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lunedì 18 marzo 2013

Ue legalizza l'appropriazione indebita

per salvare le banche. Ma il capitalismo non dice che se un'azienda non è capace di stare sul mercato dovrebbero chiudere? Le banche restituiscano i soldi dei correntisti agli stessi e che i  loro manager siano arrestati.
Ma la Ue è una creatura delle banche, ovvio che protegga gli usurai del pianeta.
Barbara


Video La rabbia dei cittadini esplode a CIPRO

ARRIVERANNO ALL'ESPROPRIO DI MASSA, ANCHE DA NOI

di Paolo Cardenà - La notizia che si legge nelle colonne della stampa sussidiata, asservita agli interessi dell’oligarchia bancaria regnante in Europa,  è che Cipro, grazie
all'accordo raggiunto due giorni fa dai Ministri delle Finanze dei Paesi dell'Eurozona, è stata salvata. Quella che  potete leggere in questi pixel, invece, vi racconterà della RAPINA patita dai ciprioti, che poi sarebbe la vera notizia, e di quella che potremmo subire tutti noi.


I fatti ci dicono che nella notte tra venerdì e sabato scorso, l'Eurogruppo ha raggiunto un accordo sul piano di salvataggio di Cipro, che prevede aiuti finanziari per 10 miliardi di euro, per lo più a favore del sistema bancario cipriota esposto nei confronti della plurifallita Grecia. Le banche cipriote, che avevano investito in obbligazioni greche, si trovano in uno stato di insolvenza a causa dell’haircut subito sul proprio investimento. La Grecia, è quindi alla base delle difficoltà del sistema bancario cipriota, e le responsabilità del dissesto vanno ricercate  proprio sulla pessima gestione della crisi greca da parte delle autorità europee, oltre che sui mancati controlli da parte della banca centrale cipriota. 
Come contropartita agli  aiuti finanziari, per arrivare al budget  necessario al  salvataggio del proprio sistema bancario, l'Ue ha imposto alle autorità cipriote di perpetrare un vero e proprio furto nei conti correnti ciprioti, imponendo un'imposta patrimoniale sui depositi dei correntisti di quasi il 10% delle somme giacenti superiori ai 100 mila euro, e del 6.75% per quelle inferiori. Tanto per offrirvi la misura del prelievo, se un correntista dispone di un conto corrente con saldo di 100 mila euro, dovrà pagarne 10; mentre con un saldo di 50 mila  dovrà pagarne 3.375. 
Gettito stimato: quasi 6 miliardi di euro, per lo più a carico dei cittadini ciprioti. Tuttavia, il Primo Ministro cipriota, appena qualche ora fa, ha annunciato che si starebbe lavorando ad una rimodulazione del prelievo al fine di offrire maggior progressività all’imposta, con lo scopo di rendere meno invasivo il sacrificio su quei patrimoni più esigui.
Se da un lato le misure adottate sono ispirate dalla volontà di colpire capitali dell'Est Europa (principalmente russi) depositati nelle banche di Nicosia poiché ritenuti di dubbia provenienza, dall'altro è inevitabile che le misure che si introdurranno,  colpiranno anche gli interessi dei cittadini ciprioti, anche piccoli risparmiatori. Infatti si stimano che i depositi di cittadini e società  straniere dell'Est Europa ammontino  a circa 20 miliardi di euro, che produrrebbero un gettito di circa 2 miliardi. Da ciò se ne deduce che gli altri 4 sarebbero a carico dei cittadini ciprioti.  Una vera e propria rapina che andrà a colpire i piccoli patrimoni sudati dasemplici cittadini e, in buona fede,  custoditi in una qualsiasi banca poiché ritenuto un modo comodo, pratico e sicuro, per  custodire i risparmi di una vita di lavoro e sacrificio. Nulla di più falso, evidentemente, almeno nel contesto europeo. 
Nel frattempo, le autorità cipriote, allo scopo di evitare  la corsa agli sportelli e mettere a punto i meccanismi operativi per trattenere le somme di denaro oggetto dell'esproprio, hanno disposto la chiusura delle banche fino a mercoledì prossimo. Allo stesso modo si è inibita la possibilità di disporre trasferimenti di depositi attraverso internet, anche a cittadini stranieri.  Questo aspetto, oltre a contrastare  con il principio della libera circolazione dei capitali previsto dagli articoli 56 e 60 del trattato CE, mina le basi della stessa unione monetaria in uno dei sui caratteri ispiratori, che sarebbe, appunto,  la libera circolazione dei capitali.  Quanto sta accadendo  a Cipro, almeno nel contesto europeo, non ha alcun precedente storico, sia in termini di finalità dell'esproprio, che dimensioni. In pratica si stanno stravolgendo gli elementi fondanti l'economia, il mercato, il  diritto di proprietà, e la tutela del risparmio.
In altre parole, per il salvataggio del sistema bancario cipriota, anziché far pagare pegno agli azionisti che hanno investito in capitale di rischio, o agli obbligazionisti che evidentemente si sono assunti il rischio di solvibilità dell'emittente, con metodi subdoli e degni di un vero e proprio nazismo, vengono chiamati in causa ignari correntisti, che saranno costretti ad accollarsi i costi (almeno in parte) del salvataggio del loro sistema bancario, per certi versi non troppo dissimile dagli altri dei paesi dell'Europa meridionale.
La decisione presa dalle autorità europee, che dovrà comunque essere approvata dal parlamento di Cipro,  appare gravissima, inquietante e rischia di costituire un precedente pericoloso che potrebbe produrre effetti imprevedibili su tutta la zona Euro, minando la fiducia proprio verso quelle banche e quei paesi  in difficoltà. Invero, questo, potenzialmente, potrebbe innescare una fuga di capitali dai paesi alle prese con difficoltà finanziarie, accelerando il processo di disgregazione dell'euro. Il messaggio che rischia di  essere il detonatore di una situazione già di per se  esplosiva è molto semplice, quanto intuibile, poiché, stando al caso cipriota, i depositi in Eurozona non sono più garantiti, o meglio possono essere aggrediti  per colmare buchi di bilanci statali e per  salvare banche e banchieri, che in un certo qual modo potrebbero sentirti ulteriormente  legittimati ad osare ancora, magari  nell'utilizzo dei derivati nella roulette dei mercati finanziari. Tanto poi pagherebbe il contribuente. 
 Benché le autorità europee si affannino ad affermare che il caso cipriota costituisce qualcosa di isolato e non ripetibile, sarebbe comunque saggio pensare che se ciò è accaduto già una volta, non si avrebbe  ragione per ritenere che non possa accadere una seconda o una terza volta ancora, magari proprio nei paesi alle prese con maggiori difficoltà. E qui il pensiero corre subito all'Italia.Anzi  la possibilità  che in Italia possa essere posto in essere un prelievo forzoso sui conti correnti, oltre a trovare un precedente storico, con il Governo Amato che, nel luglio del 1992, in piena notte, applicò un imposta patrimoniale dello 0,6% sui conti correnti,  viene confermata da buon parte del mondo politico. Infatti non costituisce affatto una novità sapere che Bersani sia favorevole ad una imposta patrimoniale che colpisca patrimoni superiori al milione e mezzo di euro.
 Al di la degli aspetti tecnici che comunque rendono abbastanza ardua l’applicazione di una simile imposizione (soprattutto se si volesse ossequiare a imprescindibili  principi di equità), chi pensa che il gettito derivante da una tassazione di questo genere, ossia applicata su patrimoni di oltre il milione e mezzo di euro, possa essere elevato, sarà costretto a riformare la propria convinzione. La preoccupazione è proprio quella che quando il prossimo governo italiano,  prederà cognizione del fatto che il gettito tributario prodotto da un’imposizione patrimoniale a quei livelli, è ben lontano dalle aspettative, potrà abbassare significativamente il livello di patrimonio soggetto a tassazione e ampliarne le tipologie di ricchezza al fine di offrire maggiore materia imponibile. Questo, evidentemente, stante un quadroeconomico in inesorabile contrazione, potrebbe portare ad aggredire proprio i capitali più semplici da colpire, ossia le giacenze sui conti correnti e le attività che per sua natura si prestano ad essere tassate con maggiore facilità, primi fra tutti i titoli di stato.
Ad ogni buon conto, il timore che la pratica adottata a Cipro per la “soluzione” della crisi, possa essere esportata anche ad altri Paesi in difficoltà, è supportato anche dalla recente approvazione del Two Pack da parte del Parlamento Europeo, che pone de facto i singoli parlamenti nazionali in una posizione di “sudditanza” e di subalternità  ai voleri della Commissione Europea che, ricordo, è organo autoreferenziale privo di investitura democratica. A tal proposito, tuonano quanto mai inquietanti le parole pronunciate qualche giorno fa dal presidente della Bundesbank, Weidmann, secondo il quale “Se l’Italia smetterà di proseguire sulla via delle riforme (leggasi rigore, ed austerità. N.d.r), dovrà trarne le conseguenze sul piano economico, senza sperare in aiuti della Bce”, nonostante l'Italia abbia già versato oltre 40 miliardi di euro neifondi salva stati. In altre parole, egli ribadisce un concetto molto chiaro e cristallizzato nell’albo degli insuccessi di questa crisi, che poi sarebbe quello del ferreo e imprescindibile  rigore tedesco che sta portando distruzione in quasi tutto in continente.
A conferma del delirio europeo, proprio ieri, il sito Usa Zerohedge ha rilanciato la notizia secondo la quale  il capo economista della banca tedesca Commerzbank, avrebbe suggerito che per stabilizzare la crisi del debito nell’eurozona, i paesi con maggiori difficoltà e con maggiore ricchezza finanziaria netta, dovrebbero applicare un imposta patrimoniale che colpisca tali attività.L’analista aggiunge che, nel caso italiano, applicare un’imposta straordinaria del 15% alla ricchezza finanziaria (titoli di stato, azioni, obbligazioni ecc.), dovrebbe essere sufficiente a spingere il debito al 100% del Pil (oggi quasi a 130%).
Alla luce del quadro sopra delineato e soprattutto di quanto sta avvenendo a Cipro, dovrebbero  apparire ben comprensibili le ragioni per cui buona parte del mondo politico italiano (Bersani in testa), starebbe conducendo una crociata proprio contro l'utilizzo del denaro contante. In questo modo, per semplice atto normativo, il sistema bancario vedrebbe svanire nel nulla l'incubo di tutti i banchieri: la corsa agli sportelli. Ma ciò spalancherebbe  le porte a scenari inquietanti per la libertà degli individui, la tutela del risparmio, e più in generale per l'intera democrazia.

L’UE a Cipro: come ti metto le mani in tasca con la scusa del “debito”

di Enrico Galoppini 

Chissà come sono contenti quest’oggi i ciprioti: hanno scoperto che per sanare il “debito pubblico”, il debito creato dall’adozione della moneta-debito euro, dovranno sopportare un prelievo forzoso sui loro depositi bancari.
Per quelli che hanno fino a 100.000 euro, la gabella sarà del 6,75%, mentre per i ‘paperoni’ che posseggono cifre superiori, c orrisponderà al 9,9%.
Facciamo un attimo due conti: se uno ha in banca 20.000 euro, dovrà donare, per la “salvezza delle banche e della patria”, la non indifferente cifra di 1.350 euro. Se ne ha 10.000, l’obolo versato nelle fauci dell’euro-dittatura sarà di 675 eurini sonanti, con 377,5 tintinnanti monetine da un euro che saluteranno un già misero deposito di 5.000.
Poco esaltante la situazione anche per uno con 120.000 euro in banca (bisogna fare lo sforzo di mettersi nei panni degli altri): dovrà sacrificare 8.100 euro (!) sull’altare del ‘dio moneta unica’, dove alcuni però si guardano bene dall’ “unirsi” appassionatamente, come la Gran Bretagna, che la sterlina se la tiene ben stretta mettendo comunque bocca alla grande nella gestione dell’euro.
Da tutto questo effluvio di danari dalle tasche dei ciprioti, dovrà uscire una cifra di 5,8 miliardi di euro, come hanno stabilito i “collaborazionisti” ministri delle Finanze dell’“eurozona”, andati a prendere ordini dalle centrali dell’usurocrazia di Bruxelles. Condizione, questa, per essere beneficiati della ‘manna’ da 10 miliardi di euro, gravata – ça va sans dire – da interessi, il che causerà un immediato aumento del “debito pubblico”, che è quello che vogliono appunto i padroni dei camerieri. Ecco che cosa sono i famosi “aiuti”, regolarmente preceduti da squilli di tromba dei soliti “media”.

Questi delinquenti (perché qui bisogna chiamare la gente col suo nome) forse considerano i risparmi delle persone alla stregua delle noccioline, o della carta straccia che, secondo una consumata prassi, stampano come una qualsiasi tipografia facendo credere ai gonzi (che vanno dai rinomati “economi sti” ai baggiani che leggono gli autorevoli “quotidiani”, giù giù fino al classico “uomo della strada”) di avere chissà quali magiche virtù che gli consentono di detenere il ‘segreto’ della “creazione del denaro”.
Mai nessun “analista” o “esperto” che, in simili frangenti, quando la truffa è scoperta al massimo grado, si azzardi ad osservare che per un pincopallino qualsiasi un migliaio d’euro da gettare al vento sono un sacrificio odioso e insopportabile (materialmente e moralmente), corrispondendo ad uno stipendio mensile o quasi. Un mese a tirare la carretta in un lavoro che di solito si fa malvolentieri per poi vedersi divorare il tutto da un cerbero che si divora tutto, anche per campare gente completamente inutile come gli euroburocrati. Non sia mai detto: tutti intenti a rendere “difficile” e capzioso l’argomento monetario, complicando la questione, intortando con grafici, tabelle e citazioni di presunti e autoreferenziali “oracoli” della scienza economica e monetaria, con la ciliegina delle classiche frasi fatte ripetute sin dai tempi dei banchi di scuola.
Dovrebbero dire due-tre cose, e sempre le stesse, se avessero a cuore la loro dignità, e invece la fanno sempre complicata e fumosa, gettando spessi strati di nebbia nelle menti dei lettori, così nessuno, dal popolino depresso nella sua obbedienza atavica, al cosiddetto “ceto intellettuale” con laurea e l’abbonamento al quotidiano, metterà in dubbio la necessità di sopportare anche quest’ennesimo attacco alla giugulare da parte della razza-vampira.
Dovrebbero dire infatti che è completamente senza senso che, mentre ci sono dei cosiddetti “governanti” preoccupati (incaricati) solo di far aumentare il “debito pubblico”, sistemandolo nelle mani di chi lo userà per ricattare la nazione “indebitata”, vi è gente che lavora un mese per accumulare quell o che loro considerano un “numero”, un “problema contabile“, una percentuale “irrisoria” da destinare ad un “sacrificio necessario” per “salvare” sempre qualcosa di sacro ed irrinunciabile: le banche (che invece potrebbero tranquillamente fallire come una qualsiasi impresa privata quali sono, se uno Stato degno di tal nome le nazionalizzasse) e lo Stato stesso, simulacro di quel che dovrebbe essere: il “sovrano” che, una volta decapitato per la gioia degli ebeti che pensavano di essersi “liberati”, è stato sostituito da un’entità astratta e smitizzata, la “cosa pubblica” (la “Repubblica”), che in realtà è privata, appannaggio di alcuni coalizzati furboni a danno di tutti gli altri, disorganizzati e divisi, tiranneggiati molto più di prima (e più subdolamente) ma illusi e stuzzicati nella loro natura plebea delle fantastiche opportunità della “società aperta” e della “modernità” senza più “teste coronate”.
Purtroppo va detto che anche gli ultimi sovrani, prima della tirannide democratica, si erano dimostrati inadeguati, anche nella rappresentanza e gestione di quelle che sono le prerogative indiscutibili dell’autorità. L’usuraio di corte e la cattiva abitudine di appoggiarsi a questi parassiti dell’umanità era purtroppo cominciata nell’Ancien Régime, col re sempre più alieno da quei sani sentimenti di “padre di famiglia” che dovrebbero contraddistinguerlo, e troppo coinvolto nella ricerca del “lusso” e nella formazione d’invincibili eserciti per dare sfogo alle sue manie di grandezza, artatamente solleticate da “guerre” dietro le quali c’era sempre il viscido e disgustoso prestamonete incistato a corte.
A questa feccia dell’umanità, le democrazie non hanno fatto altro che srotolare il tappeto rosso prima riservato ai monarchi.
È giunta l’ora di farla finita con questa genia di parassiti. Altro che “lotta agli sprechi”, altro che “casta”, altro che prelievi forzosi e tasse e balzelli d’ogni tipo per non risolvere mai quel che appunto non può avere “soluzione”, stando così le cose.
Se “siamo in guerra”, come qualcuno ha esclamato prima e dopo un clamoroso successo elettorale, si tratta proprio di quella contro i “signori del denaro”.
Qualcuno se ne sta fortunatamente accorgendo, come il Primo ministro ungherese Orbán, presentato come un “nazionalista”, uno “sciovinista”, un “fascista” per il solo fatto d’essersi messo a muso duro contro la piovra dell’euro ed aver anteposto il bene della sua nazione: “troppe banche straniere”, ha sentenziato, mentre procede la magiarizzazione dello Stato e della società, tra gli “oVVoVe! oVVoVe!” dei menestrelli della carta piombata e dei tg.
Non sarà la soluzione perfetta? La via giusta per uscire da questa prigione chiamata “euro”? Di certo c’è che bisogna farla finita con questa Europa e la riduzione a “maiali” (PIGS) di nazioni la cui pura e semplice esistenza è in pericolo.
La gente ha diritto a viver tranquilla, senza il terrore di vedersi piombare addosso gli sgherri d’un potere illegittimo, completamente in ostaggio dell’usuraio, che “legalmente” ti espropria dei frutti del tuo lavoro senza nemmeno guardarti in faccia, con un banale e vigliacco clic dalla tastiera d’un computer.
Fonte: European Phoenix 16 Marzo 2013

TRIPLICATO NEL MONDO IL NUMERO DEI MILIARDARI IN DIECI ANNI. ECCO DOVE E’ FINITA LA LIQUIDITA’.
Preso da “Le figaro” l’elenco pubblicato da Forbes annualmente dei miliardari esistenti al mondo. Nel 2003 erano 476, oggi sono 1426, ossia, sono triplicati. Il campione del Mondo è Carlos Slim barone delle telecomunicazioni del Messico con 73 miliardi di dollari di patrimonio ( in realtà è un immigrato libanese), seguito a ruota da Bill Gates ( 53 miliardi).
In Europa invece cresce il numero dei disoccupati che è arrivato oltre il 13% dei 502  milioni di individui presenti sul territorio.
Se a questi miliardari ” fiscali” si aggiungono i signori della droga, i fondi segreti dei dittatori vecchi e nuovi, i fondi parcheggiati nelle fondazioni anonime che fanno del bene solo al fondatore e  i fondi di quelli che non pagano tasse, abbiamo completo il quadro di dove sia finita la liquidità mondiale.
Solo nel 2012 in Spagna c’è un nuovo milione di persone mantenute dalla Caritas.
Corriere della collera


lunedì 18 marzo 2013

L'esponente di Rifondazione Comunista Paolo Ferrero parla di sovranità monetaria:

Paolo FerreroIl governo Cipriota ha bloccato anche domani i Conti Correnti bancari per impedire il ritiro di denaro al fine di poter tassare gli stessi. Si tratta di un atto delinquenziale che esprime fino in fondo la politica dell'UE: durissima con i cittadini al fine di fargli pagare i costi della speculazione finanziaria che guadagna sui debiti pubblici. L'unica strada è la ripresa della sovranità monetaria da parte dei diversi paesi, cioè che il debito sia gestito dalle banche centrali e non dal mercato. Occorre cioè obbligare la BCE e la Banca d'Italia a partecipare direttamente all'acquisto di titoli di stato sul mercato primario. A scanso di equivoci, l'Italia ha perso la sua sovranità monetaria molto prima dell'entrata in vigore dell'euro, perché sin dal 1981 la Banca d'Italia è indipendente dal governo e non acquista più titoli di stato sul mercato primario. Questo è il punto principale su cui battersi perché se si uscisse dall'euro (posto che nessuno ha mai spiegato come si fa a farlo unilateralmente) senza cambiare il ruolo della Banca centrale, non cambierebbe quasi nulla in termini di sovranità monetaria reale.

2 commenti:

  1. Una manica di criminali, il lupo perde il pelo ma non il vizio, se mi ricordo bene 1992 governo amato e una tantum dello 0,6& sui conti correnti e tutti zitti.
    Ciao Barbara

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  2. Ciao Zak,

    questa è l'essenza della cosiddetta europa dei popoli, ossia di come questi siano schiavi delle banche.
    Qui sarà meglio cominciare a ritirare soldi, soprattutto da parte di chi ne ha pochi per cui ancora più essenziali...
    E con quel precedente poi che ricordi tu è allucinante. Con questo parlamento, inclusi i rivoluzionari a cinque stelle che sono disposti a votare il meno peggio te li vedi? Basta che dicono loro "ah se non votate per il prelievo coatto sarete responsabili della bancarotta del paese"....et voilà....basta poco

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