Pages - Menu

mercoledì 24 aprile 2013

LA PRIMAVERA FRANCESE


DI ISRAEL SHAMIR 
thetruthseeker 

Quest’anno in Francia la primavera è stranamente fredda e piovosa, dopo un inverno lungo e gelido. Solo domenica scorsa è stata diversa: per la prima volta dopo mesi, il sole ha spinto via le nuvole ed immediatamente l’aria di Parigi si è fatta tiepida e gli alberi sono esplosi in fiore. Dopo un lungo periodo di oscurità, i francesi si sono rallegrati e sono scesi in strada a protestare. Apparentemente, hanno protestato contro il nuovo disegno di legge sui matrimoni e sulle adozioni in favore delle coppie gay che il governo sta cercando di far passare al Parlamento nonostante la disapprovazione popolare, ma in realtà protestavano contro le nuove politiche neoliberali del loro nuovo governo. 

La polizia francese, più brutale che mai, ha brandito manganelli, lanciato lacrimogeni e arrestato i dimostranti. 67 di essi sono stati imprigionati dopo l’enorme manifestazione del 24 marzo. (Pare che siano poi stati rilasciati). I giornali hanno parlato di “Primavera francese”, un’eco di quella araba.

Il nuovo presidente, François Hollande, è alquanto impopolare: i suoi indici di approvazione sono i più bassi di qualsiasi presidente francese sin dalle prime statistiche del 1981 e per una ragione molto semplice: il suo partito socialista va avanti con le sue politiche neoliberali, stavolta d’accordo con sindacati docili. La malvagia Strega dell’Ovest è morta, ma il suo spirito è ancora con noi. I ministri hanno conti all’estero di cui finora negavano l’esistenza. Con un nuovo “accordo nazionale” (ANI), i datori di lavoro potranno aumentare le ore di lavoro, ridurre i salari al minimo ed applicare la “mobilità lavorativa” mandando i dipendenti in altre sedi. Se gli impiegati si rifiutano di trasferirsi, possono essere licenziati senza indennizzo. Le concessioni alle famiglie si riducono, le pensioni ristagnano e non stanno al passo con l’inflazione. La Francia, come tutti noi, è stata derubata dai banchieri e chi lavora deve pagare i conti. Le famigl ie dei lavoratori francesi fanno fatica ad arrivare a fine mese. Vedono la legge sul matrimonio e sulle adozioni per le coppie gay come parte di questo attacco neoliberale alla famiglia francese: la lotta contro il disegno legislativo ha unito la Francia che lavora. “Lasciateli parlare di gay invece che di lavoro” è stata la logica del governo, ma il trucco non ha funzionato: i manifestanti intonavano slogan anche contro le politiche economiche. 

Tutti i cancelli del Jardin de Luxembourg sulla riva sinistra della Senna sono sbarrati, ad eccezione dei tre dove si trova il Senato francese, controllati dalla polizia anti-sommossa. Per poter diventare legge, il progetto legislativo doveva essere approvato dal Senato e poi dall’Assemblea Nazionale, la camera bassa. I manifestanti hanno fatto picchettaggio durante le discussioni: era presente il cardinale Barbarin, arcivescovo di Lione e secondo prelato nella gerarchia ecclesiastica francese. Eppure, il Senato ha approvato il disegno di legge con una sottilissima maggioranza di due voti, entrambi dati da disertori del partito gollista in rappresentanza dei francesi all’estero. Ora ci sono tende di manifestanti di fronte alla sede dell’Assemblea Nazionale e la polizia si aspetta ulteriori guai il 23 aprile, il giorno del voto finale del governo. 

Il partito socialista ed i suoi alleati, tra cui verdi e comunisti, insistono ancora sul malvisto progetto di legge. Sono interessati ai loro sostenitori, i ricchi gay che avranno il diritto di comprare bambini o ordinarli a surrogati di madri a spese dello Stato, piuttosto che preoccuparsi delle famiglie francesi ordinarie che a mala pena possono sfamare i loro di figli, dicono gli oppositori. Questa stessa rabbia ora li ispira e li porta a reagire contro le famiglie di lavoratori. La Chiesa ha imparato la lezione, stavolta appoggia la causa popolare e non è da sola. 

La grande manifestazione del 24 marzo contro il progetto di legge ha raccolto più di un milione di partecipanti solo a Parigi. La polizia francese ha dichiarato che c’erano “solo” trecentomila manifestanti. Hanno imparato dalla repressione del movimento americano Occupy ed hanno falsificato le foto della dimostrazione. Sul sito dei manifestanti si possono tranquillamente vedere le foto trattate con Photoshop: per poter rientrare nel loro numero, la polizia ha cancellato non solo quelli che marciavano, ma anche gli spartitraffico e gli alberi della Avenue de la Grande Armée vicino all’Arc de Triomphe. 

Il popolo francese è sconvolto dal progetto di legge. Tradizionalmente estremamente tolleranti verso qualsiasi inclinazione sessuale, rifiutano giustamente di vederlo come una “lotta per i diritti dei gay”. Per loro, è un attacco ai valori della famiglia, un nuovo passo verso il Mondo Nuovo di bambini fatti in provetta, verso un capitalismo disumano dove il denaro compra tutto e la gente normale che lavora viene privata di qualsiasi cosa: un lavoro stabile, il rispetto, la famiglia, la casa e persino i figli. 

I sostenitori della legge insistono sulla loro solita agenda un po’ di sinistra e anti-stalinista di interessarsi a tutti : gay, lesbiche, ebrei, immigrati; tutti tranne la maggior parte della classe lavorativa che viene etichettata come “bigotta, omofoba e antisemita”. Di certo hanno preso qualcosa dai sostenitori di Israele (che difendono sempre la loro insostenibile posizione gridando “antisemitismo”) ed hanno lamentato “l’omofobia” dei manifestanti. Hanno dichiarato che alcuni gay erano stati picchiati e che i manifestanti (sic!) erano colpevoli di incitamento, sebbene una porzione notevole e ben pubblicizzata di gay contro il disegno di legge si sia unita alla dimostrazione ed abbia lottato insieme al resto dei francesi. 

La nuova mascotte del governo è una grossa donna nera delle Antille francesi, ministro della giustizia, Christiane Taubira, fiera sostenitrice del progetto di legge, che però non è riuscita a trascinare la comunità di immigrati. “È impazzita”, hanno detto gli immigrati di lei, dato che era conosciuta come una salda sostenitrice dei valori della famiglia prima di saltare sul vagone ben oliato dei diritti dei gay. Mentre la manifestazione di gennaio era principalmente una questione dei nativi francesi, quella di marzo ha visto coinvolti migliaia di musulmani. Anche se in minoranza, questi musulmani venivano da Rennes, Lille, Lione, Marsiglia, Montreuil, Saint Denis, Aubervilliers o Mantes, come riportato dal quotidiano Le Figaro. Una giovane musulmana appartenente alla seconda generazione francese ha partecipato alla manifestazione ed ha dichiarato che non si era mai sentita tanto francese come ora. Erano presenti molte organizzazioni di musulmani che hanno partecipato in massa: Children of France, l’Unione delle Organizzazione Islamiche di Francia, l’Unione delle Associazioni di Musulmani di Seine St Denis e di Yvelines, l’Associazione di Musulmani di Versailles, Muslim Children, le associazioni di Rennes e Lille e molte altre, riporta Le Figaro

I sostenitori del disegno di legge sono guidati da interessi alieni e malvagi, dal momento che questa legge non sarà di beneficio a nessuno. I gay non si precipiteranno ad usufruirne, dato che in Francia per dieci anni è già esistita l’unione civile riconosciuta dallo Stato (PACS) idonea per tutti i sessi e sulle stesse basi del matrimonio legale. Solo lo 0,6% di tutte le coppie registrate in Francia sono omosessuali. Persino le coppie eterosessuali ricorrono al matrimonio molto meno rispetto al passato, dato che il divorzio è difficile e costoso. È alquanto improbabile che i gay libertini con i loro amori fugaci vogliano “sposarsi”. Le organizzazione di sostegno ai gay sono piccole: la più in vista, la Act-up, conta 150 membri, mentre la più grande LGTB conta 1300. 

In Francia, le coppie dello stesso sesso vengono perfettamente accettate, ma si tratta più che altro di un divertimento o di uno scherzo, dal momento che vengono presi sul serio molto meno frequentemente che in altri Paesi occidentali. Spiego questo fenomeno con il famoso charme delle donne francesi: sono favolose, non c’è dubbio! William Dalrymple, il grande scrittore di viaggi scozzese, ha attribuito la diffusa omosessualità negli uomini turchi al limitato sex-appeal delle donne tarchiate e baffute. Gli inglesi possono trovare la giustificazione nell’immagine di Margaret Thatcher, se le zie di Wodehouse non bastassero. Le donne americane sono state de-sessuate dalla rivoluzione femminista e probabilmente ti farebbero causa per molestie piuttosto che rispondere ad un flirt. Ma è possibile dare qualche colpa alle donne francesi? 
Non, non, non… 

Eppure, il nuovo disegno di legge ha dei beneficiari: giovani uomini immigrati in cerca di cittadinanza francese. Finora hanno dovuto cercare una donna francese disponibile a fare un matrimonio falso per un compenso dai 5.000 ai 20.000 euro. Ora possono “sposare” un uomo francese, magari spendendo meno. Benché i gay francesi non intendano sposarsi tra di loro, vogliono usare la nuova legge per importare giovani partner sessuali da Tangeri, la capitale omosessuale del Nord Africa, come loro legittimi sposi. Anche le agenzie di adozione sono contente. Ogni adozione porta decina di migliaia di dollari alle agenzie ed ora avranno nuovi clienti, dato che il disegno di legge permette esplicitamente alle coppie gay di adottare un bambino. Le guerre mediorientali, come quella civile in Siria, incoraggiate dalla Francia forniranno gli orfani desiderati. O non necessariamente orfani: c’è stato un famoso scandalo quando le agenzie importavano bambini da adottare dal Darfur. I bambini venivano rapiti o portati via dai loro genitori. Secondo quanto riportato, alcuni di loro sono finiti in cliniche per il trapianto di organi. 

La nuova legge darebbe una botta di vita anche agli intermediari che forniscono surrogati di madri dalle vecchie colonie e dai Paesi poveri del Terzo mondo; le corti applicano contratti che fanno in modo che queste donne si separino dai loro figli, che lo vogliano o no. Naturalmente, la nuova legge neoliberale riporta il commercio di schiavi nella posizione persa nel 19° secolo. Inoltre, tenendo a mente i trapianti, potrebbe lanciare anche una sorta di neo-cannibalismo. 

La sinistra accetta tutto di buon grado. I trotzkisti francesi hanno espresso il loro sostegno a questa pratica dal momento che “il corpo di una donna appartiene solo a lei stessa e dovrebbe essere libera di abortire, di prostituirsi o di essere un surrogato di madre”. Con un tale concetto di “libertà”, non c’è molta scelta tra trotzkisti e neoliberali. Di fatto, non c’è affatto scelta. Sia la sinistra che la destra hanno tradito i loro elettori. 

L’Europa è messa male. Quest’anno con l’inizio della primavera ho fatto un giro di molti paesini francesi, italiani e spagnoli: il vecchio continente sta morendo. Le case restano vuote e ricoperte da pannelli, rimangono solo alcuni turisti e immigrati. Le grandi città sono sovrappopolate, il resto è morto, come se la spaventosa profezia di Iliya Ehrenburg (come descritta in un suo romanzo degli anni ’20) secondo la quale il troppo denaro avrebbe distrutto l’Europa, stesse diventando realtà. La buona vecchia Europa è stata distrutta da una combinazione di politiche di destra e di sinistra. La Thatcher (e le sue controparti negli altri Paesi europei) hanno eliminato la classe lavorativa, l’industria, l’educazione, hanno trasferito le entrate dalla gente normale ai ricchi. Dopo è arrivato Blair (e le sue controparti altrove) che ha completato il lavoro distruggendo la famiglia e piazzando telecamere di sorveglianza in ogni cortile. La destra ha seminato i deb iti, la sinistra ha raccolto i soldi ed ha pagato le banche. 

Ora in Francia la sinistra sta perdendo le ultime vestigia della sua vecchia gloria applicando una legge sulle adozioni per coppie gay, perché la questione dell’adozione dà più fastidio del matrimonio omosessuale. È un conflitto tra due diritti: il diritto dei gay di sposarsi ed il diritto del bambino di vivere con i suoi veri genitori. Preferendo i diritti dei gay a quelli dei bambini e dei loro genitori, la sinistra si sta scavando la fossa.

Stalin e Thatcher 

La sinistra ha intrapreso la strada della de-stalinizzazione. Cerchiamo di essere chiari al riguardo: Joseph Stalin era un uomo duro e rude che ha affrontato Hitler, Churchill e Truman; ha governato in tempi difficili e non può essere visto come un modello per la politica di oggi. Tuttavia, Stalin – o meglio il suo partito – aveva a cuore i lavoratori. Ai suoi tempi, il salario di un lavoratore qualificato era uguale a quello di un professore; i media appartenevano allo Stato dei lavoratori, i quali avevano diritto a libere vacanze al mare; i bambini godevano di meravigliosi campi estivi e di educazione gratuita. Non si parlava di disoccupazione. Gli alloggi erano gratuiti, come il riscaldamento, l’elettricità e i telefoni. L’aborto era proibito per legge. La famiglia era valorizzata. Ha persino re-istituito la Chiesa dopo gli eccessi di Trotskij. I geni della finanza, i ciarlatani dell’aborto, gli attivisti gay e i leader sionisti (tra cui anche mio padre) erano liberi di fare i lecchini a vicenda in un amichevole campo di lavoro nell’ospitale Siberia. Non è un caso che il nome di Stalin stia tornando a gran voce oggi nella sua Russia come un grido contro il neoliberalismo. Nelle città rovinate e devastate dalle riforme neoliberali, la gente sogna di mettere al muro alla maniera di Stalin chi possiede grandi conti all’estero. 

Stalin era duro con i borghesi come la Thatcher lo era con i lavoratori. Se Forbes, la principale rivista americana per ricchi, ha detto: “Abbiamo un bisogno disperato di più lettori come lei”, e l’EconomistI, la principale rivista dei banchieri inglesi, si è azzardata a dire: “Ciò di cui ha bisogno il mondo oggi è più thatcherismo, non meno”, forse è tempo di ricordare il lascito staliniano. Lui nazionalizzava, lei privatizzava; lui aveva a cuore le famiglie, lei le distruggeva; lei ha dato tutto ai ricchi, lui ai lavoratori. 

Ed ai devoti della non-violenza dico: senza Stalin, non ci sarebbe stato nessun Ghandi. O piuttosto, il Mahatma sarebbe stato ucciso dai padroni coloniali come i suoi predecessori nel 1856. Senza Stalin, non avremmo avuto il socialismo svedese e neanche lo stato assistenziale. Non avremmo avuto la decolonizzazione. Se i capi si comportavano bene con noi, è stato perché temevano Stalin. Per il lavoratori occidentali era come un incallito fratello maggiore: forse usciva con la gente sbagliata, forse apparteneva ad una banda, ma grazie a lui un fratello minore sarebbe stato al sicuro. 

In Francia (come in Italia), il partito comunista stalinista è stato il secondo partito del Paese, godendo di un enorme sostegno. Dal momento della de-stalinizzazione del partito ad opera di Krusciov, si è abbassato fino alla debole posizione di oggi. 

Il movimento comunista si è dovuto riformare e aggiornare, ma la de-stalinizzazione è stata un rimedio troppo drastico. La sinistra ha perso la sua guida ed ha iniziato ad ingoiare ogni boccone invitante lanciatogli dai Padroni del Discorso e ci è strozzata. 

Uno di questi bocconi è stata la questione dei sessi. Lenin se è ne tenuto alla larga, come risaputo. Rimase scioccato quando Clara Zetkin, la leader del comunismo Tedesco, gli raccontò che discutevano di sesso e di matrimonio con le compagne donne. Basta assurdità, rispose lui: “Ti pare il momento di intrattenere le donne proletarie con discorsi su come di ama e si è amati, su come ci si sposa? Ora tutti i pensieri delle compagne donne, delle donne della classe operaia, devono essere diretti alla rivoluzione proletaria [che si riferisce a] disoccupazione, salari in ribasso, tasse e molto altro”. Posso immaginare come risponderebbe al baccano sul matrimonio gay del giorno d’oggi. 

Eppure, il marxismo va un po’ aggiornato. Prima di tutto, la sua relazione con la Chiesa: oggi, dato che la Chiesa si dà da fare per aiutare le famiglie dei lavoratori, la sinistra francese potrebbe riconsiderare il suo atteggiamento nei suoi confronti e cooperare con la Chiesa come espresso da Roger Garaudy, comunista francese e intellettuale di spicco: “Il marxismo sarebbe più povero se dimenticasse San Paolo, San Giovanni Battista o Pascal; e la cristianità sarebbe più povera se voltasse le spalle al marxismo”. Il nemico è troppo forte ed i suoi piani sono certamente diabolici; abbiamo bisogno di integrare il marxismo e l’umanismo cristiano per poter salvare l’umanità. I comunisti russi hanno fatto un passo in questa direzione interagendo con successo con la Chiesa: i due lavorano insieme per fermare i tentativi liberali di applicare un’ agenda anti-famiglie. I francesi dovrebbero seguire il loro esempio. 

Israel Shamir 
Fonte: www.thetruthseeker.co.uk 
Link: http://www.thetruthseeker.co.uk/?p=69232 
19.04.2013

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ROBERTA PAPALEO

Nessun commento:

Posta un commento