta
responsabile della produzione di vernici in polvere radioattiva che ha
ucciso molte giovani donne che dipingevano i quadranti fluorescenti di
orologi", ha detto Martino-Taylor. Nelle sue conclusioni, uno dei
composti che è stato spruzzato sulla popolazione era chiamata 'FP2266',
secondo i documenti dell'esercito, ed è stato prodotto da US Radium. Il
composto, noto anche come radio-226, era lo stesso che ha ucciso e fatto ammalare molti lavoratori della US Radium..
L'esercito ha confermato di aver aggiunto una sostanza fluorescente "non
pericolosa", senza specificare se l'additivo fosse radioactivo. La
signora Martino-Taylor non è stata in grado di scoprire se l'esercito ha
seguito per lungo periodo le persone esposte al composto. Nel 1972, il
governo ha deciso di distruggere le case di Pruitt-Igoe.
Dopo aver letto le conclusioni della professoressa, gli amministratori
del Missouri hanno interpellato l'esercito per domandare i dettagli dei
test.
"Le comunità interessate non sono state informate dei test all'epoca, e
ora sono molto preoccupate per le ripercussioni delle persone esposte
alle sostanze chimiche presenti nell'aria ".
Fonti : DailyMail / Le Journal du Siècle
Altro su test sulle popolazioni inermi:
http://www.tankerenemy.com/ 2010/12/operation-lac.html
Altro su test sulle popolazioni inermi:
http://www.tankerenemy.com/
Tutto Uno
Fonte: europeanphoenix
L’abbiamo già scritto ma giova ripeterlo. A fronte di un profluvio di altisonanti dichiarazioni e petizioni di principio, l’Occidente, che si fregia d’essere “il più morale” e “il più avanzato”, insomma la crème de la crème del genere umano, non dimostra alla prova dei fatti un briciolo di coerenza
con quanto “crede”, ogniqualvolta che il suo interesse, o meglio il
tornaconto dei suoi dominanti al cui seguito va la massa burattinata,
viene percepito in pericolo.
Lo fa con tutto, dalla tortura, per la quale mobilita schiere di “attivisti” mentre la pratica ai quattro angoli del globo, alla guerra, col “pacifismo” alimentato dalla “cultura di massa”, mentre è tutto un provocare ad arte conflitti a destra e a manca dietro il paravento dell’interventismo per “motivi umanitari” o delle “armi di distruzione di massa”; dalla droga, ufficialmente dichiarata un flagello, ma poi diffusa a piene mani in tutti i paesi “liberati”, all’ecologia e la “difesa dell’ambiente”, sempre in cima alla “agenda” delle “belle cose” da fare, quando in realtà tra rifiuti tossici scaricati nel cosiddetto “terzo mondo”, spargimento di materiali velenosi su ignare popolazioni e armi all’uranio impoverito nei vari teatri di battaglia, la terra ormai grida “pietà!”.
C’è poi una particolare istanza, riguardante i “diritti umani”, professati come la religione dell’umanità laicizzata, che viene sistematicamente smentita nei fatti, e si tratta della “libertà d’espressione”, assieme al suo corollario, quella “d’informazione”. L’Occidente fa un vanto della quantità incalcolabile di “media” che, tra giornali e tv, più i relativi siti internet, ha creato per “informare”, all’insegna della “trasparenza” e della “verificabilità” di quel che riguarda tutti quanti, il che ovviamente non è vero. Più canali esistono e più dicono tutti le stesse cose. Il che è tra l’altro contraddittorio con un altro “dogma” moderno, quello della “concorrenza”, perché al punto in cui ci troviamo basterebbe metter su un’emittente che afferma l’esatto contrario di tutte le altre per assicurarsi una pingue fetta dell’agognato “indice d’ascolto”!
Ma anche a voler credere a questa manna dal cielo rappresentata dalla “informazione globale” (sia nel senso di “planetaria” che di “onnicomprensiva”), che per magia dovrebbe trasformare le persone in tesori di coscienza e consapevolezza, si registrano puntualmente, nei fatti, delle smaccate contraddizioni con quanto asserito in via di principio.
Se c’è qualche tv o giornale che dà fastidio lo si censura senza tanti infingimenti. Una mannaia che può scattare di fatto, come abbiamo già rilevato nel caso di questo quotidiano scomodo; oppure “di diritto”, accampando un pericolo per l’integrità morale e l’incolumità mentale dei telespettatori, qual è il caso delle emittenti satellitari extraeuropee escluse dal satellite europeo incaricato, in base a precisi accordi, a diffonderne il segnale.
Detto più chiaramente, mentre sul satellite europeo non fanno una piega canali pornografici, film all’insegna della violenza più inaudita, trasmissioni ideate al solo scopo di rimbecillire il pubblico, una qualche “autorità” in materia di “salute pubblica” ritiene, per il “bene del popolo” (ci mancherebbe!), di oscurare il segnale delle emittenti iraniane in Europa. Si tratta delle seguenti tv: Press TV (in inglese), al-Alam (in arabo), Jam-e-Jam 1 e 2, Sahar 1 e 2, Islamic Republic of Iran News Network (IRINN), Quran TV, e al-Kawthar (in arabo).
Il provvedimento censorio viene giustificato dalla Commissione Europea (quella dei mai scelti da alcun elettore: altra contraddizione con quanto professano!) sulla base delle “violazioni dei diritti umani” da parte della Repubblica Islamica dell’Iran. È vero? Non è vero? E cosa sono, una volta per tutte, questi “diritti umani”? Corrispondono all’autentico anelito di ogni essere umano? Tutte domande oziose: l’importante, una volta stabilito che “basta la parola”, è additare come “cattivo” qualcuno presso un pubblico inebetito, per il quale un “gay pride” o le ciance di una “blogger dissidente” sarebbero più importanti di un lavoro sicuro e degnamente pagato di una famiglia normale sostenuta da uno Stato degno di tal nome.
Quindi, non è in questione, ufficialmente, il contenuto in sé delle trasmissioni di questi canali banditi dall’Europa, le quali infatti sono improntate alla massima sobrietà e al rispetto, quello sì, dei fondamentali valori dell’essere umano, che ha tutto il diritto di non vedersi riversare in casa fiumi di volgarità, violenza e stupidità.
Ma con tutta evidenza, il pubblico europeo non deve venire a conoscenza di altre “versioni dei fatti”, di altre opinioni ed interpretazioni al riguardo di questioni d’interesse generale sulle quali i dirigenti occidentali ritengono di avere solo e sempre ragione.
Né sembra avere alcuna importanza il parere dei telespettatori di questi canali oscurati in Europa, il che è un tantino strano se, come sostengono Lorsignori, in “democrazia” si tiene conto della “volontà popolare”.
Ma questi soloni della “libertà d’espressione” non temono di scadere nel ridicolo. In questi giorni, infatti, su una tv italiana parte la nuova serie di “Dallas”: una cosa di cui si sentiva un evidente bisogno! Per dare una “degna cornice” all’”evento mediatico” sono stati riesumati filmati della metà degli anni Ottanta, quando un provvedimento giudiziario oscurò le reti Fininvest (come si chiamavano allora), dove si vede della gente comune alla quale si dava volentieri la parola affinché esprimesse la propria contrarietà ad un intervento “lesivo della libertà”…
Ma oggi nessuno interpellerà i teleutenti, residenti in Europa, di Press Tv e delle altre emittenti iraniane, tanto il loro parere non conta un fico secco. Accadrà come con la stazione televisiva libanese al-Manar, colpita anni or sono da analogo oscuramento a giustificazione del quale venne addotta, dai soliti… “savi” preposti a tutelare la “coscienza popolare”, la presenza di contenuti “antisemiti”.
D’altronde, se tutti quelli messi su una qualche “poltrona” devono pappagalleggiare che“l’antisionismo equivale al all’antisemitismo”, un motivo ci sarà.
Non sarà che tutti i canali boicottati di volta in volta dal satellite europeo affermano “l’indicibile” o comunque sono espressione di Paesi senza peli sulla lingua sulla questione sionista?
Il dubbio, è più che lecito, tanto più che anche l’unico quotidiano italiano escluso dalle rassegne stampa televisive, “Rinascita”, è proprio l’unico che mantiene una salda linea antisionista; e non per “antisemitismo”, come intendono far credere, se per “antisemitismo” vogliamo indicare, secondo la vulgata, “un odio viscerale contro gli ebrei”, bensì perché la denuncia dello scandalo costituito dalla presenza del cosiddetto “Stato d’Israele” sulle rive del Mare Nostrum muove da una chiara visione geopolitica che individua nella presenza di questa enclave aliena dal suo contesto, ideata per generare sistematicamente situazioni di “crisi” sotto la parola d’ordine “difendere Israele”, un pericolo costante per la pace e la stabilità del mondo intero, a partire dal Mediterraneo.
A noi, comunque, non interessa “difendere” nessuno in particolare, se non noi stessi, italiani e mediterranei, dal non poter sapere come vanno le cose del mondo, al di là di questo o quel provvedimento ammantato di “legalità”. Perciò, per una volta, visto che non lo fanno loro che “ci credono”, difenderemo la libertà di informazione, consapevoli che è un puro “mito”, invitando chi la ritiene una cosa importante in tempi di dittatura di un’unica versione a sintonizzarsi per altre vie, che non quelle televisive, sulla prima delle emittenti colpite da quest’odioso divieto.
Tanto più, che per coprire la loro marachella, l’ennesima contraddizione dei loro “principi”, sugli altri “media”, quelli “per bene e rispettabili”, non daranno alcuna visibilità alla faccenda o, se lo faranno, si pareranno con lo scudo delle trite e ritrite accuse all’indirizzo del “regime dittatoriale” di turno, da rieducare a suon di “sanzioni” (tra cui rientra questo caso di censura mediatica), embarghi e missili.
Che buffi questi paladini della “libertà d’espressione” e “d’informazione”. Se si sbeffeggia l’altrui fede con “film” e caricature, se si circola nude nel quartiere parigino a maggioranza islamica, se si profana con frasi oscene la cattedrale di Mosca, si accampa il sacrosanto “diritto” di chi “manifesta il suo pensiero”. Allora scendono in campo “attivisti” e “intellettuali” a convincerci che “non si può censurare”… E lo stesso dicasi per “opere d’arte” e “pièce teatrali” che altro non sono se non un chiaro segno della degradazione alla quale può giungere l’essere umano senza più freni inibitori e “timor di Dio”. Non parliamo poi della totale “libertà d’espressione” che si attribuiscono quelli che la possono esercitare più di ogni altro, per meglio bacchettare il resto dell’umanità: in quel caso, i “media” a loro infeudati né rigirano la frittata, né denunciano lo “scandalo” (come fanno con la Cina, quando decide sovranamente di non permettere l’accesso a determinati siti internet): tacciono e basta per carità di ‘patria’.
Da tutto questo emerge una cosa sola: che la cosiddetta “libertà di espressione”, di cui quella “d’informazione” è la logica conseguenza una volta che esistono i “media”, è uno dei tanti miti di cartapesta occidentali. La censura scatta inesorabile se è ritenuto necessario, con tanti saluti alle “questioni di principio”.
In piena Seconda guerra mondiale, Ezra Pound disse che la “libertà d’espressione” non valeva nulla se non si aveva accesso alla radio, il più potente mezzo d’informazione dell’epoca. Per questo si rivolse ai suoi connazionali, dalla radio italiana, per esortarli ad aprire gli occhi sul sistema iniquo ed ipocrita, retto dall’usura, che li tiranneggiava e li tiranneggia tutt’ora. Non aveva ancora visto il seguito della storia… Adesso che quel sistema s’è ben impiantato anche da noi, il lettore giudichi l’attualità di quelle sagge e preveggenti parole.
European Phoenix
quando la società antirazzista discrimina gli iraniani
L’UE censura le tv satellitari iraniane: dove sono i paladini della “libertà d’informazione”?
di Enrico Galoppini - 18/10/2012L’UE censura le tv satellitari iraniane: dove sono i paladini della “libertà d’informazione”?
Fonte: europeanphoenix
Lo fa con tutto, dalla tortura, per la quale mobilita schiere di “attivisti” mentre la pratica ai quattro angoli del globo, alla guerra, col “pacifismo” alimentato dalla “cultura di massa”, mentre è tutto un provocare ad arte conflitti a destra e a manca dietro il paravento dell’interventismo per “motivi umanitari” o delle “armi di distruzione di massa”; dalla droga, ufficialmente dichiarata un flagello, ma poi diffusa a piene mani in tutti i paesi “liberati”, all’ecologia e la “difesa dell’ambiente”, sempre in cima alla “agenda” delle “belle cose” da fare, quando in realtà tra rifiuti tossici scaricati nel cosiddetto “terzo mondo”, spargimento di materiali velenosi su ignare popolazioni e armi all’uranio impoverito nei vari teatri di battaglia, la terra ormai grida “pietà!”.
C’è poi una particolare istanza, riguardante i “diritti umani”, professati come la religione dell’umanità laicizzata, che viene sistematicamente smentita nei fatti, e si tratta della “libertà d’espressione”, assieme al suo corollario, quella “d’informazione”. L’Occidente fa un vanto della quantità incalcolabile di “media” che, tra giornali e tv, più i relativi siti internet, ha creato per “informare”, all’insegna della “trasparenza” e della “verificabilità” di quel che riguarda tutti quanti, il che ovviamente non è vero. Più canali esistono e più dicono tutti le stesse cose. Il che è tra l’altro contraddittorio con un altro “dogma” moderno, quello della “concorrenza”, perché al punto in cui ci troviamo basterebbe metter su un’emittente che afferma l’esatto contrario di tutte le altre per assicurarsi una pingue fetta dell’agognato “indice d’ascolto”!
Ma anche a voler credere a questa manna dal cielo rappresentata dalla “informazione globale” (sia nel senso di “planetaria” che di “onnicomprensiva”), che per magia dovrebbe trasformare le persone in tesori di coscienza e consapevolezza, si registrano puntualmente, nei fatti, delle smaccate contraddizioni con quanto asserito in via di principio.
Se c’è qualche tv o giornale che dà fastidio lo si censura senza tanti infingimenti. Una mannaia che può scattare di fatto, come abbiamo già rilevato nel caso di questo quotidiano scomodo; oppure “di diritto”, accampando un pericolo per l’integrità morale e l’incolumità mentale dei telespettatori, qual è il caso delle emittenti satellitari extraeuropee escluse dal satellite europeo incaricato, in base a precisi accordi, a diffonderne il segnale.
Detto più chiaramente, mentre sul satellite europeo non fanno una piega canali pornografici, film all’insegna della violenza più inaudita, trasmissioni ideate al solo scopo di rimbecillire il pubblico, una qualche “autorità” in materia di “salute pubblica” ritiene, per il “bene del popolo” (ci mancherebbe!), di oscurare il segnale delle emittenti iraniane in Europa. Si tratta delle seguenti tv: Press TV (in inglese), al-Alam (in arabo), Jam-e-Jam 1 e 2, Sahar 1 e 2, Islamic Republic of Iran News Network (IRINN), Quran TV, e al-Kawthar (in arabo).
Il provvedimento censorio viene giustificato dalla Commissione Europea (quella dei mai scelti da alcun elettore: altra contraddizione con quanto professano!) sulla base delle “violazioni dei diritti umani” da parte della Repubblica Islamica dell’Iran. È vero? Non è vero? E cosa sono, una volta per tutte, questi “diritti umani”? Corrispondono all’autentico anelito di ogni essere umano? Tutte domande oziose: l’importante, una volta stabilito che “basta la parola”, è additare come “cattivo” qualcuno presso un pubblico inebetito, per il quale un “gay pride” o le ciance di una “blogger dissidente” sarebbero più importanti di un lavoro sicuro e degnamente pagato di una famiglia normale sostenuta da uno Stato degno di tal nome.
Quindi, non è in questione, ufficialmente, il contenuto in sé delle trasmissioni di questi canali banditi dall’Europa, le quali infatti sono improntate alla massima sobrietà e al rispetto, quello sì, dei fondamentali valori dell’essere umano, che ha tutto il diritto di non vedersi riversare in casa fiumi di volgarità, violenza e stupidità.
Ma con tutta evidenza, il pubblico europeo non deve venire a conoscenza di altre “versioni dei fatti”, di altre opinioni ed interpretazioni al riguardo di questioni d’interesse generale sulle quali i dirigenti occidentali ritengono di avere solo e sempre ragione.
Né sembra avere alcuna importanza il parere dei telespettatori di questi canali oscurati in Europa, il che è un tantino strano se, come sostengono Lorsignori, in “democrazia” si tiene conto della “volontà popolare”.
Ma questi soloni della “libertà d’espressione” non temono di scadere nel ridicolo. In questi giorni, infatti, su una tv italiana parte la nuova serie di “Dallas”: una cosa di cui si sentiva un evidente bisogno! Per dare una “degna cornice” all’”evento mediatico” sono stati riesumati filmati della metà degli anni Ottanta, quando un provvedimento giudiziario oscurò le reti Fininvest (come si chiamavano allora), dove si vede della gente comune alla quale si dava volentieri la parola affinché esprimesse la propria contrarietà ad un intervento “lesivo della libertà”…
Ma oggi nessuno interpellerà i teleutenti, residenti in Europa, di Press Tv e delle altre emittenti iraniane, tanto il loro parere non conta un fico secco. Accadrà come con la stazione televisiva libanese al-Manar, colpita anni or sono da analogo oscuramento a giustificazione del quale venne addotta, dai soliti… “savi” preposti a tutelare la “coscienza popolare”, la presenza di contenuti “antisemiti”.
D’altronde, se tutti quelli messi su una qualche “poltrona” devono pappagalleggiare che“l’antisionismo equivale al all’antisemitismo”, un motivo ci sarà.
Non sarà che tutti i canali boicottati di volta in volta dal satellite europeo affermano “l’indicibile” o comunque sono espressione di Paesi senza peli sulla lingua sulla questione sionista?
Il dubbio, è più che lecito, tanto più che anche l’unico quotidiano italiano escluso dalle rassegne stampa televisive, “Rinascita”, è proprio l’unico che mantiene una salda linea antisionista; e non per “antisemitismo”, come intendono far credere, se per “antisemitismo” vogliamo indicare, secondo la vulgata, “un odio viscerale contro gli ebrei”, bensì perché la denuncia dello scandalo costituito dalla presenza del cosiddetto “Stato d’Israele” sulle rive del Mare Nostrum muove da una chiara visione geopolitica che individua nella presenza di questa enclave aliena dal suo contesto, ideata per generare sistematicamente situazioni di “crisi” sotto la parola d’ordine “difendere Israele”, un pericolo costante per la pace e la stabilità del mondo intero, a partire dal Mediterraneo.
A noi, comunque, non interessa “difendere” nessuno in particolare, se non noi stessi, italiani e mediterranei, dal non poter sapere come vanno le cose del mondo, al di là di questo o quel provvedimento ammantato di “legalità”. Perciò, per una volta, visto che non lo fanno loro che “ci credono”, difenderemo la libertà di informazione, consapevoli che è un puro “mito”, invitando chi la ritiene una cosa importante in tempi di dittatura di un’unica versione a sintonizzarsi per altre vie, che non quelle televisive, sulla prima delle emittenti colpite da quest’odioso divieto.
Tanto più, che per coprire la loro marachella, l’ennesima contraddizione dei loro “principi”, sugli altri “media”, quelli “per bene e rispettabili”, non daranno alcuna visibilità alla faccenda o, se lo faranno, si pareranno con lo scudo delle trite e ritrite accuse all’indirizzo del “regime dittatoriale” di turno, da rieducare a suon di “sanzioni” (tra cui rientra questo caso di censura mediatica), embarghi e missili.
Che buffi questi paladini della “libertà d’espressione” e “d’informazione”. Se si sbeffeggia l’altrui fede con “film” e caricature, se si circola nude nel quartiere parigino a maggioranza islamica, se si profana con frasi oscene la cattedrale di Mosca, si accampa il sacrosanto “diritto” di chi “manifesta il suo pensiero”. Allora scendono in campo “attivisti” e “intellettuali” a convincerci che “non si può censurare”… E lo stesso dicasi per “opere d’arte” e “pièce teatrali” che altro non sono se non un chiaro segno della degradazione alla quale può giungere l’essere umano senza più freni inibitori e “timor di Dio”. Non parliamo poi della totale “libertà d’espressione” che si attribuiscono quelli che la possono esercitare più di ogni altro, per meglio bacchettare il resto dell’umanità: in quel caso, i “media” a loro infeudati né rigirano la frittata, né denunciano lo “scandalo” (come fanno con la Cina, quando decide sovranamente di non permettere l’accesso a determinati siti internet): tacciono e basta per carità di ‘patria’.
Da tutto questo emerge una cosa sola: che la cosiddetta “libertà di espressione”, di cui quella “d’informazione” è la logica conseguenza una volta che esistono i “media”, è uno dei tanti miti di cartapesta occidentali. La censura scatta inesorabile se è ritenuto necessario, con tanti saluti alle “questioni di principio”.
In piena Seconda guerra mondiale, Ezra Pound disse che la “libertà d’espressione” non valeva nulla se non si aveva accesso alla radio, il più potente mezzo d’informazione dell’epoca. Per questo si rivolse ai suoi connazionali, dalla radio italiana, per esortarli ad aprire gli occhi sul sistema iniquo ed ipocrita, retto dall’usura, che li tiranneggiava e li tiranneggia tutt’ora. Non aveva ancora visto il seguito della storia… Adesso che quel sistema s’è ben impiantato anche da noi, il lettore giudichi l’attualità di quelle sagge e preveggenti parole.
European Phoenix
Censura, Radio IRIB Italia: “Un’ingiustizia contro di noi, un atto di guerra contro l’Iran”
E’ notizia di ieri che il più importante
operatore satellitare d’Europa, EUTELSAT, ha accolto la richiesta del
Consiglio Superiore Audiovisivo della Francia di oscurare in tutto il
suolo europeo diverse emittenti iraniane, quali al-Alam, Press TV, Sahar
1 e 2, Jam-e-Jam 1 e 2, violando persino contratti già conclusi. Tra
queste rientra anche l’emittente radiofonica Radio IRIB Italia, ormai
divenuta un punto di riferimento massmediatico molto importante nel
nostro Paese, che non potrà più trasmettere sul satellite europeo.
Abbiamo raggiunto il direttore di Radio IRIB Italia, Dr. Davood Abbasi, per un’intervista a tutto tondo su quest’ennesima censura ai danni della Repubblica Islamica dell’Iran e sulle vicende salienti dell’attualità politica.
Abbiamo raggiunto il direttore di Radio IRIB Italia, Dr. Davood Abbasi, per un’intervista a tutto tondo su quest’ennesima censura ai danni della Repubblica Islamica dell’Iran e sulle vicende salienti dell’attualità politica.
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